Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Antonio Biasiucci – Ex voto
Uno dei lavori più importanti di Antonio Biasiucci, esposto nel 2007 in forma parziale ed oggi, per la prima volta, offerto al pubblico insieme ad una selezione di scatti rimasti inediti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Esposto nel 2007 al Festival della Fotografia di Roma, Ex voto si compone in origine di una serie di trentadue fotografie che, raccolte in una cartella tirata in soli dieci esemplari è andata presto esaurita.
In quella occasione, tuttavia, non furono utilizzate in mostra tutte le immagini. Oggi, per la prima volta, nella mostra che la Galleria Studio presenta, si offrono al pubblico, insieme agli scatti già noti anche altri in precedenza mai utilizzati.
Per comprendere il senso profondo di questo lavoro occorre domandarsi quale rapporto sussista tra le fotografie di Biasiucci e la realtà. Il punto di partenza di questo lavoro è largamente autobiografico. In molte di queste immagini il fotografo rivive la scomparsa della madre, la malattia del padre, rappresenta se stesso e i momenti significativi della sua vita . Il rapporto che lega il fotografo a questi ex voto ha una natura simbolica o, più eminentemente, magica. Questi idoletti sono letteralmente segnacoli di qualcos’altro, hanno cioè la capacità di rappresentare il corpo di un individuo reale, di trasferire su di esso la grazia. Per Biasiucci, queste figure sbalzate nell’argento sono parti di un mondo reale, pienamente reale anche se irrazionale, reale perché molta è ancor oggi la gente nella sua città a credere ai miracoli. Che cosa vi è di più reale dell’irrazionale? Anche questo è un universo, molto più consistente di quanto una parte ristretta, incredula e razionale della società sia disposta a concedere. Un universo popolato di teschi, di ex voto e di anime pezzentelle, nel quale la prossimità della morte svolge un ruolo costante e determinante nella vita quotidiana di molti individui. Non basterà mai né clero né spocchia d’intellettuali a sconfessarli.
Queste fotografie non sarebbero tanto potenti e toccanti se Biasiucci le avesse fotografate con gli occhi distaccati dell’intellettuale, e ce le avrebbe mostrate come oggetti di culto o come opere d’arte; ed invece ce le presenta quali per lui veramente sono: quali anime. Di questa loro natura profonda è capace di farci scoprire la presenza e la vitalità, l’essere rito-in-atto. Biasiucci non si limita a rappresentare degli oggetti: ne invera il potere, nella loro intatta efficacia. In ciò sta l’originalità di questo grande fotografo: nell’essere, allo stesso tempo, partecipe e artefice del suo universo immaginario. Creatore ed insieme abitante del mondo che, attraverso le sue fotografie, continuamente ricostruisce ed offre ai nostri occhi.
Antonio Biasiucci. Biografia.
Nato a Dragoni (Caserta) nel 1961, figlio di un noto fotografo commerciale, Antonio Biasiucci inizia la sua carriera nel 1984 con Dove non è mai sera, ambientato nel suo paese natale, come Vapori, il suo secondo volume pubblicato nel 1989. Dal principio degli anni Ottanta, Biasiucci si trasferisce a Napoli, legandosi d’amicizia tra il 1987 e il 1993 con Antonio Neiwiller, un attore e regista teatrale. Dal teatro di avanguardia Biasiucci scopre l’importanza del gesto e di una luce particolare: tagli di fari che squarciano l’oscurità, rivelando, nel buio più impenetrabile, il dettaglio di un corpo, un frammento di pelle, lo spasmo di una mano. Testimoniano questa trasformazione le fotografie pubblicate in Corpus, nel 1995, cui fanno seguito Magma, 1998, e Vacche, 2000.
Dal 1984, Biasiucci collabora con l’Osservatorio vesuviano. Partecipa alle missioni dei vulcanologi, raccogliendo quei materiali che, quindici anni più tardi, vedranno la luce in Magma. L’impredittibile energia dei vulcani, il sobbollire del fango, le forme della lava costituiscono il tema di questo lavoro: un viaggio all’origine del tempo, nell’utero primordiale della Terra.
