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Anthony McCall – Breath
L’artista inglese, che da tempo vive a New York, presenta per la prima volta riunite in una unica installazione tutte e sette le sue recenti sculture verticali di luce solida: l’Hangar Bicocca è infatti è uno dei pochissimi spazi espositivi al mondo che, per altezza e scala, può ospitarle tutte insieme, riunite in un gruppo.
Comunicato stampa
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La nuova mostra dell’Hangar Bicocca è dedicata alle straordinarie sculture di luce di Anthony McCall.
L’artista inglese, che da tempo vive a New York, presenta per la prima volta riunite in una unica installazione tutte e sette le sue recenti sculture verticali di luce solida: l’Hangar Bicocca è infatti è uno dei pochissimi spazi espositivi al mondo che, per altezza e scala, può ospitarle tutte insieme, riunite in un gruppo.
I sette lavori verticali: Breath e Breath II (2004); Breath III (2005), Exchange (2006), Between You and I (2007), Coupling (2008) and Skirt (2009) insieme ai pezzi correlati, orientati orizzontalmente, rappresentano una esplorazione delle possibilità di descrizione astratta del corpo o delle interazioni tra i corpi.
Queste opere rappresentano nel loro insieme anche una esplorazione delle possibilità di creare un tipo di installazione che sta tra scultura e cinema.
Scultura perché le forme occupano lo spazio tridimensionale e come tali possono essere scoperte solo camminando dentro e attorno alle loro stanze traslucide; cinema perché le forme e le stanze sono costruite attraverso luce proiettata, che è essa stessa in movimento, e che lentamente cambia secondo una struttura temporale che si definisce con lo scorrere del tempo.
Soltanto due di queste serie - You and I and Beetwen You and I - sono state sinora esposte in pubblico.
Mc Call ha ideato il primo lavoro di questo tipo nel 1973 con Line Describing a Cone: pensando alla meccanica di proiezione dei film, nota che il fascio di luce ha una presenza tridimensionale riversata poi sullo schermo bidimensionale dove le immagini si formano. Capisce la potenzialità di quel fascio di luce nello spazio e di quello che lo spettatore, girando le spalle allo schermo e guardando in faccia questa luce, può cogliere, direttamente, completamente assorbito e incorporato nello spettacolo. Cambiando posizione, lo spettatore influenza l’evento, contrariamente a quello di cinema. Lo spettatore “entra” nel film, ci cammina dentro, lo tocca, il film diventa una scultura mobile. Scopo di McCall è aprire radicalmente l’oggetto d’arte ad un’esperienza fenomenologia e di durata nel tempo.
In una conversazione con Doris von Drathen del 2007 Mc Call delinea in modo chiaro la sua poetica: “Le mie opere sono forme proiettate, tridimensionali, volumetriche che occupano lo stesso spazio e lo stesso tempo presente delle persone che le guardano. Si stabilisce così una interrelazione tra spettatore e oggetto, che esiste solo mentre viene proiettato ed è al tempo stesso una immagine proiettata ed un oggetto progettato” .
McCall utilizza inoltre una specie di “macchina per la nebbia” che riempie l’aria di vapore traslucido, come una foschia marina. “Questa nebbia - dice l’artista - rende la luce proiettata palpabile e tridimensionale. Se non fosse nell’aria, non si vedrebbe nulla nello spazio.”
Altro fattore di grande interesse nelle sculture di luce di McCall è il loro movimento. “Quando si entra in una di queste installazioni, al momento non ci si accorge affatto che ci sia del movimento. La velocità del movimento è estremamente lenta. Questa lentezza è molto importante. Le forme scultoree come le mie possono essere pienamente capite solo muovendo il proprio corpo attorno ad esse. Essenzialmente, lo spettatore deve essere l’oggetto più veloce della stanza”. E ancora: “Le forme di luce devono essere esplorate, respirano, hanno una propria presenza fisica. I miei primi lavori verticali del 2004 - la serie Breath - sono forme immerse nel buio, assorbite dentro membrane inconsistenti, mutanti lentamente: da qui è nata l’idea che forse queste forme potevano essere viste come una sorta di corpo immaginario. Le idee del movimento del respiro e della verticalità delle sculture sono venute insieme nello stesso periodo”.
