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Anselm Kiefer / Marco Tirelli
Due nuove opere permanenti entrano a far parte della collezione di arte ambientale della Fattoria di Celle: Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles (Questo Oscuro Chiarore che cade dalle stelle) di Anselm Kiefer ed ExCelle di Marco Tirelli. Sempre di Marco Tirelli, la mostra “Intorno al visibile” presentata negli spazi espositivi di Casapeppe a Celle, dove l’artista ha collocato una serie di dipinti e disegni in “dialogo ideale” con i quindici wall drawings realizzati nel 2004 da Sol Lewitt, Pencil lines in four directions and All Their Conbinations on Black Squares, a cui Tirelli è stato legato da profonda amicizia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Fattoria di Celle, Collezione Gori, presenta la nuova opera permanente di ANSELM KIEFER
Inaugurazione al pubblico sabato 12 settembre 2009
Dopo La Cabane éclatée aux 4 Salles di Daniel Buren (2005), due nuove opere permanenti entrano a far parte della collezione di arte ambientale della Fattoria di Celle: Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles (Questo Oscuro Chiarore che cade dalle stelle) di Anselm Kiefer ed ExCelle di Marco Tirelli. Salgono così a 68 le installazioni permanenti, realizzate in un arco di tempo che va dal 1982 ad oggi, che fanno della Fattoria di Celle una delle più importanti collezioni d’arte ambientale del mondo.
Artista di fama mondiale, Kiefer è stato il primo a realizzare un’installazione permanente per il Louvre, nel 2007, dopo cinquanta anni da Georges Braques. A Kiefer, il Guggenheim di Bilbao ha dedicato una grande mostra ed attualmente si sta interessando all’acquisto del suo studio a Barjac in Francia, una tenuta di 35 ettari trasformata dall’artista in un’opera d’arte totale.
L’intervento di Kiefer per Celle è all’interno di uno degli edifici del parco, la Cascina Terrarossa, anticamente abitata da una piccola comunità religiosa e dal 1982 destinata da Giuliano Gori a eventi temporanei. L’opera si sviluppa su due ambienti: nel primo vasto spazio, simile a una navata di una chiesa, Kiefer ha disposto due monumentali tele nelle quali ha usato “materiali tosti” come piombo, olio, lacca e altro. Vi sono rappresentati degli osservatori astronomici - a cui si accede attraverso delle scale - orientati nella direzione delle costellazioni Eridanus (dal nome del fiume Eridanu menzionato da Fetonte e descritto da Ovidio nelle Metamorfosi) e Horologium (disegnata da Nicolas Louis de La Caille nel 1756), immersi in un cielo plumbeo dove brillano miriadi di stelle. “La sfera celeste – scrive Giuliano Gori in catalogo - è solcata dalle geometrie delle costellazioni e dalle combinazioni alfanumeriche che la NASA utilizza per denominare le stelle, ma le geometrie proseguono nella sfera terrestre e in essa si rispecchiano, istituendo legami che trasformano completamente il rapporto tra cielo e terra”. Su una terza parete, la scritta e titolo dell’opera, Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles (Questo Oscuro Chiarore che cade dalle stelle), brano tratto da Le Cid di Corneille.
Da questo primo ambiente, salendo una terza scala - che con le altre due dipinte crea un percorso ascensionale catartico - si entra in un altro piccolo spazio luminoso, al cui centro Kiefer ha disposto una pila di libri di piombo, sormontata da un orcio di terracotta che frantumato riversa il suo prezioso contenuto invisibile sui libri e tutto attorno nella stanza. Sulla parete la scritta in ebraico Shevirat Ha Kelim (La Rottura dei Vasi), ovvero uno dei più affascinanti e misteriosi concetti della Cabalà del mistico ebraico Luria. In una fase iniziale della creazione, la luce divina irruppe nello spazio cosmico e generò molte cose. Per raccoglierla furono usati dei vasi che non riuscirono a contenerla, così si ruppero frammentandosi. Da questo evento drammatico ebbe origine la separazione del bene dal male, la cui esistenza permette all’uomo il grande dono del libero arbitrio.
