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Antonello Ottonello / Stefano Raccis / Michela Mua – Salmo21
Tre artisti interpreti di forme d’arte
diverse danno vita alla rappresentazione laica del Salmo di Re David, ossia di
una delle immagini più visibili della sofferenza dell’uomo, della sua aspettativa di salvezza, e della sua ricerca di Dio
Comunicato stampa
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Le mie spine per una corona
E’ una giornata di sole e il vento ha cessato di soffiare sulla terrazza del maestro Ottonello. I raggi filtrano dalle finestre animando le pareti su cui si aggrappano sensibili diorami di uno spirito attento ai fragili equilibri della natura. La tv passa un telegiornale, il caffè è sul fuoco: i mali del mondo contrappuntano con il gorgogliare della caffettiera. Sul tavolo si assiepano gli strumenti di lavoro attenti e silenziosi, trepidanti e in attesa. Ma oggi no, oggi si lavora en plein air. Le porte finestre si aprono e le piante incuriosite sorridono alle prossime attenzioni a cui sono abituate, eppure il maestro non è lì per loro: è uscito ad intrecciar le spine.
Le aveva colte, qualche giorno prima, con un amico, attore di razza, e la sua compagna, sensibile coreografa, per un progetto che avrebbe trattato il difficile tema del dolore . Tutto è nato per un legame d’affetto: Stefano, così si chiama l’attore, ha sempre amato il Salmo 21 perché portatore di messaggi universali e dedicato alle sofferenze del mondo. Su di esso avrebbe voluto creare un’azione performativa dove, oltre alla parola, sarebbe intervenuta la danza, sulle coreografie di Michela, perché nel mondo ebraico considerata espressione di lode all’Eterno. Ma mancava qualcosa, un simbolo, una sintesi. Così chiese a lui, l’artista che poco prima gli venisse completato il progetto aveva già detto sì: “ti farò una corona di spine”.
Son passati circa quindici anni da quando Ottonello ha trovato nell’Euphorbia Millii detta “spina di Cristo”, un potentissimo elemento simbolico, generosamente offerto da madre natura; da quel momento, in molte opere, la spina è comparsa per veicolare intensi brani della sua poetica, ora come pioggia su paesaggi di carne, ora per cucire strappi e ferite. Dalle sue mani hanno preso forma metafore di tessuti straziati capaci di trovare e assorbire, dalla spina, elevati valori taumaturgici: dopo tutto la cicatrice racconta un dolore superato. Antonello Ottonello conosce bene il costo di ogni sua cicatrice e su ognuna di esse potrebbe imbastire un racconto, ma non sarebbero storie tristi perché parlano di coraggio, di attaccamento alla vita, di dignità.
Il sorriso lo accompagna mentre, chinandosi, raccoglie i rami; una luce calda si poggia sul collo come nel Cristo di Vienna di Caravaggio, per lui, per tutti, deve forgiare una corona. Piega gli arbusti e li lega con spaghi stillati di rosso porpora fusi col sangue delle ferite: le spine non fanno sconti. Nella mente lo accompagna il Salmo di Davide sulle cui parole prenderà vita l’umanità intera incarnata in un solo danzatore.
Mentre le campane delle chiese invitano ai riti della Pasqua, un piccolo spazio, tramutatosi in laica cappella, accoglie, senza alcuna differenza, ogni individuo che crede nell’uomo, battuto, martoriato, avvilito, eppure capace di rimettersi in piedi per amore.
Efisio Carbone
Il Libro dei Salmi è uno dei testi che compongono la Bibbia ebraica, quella cristiana e lo Zabur islamico. Secondo la tradizione i salmi furono composti dal Re Davide, ma la critica moderna li considera invece il prodotto di vari autori o gruppi di autori. Questi testi poetici di preghiera costituiscono per il giudaismo il testo della fede pura per eccellenza; per i Cristiani sono le preghiere dell'Antico Testamento e del popolo ebraico nella sua millenaria esperienza religiosa; per i Cattolici sono testi recitati da Gesù Cristo, dalla Vergine Maria, dagli apostoli. Nella Chiesa cattolica i salmi vengono ancora regolarmente utilizzati nella liturgia eucaristica e nella liturgia delle ore.
Il salmo per eccellenza della settimana santa è sicuramente il Salmo 21, "Esaudimento del giusto provato dalla sofferenza".
