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Antigone
Questa mostra è composta di pittura e performance, video e musica, indaco e kimono. Il tutto è sempre legato al Giappone e alla sua tradizione. Si tratta di suo modo di collegare la storia tra Oriente e Occidente, e insieme a questi elementi, lo spazio e il tempo. una perfomance artistica e poetica
Comunicato stampa
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Antigone, un richiamo alla sapienza profonda del genere umano
Giambattista Vico riteneva che ogni società si fondasse su pochi ma solidi pilastri. Per il filosofo napoletano (“Principi di una Scienza nuova”, 1725) l’umanità – “sempre e dappertutto” – resse le sue pratiche sopra tre “sensi comuni”, laddove per “sensi” è da intendersi “sensi interni”, “sensi dell’animo”, e non sensi “esterni” come la vista o l’udito. Il primo è il “senso” del sacro, l’idea di un Dio superiore alla natura, giacché “giammai al mondo fu nazion d’atei, perché tutte incominciarono da una qualche religione”, essendo insito nella natura umana il desiderio di “vivere eternalmente”. Il secondo “senso” è “che si facciano certi figliuoli con certe donne”, ovvero prole riconosciuta da genitori noti e famiglia fondata sul matrimonio. Terzo e ultimo “senso” è che si seppelliscano e rispettino i morti, poiché non c’è nazione, “quantunque barbara”, che pecchi contro l’essenza stessa dell’uomo e “lasci marcire insepolti sopra la terra i cadaveri” dei propri antenati. In questi tre cardini risiede per Vico “la sapienza volgare del genere umano”.
Nell’elaborare la sua teoria dei tre sensi del vivere civile, Vico aveva sicuramente ben presente la figura di Antigone, al centro, al cuore della significativa mostra di Chigusa Kuraishi. Nella vicenda narrata da Sofocle – così come nei camion militari che trasportavano cadaveri nel momento più doloroso della recente pandemia, così come nelle tante guerre ancora in atto, così come nel Mediterraneo che continua ad ingoiare carne e disperazione – non ci sono onori funebri, non c’è rispetto e devozione per i defunti. Non ci sono tombe e fiori, non c’è pietà. Manca dunque un fondamentale caposaldo della civiltà umana.
Nella ispirata esposizione di Chigusa Kuraishi, in una ben riuscita combinazione di pittura e di performance, di video e di musica, di indaco e di kimono, nel contrasto di colori straordinariamente eloquenti, c’è al centro Antigone. Con il suo grido alto e profondo, in grado di attraversare l’umanità delle diverse epoche. È un urlo e un monito insieme: per l’amore e per la pietà, per l’unione e per la conciliazione; per la sapienza profonda del genere umano e per la speranza; contro una legge positiva priva di umanità, di coscienza e di senso; contro – allora come oggi – ogni forma di malvagità e di imbarbarimento.
Leonardo Varasano
Assessore alla Cultura del Comune di Perugia
Giambattista Vico riteneva che ogni società si fondasse su pochi ma solidi pilastri. Per il filosofo napoletano (“Principi di una Scienza nuova”, 1725) l’umanità – “sempre e dappertutto” – resse le sue pratiche sopra tre “sensi comuni”, laddove per “sensi” è da intendersi “sensi interni”, “sensi dell’animo”, e non sensi “esterni” come la vista o l’udito. Il primo è il “senso” del sacro, l’idea di un Dio superiore alla natura, giacché “giammai al mondo fu nazion d’atei, perché tutte incominciarono da una qualche religione”, essendo insito nella natura umana il desiderio di “vivere eternalmente”. Il secondo “senso” è “che si facciano certi figliuoli con certe donne”, ovvero prole riconosciuta da genitori noti e famiglia fondata sul matrimonio. Terzo e ultimo “senso” è che si seppelliscano e rispettino i morti, poiché non c’è nazione, “quantunque barbara”, che pecchi contro l’essenza stessa dell’uomo e “lasci marcire insepolti sopra la terra i cadaveri” dei propri antenati. In questi tre cardini risiede per Vico “la sapienza volgare del genere umano”.
Nell’elaborare la sua teoria dei tre sensi del vivere civile, Vico aveva sicuramente ben presente la figura di Antigone, al centro, al cuore della significativa mostra di Chigusa Kuraishi. Nella vicenda narrata da Sofocle – così come nei camion militari che trasportavano cadaveri nel momento più doloroso della recente pandemia, così come nelle tante guerre ancora in atto, così come nel Mediterraneo che continua ad ingoiare carne e disperazione – non ci sono onori funebri, non c’è rispetto e devozione per i defunti. Non ci sono tombe e fiori, non c’è pietà. Manca dunque un fondamentale caposaldo della civiltà umana.
Nella ispirata esposizione di Chigusa Kuraishi, in una ben riuscita combinazione di pittura e di performance, di video e di musica, di indaco e di kimono, nel contrasto di colori straordinariamente eloquenti, c’è al centro Antigone. Con il suo grido alto e profondo, in grado di attraversare l’umanità delle diverse epoche. È un urlo e un monito insieme: per l’amore e per la pietà, per l’unione e per la conciliazione; per la sapienza profonda del genere umano e per la speranza; contro una legge positiva priva di umanità, di coscienza e di senso; contro – allora come oggi – ogni forma di malvagità e di imbarbarimento.
Leonardo Varasano
Assessore alla Cultura del Comune di Perugia
11
maggio 2024
Antigone
Dall'undici al 30 maggio 2024
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DELLA MISERICORDIA
Perugia, Via Guglielmo Oberdan, 54, (Perugia)
Perugia, Via Guglielmo Oberdan, 54, (Perugia)
Orario di apertura
9:00-20:00
Vernissage
11 Maggio 2024, 18:00
Autore
Curatore
Patrocini