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Anton Zoran Music (1909-2005)
una mostra di circa una cinquantina di lavori, tra disegni, tempere e tele, selezionati da Jean Clair tra i tesori che gelosamente custodisce la moglie Ida Music Cadorin
Comunicato stampa
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Il 25 maggio 2006 ricorre il primo anniversario della scomparsa di Anton Zoran Music, il pittore diventato famoso in tutto il mondo per i suoi cavallini, per i suoi paesaggi dalmati, e per la nota serie di “Noi non siamo gli ultimi”, atroce testimonianza dell’esperienza vissuta nel campo di concentramento di Dachau.
Esattamente un anno fa, all’età di 96 anni, si spegneva uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo. Un’artista che con genialità riuscì ad esprimere, attraverso l’arte, delle verità e dei sentimenti universali ridando alla pittura quella dignità che raramente nel dopoguerra siamo riusciti a ritrovare.
La mostra propone un percorso di circa una cinquantina di lavori, tra disegni, tempere e tele, selezionate da Jean Clair, delle opere per la maggior parte mai esposte al pubblico. Una scelta accurata che permetterà al visitatore di confrontarsi con un Music inedito, pur presentando quei motivi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
In mostra si può immediatamente identificare uno dei soggetti più frequentemente rappresentati nei suoi lavori, ovvero la figura umana. Questa può essere un autoritratto come un dipinto della moglie Ida, oppure anche la rappresentazione di loro due assieme, comunque le tele sono tutte accomunate dalla solitudine e dalla fragilità dell’essere umano che traspaiono prorompenti da ogni quadro. Con una pittura essenziale, quasi spoglia, caratterizzata da poche pennellate, l’artista riesce a manifestare tutta la dolorosa bellezza data dalla consapevolezza della condizione umana. Quel grido che ci sembra di recepire da questi ritratti è il medesimo che scaturisce dalla figure scheletriche della serie “Noi non siamo gli ultimi”, dove ammassi di cadaveri oppure semplicemente dei singoli individui ci rammentano chiaramente quale sia il nostro destino, proiettandoci in una dimensione in cui la nostra coscienza non può evitare queste laceranti verità. “Dopo le visioni di cadaveri, spogli di tutti i requisiti esterni, di tutto il superfluo, privi di maschera dell’ipocrisia, delle distinzioni di cui si coprono gli uomini e la società – credo di aver scoperto la verità, di aver capito la verità – la terribile e tragica verità che mi è stato dato di toccare. (…)”, disse Zoran Music.
Proprio questo sapere, d’ora in poi Zoran Music non potrà fare a meno di applicarlo anche ai paesaggi, come le scarne colline senesi, oppure i brulli paesaggi rocciosi, i quali iniziano a parlarci, a sussurrarci quelle verità che si celano dietro l’apparente stasi delle cose. Dopo aver visto i suoi quadri, nessun paesaggio sarà più statico, ma si incomincerà ad intravedere quella vita che si nasconde dietro l’apparente tranquillità degli elementi.
In mostra esposta anche una veduta cittadina che precede l’esperienza del campo di concentramento, nella quale è possibile scorgere dietro questa esperienza giovanile, già alcuni aspetti che a breve dovranno manifestarsi nelle sintetiche vedute della città, dove una laguna sobria, che sembra placidamente giacere inerte, è in attesa di esprimere una sua profonda e millenaria realtà.
Del 1948 sono invece le quattro tempere che l’artista realizzò nel suo studio ubicato al conservatorio Benedetto Marcello a Venezia, una pittura su muro che poi riuscì a recuperare su un supporto fisso, una volta abbandonato il prestigioso atelier. Le opere rappresentano un nudo e una serie di motivi dalmati con gli amati cavallini, i quali attraverso la tecnica della tempera a muro assumono un lirismo ed una poeticità che non mancherà di sedurre il visitatore.
La mostra è accompagnata da un ampio catalogo trilingue (italiano, inglese e sloveno) con i testi del curatore Jean Clair ed Aurora Fonda.
Biografia artista:
Anton Zoran Music nasce nel 1909 a Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico. Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, allievo del pittore croato Ljuba Babic, formatosi presso Von Stuck a Monaco. Sempre nel 1935, conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in Dalmazia. Partecipa a due mostre collettive a Zagabria e Lubiana (1941-1942). Nel 1944 le SS lo arrestano e lo deportano a Dachau. Dall’aprile del 1945 dopo la lunga odissea del viaggio di ritorno è libero e nel 1946 torna a Venezia. In questo periodo lavora intensamente ed incomincia a vendere le sue opere a prestigiosi collezionisti come la contessa Pecci-Blunt e la principessa Caetani. Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Nel 1948 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel settembre del 1949 sposa Ida Cadorin-Barbarigo.
Vince, assieme a Corpora, il Premio Parigi per la pittura (1951), esponendo quindi alla Galérie de France a Parigi (1952), con la quale stipula un contratto che gli consente di stabilirsi nella città francese (1953). Si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio UNESCO alla Biennale veneziana (1960). Nel frattempo incrementa l’attività d’incisore e, più tardi, di litografo.