Nell’opera di Kiefer per Celle, sono presenti i temi centrali della poetica dell’artista. Nato in Germania nel 1945, Kiefer inizia a dipingere negli anni Sessanta confrontandosi con la Storia recente del nazionalsocialismo, un territorio proibito e rimosso per un artista tedesco, sentendo che l’arte, se veramente efficace e veritiera, deve avere la forza di tener testa a tutti i drammi e le tragedie, affrontarle e trascenderle. “Per Kiefer la Storia, scrive Giuliano Serafini in catalogo, non è la cattedrale di reliquie che gli sta alle spalle, ma la terra incognita aperta avanti a sé, l’unico vero futuro, il repertorio babelico da interrogare”. La storia è come l’universo, “immaginato dall’umanità originaria sotto forma di un grande libro”. Nel corso degli anni ’80, Kiefer estende la sua esplorazione anche alla cultura ebraica, che considera parte integrante dell’identità nazionale tedesca. I miti cosmologici che caratterizzano la Cabbalah divengono, da questo momento in poi, soggetto iconografico ricorrente nelle sue opere.
“A fronte della struttura prospettica che aveva contrassegnato di sé tutta la pittura di Kiefer degli anni Settanta-Ottanta - scrive Bruno Corà - nei dipinti successivi al ’95, la superficie occupata dai cieli prevale rispetto a ogni altro dato spaziale”. I temi pittorici investono città antiche, arcaiche costruzioni sacre monumentali, il forte connubio tra vastità cosmico-universale contrassegnata dalla multiforme geometria delle mitiche costellazioni e il destino delle civiltà umane. Kiefer traccia sulle tele o su superfici di piombo numeri e sigle di grandezze stellari, linee di congiunzione tra città e astri, rotte aeree e diramazioni vegetali autentiche. E’ il caso delle due monumentali tele di Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles, dove il cielo prevale su tutto e i due osservatori celesti sono sospesi in un’immensa, impassibile, vastità cosmica.
Anche in questo lavoro per Celle, la parola è parte fondante dell’opera. Frasi che appaiono come semplici citazioni che Kiefer trasforma in “pura energia evocativa”.
“L’infinitamente piccolo - l’iscrizione sulla parete nuda -, scrive Serafini, fronteggia l’infinitamente grande – i due dipinti con le mappe celesti che appaiono invece contenuti a stento dal loro spazio, lo interroga e lo provoca attivando il suo potenziale simbolico fino a mettere in reciproca tensione gli opposti. Demistificando il senso comune della parola, cioè il conflitto chiarore-oscurità, Kiefer procede analogicamente a sovvertire il senso dell’immagine in quanto“rappresentazione”.
Per l’inaugurazione sarà realizzato un volume, edizioni Gli Ori, con saggi di Giuliano Gori e Giuliano Serafini.
La Fattoria di Celle, Collezione Gori presenta la nuova installazione permanente Excelle e la mostra “Intorno al visibile” di Marco Tirelli
Inaugurazione al pubblico sabato 12 settembre 2009
Con ExCelle, nel parco della Fattoria di Celle, Marco Tirelli realizza la sua prima scultura. Il sito scelto dall’artista è una radura in leggero declivio nel verde, in una posizione sopraelevata rispetto ad un’altra installazione di Sol Lewitt Cubo senza Cubo, dove ha disposto quattro elementi (su una superficie di circa un ettaro) in acciaio corten, in dialogo tra di loro: due dalle forme curve e morbide, gli altri scanalati.
