Dal 15 ottobre al 9 novembre 2003 andrà in scena la mostra “Icone Moderne” dell’artista austriaco Anton Wollenek nel Palazzo San Calisto a Roma. Il motivo dell’esposizione organizzata dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ambasciata d’Austria presso la Santa Sede è il 25° anno di Pontificato di Papa Giovanni Paolo II, il quale ha attribuito grande importanza all’ecumene con l’Ortodossia specialmente negli ultimi anni. Le moderne “icone del dialogo” rappresentano una riscoperta della grande tradizione dell’immagine iconale dell’Occidente dei tempi passati e quindi un’avvicinamento al modo di pensare mantenutosi nell’Oriente. La mostra che gode del patrocinio del Ministro degli Esteri Austriaco Benita Ferrero-Waldner verrà inaugurata dal Cardinale Paul Poupard, Presidente del Consiglio della Cultura, il 15 ottobre alle ore 11.30.

Dal 1967 più di 350.000 persone hanno visto la mostra d’icone in numerose città dell’Europa occidentale e orientale, ma anche a Gerusalemme, a Addis Abeba e a Nairobi: nelle chiese, nei monasteri, nelle università, nei musei, nelle fabbriche, negli istituti di cultura, nelle gallerie e nelle istituzioni pubbliche come il Parlamento di Vienna (2001). A Roma la mostra è stata esposta nel 1970 alla fondazione nazionale germano-austriaca di Santa Maria dell’Anima, ora la mostra si può vedere per la prima volta sul territorio del Vaticano.

Nato nel 1920 a Grödig presso Salisburgo il Professor Anton Wollenek, nella sua qualità di soldato in Russia e Ucraina durante la Seconda Guerra Mondiale, fu messo al confronto col fascino della pittura delle icone ortodosse. Fin dal 1947 ha elaborato una iconologia contemporanea e pittura di icone in forma di immagini del Kairos. Intagliandole nel legno come bassorilievo, dorandole e dipingendole ha creato fino a ora più di 60 nuove icone.
La Chiesa Cattolica Latina, le Chiese Cattoliche Orientali, le Chiese Ortodosse nonché le Comunità Religiose della Riforma hanno riconosciuto e accolto le icone moderne di Wollenek come eredità della loro rispettiva tradizione, ma anche della fede che hanno in comune.