Nel 1962 viene pubblicato il catalogo completo dei suoi disegni dal 1947 al 1961. Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), con particolare menzione delle mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992). La stessa presentata a Palazzo Reale a Milano. L'Albertina di Vienna presenta una esposizione di disegni. Nel 1994 espone al Centro Culturale Bancaixa a Valencia. Mentre nel 1995 si inaugura una grande retrospettiva a Parigi alle Gallerie Nazionali del Grand Palais. L'allestimento comprende 261 opere a cura del Commissario dell'esposizione Jean Clair. Alla fine dell'anno la Bayerische Akademie di Monaco di Baviera presenta a cura di Wieland Schmied l'esposizione "Gli anni della maturità". 1997 Sabina Schulze presenta la mostra che abbraccia tutta l'opera dal 1945 al 1997, allo Schirn Kunsthalle di Frankfurt.
Biografia curatore:
Jean Clair, all’anagrafe Gèrard Regnier, è critico d’arte e scrittore. Nasce nel 1940 a Parigi, dove si laurea in Lettere. Fondatore dei Cahiers del Musèe National d'art Modern, direttore dal 1990 del Musèe National Picasso, ha curato diverse mostre per il Centre Pompidou di Parigi, per il Musèe des Beaux-Arts di Montrèal, per il Grand Palais di Parigi e per Palazzo Grassi a Venezia. Nel 1995 è stato Commissario Generale alla Biennale di Venezia del Centenario. È autore di pubblicazioni su Duchamp, Bonnard, Delvaux, Henri Cartier-Bresson e di molti saggi teorici pubblicati da Gallimard. Ha curato numerose mostre frutto di un’ampia ricerca storico artistica, tra le quali “L’ âme au corp” e la recente dedicata al tema della Melanconia, dove una approfondito apparato teorico si evolve attraverso le rappresentazioni iconografiche offrendo allo spettatore dei percorsi inediti ed affascinanti.
Esattamente un anno fa, all’età di 96 anni, si spegneva uno dei più grandi maestri del ventesimo secolo. Un’artista che con genialità riuscì ad esprimere, attraverso l’arte, delle verità e dei sentimenti universali ridando alla pittura quella dignità che raramente nel dopoguerra siamo riusciti a ritrovare.
La mostra propone un percorso di circa una cinquantina di lavori, tra disegni, tempere e tele, selezionate da Jean Clair, delle opere per la maggior parte mai esposte al pubblico. Una scelta accurata che permetterà al visitatore di confrontarsi con un Music inedito, pur presentando quei motivi che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
In mostra si può immediatamente identificare uno dei soggetti più frequentemente rappresentati nei suoi lavori, ovvero la figura umana. Questa può essere un autoritratto come un dipinto della moglie Ida, oppure anche la rappresentazione di loro due assieme, comunque le tele sono tutte accomunate dalla solitudine e dalla fragilità dell’essere umano che traspaiono prorompenti da ogni quadro. Con una pittura essenziale, quasi spoglia, caratterizzata da poche pennellate, l’artista riesce a manifestare tutta la dolorosa bellezza data dalla consapevolezza della condizione umana. Quel grido che ci sembra di recepire da questi ritratti è il medesimo che scaturisce dalla figure scheletriche della serie “Noi non siamo gli ultimi”, dove ammassi di cadaveri oppure semplicemente dei singoli individui ci rammentano chiaramente quale sia il nostro destino, proiettandoci in una dimensione in cui la nostra coscienza non può evitare queste laceranti verità. “Dopo le visioni di cadaveri, spogli di tutti i requisiti esterni, di tutto il superfluo, privi di maschera dell’ipocrisia, delle distinzioni di cui si coprono gli uomini e la società – credo di aver scoperto la verità, di aver capito la verità – la terribile e tragica verità che mi è stato dato di toccare. (…)”, disse Zoran Music.
Proprio questo sapere, d’ora in poi Zoran Music non potrà fare a meno di applicarlo anche ai paesaggi, come le scarne colline senesi, oppure i brulli paesaggi rocciosi, i quali iniziano a parlarci, a sussurrarci quelle verità che si celano dietro l’apparente stasi delle cose. Dopo aver visto i suoi quadri, nessun paesaggio sarà più statico, ma si incomincerà ad intravedere quella vita che si nasconde dietro l’apparente tranquillità degli elementi.
In mostra esposta anche una veduta cittadina che precede l’esperienza del campo di concentramento, nella quale è possibile scorgere dietro questa esperienza giovanile, già alcuni aspetti che a breve dovranno manifestarsi nelle sintetiche vedute della città, dove una laguna sobria, che sembra placidamente giacere inerte, è in attesa di esprimere una sua profonda e millenaria realtà.