•Antonello Ottonello, Stefano Raccis e Michela Mua, tre artisti interpreti di forme d'arte diverse danno vita nello Spazio InVisibile alla rappresentazione laica di questo Salmo, ossia di una delle immagini più visibili della sofferenza dell'uomo, della sua aspettativa di salvezza, e della sua ricerca di Dio o di un qualcosa al di sopra dell'Umanità; una ricerca che riguarda l'uomo di qualsiasi fede e anche quello che ne sia apparentemente privo.
•Nel cuore dei quartieri storici della città, attraversati nelle stesse ore dalle processioni e dai riti delle confraternite, Salmo 21 offre a chi crede e a chi non crede una via laica ed artistica di silenzio e raccoglimento, quasi una cappella laica, e al tempo stesso fortemente spirituale, nel cuore della Marina.
L'arte visiva, la recitazione e la danza unite nel ricordare l'ansia di salvezza e di redenzione di ogni uomo che sperimenta il dolore, e ancora di più il dolore innocente.
Nel'operazione, a cura di Efisio Carbone, le spine dell'Acacia Horrida (la cosiddetta Spina Christi) nell'arte di Ottonello, il video di Angelo Montis, il Salmo 21 recitato da Stefano Raccis e la coreografia di Michela Mua per la danza di Matteo Viola, del Centro Studi DanzArte di Uta.
Salmo 21
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza»: sono le parole del mio lamento. Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele. In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi. Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico». Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. Mi circondano tori numerosi, mi assediano tori di Basan. Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce. Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. E' arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto. Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto. Scampami dalla spada, dalle unghie del cane la mia vita. Salvami dalla bocca del leone e dalle corna dei bufali. Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea. Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema tutta la stirpe di Israele; perché egli non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito. Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: «Viva il loro cuore per sempre». Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli. Poiché il regno è del Signore, egli domina su tutte le nazioni. A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l'opera del Signore!».
E’ una giornata di sole e il vento ha cessato di soffiare sulla terrazza del maestro Ottonello. I raggi filtrano dalle finestre animando le pareti su cui si aggrappano sensibili diorami di uno spirito attento ai fragili equilibri della natura. La tv passa un telegiornale, il caffè è sul fuoco: i mali del mondo contrappuntano con il gorgogliare della caffettiera. Sul tavolo si assiepano gli strumenti di lavoro attenti e silenziosi, trepidanti e in attesa. Ma oggi no, oggi si lavora en plein air. Le porte finestre si aprono e le piante incuriosite sorridono alle prossime attenzioni a cui sono abituate, eppure il maestro non è lì per loro: è uscito ad intrecciar le spine.
Le aveva colte, qualche giorno prima, con un amico, attore di razza, e la sua compagna, sensibile coreografa, per un progetto che avrebbe trattato il difficile tema del dolore . Tutto è nato per un legame d’affetto: Stefano, così si chiama l’attore, ha sempre amato il Salmo 21 perché portatore di messaggi universali e dedicato alle sofferenze del mondo. Su di esso avrebbe voluto creare un’azione performativa dove, oltre alla parola, sarebbe intervenuta la danza, sulle coreografie di Michela, perché nel mondo ebraico considerata espressione di lode all’Eterno. Ma mancava qualcosa, un simbolo, una sintesi. Così chiese a lui, l’artista che poco prima gli venisse completato il progetto aveva già detto sì: “ti farò una corona di spine”.
Son passati circa quindici anni da quando Ottonello ha trovato nell’Euphorbia Millii detta “spina di Cristo”, un potentissimo elemento simbolico, generosamente offerto da madre natura; da quel momento, in molte opere, la spina è comparsa per veicolare intensi brani della sua poetica, ora come pioggia su paesaggi di carne, ora per cucire strappi e ferite. Dalle sue mani hanno preso forma metafore di tessuti straziati capaci di trovare e assorbire, dalla spina, elevati valori taumaturgici: dopo tutto la cicatrice racconta un dolore superato. Antonello Ottonello conosce bene il costo di ogni sua cicatrice e su ognuna di esse potrebbe imbastire un racconto, ma non sarebbero storie tristi perché parlano di coraggio, di attaccamento alla vita, di dignità.