Non è la prima volta che un artista a Celle si confronta con nuove forme espressive, aprendo una strada nuova a successivi sviluppi: Magdalena Abakanowicz, Richard Serra, Anne e Patrick Poirier, Enrico Castellani, solo per citarne alcuni, ed oggi Marco Tirelli. L’approdo alla scultura non è casuale: “Negli ultimi anni Tirelli ha accentuato la vocazione spaziale ed installativa della sua pittura – scrive il critico Ludovico Pratesi nel saggio in catalogo – scandita da una serie di tele che vengono allineate dall’artista secondo un ordine preciso ... inserite all’interno di uno spazio definito”. Dalla chiesa di Sant’Agostino a Bergamo (2004) in poi, dove l’artista presenta un gruppo di dipinti inseriti all’interno di uno spazio specifico, Tirelli ha ripetuto in contesti diversi questa soluzione, cercando un connubio tra pittura e architettura, che testimonia la volontà dell’artista di confrontarsi con l’ambiente. “Questa volontà di uscire dalla tela per entrare in diretto contatto con uno spazio non più mentale ma fisico - scrive ancora Ludovico Pratesi - è la ragione principale che ha motivato Tirelli ad accettare l’invito di Giuliano Gori a realizzare un’opera ambientale all’interno del parco della Fattoria di Celle”.
Sempre di Marco Tirelli, la mostra “Intorno al visibile” presentata negli spazi espositivi di Casapeppe a Celle, dove l’artista ha collocato una serie di dipinti e disegni in “dialogo ideale” con i quindici wall drawings realizzati nel 2004 da Sol Lewitt, Pencil lines in four directions and All Their Conbinations on Black Squares, a cui Tirelli è stato legato da profonda amicizia.
Nei dipinti di Marco Tirelli, delle singole forme essenziali, architettoniche o geometriche, emergono da un fondo scuro, assoluto, misterioso, come un’apparizione. Il mondo per Tirelli è tutto ciò che accade sul confine tra luce ed ombra, in quella soglia di passaggio tra l’invisibile ed il visibile. Ne risultano delle immagini “sospese nel tempo e nello spazio, reali ed illusorie insieme, che suggeriscono luoghi e storie soltanto a chi sa vedere”.
Marco Tirelli, nato a Roma nel 1956, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della pittura avvenuto alla fine degli anni Settanta, ad opera di un gruppo di giovani artisti nei locali dell’ex pastificio Cerere, nel quartiere romano di San Lorenzo a Roma. Presentati da Achille Bonito con la mostra Ateliers nel 1984, il gruppo è stato indicato con vari nomi da Nuova Scuola Romana a Scuola San Lorenzo e più recentemente Officina San Lorenzo da Daniela Lancioni che ha curato la bella antologica in corso al MART di Rovereto, dove Marco Tirelli è presente con 11 opere, tra dipinti e disegni.
La conoscenza tra Marco Tirelli e Giuliano Gori risale al 1983, quando il collezionista visitò gli studi dei giovani artisti all’ex pastificio Cerere a Roma. L’anno dopo, Achille Bonito Oliva propose alla Galleria Bezuga di Firenze una mostra. Giuliano Gori ne finanziò il progetto, acquistandone le opere e i disegni preparatori (oggi in Collezione): la mostra “Capo d’Opera” fu realizzata a Fiesole, dove ogni artista, tra cui Tirelli, espose una sua opera per 15 giorni.
Nel 1982 Tirelli espone alla Biennale di Venezia, nella sezione “Aperto 82” con una sala personale. E’ del 1984 la personale alla Galleria L’Attico di Roma, “Pitture al buio”, che segna l’inizio di una duratura collaborazione con il gallerista romano Fabio Sargentini. Il segno distintivo dei dipinti di Tirelli di questo periodo è l’accumulazione di elementi figurativi, geometrici o architettonici, talvolta frammentari, ripetuti accostati e sovrapposti gli uni agli altri in un incastro nel quale la loro specificità si fonde in una visione d’insieme, mentre l’iterazione dei segni moltiplica i punti vista con effetti stranianti.
