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Antonello Matarazzo – In Vitro
Sono molti anni che Antonello Matarazzo lavora sull’iconografia della vanitas attraverso video monocanale, installazioni e lavori fotografici
Comunicato stampa
Segnala l'evento
IN VITRO - Cosmogonia della Vanitas
OPENING: 1 giugno 2018, ore 20.00
Palazzo Tupputi – Laboratorio urbano
Via Cardinale dell’Olio 30, Bisceglie
ORARI DI VISITA: Dal 1 al 29 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 21.
Per gruppi o scuole: dalle ore 10 alle 13, previa prenotazione.
INGRESSO LIBERO
AVVISTAMENTI WORKSHOPS 2 - 3 giugno 2018
“Antonello Matarazzo. Il morphing dell’anima”
Workshop di videoarte, attraverso l’uso del morphing
Massimo 10 iscritti da 16 anni in su (iscrizioni entro il 30 maggio)
ANTONELLO MATARAZZO: IN VITRO
COSMOGONIA DELLA VANITAS
Sono molti anni che Antonello Matarazzo lavora sull’iconografia della
vanitas attraverso video monocanale, installazioni e lavori fotografici.
Per l’artista non si tratta tanto (e semplicemente) di ricollegarsi a una
tradizione pittorica e figurativa, quanto di esplorare le possibilità di
elaborare allegorie fortemente simboliche in un’epoca – dominata dai
nuovi media – in cui l’invecchiamento fisico, il deterioramento corporeo e,
infine, la morte, diventa l’inevitabile parallelo di un più generale discorso
sull’obsolescenza del dispositivo e del supporto su cui sono trascritte le
immagini.
La dimensione cinetica del film conduce Matarazzo a mostrarci le
metamorfosi del corpo che avvengono sotto i nostri occhi: così in lavori
come Karma o Pneuma la texture di un volto rugoso scolpito dal tempo,
grazie al morphing – procedimento che da sempre contraddistingue
la sua poetica (ogni tecnica rimanda a una metafisica, scriveva André
Bazin) – diventa mappa delle sofferenze che si sono sedimentate con
il passare degli anni, messa a confronto con la corteccia e le nodosità
di un tronco d’albero. Ci troviamo di fronte a una metafora immediata e
vivente della natura che, inesorabilmente, fa il suo corso trasformando
incessantemente la materia.
Le immagini fotografiche che costituiscono la serie In vitro non possiedono,
naturalmente, l’elemento temporale. Eppure alla profondità della durata,
si sostituisce una tridimensionalità spaziale, data dai diversi strati di
plexiglas di cui si compone l’opera: ai volti di giovanissimi e anziani,
uomini e donne, si sovrappongono le riproduzioni di insetti che vivono
su più layers, dando l’impressione di essere animati ma soprattutto di
avere una loro fisicità che varca la soglia della rappresentazione e invade
lo spazio del reale. Qualcuno ha giustamente accennato al motivo della
musca depicta, altro rimando alla pittura, soprattutto quella fiamminga
del XVI secolo. Ma, sicuramente, in queste raffigurazioni di piccole
dimensioni emerge sempre il tema del memento mori, della “corruzione”
che contamina la natura portandola verso la putrefazione. Anche in questo
caso – come in Karma e Pneuma – a colpire maggiormente è la neutra
frontalità dei volti che ci fissano; il rigore geometrico in cui sono inscritti
e ingabbiati; la loro posa serena in attesa della dissoluzione. In realtà,
ricordando altri video di Matarazzo – La camera chiara, Veraznunt, che
lavorano sulla fissità del fotografico in relazione alla memoria di qualcosa
che è stato e che, illusoriamente, torna ad essere (il cinematografico) –
questi volti appartengono già al passato, sono già defunti.
