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Antje Hanebeck – Aprire Mondi
Antje Hanebeck (nata nel 1968 a Braunschweig), attualmente assistente artistica alla cattedra di fotografia dell’Accademia di Belle Arti a München, si rivela un’insolita cronista di fenomeni urbani contemporanei, una ricerca fotografica straordinaria con finitura fantastica-surreale.
Comunicato stampa
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Antje Hanebeck (nata nel 1968 a Braunschweig), laurea e master all’Accademia di arti figurative di Monaco di Baviera e attualmente assistente artistica alla cattedra di fotografia, si rivela un’insolita cronista di fenomeni urbani contemporanei. Il tema delle innovazioni architettoniche, tra cui alcune celebrate opere recenti che riflettono lo spirito del nostro tempo, caratterizza la ricerca estetica dell’autrice in modo straordinario, percorrendo la sua opera come un fil rouge.
Fotografi d’architettura ce ne sono molti, da quando esiste la fotografia, ma la riproduzione documentaristica non rientra negli interessi di Hanebeck. Il modello le serve piuttosto come punto di partenza per una complessa riflessione artistica che sperimenta la sua trasformazione attraverso il mezzo fotografico diventando immagine.
A prima vista, le foto offrono una carrellata di città tedesche che amano adornarsi di architetture contemporanee. Si fermano là, dove si sono stabiliti i nuovi monumenti del futuro, dove sono stati posti i segni della situazione urbana. Ci troviamo a Berlino e ci imbattiamo nel Museo ebraico di Libeskind, nella DZ-Bank di Gehry o nel Sony-Center di Murphy/Jahn. A Monaco invece troviamo ad esempio il BMW Welt (Coop Himmelb(l)au), le Highlight Towers (Murphy/Jahn), la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Allmann Sattler Wappner) o la Pinakothek der Moderne (Braunfels). Ma non sono di scena solo le metropoli. Anche in provincia sorgono monumenti che diventano icone e attirano l’attenzione della fotografa, come il Phaeno Science Center di Zaha Hadid a Wolfsburg o il Neue Museum di Volker Staab a Norimberga.
Il lavoro di Hanebeck si presenta “riferito al luogo” ma non “vincolato al luogo”. Le interessano non tanto le opere architettoniche in sé, quanto piuttosto la loro inattesa presenza, una precisa forma di estetica che si spinge nello spazio e si articola come corpo. Esse dimostrano in modo contorto e seducente una fusione di mondi interni ed esterni, quasi una rappresentazione del tempo stesso, come metafora, intreccio simbolico di passato, presente e futuro. Non è dunque un caso che Hanebeck – pur avendo dimestichezza con le tecnologie più avanzate – si rivolga a procedimenti di stampa e realizzazioni fotografiche storici, come veicolo di straniamento, di illusione o, meglio ancora, di rivelazione. Strutture modernissime sono risucchiate in un'interpretazione per immagini che conferisce loro quasi un carattere "antiquario”.
La foto apre lo sguardo sul presente, come se fosse già un attestato della storia. Così, l’autrice accompagna la percezione sonnambulistica delle qualità inerenti e nascoste dei colossi architettonici e della loro aura segreta. L’essere umano non gioca un ruolo dominante, agisce sullo sfondo, come ideatore di questi mondi artistici alla maniera di Piranesi, nei quali di quando in quando fa la sua sorprendente apparizione.
L’oggetto concreto in Hanebeck è sottoposto a un processo di astrazione sempre più ampio che rende l’architettura, madre di tutte le arti da che si ha memoria, attuale e consapevole. Chi osserva queste immagini può vagare tra diversi livelli e probabilmente non saprà più distinguere il vero dall’illusorio. Ma ciò che conta in ultima analisi sono le immaginazioni, quelle che Hanebeck propone nei suoi lavori fotografici.
Fotografi d’architettura ce ne sono molti, da quando esiste la fotografia, ma la riproduzione documentaristica non rientra negli interessi di Hanebeck. Il modello le serve piuttosto come punto di partenza per una complessa riflessione artistica che sperimenta la sua trasformazione attraverso il mezzo fotografico diventando immagine.
A prima vista, le foto offrono una carrellata di città tedesche che amano adornarsi di architetture contemporanee. Si fermano là, dove si sono stabiliti i nuovi monumenti del futuro, dove sono stati posti i segni della situazione urbana. Ci troviamo a Berlino e ci imbattiamo nel Museo ebraico di Libeskind, nella DZ-Bank di Gehry o nel Sony-Center di Murphy/Jahn. A Monaco invece troviamo ad esempio il BMW Welt (Coop Himmelb(l)au), le Highlight Towers (Murphy/Jahn), la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Allmann Sattler Wappner) o la Pinakothek der Moderne (Braunfels). Ma non sono di scena solo le metropoli. Anche in provincia sorgono monumenti che diventano icone e attirano l’attenzione della fotografa, come il Phaeno Science Center di Zaha Hadid a Wolfsburg o il Neue Museum di Volker Staab a Norimberga.
Il lavoro di Hanebeck si presenta “riferito al luogo” ma non “vincolato al luogo”. Le interessano non tanto le opere architettoniche in sé, quanto piuttosto la loro inattesa presenza, una precisa forma di estetica che si spinge nello spazio e si articola come corpo. Esse dimostrano in modo contorto e seducente una fusione di mondi interni ed esterni, quasi una rappresentazione del tempo stesso, come metafora, intreccio simbolico di passato, presente e futuro. Non è dunque un caso che Hanebeck – pur avendo dimestichezza con le tecnologie più avanzate – si rivolga a procedimenti di stampa e realizzazioni fotografiche storici, come veicolo di straniamento, di illusione o, meglio ancora, di rivelazione. Strutture modernissime sono risucchiate in un'interpretazione per immagini che conferisce loro quasi un carattere "antiquario”.
La foto apre lo sguardo sul presente, come se fosse già un attestato della storia. Così, l’autrice accompagna la percezione sonnambulistica delle qualità inerenti e nascoste dei colossi architettonici e della loro aura segreta. L’essere umano non gioca un ruolo dominante, agisce sullo sfondo, come ideatore di questi mondi artistici alla maniera di Piranesi, nei quali di quando in quando fa la sua sorprendente apparizione.
L’oggetto concreto in Hanebeck è sottoposto a un processo di astrazione sempre più ampio che rende l’architettura, madre di tutte le arti da che si ha memoria, attuale e consapevole. Chi osserva queste immagini può vagare tra diversi livelli e probabilmente non saprà più distinguere il vero dall’illusorio. Ma ciò che conta in ultima analisi sono le immaginazioni, quelle che Hanebeck propone nei suoi lavori fotografici.
14
giugno 2008
Antje Hanebeck – Aprire Mondi
Dal 14 giugno al 21 settembre 2008
fotografia
Location
MAURER ZILIOLI – CONTEMPORARY ARTS
Brescia, Via Trieste, 42b, (Brescia)
Brescia, Via Trieste, 42b, (Brescia)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10 - 12.30 e 15.30 - 19.30
domenica 15.30 - 19.30
Vernissage
14 Giugno 2008, ore 19
Autore
Curatore