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Antonella Monzoni – Ferita armena
Mostra personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Nel centenario di una terribile sciagura umanitaria che pare dimenticata, il genocidio armeno del 1915 dove furono massacrate un milione mezzo di persone dal governo dei Giovani Turchi, vorrei contribuire alla conoscenza di questa tragedia con una mostra fotografica e con la pubblicazione di un libro.
Ho visitato più volte lʼArmenia, mi sono affidata agli incontri, alle visioni, al tormento dei paesaggi, alla bellezza antica e severa delle chiese e dei monasteri, e ho sentito la forte necessità di identità culturale e religiosa della gente armena, unita alla loro profonda e quasi leggendaria tristezza.”
“Le ferite dellʼArmenia sono diverse oltre al genocidio, chiamato Metz Yeghèrn (Grande Male), non ancora riconosciuto dalla autorità turche.
Il terribile terremoto del 1988, il crollo dellʼUnione Sovietica di cui era repubblica federata, la guerra fratricida durata quattro interminabili anni con il vicino Azerbaigian, lʼappartenenza alla Turchia del Monte Ararat, casa spirituale del popolo armeno, e le continue difficoltà politiche ed economiche hanno creato allʼArmenia troppe profonde ferite, mai rimarginate.”
(Antonella Monzoni)
Stampe ai pigmenti su carta 100% cotone. Scansioni da stampe originali analogiche
© Antonella Monzoni
“Malinconia, pioggia, neve, paesaggi battuti dal vento, miserevoli costruzioni sovietiche in disfacimento, cani che si azzuffano; e tanti, tristi fiori per terra, davanti alle aguzze lame del monumento del genocidio sulla Collina delle Rondini; ma sullo stesso sfondo anche pugni alzati, come un simbolo dellʼeterna lotta degli armeni perché si sappia, perché gli eventi terribili del 1915 non rimangano sepolti nellʼoblio. E poi gli sguardi, tanti sguardi: fieri, non sconfitti, ma sui quali pesa unʼinfinita, antica tristezza.
Eccola, la “ferita armena”. Un titolo che richiama, suggestiona, convince. Perché Antonella Monzoni cʼè andata, in questa Armenia notturna, e ha camminato lungo le strade e nei cimiteri, i troppi cimiteri dʼArmenia. Ha fotografato le millenarie pietre di questo paese, i pavimenti di lastre incise con le lettere meravigliose dellʼantico alfabeto, le massicce lastre tombali da cui freschi visi giovanili guardano riflessivamente, come da un altare, i superstiti piegati dalla fatica di vivere.”
(Antonia Arslan)
Ho visitato più volte lʼArmenia, mi sono affidata agli incontri, alle visioni, al tormento dei paesaggi, alla bellezza antica e severa delle chiese e dei monasteri, e ho sentito la forte necessità di identità culturale e religiosa della gente armena, unita alla loro profonda e quasi leggendaria tristezza.”
“Le ferite dellʼArmenia sono diverse oltre al genocidio, chiamato Metz Yeghèrn (Grande Male), non ancora riconosciuto dalla autorità turche.
Il terribile terremoto del 1988, il crollo dellʼUnione Sovietica di cui era repubblica federata, la guerra fratricida durata quattro interminabili anni con il vicino Azerbaigian, lʼappartenenza alla Turchia del Monte Ararat, casa spirituale del popolo armeno, e le continue difficoltà politiche ed economiche hanno creato allʼArmenia troppe profonde ferite, mai rimarginate.”
(Antonella Monzoni)
Stampe ai pigmenti su carta 100% cotone. Scansioni da stampe originali analogiche
© Antonella Monzoni
“Malinconia, pioggia, neve, paesaggi battuti dal vento, miserevoli costruzioni sovietiche in disfacimento, cani che si azzuffano; e tanti, tristi fiori per terra, davanti alle aguzze lame del monumento del genocidio sulla Collina delle Rondini; ma sullo stesso sfondo anche pugni alzati, come un simbolo dellʼeterna lotta degli armeni perché si sappia, perché gli eventi terribili del 1915 non rimangano sepolti nellʼoblio. E poi gli sguardi, tanti sguardi: fieri, non sconfitti, ma sui quali pesa unʼinfinita, antica tristezza.
Eccola, la “ferita armena”. Un titolo che richiama, suggestiona, convince. Perché Antonella Monzoni cʼè andata, in questa Armenia notturna, e ha camminato lungo le strade e nei cimiteri, i troppi cimiteri dʼArmenia. Ha fotografato le millenarie pietre di questo paese, i pavimenti di lastre incise con le lettere meravigliose dellʼantico alfabeto, le massicce lastre tombali da cui freschi visi giovanili guardano riflessivamente, come da un altare, i superstiti piegati dalla fatica di vivere.”
(Antonia Arslan)
07
novembre 2015
Antonella Monzoni – Ferita armena
Dal 07 novembre al 02 dicembre 2015
fotografia
Location
QR PHOTOGALLERY
Bologna, Via Sant'isaia, 90, (Bologna)
Bologna, Via Sant'isaia, 90, (Bologna)
Orario di apertura
Tutti i giorni ore 9.00-19.30
Vernissage
7 Novembre 2015, ore 18
Autore