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Anton Pasterius – Contesto a fronte
Anton Pasterius,artista e fotografo,e’gia’noto per la mostra alla Galerie Satellite e al Maxxi.Al testo costituito da un ambiente dello spazio museale sono messi a fronte due elaborazioni che lo trasformano, dando immagini surreali e paesaggi impossibili con l’intenzione sempre di meravigliare.
Comunicato stampa
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Le foto mentali di Antòn
Antòn Pasterius, poeta, artista, fotografo, scrittore non è soltanto un nom de plume. E’ un vero avatar, un alter ego totale, con le caratteristiche di un uomo che si differenzia dal suo inventore e artefice. Così erano gli eteronimi di Pessoa, con tutte le loro qualità che li individuavano, diversi l’uno dall’altro.
Antòn, quando fa il letterato, ha il gusto per i giochi di parole, per l’ossimoro e la metafora, ha l’inclinazione per il sarcasmo, per l’erotismo e per qualsiasi forma di non pensato.
Antonino Lo Cascio, psichiatra e psicoanalista, del resto, suo procuratore e amministratore, dietro di lui e dentro di lui, osa scrivere cose che non potrebbe con il suo vero nome e si ritaglia un’attività meno ambiziosa, sia pur sempre letteraria, di traduttore e di prefatore.
Come artista-fotografo, Antòn opera una serie di collages mentali, una sorta di disturbo visivo, come un lapsus o una addizione inattinente. Ne risultano quindi delle immagini fotografiche surreali, che egli accosta secondo un’intenzione sempre destinata a meravigliare, anche per i paesaggi impossibili che compone, per le superfici più inedite e sorprendenti, in alcune delle quali non dimentica certo di registrare qualche citazione erotica, mai di cattivo gusto, ma sempre ironica e godibile. Antòn Pasterius, homo ludens.
Ma, facendo attenzione anche ai titoli, guardiamo da vicino le sue foto, alcune delle quali provengono da una sua recente mostra parigina (“Altérations Photografiques”, Galerie Satellite, 2011) e che Antòn ha voluto qui raccogliere sotto il titolo provocatorio e allusivo di Contesto a fronte.
Anche qui il gioco, anzi un doppiogioco: nel primo gioco è usato il luogo, come spazio mentale. Il secondo artificio sta nell’accostare (a fronte) all’immagine fotografica scattata al Maxxi - prima della sua inaugurazione, e quindi “vuoto” - le immagini che la sua fantasia creativa gli hanno suggerito. Ritorna così la attinenza del titolo, per il quale le immagini fantasiose di Pasterius rappresentano delle possibili e infedeli traduzioni. Dunque per Pasterius, anche la fotografia, la più tecnica della arti, dev’essere “menzogna”, di manganelliana memoria.
Osserviamo finalmente alcune di queste trenta immagini così bizzarre:
una strada ferrata che attraversa la grande sala al pianterreno del museo,
la curva d’un ampio corridoio che diventa un fiume allietato da due tranquille cicogne o arricchito da un doppio panorama tropicale (che sembra citare in maniera contraddittoria Seurat),
l’acqua, verdissima, che ribolle accanto ad una scala
uno spazio museale “in preparazione”, dove sarà allestita la sala dedicata a Courbet per il suo “L’origine du monde”
o ancora quella, ironica e sorprendente, di tre urinatoi rosa (per le signore, evidentemente), vero omaggio alla “fontaine” di Duchamp.
Il MAXXI, il recente museo romano di arte contemporanea, è sfondo e base della ricerca di Antòn. Al testo, appunto, costituito sempre da un ambiente dello spazio museale, sono messi a fronte due elaborazioni che, con vari inserti e applicazioni, lo trasformano.
Il luogo deputato quindi è contestato, il museo è contestato, come volevano i Futuristi. La pop art, il concettuale, il ready made, e specialmente la sua disposizione a épater le bourgeois, fanno di quest’artista, dico di Antòn, un personaggio a tutto tondo, che ha visto ed amato i grandi maestri del Surrealismo e del Futurismo, creando opere che ci agganciano per gli insoliti accostamenti.
Come Duchamp, Antòn Pasterius crede all’arte dell’intelligenza, all’immagine che ci svela la mente e spinge al pensiero.
L’intera sua opera, anche quella aforistica, è intelligente al massimo e nega l’abusata “ispirazione” e il moto romantico della creatività.
Con le sue foto, dai colori acidi e innaturali che talvolta si mescolano al bianco e nero, l’artista ci stimola la ragione e, per estensione, ci riconsegna al gusto per il “bello”.