Il sorriso lo accompagna mentre, chinandosi, raccoglie i rami; una luce calda si poggia sul collo come nel Cristo di Vienna di Caravaggio, per lui, per tutti, deve forgiare una corona. Piega gli arbusti e li lega con spaghi stillati di rosso porpora fusi col sangue delle ferite: le spine non fanno sconti. Nella mente lo accompagna il Salmo di Davide sulle cui parole prenderà vita l’umanità intera incarnata in un solo danzatore.
Mentre le campane delle chiese invitano ai riti della Pasqua, un piccolo spazio, tramutatosi in laica cappella, accoglie, senza alcuna differenza, ogni individuo che crede nell’uomo, battuto, martoriato, avvilito, eppure capace di rimettersi in piedi per amore.
Efisio Carbone
Il Libro dei Salmi è uno dei testi che compongono la Bibbia ebraica, quella cristiana e lo Zabur islamico. Secondo la tradizione i salmi furono composti dal Re Davide, ma la critica moderna li considera invece il prodotto di vari autori o gruppi di autori. Questi testi poetici di preghiera costituiscono per il giudaismo il testo della fede pura per eccellenza; per i Cristiani sono le preghiere dell'Antico Testamento e del popolo ebraico nella sua millenaria esperienza religiosa; per i Cattolici sono testi recitati da Gesù Cristo, dalla Vergine Maria, dagli apostoli. Nella Chiesa cattolica i salmi vengono ancora regolarmente utilizzati nella liturgia eucaristica e nella liturgia delle ore.
Il salmo per eccellenza della settimana santa è sicuramente il Salmo 21, "Esaudimento del giusto provato dalla sofferenza".
•Antonello Ottonello, Stefano Raccis e Michela Mua, tre artisti interpreti di forme d'arte diverse danno vita nello Spazio InVisibile alla rappresentazione laica di questo Salmo, ossia di una delle immagini più visibili della sofferenza dell'uomo, della sua aspettativa di salvezza, e della sua ricerca di Dio o di un qualcosa al di sopra dell'Umanità; una ricerca che riguarda l'uomo di qualsiasi fede e anche quello che ne sia apparentemente privo.
•Nel cuore dei quartieri storici della città, attraversati nelle stesse ore dalle processioni e dai riti delle confraternite, Salmo 21 offre a chi crede e a chi non crede una via laica ed artistica di silenzio e raccoglimento, quasi una cappella laica, e al tempo stesso fortemente spirituale, nel cuore della Marina.
L'arte visiva, la recitazione e la danza unite nel ricordare l'ansia di salvezza e di redenzione di ogni uomo che sperimenta il dolore, e ancora di più il dolore innocente.
Nel'operazione, a cura di Efisio Carbone, le spine dell'Acacia Horrida (la cosiddetta Spina Christi) nell'arte di Ottonello, il video di Angelo Montis, il Salmo 21 recitato da Stefano Raccis e la coreografia di Michela Mua per la danza di Matteo Viola, del Centro Studi DanzArte di Uta.
Salmo 21
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza»: sono le parole del mio lamento. Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. Eppure tu abiti la santa dimora, tu, lode di Israele. In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi. Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico». Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre. Al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. Da me non stare lontano, poiché l'angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. Mi circondano tori numerosi, mi assediano tori di Basan. Spalancano contro di me la loro bocca come leone che sbrana e ruggisce. Come acqua sono versato, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. E' arido come un coccio il mio palato, la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto. Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Essi mi guardano, mi osservano: si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto. Scampami dalla spada, dalle unghie del cane la mia vita. Salvami dalla bocca del leone e dalle corna dei bufali. Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea. Lodate il Signore, voi che lo temete, gli dia gloria la stirpe di Giacobbe, lo tema tutta la stirpe di Israele; perché egli non ha disprezzato né sdegnato l'afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito. Sei tu la mia lode nella grande assemblea, scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano: «Viva il loro cuore per sempre». Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli. Poiché il regno è del Signore, egli domina su tutte le nazioni. A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. E io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunzieranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l'opera del Signore!».
16
aprile 2014
Antonello Ottonello / Stefano Raccis / Michela Mua – Salmo21
Dal 16 al 26 aprile 2014
performance - happening
Location
(IN)VISIBILE
Cagliari, Via Barcellona, 75, (Cagliari)
Cagliari, Via Barcellona, 75, (Cagliari)
Orario di apertura
da lunedi alla domenica ore 18 in poi
Vernissage
16 Aprile 2014, h 18
Autore