Risale al 1985 la sua prima personale americana alla galleria di Annina Nosei a New York. Tra le mostre collettive di quegli anni si ricorda “Anniottanta” alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. In alcune opere di grandi dimensioni, presentate da Tirelli alla galleria L’Attico nel 1989, sono già presenti gli esiti più recenti del suo lavoro. Gli anni novanta si aprono con la mostra all’American Academy di Roma, che pone in dialogo una serie di disegni di Tirelli con alcuni Wall Drawings di Sol LeWitt. In seguito è invitato a partecipare con una sala personale alla XLIV Biennale di Venezia. In questi anni, mantenendo lo studio a Roma, ne allestisce un altro nella campagna vicino Spoleto, dove vive per un lungo periodo.
La Galleria Civica di Modena gli dedica nel 1990 una mostra di disegni e nel 1992 una personale curata da Flaminio Gualdoni e Walter Guadagnini. E’ del 1997 la mostra “Luce, ombra, regola”, interamente dedicata ai polittici, lavori nei quali la visione d’insieme è articolata nell’accostamento di dipinti diversi, spesso di identiche misure. Numerose le gallerie private e pubbliche internazionali che hanno realizzato mostre personali di Tirelli in Europa e Giappone. Tra le collettive si ricorda la partecipazione alle Biennali di Sidney (1990) e San Paolo (1991). Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli dedica un’importante antologica dal titolo “Das Universum der Geometrie”, presentata nel 2003 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nella personale alla galleria Di Meo di Parigi (estate 2006), Tirelli presenta una serie di dipinti che inaugurano una nuova stagione segnata dall’uso di colori di intensa luminosità. E’ attualmente in corso la mostra Italia Contemporanea, Officina San Lorenzo presso il MART di Rovereto
Per l’inaugurazione sarà realizzato un volume, edizioni Gli Ori, con saggi di Giuliano Gori e Ludovico Pratesi.
Inaugurazione al pubblico sabato 12 settembre 2009
Dopo La Cabane éclatée aux 4 Salles di Daniel Buren (2005), due nuove opere permanenti entrano a far parte della collezione di arte ambientale della Fattoria di Celle: Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles (Questo Oscuro Chiarore che cade dalle stelle) di Anselm Kiefer ed ExCelle di Marco Tirelli. Salgono così a 68 le installazioni permanenti, realizzate in un arco di tempo che va dal 1982 ad oggi, che fanno della Fattoria di Celle una delle più importanti collezioni d’arte ambientale del mondo.
Artista di fama mondiale, Kiefer è stato il primo a realizzare un’installazione permanente per il Louvre, nel 2007, dopo cinquanta anni da Georges Braques. A Kiefer, il Guggenheim di Bilbao ha dedicato una grande mostra ed attualmente si sta interessando all’acquisto del suo studio a Barjac in Francia, una tenuta di 35 ettari trasformata dall’artista in un’opera d’arte totale.
L’intervento di Kiefer per Celle è all’interno di uno degli edifici del parco, la Cascina Terrarossa, anticamente abitata da una piccola comunità religiosa e dal 1982 destinata da Giuliano Gori a eventi temporanei. L’opera si sviluppa su due ambienti: nel primo vasto spazio, simile a una navata di una chiesa, Kiefer ha disposto due monumentali tele nelle quali ha usato “materiali tosti” come piombo, olio, lacca e altro. Vi sono rappresentati degli osservatori astronomici - a cui si accede attraverso delle scale - orientati nella direzione delle costellazioni Eridanus (dal nome del fiume Eridanu menzionato da Fetonte e descritto da Ovidio nelle Metamorfosi) e Horologium (disegnata da Nicolas Louis de La Caille nel 1756), immersi in un cielo plumbeo dove brillano miriadi di stelle. “La sfera celeste – scrive Giuliano Gori in catalogo - è solcata dalle geometrie delle costellazioni e dalle combinazioni alfanumeriche che la NASA utilizza per denominare le stelle, ma le geometrie proseguono nella sfera terrestre e in essa si rispecchiano, istituendo legami che trasformano completamente il rapporto tra cielo e terra”. Su una terza parete, la scritta e titolo dell’opera, Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles (Questo Oscuro Chiarore che cade dalle stelle), brano tratto da Le Cid di Corneille.