Ma proviamo piuttosto a leggere In vitro non come allegoria della morte,
bensì della vita. La freddezza somatica di questi microritratti potrebbe
essere, invece, controbilanciata proprio dall’intervento degli insetti, in
quanto elementi vitali la cui presenza non vuole ricordarci la fragilità
dell’esistenza e ammonirci sulla vanità del tutto, ma diventa piuttosto
simbolo di rinascita, proprio come lo scarabeo nell’antico Egitto (il
kheperer, con funzioni magico-apotropaiche). In questo senso l’artista
non poteva non collegare alle opere oggettuali/fotografiche – che si fanno
corpo e che costituiscono un corpus, una galleria di figure in bilico tra bi e
tridimensionalità – alcune installazioni video: qui i volti di profilo appaiono
come pianeti attorno ai quali gli insetti disegnano le loro traiettorie. Il
diagramma delle rotazioni celesti, il reticolo che lentamente arricchisce
queste immagini, liberandole dalla fissità e affidandole al movimento,
possiede qualcosa di ritmico, di musicale: non a caso Matarazzo ha
rielaborato questi brevi video costruendo l’installazione audiovisiva In-
Secto-symphoniae, con la musica della compositrice e sound designer
Rosella Clementi e la voce di Maria Pia De Vito, nota sperimentatrice
vocale in ambito jazzistico. L’installazione site specific sarà presentata in
anteprima nell’ambito della Biennale di Arte Contemporanea di Salerno.
Questo lavoro a sei mani ruota intorno al concetto di geometria sonora
prodotta mediante la ricerca di rapporti algoritmici tra i vari suoni in
gioco diffusi con un dispositivo multicanale.
Nei video che compongono la mostra In vitro, così come nell’installazione
In-tro-sectum, il tema della vanitas si configura come scrittura
cosmogonica, animazione digitale che si espande nello spazio (in senso
concreto, ovvero espositivo ma anche stellare), tracciato circolare e
frammentato che si protrae idealmente all’infinito e collega il volto
all’universo, il microcosmo al macrocosmo. Il segno della mortalità si
rovescia, dunque, nel suo contrario, vitalità in espansione: la figura
dell’insetto diventa misura di tutte le cose, elemento di intermediazione
tra sacro e profano, umano e celeste, fisico e spirituale, consegnando i
volti di In vitro a quell’immortalità che è propria dell’arte.
Bruno Di Marino
OPENING: 1 giugno 2018, ore 20.00
Palazzo Tupputi – Laboratorio urbano
Via Cardinale dell’Olio 30, Bisceglie
ORARI DI VISITA: Dal 1 al 29 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 21.
Per gruppi o scuole: dalle ore 10 alle 13, previa prenotazione.
INGRESSO LIBERO
AVVISTAMENTI WORKSHOPS 2 - 3 giugno 2018
“Antonello Matarazzo. Il morphing dell’anima”
Workshop di videoarte, attraverso l’uso del morphing
Massimo 10 iscritti da 16 anni in su (iscrizioni entro il 30 maggio)
ANTONELLO MATARAZZO: IN VITRO
COSMOGONIA DELLA VANITAS
Sono molti anni che Antonello Matarazzo lavora sull’iconografia della
vanitas attraverso video monocanale, installazioni e lavori fotografici.
Per l’artista non si tratta tanto (e semplicemente) di ricollegarsi a una
tradizione pittorica e figurativa, quanto di esplorare le possibilità di
elaborare allegorie fortemente simboliche in un’epoca – dominata dai
nuovi media – in cui l’invecchiamento fisico, il deterioramento corporeo e,
infine, la morte, diventa l’inevitabile parallelo di un più generale discorso
sull’obsolescenza del dispositivo e del supporto su cui sono trascritte le
immagini.
La dimensione cinetica del film conduce Matarazzo a mostrarci le
metamorfosi del corpo che avvengono sotto i nostri occhi: così in lavori
come Karma o Pneuma la texture di un volto rugoso scolpito dal tempo,
grazie al morphing – procedimento che da sempre contraddistingue
la sua poetica (ogni tecnica rimanda a una metafisica, scriveva André
Bazin) – diventa mappa delle sofferenze che si sono sedimentate con
il passare degli anni, messa a confronto con la corteccia e le nodosità
di un tronco d’albero. Ci troviamo di fronte a una metafora immediata e
vivente della natura che, inesorabilmente, fa il suo corso trasformando
incessantemente la materia.
