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Antonino Milotta – Dissonanze
La video installazione di Antonino Milotta rivela il proprio valore artistico e culturale in una contraddizione forte che si manifesta esplicitamente come tale soltanto nella sintesi verbale, piuttosto allusiva, del titolo, “Dissonanze”…
Comunicato stampa
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La video installazione di Antonino Milotta rivela il proprio valore artistico e culturale in una contraddizione forte che si manifesta esplicitamente come tale soltanto nella sintesi verbale, piuttosto allusiva, del titolo, “Dissonanze”.
Nell’opera la carne la è protagonista ribelle e perdente perché, restringendosi nel video, unico spazio iconico di rappresentazione possibile, concede la più facile delle vittorie al virtuale: il valore pre-linguistico del corpo, pur sfidando il digitale, soggiace ad esso.
I cavi colonizzano una sensibilità corporea pienamente esibita, la dominano e le donano linfa, a tempo limitato di trasmissione, s ì da enfatizzare la riscoperta dell’io corporeo e, altres ì, la disintegrazione di quello stesso io nella frammentazione odierna del “tutto che si vede”.
La performance in video stimola il voyeurismo ipnotico del fruitore e lo invita a compartecipare di nascosto all’atto tele-diretto di blanda tortura del soggetto e, nondimeno, a manovrare logiche schizofreniche di quiete e di movimento.
L’installazione di Antonino Milotta si presenta come un microcosmo incarcerato e isolato dai flussi eraclitei intorno mediante un pannello in legno bianco, che, per di più, funge da spartiacque fra il Tempo estensivo e il Tempo intensivo, e rispetto al Tempo tenta il difficile colpo dell’Incarnazione.
“Dissonanze, impulsi elettrici” ha un background artistico piuttosto consolidato alle spalle, si pensi solo all’ “Epizoo” di Marcel L ì. Antunez Roca, di cui Milotta accarezza e acquisisce i cliché performativi, limitandosi, tuttavia, a mantenere il filo nodale che lo ricongiunge alla storia dell’arte appena precedente.
Il soggetto in video sopporta l’emergenza tecnologica e l’alienazione del visivo, finché viene esteriormente alimentato da queste; infatti, sospesa l’emissione di energia, spariscono i rumori della festa globale, e l’uomo torna ad uno stato di primigenia armonia e di appartenenza a se stesso, sebbene resti immobile e afasico.
Lo stile di Milotta tende a penetrare il reale per disarticolarlo in una forma di mimesi artistica, quale quella della video-installazione, che eccede, attraverso l’esuberanza dell’interfaccia digitale, il reale stesso. L’artista gioca una vecchia partita fra l’essere e l’apparire, addendi secolari di un’operazione complessa o irrisolta, e fa scendere nell’arena delle finzioni artistiche il proprio corpo tragico, in cui si consumano i compromessi d i s sonant i di una difficile Libertà.
Antonino Milotta, 1984 Alcamo (TP). Vive e lavora tra Alcamo e Milano. Artista poliedrico che utilizza pittura, fotografia, installazione, performance e video. Crede nella potenzialità espressiva di ogni medium, in grado di creare opere diverse pur rimanendo sempre coerenti con la propria personalità artistica
Nell’opera la carne la è protagonista ribelle e perdente perché, restringendosi nel video, unico spazio iconico di rappresentazione possibile, concede la più facile delle vittorie al virtuale: il valore pre-linguistico del corpo, pur sfidando il digitale, soggiace ad esso.
I cavi colonizzano una sensibilità corporea pienamente esibita, la dominano e le donano linfa, a tempo limitato di trasmissione, s ì da enfatizzare la riscoperta dell’io corporeo e, altres ì, la disintegrazione di quello stesso io nella frammentazione odierna del “tutto che si vede”.
La performance in video stimola il voyeurismo ipnotico del fruitore e lo invita a compartecipare di nascosto all’atto tele-diretto di blanda tortura del soggetto e, nondimeno, a manovrare logiche schizofreniche di quiete e di movimento.
L’installazione di Antonino Milotta si presenta come un microcosmo incarcerato e isolato dai flussi eraclitei intorno mediante un pannello in legno bianco, che, per di più, funge da spartiacque fra il Tempo estensivo e il Tempo intensivo, e rispetto al Tempo tenta il difficile colpo dell’Incarnazione.
“Dissonanze, impulsi elettrici” ha un background artistico piuttosto consolidato alle spalle, si pensi solo all’ “Epizoo” di Marcel L ì. Antunez Roca, di cui Milotta accarezza e acquisisce i cliché performativi, limitandosi, tuttavia, a mantenere il filo nodale che lo ricongiunge alla storia dell’arte appena precedente.
Il soggetto in video sopporta l’emergenza tecnologica e l’alienazione del visivo, finché viene esteriormente alimentato da queste; infatti, sospesa l’emissione di energia, spariscono i rumori della festa globale, e l’uomo torna ad uno stato di primigenia armonia e di appartenenza a se stesso, sebbene resti immobile e afasico.
Lo stile di Milotta tende a penetrare il reale per disarticolarlo in una forma di mimesi artistica, quale quella della video-installazione, che eccede, attraverso l’esuberanza dell’interfaccia digitale, il reale stesso. L’artista gioca una vecchia partita fra l’essere e l’apparire, addendi secolari di un’operazione complessa o irrisolta, e fa scendere nell’arena delle finzioni artistiche il proprio corpo tragico, in cui si consumano i compromessi d i s sonant i di una difficile Libertà.
Antonino Milotta, 1984 Alcamo (TP). Vive e lavora tra Alcamo e Milano. Artista poliedrico che utilizza pittura, fotografia, installazione, performance e video. Crede nella potenzialità espressiva di ogni medium, in grado di creare opere diverse pur rimanendo sempre coerenti con la propria personalità artistica
18
marzo 2010
Antonino Milotta – Dissonanze
Dal 18 al 31 marzo 2010
arte contemporanea
performance - happening
giovane arte
performance - happening
giovane arte
Location
ASSOCIAZIONE ESTRO
Bergamo, Via Zambonate, 33, (Bergamo)
Bergamo, Via Zambonate, 33, (Bergamo)
Orario di apertura
mar-ven 18/22
sab-dom 16/20
Vernissage
18 Marzo 2010, ore 20.00
Autore