Del 1948 sono invece le quattro tempere che l’artista realizzò nel suo studio ubicato al conservatorio Benedetto Marcello a Venezia, una pittura su muro che poi riuscì a recuperare su un supporto fisso, una volta abbandonato il prestigioso atelier. Le opere rappresentano un nudo e una serie di motivi dalmati con gli amati cavallini, i quali attraverso la tecnica della tempera a muro assumono un lirismo ed una poeticità che non mancherà di sedurre il visitatore.
La mostra è accompagnata da un ampio catalogo trilingue (italiano, inglese e sloveno) con i testi del curatore Jean Clair ed Aurora Fonda.
Biografia artista:
Anton Zoran Music nasce nel 1909 a Gorizia, all’epoca città sotto il dominio austro-ungarico. Nel 1922 segue la famiglia in Austria, dove realizza i primi disegni. Tra il 1930 e il 1935 frequenta l’Accademia di Belle Arti a Zagabria, allievo del pittore croato Ljuba Babic, formatosi presso Von Stuck a Monaco. Sempre nel 1935, conclusi gli studi, soggiorna a Madrid e a Toledo. L’anno seguente risiede in Dalmazia. Partecipa a due mostre collettive a Zagabria e Lubiana (1941-1942). Nel 1944 le SS lo arrestano e lo deportano a Dachau. Dall’aprile del 1945 dopo la lunga odissea del viaggio di ritorno è libero e nel 1946 torna a Venezia. In questo periodo lavora intensamente ed incomincia a vendere le sue opere a prestigiosi collezionisti come la contessa Pecci-Blunt e la principessa Caetani. Soggiorna spesso in Svizzera, specie a Zurigo e vi esegue le prime litografie (1948), incide per la prima volta a puntasecca nel 1949 a Venezia (le più antiche acqueforti risalgono invece al 1955). Nel 1948 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia. Nel settembre del 1949 sposa Ida Cadorin-Barbarigo.
Vince, assieme a Corpora, il Premio Parigi per la pittura (1951), esponendo quindi alla Galérie de France a Parigi (1952), con la quale stipula un contratto che gli consente di stabilirsi nella città francese (1953). Si fa conoscere a New York (1953-1954), Londra e partecipa alla Quadriennale romana con una sala personale (1955). Ottiene il Premio della Grafica alla Biennale Internazionale di Venezia (1956), alla Biennale di Lubiana (1957) e il Premio UNESCO alla Biennale veneziana (1960). Nel frattempo incrementa l’attività d’incisore e, più tardi, di litografo.
Nel 1962 viene pubblicato il catalogo completo dei suoi disegni dal 1947 al 1961. Vanno citate le ampie retrospettive svoltesi a Parigi (1972), Darmstadt (1977), Venezia (1980), con particolare menzione delle mostre “Music opere” 1946-1985, Venezia, Ala Napoleonica e Museo Correr (1985) e “Zoran Music” all’Accademia di Francia in Roma (1992). La stessa presentata a Palazzo Reale a Milano. L'Albertina di Vienna presenta una esposizione di disegni. Nel 1994 espone al Centro Culturale Bancaixa a Valencia. Mentre nel 1995 si inaugura una grande retrospettiva a Parigi alle Gallerie Nazionali del Grand Palais. L'allestimento comprende 261 opere a cura del Commissario dell'esposizione Jean Clair. Alla fine dell'anno la Bayerische Akademie di Monaco di Baviera presenta a cura di Wieland Schmied l'esposizione "Gli anni della maturità". 1997 Sabina Schulze presenta la mostra che abbraccia tutta l'opera dal 1945 al 1997, allo Schirn Kunsthalle di Frankfurt.
Biografia curatore:
Jean Clair, all’anagrafe Gèrard Regnier, è critico d’arte e scrittore. Nasce nel 1940 a Parigi, dove si laurea in Lettere. Fondatore dei Cahiers del Musèe National d'art Modern, direttore dal 1990 del Musèe National Picasso, ha curato diverse mostre per il Centre Pompidou di Parigi, per il Musèe des Beaux-Arts di Montrèal, per il Grand Palais di Parigi e per Palazzo Grassi a Venezia. Nel 1995 è stato Commissario Generale alla Biennale di Venezia del Centenario. È autore di pubblicazioni su Duchamp, Bonnard, Delvaux, Henri Cartier-Bresson e di molti saggi teorici pubblicati da Gallimard. Ha curato numerose mostre frutto di un’ampia ricerca storico artistica, tra le quali “L’ âme au corp” e la recente dedicata al tema della Melanconia, dove una approfondito apparato teorico si evolve attraverso le rappresentazioni iconografiche offrendo allo spettatore dei percorsi inediti ed affascinanti.
25
maggio 2006
Anton Zoran Music (1909-2005)
Dal 25 maggio al 15 luglio 2006
arte contemporanea
Location
A PLUS A GALLERY
Venezia, Calle Malipiero (San Marco), 3073, (Venezia)
Venezia, Calle Malipiero (San Marco), 3073, (Venezia)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica 11-14 e 15-18
Vernissage
25 Maggio 2006, ore 18
Autore
Curatore