Prima del 2004 Mc Call ha utilizzato forme orizzontali, con scala identica: il cono di luce del proiettore è di circa 10 metri. “Ma - spiega l’artista - c’è una grande differenza nel rapportarci ad esse: nelle forme orizzontali ci si muove dentro e attorno ad ogni parte della scultura e la sorgente di luce è vicina al livello degli occhi; quelle verticali si elevano verso l’alto, cinque volte la nostra altezza, perciò ci si può solo muovere intorno alla parte più bassa della scultura e si guarda sopra al tunnel di luce anziché lungo esso. Inoltre le correnti d’aria disegnano la foschia e la portano ad avvitarsi con un movimento a spirale sino al punto in cui svaniscono nella lente del proiettore.”
Dopo i lavori della serie Breath, McCall ha cominciato ad esplorare l’idea di un dialogo tra forme indipendenti all’interno di un oggetto progettato. Questa idea è stata realizzata con Exchange (2005), dove la struttura è costruita tramite lo scambio tra le due parti indipendenti dell’opera, mentre una parte gradualmente invade lo spazio dell’altra sino a che non la rimpiazza del tutto; a questo punto lo scambio ricomincia e la parte rimpiazzata invade a sua volta l’altra. Questo doppio scambio accade in cicli che si ripetono. “Ho realizzato così - spiega McCall - che ’idea del dialogo tra le due parti poteva essere più produttiva introducendo un secondo oggetto progettato: così ora abbiamo nello spazio due proiettori, ognuno proietta una forma complessa costruita dalle stesse due parti. E ogni ciclo di rimpiazzo diventa l’opposto dell’altro. Da qui sono nati i miei più recenti lavori sia verticali che orizzontali”.
Alla base del lavoro di McCall c’è una profonda cultura filosofica e artistica, che spazia da Platone a Rauschenberg, da Sol le Witt a Max Neuhaus, passando per la musica di Jogn Cage e le opere di Richard Serra, Joseph Kosuth e l’arte concettuale americana ed europea, ma chiunque veda ed entri nei suoi coni di luce lasciandosi andare alle sensazioni primarie, vive un’esperienza “totale” dove si muove e viene mosso, ascolta, osserva, segue la luce e il suono che essa emette con tutti i sensi attivi, in un dialogo col proprio corpo e lo spazio circostante.
L’artista inglese, che da tempo vive a New York, presenta per la prima volta riunite in una unica installazione tutte e sette le sue recenti sculture verticali di luce solida: l’Hangar Bicocca è infatti è uno dei pochissimi spazi espositivi al mondo che, per altezza e scala, può ospitarle tutte insieme, riunite in un gruppo.
I sette lavori verticali: Breath e Breath II (2004); Breath III (2005), Exchange (2006), Between You and I (2007), Coupling (2008) and Skirt (2009) insieme ai pezzi correlati, orientati orizzontalmente, rappresentano una esplorazione delle possibilità di descrizione astratta del corpo o delle interazioni tra i corpi.
Queste opere rappresentano nel loro insieme anche una esplorazione delle possibilità di creare un tipo di installazione che sta tra scultura e cinema.
Scultura perché le forme occupano lo spazio tridimensionale e come tali possono essere scoperte solo camminando dentro e attorno alle loro stanze traslucide; cinema perché le forme e le stanze sono costruite attraverso luce proiettata, che è essa stessa in movimento, e che lentamente cambia secondo una struttura temporale che si definisce con lo scorrere del tempo.
Soltanto due di queste serie - You and I and Beetwen You and I - sono state sinora esposte in pubblico.
Mc Call ha ideato il primo lavoro di questo tipo nel 1973 con Line Describing a Cone: pensando alla meccanica di proiezione dei film, nota che il fascio di luce ha una presenza tridimensionale riversata poi sullo schermo bidimensionale dove le immagini si formano. Capisce la potenzialità di quel fascio di luce nello spazio e di quello che lo spettatore, girando le spalle allo schermo e guardando in faccia questa luce, può cogliere, direttamente, completamente assorbito e incorporato nello spettacolo. Cambiando posizione, lo spettatore influenza l’evento, contrariamente a quello di cinema. Lo spettatore “entra” nel film, ci cammina dentro, lo tocca, il film diventa una scultura mobile. Scopo di McCall è aprire radicalmente l’oggetto d’arte ad un’esperienza fenomenologia e di durata nel tempo.