Da questo primo ambiente, salendo una terza scala - che con le altre due dipinte crea un percorso ascensionale catartico - si entra in un altro piccolo spazio luminoso, al cui centro Kiefer ha disposto una pila di libri di piombo, sormontata da un orcio di terracotta che frantumato riversa il suo prezioso contenuto invisibile sui libri e tutto attorno nella stanza. Sulla parete la scritta in ebraico Shevirat Ha Kelim (La Rottura dei Vasi), ovvero uno dei più affascinanti e misteriosi concetti della Cabalà del mistico ebraico Luria. In una fase iniziale della creazione, la luce divina irruppe nello spazio cosmico e generò molte cose. Per raccoglierla furono usati dei vasi che non riuscirono a contenerla, così si ruppero frammentandosi. Da questo evento drammatico ebbe origine la separazione del bene dal male, la cui esistenza permette all’uomo il grande dono del libero arbitrio.
Nell’opera di Kiefer per Celle, sono presenti i temi centrali della poetica dell’artista. Nato in Germania nel 1945, Kiefer inizia a dipingere negli anni Sessanta confrontandosi con la Storia recente del nazionalsocialismo, un territorio proibito e rimosso per un artista tedesco, sentendo che l’arte, se veramente efficace e veritiera, deve avere la forza di tener testa a tutti i drammi e le tragedie, affrontarle e trascenderle. “Per Kiefer la Storia, scrive Giuliano Serafini in catalogo, non è la cattedrale di reliquie che gli sta alle spalle, ma la terra incognita aperta avanti a sé, l’unico vero futuro, il repertorio babelico da interrogare”. La storia è come l’universo, “immaginato dall’umanità originaria sotto forma di un grande libro”. Nel corso degli anni ’80, Kiefer estende la sua esplorazione anche alla cultura ebraica, che considera parte integrante dell’identità nazionale tedesca. I miti cosmologici che caratterizzano la Cabbalah divengono, da questo momento in poi, soggetto iconografico ricorrente nelle sue opere.
“A fronte della struttura prospettica che aveva contrassegnato di sé tutta la pittura di Kiefer degli anni Settanta-Ottanta - scrive Bruno Corà - nei dipinti successivi al ’95, la superficie occupata dai cieli prevale rispetto a ogni altro dato spaziale”. I temi pittorici investono città antiche, arcaiche costruzioni sacre monumentali, il forte connubio tra vastità cosmico-universale contrassegnata dalla multiforme geometria delle mitiche costellazioni e il destino delle civiltà umane. Kiefer traccia sulle tele o su superfici di piombo numeri e sigle di grandezze stellari, linee di congiunzione tra città e astri, rotte aeree e diramazioni vegetali autentiche. E’ il caso delle due monumentali tele di Cette Obscure Clarté qui tombe des étoiles, dove il cielo prevale su tutto e i due osservatori celesti sono sospesi in un’immensa, impassibile, vastità cosmica.
Anche in questo lavoro per Celle, la parola è parte fondante dell’opera. Frasi che appaiono come semplici citazioni che Kiefer trasforma in “pura energia evocativa”.
“L’infinitamente piccolo - l’iscrizione sulla parete nuda -, scrive Serafini, fronteggia l’infinitamente grande – i due dipinti con le mappe celesti che appaiono invece contenuti a stento dal loro spazio, lo interroga e lo provoca attivando il suo potenziale simbolico fino a mettere in reciproca tensione gli opposti. Demistificando il senso comune della parola, cioè il conflitto chiarore-oscurità, Kiefer procede analogicamente a sovvertire il senso dell’immagine in quanto“rappresentazione”.