Le immagini fotografiche che costituiscono la serie In vitro non possiedono,
naturalmente, l’elemento temporale. Eppure alla profondità della durata,
si sostituisce una tridimensionalità spaziale, data dai diversi strati di
plexiglas di cui si compone l’opera: ai volti di giovanissimi e anziani,
uomini e donne, si sovrappongono le riproduzioni di insetti che vivono
su più layers, dando l’impressione di essere animati ma soprattutto di
avere una loro fisicità che varca la soglia della rappresentazione e invade
lo spazio del reale. Qualcuno ha giustamente accennato al motivo della
musca depicta, altro rimando alla pittura, soprattutto quella fiamminga
del XVI secolo. Ma, sicuramente, in queste raffigurazioni di piccole
dimensioni emerge sempre il tema del memento mori, della “corruzione”
che contamina la natura portandola verso la putrefazione. Anche in questo
caso – come in Karma e Pneuma – a colpire maggiormente è la neutra
frontalità dei volti che ci fissano; il rigore geometrico in cui sono inscritti
e ingabbiati; la loro posa serena in attesa della dissoluzione. In realtà,
ricordando altri video di Matarazzo – La camera chiara, Veraznunt, che
lavorano sulla fissità del fotografico in relazione alla memoria di qualcosa
che è stato e che, illusoriamente, torna ad essere (il cinematografico) –
questi volti appartengono già al passato, sono già defunti.
Ma proviamo piuttosto a leggere In vitro non come allegoria della morte,
bensì della vita. La freddezza somatica di questi microritratti potrebbe
essere, invece, controbilanciata proprio dall’intervento degli insetti, in
quanto elementi vitali la cui presenza non vuole ricordarci la fragilità
dell’esistenza e ammonirci sulla vanità del tutto, ma diventa piuttosto
simbolo di rinascita, proprio come lo scarabeo nell’antico Egitto (il
kheperer, con funzioni magico-apotropaiche). In questo senso l’artista
non poteva non collegare alle opere oggettuali/fotografiche – che si fanno
corpo e che costituiscono un corpus, una galleria di figure in bilico tra bi e
tridimensionalità – alcune installazioni video: qui i volti di profilo appaiono
come pianeti attorno ai quali gli insetti disegnano le loro traiettorie. Il
diagramma delle rotazioni celesti, il reticolo che lentamente arricchisce
queste immagini, liberandole dalla fissità e affidandole al movimento,
possiede qualcosa di ritmico, di musicale: non a caso Matarazzo ha
rielaborato questi brevi video costruendo l’installazione audiovisiva In-
Secto-symphoniae, con la musica della compositrice e sound designer
Rosella Clementi e la voce di Maria Pia De Vito, nota sperimentatrice
vocale in ambito jazzistico. L’installazione site specific sarà presentata in
anteprima nell’ambito della Biennale di Arte Contemporanea di Salerno.
Questo lavoro a sei mani ruota intorno al concetto di geometria sonora
prodotta mediante la ricerca di rapporti algoritmici tra i vari suoni in
gioco diffusi con un dispositivo multicanale.
Nei video che compongono la mostra In vitro, così come nell’installazione
In-tro-sectum, il tema della vanitas si configura come scrittura
cosmogonica, animazione digitale che si espande nello spazio (in senso
concreto, ovvero espositivo ma anche stellare), tracciato circolare e
frammentato che si protrae idealmente all’infinito e collega il volto
all’universo, il microcosmo al macrocosmo. Il segno della mortalità si
rovescia, dunque, nel suo contrario, vitalità in espansione: la figura
dell’insetto diventa misura di tutte le cose, elemento di intermediazione
tra sacro e profano, umano e celeste, fisico e spirituale, consegnando i
volti di In vitro a quell’immortalità che è propria dell’arte.
Bruno Di Marino
01
giugno 2018
Antonello Matarazzo – In Vitro
Dal primo al 29 giugno 2018
arte contemporanea
Location
PALAZZO TUPPUTI
Bisceglie, Via Cardinale Dell'olio, 30, (Barletta-andria-trani)
Bisceglie, Via Cardinale Dell'olio, 30, (Barletta-andria-trani)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì, dalle ore 18 alle 21.
Per gruppi o scuole: dalle ore 10 alle 13, previa prenotazione
Vernissage
1 Giugno 2018, ore 20
Autore