Galleria Baccina Techné, ottobre 2012 Paolo Guzzi
Antòn Pasterius, poeta, artista, fotografo, scrittore non è soltanto un nom de plume. E’ un vero avatar, un alter ego totale, con le caratteristiche di un uomo che si differenzia dal suo inventore e artefice. Così erano gli eteronimi di Pessoa, con tutte le loro qualità che li individuavano, diversi l’uno dall’altro.
Antòn, quando fa il letterato, ha il gusto per i giochi di parole, per l’ossimoro e la metafora, ha l’inclinazione per il sarcasmo, per l’erotismo e per qualsiasi forma di non pensato.
Antonino Lo Cascio, psichiatra e psicoanalista, del resto, suo procuratore e amministratore, dietro di lui e dentro di lui, osa scrivere cose che non potrebbe con il suo vero nome e si ritaglia un’attività meno ambiziosa, sia pur sempre letteraria, di traduttore e di prefatore.
Come artista-fotografo, Antòn opera una serie di collages mentali, una sorta di disturbo visivo, come un lapsus o una addizione inattinente. Ne risultano quindi delle immagini fotografiche surreali, che egli accosta secondo un’intenzione sempre destinata a meravigliare, anche per i paesaggi impossibili che compone, per le superfici più inedite e sorprendenti, in alcune delle quali non dimentica certo di registrare qualche citazione erotica, mai di cattivo gusto, ma sempre ironica e godibile. Antòn Pasterius, homo ludens.
Ma, facendo attenzione anche ai titoli, guardiamo da vicino le sue foto, alcune delle quali provengono da una sua recente mostra parigina (“Altérations Photografiques”, Galerie Satellite, 2011) e che Antòn ha voluto qui raccogliere sotto il titolo provocatorio e allusivo di Contesto a fronte.
Anche qui il gioco, anzi un doppiogioco: nel primo gioco è usato il luogo, come spazio mentale. Il secondo artificio sta nell’accostare (a fronte) all’immagine fotografica scattata al Maxxi - prima della sua inaugurazione, e quindi “vuoto” - le immagini che la sua fantasia creativa gli hanno suggerito. Ritorna così la attinenza del titolo, per il quale le immagini fantasiose di Pasterius rappresentano delle possibili e infedeli traduzioni. Dunque per Pasterius, anche la fotografia, la più tecnica della arti, dev’essere “menzogna”, di manganelliana memoria.
Osserviamo finalmente alcune di queste trenta immagini così bizzarre:
una strada ferrata che attraversa la grande sala al pianterreno del museo,
la curva d’un ampio corridoio che diventa un fiume allietato da due tranquille cicogne o arricchito da un doppio panorama tropicale (che sembra citare in maniera contraddittoria Seurat),
l’acqua, verdissima, che ribolle accanto ad una scala
uno spazio museale “in preparazione”, dove sarà allestita la sala dedicata a Courbet per il suo “L’origine du monde”
o ancora quella, ironica e sorprendente, di tre urinatoi rosa (per le signore, evidentemente), vero omaggio alla “fontaine” di Duchamp.
Il MAXXI, il recente museo romano di arte contemporanea, è sfondo e base della ricerca di Antòn. Al testo, appunto, costituito sempre da un ambiente dello spazio museale, sono messi a fronte due elaborazioni che, con vari inserti e applicazioni, lo trasformano.
Il luogo deputato quindi è contestato, il museo è contestato, come volevano i Futuristi. La pop art, il concettuale, il ready made, e specialmente la sua disposizione a épater le bourgeois, fanno di quest’artista, dico di Antòn, un personaggio a tutto tondo, che ha visto ed amato i grandi maestri del Surrealismo e del Futurismo, creando opere che ci agganciano per gli insoliti accostamenti.
Come Duchamp, Antòn Pasterius crede all’arte dell’intelligenza, all’immagine che ci svela la mente e spinge al pensiero.
L’intera sua opera, anche quella aforistica, è intelligente al massimo e nega l’abusata “ispirazione” e il moto romantico della creatività.
Con le sue foto, dai colori acidi e innaturali che talvolta si mescolano al bianco e nero, l’artista ci stimola la ragione e, per estensione, ci riconsegna al gusto per il “bello”.
Galleria Baccina Techné, ottobre 2012 Paolo Guzzi
20
ottobre 2012
Anton Pasterius – Contesto a fronte
Dal 20 al 27 ottobre 2012
arte contemporanea
Location
GALLERIA BACCINA TECHNE
Roma, Via Baccina, (Roma)
Roma, Via Baccina, (Roma)
Orario di apertura
Da Martedi a Sabato dalle 16.30 alle 19.30
Vernissage
20 Ottobre 2012, Ore 18.00
Autore
Curatore