In una conversazione con Doris von Drathen del 2007 Mc Call delinea in modo chiaro la sua poetica: “Le mie opere sono forme proiettate, tridimensionali, volumetriche che occupano lo stesso spazio e lo stesso tempo presente delle persone che le guardano. Si stabilisce così una interrelazione tra spettatore e oggetto, che esiste solo mentre viene proiettato ed è al tempo stesso una immagine proiettata ed un oggetto progettato” .
McCall utilizza inoltre una specie di “macchina per la nebbia” che riempie l’aria di vapore traslucido, come una foschia marina. “Questa nebbia - dice l’artista - rende la luce proiettata palpabile e tridimensionale. Se non fosse nell’aria, non si vedrebbe nulla nello spazio.”
Altro fattore di grande interesse nelle sculture di luce di McCall è il loro movimento. “Quando si entra in una di queste installazioni, al momento non ci si accorge affatto che ci sia del movimento. La velocità del movimento è estremamente lenta. Questa lentezza è molto importante. Le forme scultoree come le mie possono essere pienamente capite solo muovendo il proprio corpo attorno ad esse. Essenzialmente, lo spettatore deve essere l’oggetto più veloce della stanza”. E ancora: “Le forme di luce devono essere esplorate, respirano, hanno una propria presenza fisica. I miei primi lavori verticali del 2004 - la serie Breath - sono forme immerse nel buio, assorbite dentro membrane inconsistenti, mutanti lentamente: da qui è nata l’idea che forse queste forme potevano essere viste come una sorta di corpo immaginario. Le idee del movimento del respiro e della verticalità delle sculture sono venute insieme nello stesso periodo”.
Prima del 2004 Mc Call ha utilizzato forme orizzontali, con scala identica: il cono di luce del proiettore è di circa 10 metri. “Ma - spiega l’artista - c’è una grande differenza nel rapportarci ad esse: nelle forme orizzontali ci si muove dentro e attorno ad ogni parte della scultura e la sorgente di luce è vicina al livello degli occhi; quelle verticali si elevano verso l’alto, cinque volte la nostra altezza, perciò ci si può solo muovere intorno alla parte più bassa della scultura e si guarda sopra al tunnel di luce anziché lungo esso. Inoltre le correnti d’aria disegnano la foschia e la portano ad avvitarsi con un movimento a spirale sino al punto in cui svaniscono nella lente del proiettore.”
Dopo i lavori della serie Breath, McCall ha cominciato ad esplorare l’idea di un dialogo tra forme indipendenti all’interno di un oggetto progettato. Questa idea è stata realizzata con Exchange (2005), dove la struttura è costruita tramite lo scambio tra le due parti indipendenti dell’opera, mentre una parte gradualmente invade lo spazio dell’altra sino a che non la rimpiazza del tutto; a questo punto lo scambio ricomincia e la parte rimpiazzata invade a sua volta l’altra. Questo doppio scambio accade in cicli che si ripetono. “Ho realizzato così - spiega McCall - che ’idea del dialogo tra le due parti poteva essere più produttiva introducendo un secondo oggetto progettato: così ora abbiamo nello spazio due proiettori, ognuno proietta una forma complessa costruita dalle stesse due parti. E ogni ciclo di rimpiazzo diventa l’opposto dell’altro. Da qui sono nati i miei più recenti lavori sia verticali che orizzontali”.
Alla base del lavoro di McCall c’è una profonda cultura filosofica e artistica, che spazia da Platone a Rauschenberg, da Sol le Witt a Max Neuhaus, passando per la musica di Jogn Cage e le opere di Richard Serra, Joseph Kosuth e l’arte concettuale americana ed europea, ma chiunque veda ed entri nei suoi coni di luce lasciandosi andare alle sensazioni primarie, vive un’esperienza “totale” dove si muove e viene mosso, ascolta, osserva, segue la luce e il suono che essa emette con tutti i sensi attivi, in un dialogo col proprio corpo e lo spazio circostante.
19
marzo 2009
Anthony McCall – Breath
Dal 19 marzo al 21 giugno 2009
arte contemporanea
Location
Pirelli HangarBicocca
Milano, Via Chiese, 2, (Milano)
Milano, Via Chiese, 2, (Milano)
Biglietti
intero € 8; ridotto € 6
Orario di apertura
tutti i giorni 11-19, giovedì 14.30-22, chiuso il lunedì
Vernissage
19 Marzo 2009, ore 19 solo su invito
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Autore
Curatore