Per l’inaugurazione sarà realizzato un volume, edizioni Gli Ori, con saggi di Giuliano Gori e Giuliano Serafini.
La Fattoria di Celle, Collezione Gori presenta la nuova installazione permanente Excelle e la mostra “Intorno al visibile” di Marco Tirelli
Inaugurazione al pubblico sabato 12 settembre 2009
Con ExCelle, nel parco della Fattoria di Celle, Marco Tirelli realizza la sua prima scultura. Il sito scelto dall’artista è una radura in leggero declivio nel verde, in una posizione sopraelevata rispetto ad un’altra installazione di Sol Lewitt Cubo senza Cubo, dove ha disposto quattro elementi (su una superficie di circa un ettaro) in acciaio corten, in dialogo tra di loro: due dalle forme curve e morbide, gli altri scanalati.
Non è la prima volta che un artista a Celle si confronta con nuove forme espressive, aprendo una strada nuova a successivi sviluppi: Magdalena Abakanowicz, Richard Serra, Anne e Patrick Poirier, Enrico Castellani, solo per citarne alcuni, ed oggi Marco Tirelli. L’approdo alla scultura non è casuale: “Negli ultimi anni Tirelli ha accentuato la vocazione spaziale ed installativa della sua pittura – scrive il critico Ludovico Pratesi nel saggio in catalogo – scandita da una serie di tele che vengono allineate dall’artista secondo un ordine preciso ... inserite all’interno di uno spazio definito”. Dalla chiesa di Sant’Agostino a Bergamo (2004) in poi, dove l’artista presenta un gruppo di dipinti inseriti all’interno di uno spazio specifico, Tirelli ha ripetuto in contesti diversi questa soluzione, cercando un connubio tra pittura e architettura, che testimonia la volontà dell’artista di confrontarsi con l’ambiente. “Questa volontà di uscire dalla tela per entrare in diretto contatto con uno spazio non più mentale ma fisico - scrive ancora Ludovico Pratesi - è la ragione principale che ha motivato Tirelli ad accettare l’invito di Giuliano Gori a realizzare un’opera ambientale all’interno del parco della Fattoria di Celle”.
Sempre di Marco Tirelli, la mostra “Intorno al visibile” presentata negli spazi espositivi di Casapeppe a Celle, dove l’artista ha collocato una serie di dipinti e disegni in “dialogo ideale” con i quindici wall drawings realizzati nel 2004 da Sol Lewitt, Pencil lines in four directions and All Their Conbinations on Black Squares, a cui Tirelli è stato legato da profonda amicizia.
Nei dipinti di Marco Tirelli, delle singole forme essenziali, architettoniche o geometriche, emergono da un fondo scuro, assoluto, misterioso, come un’apparizione. Il mondo per Tirelli è tutto ciò che accade sul confine tra luce ed ombra, in quella soglia di passaggio tra l’invisibile ed il visibile. Ne risultano delle immagini “sospese nel tempo e nello spazio, reali ed illusorie insieme, che suggeriscono luoghi e storie soltanto a chi sa vedere”.
Marco Tirelli, nato a Roma nel 1956, è stato uno dei protagonisti del rinnovamento della pittura avvenuto alla fine degli anni Settanta, ad opera di un gruppo di giovani artisti nei locali dell’ex pastificio Cerere, nel quartiere romano di San Lorenzo a Roma. Presentati da Achille Bonito con la mostra Ateliers nel 1984, il gruppo è stato indicato con vari nomi da Nuova Scuola Romana a Scuola San Lorenzo e più recentemente Officina San Lorenzo da Daniela Lancioni che ha curato la bella antologica in corso al MART di Rovereto, dove Marco Tirelli è presente con 11 opere, tra dipinti e disegni.
La conoscenza tra Marco Tirelli e Giuliano Gori risale al 1983, quando il collezionista visitò gli studi dei giovani artisti all’ex pastificio Cerere a Roma. L’anno dopo, Achille Bonito Oliva propose alla Galleria Bezuga di Firenze una mostra. Giuliano Gori ne finanziò il progetto, acquistandone le opere e i disegni preparatori (oggi in Collezione): la mostra “Capo d’Opera” fu realizzata a Fiesole, dove ogni artista, tra cui Tirelli, espose una sua opera per 15 giorni.
Nel 1982 Tirelli espone alla Biennale di Venezia, nella sezione “Aperto 82” con una sala personale. E’ del 1984 la personale alla Galleria L’Attico di Roma, “Pitture al buio”, che segna l’inizio di una duratura collaborazione con il gallerista romano Fabio Sargentini. Il segno distintivo dei dipinti di Tirelli di questo periodo è l’accumulazione di elementi figurativi, geometrici o architettonici, talvolta frammentari, ripetuti accostati e sovrapposti gli uni agli altri in un incastro nel quale la loro specificità si fonde in una visione d’insieme, mentre l’iterazione dei segni moltiplica i punti vista con effetti stranianti.
Risale al 1985 la sua prima personale americana alla galleria di Annina Nosei a New York. Tra le mostre collettive di quegli anni si ricorda “Anniottanta” alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. In alcune opere di grandi dimensioni, presentate da Tirelli alla galleria L’Attico nel 1989, sono già presenti gli esiti più recenti del suo lavoro. Gli anni novanta si aprono con la mostra all’American Academy di Roma, che pone in dialogo una serie di disegni di Tirelli con alcuni Wall Drawings di Sol LeWitt. In seguito è invitato a partecipare con una sala personale alla XLIV Biennale di Venezia. In questi anni, mantenendo lo studio a Roma, ne allestisce un altro nella campagna vicino Spoleto, dove vive per un lungo periodo.
La Galleria Civica di Modena gli dedica nel 1990 una mostra di disegni e nel 1992 una personale curata da Flaminio Gualdoni e Walter Guadagnini. E’ del 1997 la mostra “Luce, ombra, regola”, interamente dedicata ai polittici, lavori nei quali la visione d’insieme è articolata nell’accostamento di dipinti diversi, spesso di identiche misure. Numerose le gallerie private e pubbliche internazionali che hanno realizzato mostre personali di Tirelli in Europa e Giappone. Tra le collettive si ricorda la partecipazione alle Biennali di Sidney (1990) e San Paolo (1991). Nel 2002 l’Institut Mathildenhöhe di Darmstad gli dedica un’importante antologica dal titolo “Das Universum der Geometrie”, presentata nel 2003 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nella personale alla galleria Di Meo di Parigi (estate 2006), Tirelli presenta una serie di dipinti che inaugurano una nuova stagione segnata dall’uso di colori di intensa luminosità. E’ attualmente in corso la mostra Italia Contemporanea, Officina San Lorenzo presso il MART di Rovereto
Per l’inaugurazione sarà realizzato un volume, edizioni Gli Ori, con saggi di Giuliano Gori e Ludovico Pratesi.
12
settembre 2009
Anselm Kiefer / Marco Tirelli
Dal 12 settembre al 05 ottobre 2009
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
COLLEZIONE GORI – FATTORIA DI CELLE
Pistoia, Via Montalese, 7A, (Pistoia)
Pistoia, Via Montalese, 7A, (Pistoia)
Biglietti
su prenotazione
Orario di apertura
La Fattoria di Celle - Collezione Gori è visitabile dal lunedì al sabato, dalla fine di aprile alla fine di ottobre. L’ingresso e la visita guidata sono gratuiti. Per concordare un appuntamento è necessario scrivere una e.mail a goricoll@tin.it o inviare un fax 0573-479486. Info: www.goricoll.it
Vernissage
12 Settembre 2009, ore 17
Editore
GLI ORI
Ufficio stampa
AMBRA NEPI
Autore