Proprio a partire da Magma, Biasiucci modifica radicalmente il rapporto con il proprio lavoro. Piuttosto che per singole immagini, rielabora il suo lavoro per serie o per sequenze. L’insieme della narrazione e la scelta degli accostamenti acquistano una importanza persino maggiore rispetto alle qualità intrinseche e alla leggibilità delle singole fotografie. Per Biasiucci, è una scoperta gravida di conseguenze. Il fotografo estende i limiti del suo mestiere: sempre più spesso interverrà personalmente nella realizzazione dei libri e degli allestimenti. Sono gli anni in cui Biasiucci comincia ad affermarsi sulla scena europea. Nel 1995, espone Corpus al Musée de l’Elysée di Losanna, a Lione, a Rennes e a Modena; l’anno dopo a Firenze e ad Urbino. Nel 1996, espone la serie dedicata ai vulcani al Mois de la Photo di Parigi; nel 1997, Corpus ancora a Tolosa. Magma girerà costantemente a partire dal 1998: sarà esposto a Parigi, a New York, a Napoli, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Pubblicato nel 2004, Res trae spunto dal conflitto in Kosovo e in Serbia. Come rappresentare gli effetti devastanti di una guerra attraverso una allegoria? Biasiucci ricostruisce un’ambientazione da fantascienza: un mondo desolato, popolato da animali imbalsamati e volti mummificati, con gli occhi sbarrati, le bocche spalancate in urla prive di suono.
Due altri lavori notevoli Biasiucci ha prodotto negli ultimi anni. Nel dicembre 2009, ha esposto al Museo Madre di Napoli una serie intitolata Volti, tratti dai calchi delle teste di uomini e donne africani, conservati presso il Museo di Antropologia dell’Università Federico II. Il secondo lavoro si intitola Pani, ed è stato esposto al Museo di Capodimonte nel 2011.
Biasiucci è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Nel 1992 ha vinto ad Arles il premio "European Kodak Panorama". Per il volume Res: Lo stato delle cose, ha vinto il Kraszna-Krausz Photography Book Awards a Londra nel marzo 2005 e il premio Bastianelli a Roma nell’aprile dello stesso anno.
Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico).
In quella occasione, tuttavia, non furono utilizzate in mostra tutte le immagini. Oggi, per la prima volta, nella mostra che la Galleria Studio presenta, si offrono al pubblico, insieme agli scatti già noti anche altri in precedenza mai utilizzati.
Per comprendere il senso profondo di questo lavoro occorre domandarsi quale rapporto sussista tra le fotografie di Biasiucci e la realtà. Il punto di partenza di questo lavoro è largamente autobiografico. In molte di queste immagini il fotografo rivive la scomparsa della madre, la malattia del padre, rappresenta se stesso e i momenti significativi della sua vita . Il rapporto che lega il fotografo a questi ex voto ha una natura simbolica o, più eminentemente, magica. Questi idoletti sono letteralmente segnacoli di qualcos’altro, hanno cioè la capacità di rappresentare il corpo di un individuo reale, di trasferire su di esso la grazia. Per Biasiucci, queste figure sbalzate nell’argento sono parti di un mondo reale, pienamente reale anche se irrazionale, reale perché molta è ancor oggi la gente nella sua città a credere ai miracoli. Che cosa vi è di più reale dell’irrazionale? Anche questo è un universo, molto più consistente di quanto una parte ristretta, incredula e razionale della società sia disposta a concedere. Un universo popolato di teschi, di ex voto e di anime pezzentelle, nel quale la prossimità della morte svolge un ruolo costante e determinante nella vita quotidiana di molti individui. Non basterà mai né clero né spocchia d’intellettuali a sconfessarli.
Queste fotografie non sarebbero tanto potenti e toccanti se Biasiucci le avesse fotografate con gli occhi distaccati dell’intellettuale, e ce le avrebbe mostrate come oggetti di culto o come opere d’arte; ed invece ce le presenta quali per lui veramente sono: quali anime. Di questa loro natura profonda è capace di farci scoprire la presenza e la vitalità, l’essere rito-in-atto. Biasiucci non si limita a rappresentare degli oggetti: ne invera il potere, nella loro intatta efficacia. In ciò sta l’originalità di questo grande fotografo: nell’essere, allo stesso tempo, partecipe e artefice del suo universo immaginario. Creatore ed insieme abitante del mondo che, attraverso le sue fotografie, continuamente ricostruisce ed offre ai nostri occhi.
Antonio Biasiucci. Biografia.
Nato a Dragoni (Caserta) nel 1961, figlio di un noto fotografo commerciale, Antonio Biasiucci inizia la sua carriera nel 1984 con Dove non è mai sera, ambientato nel suo paese natale, come Vapori, il suo secondo volume pubblicato nel 1989. Dal principio degli anni Ottanta, Biasiucci si trasferisce a Napoli, legandosi d’amicizia tra il 1987 e il 1993 con Antonio Neiwiller, un attore e regista teatrale. Dal teatro di avanguardia Biasiucci scopre l’importanza del gesto e di una luce particolare: tagli di fari che squarciano l’oscurità, rivelando, nel buio più impenetrabile, il dettaglio di un corpo, un frammento di pelle, lo spasmo di una mano. Testimoniano questa trasformazione le fotografie pubblicate in Corpus, nel 1995, cui fanno seguito Magma, 1998, e Vacche, 2000.
Dal 1984, Biasiucci collabora con l’Osservatorio vesuviano. Partecipa alle missioni dei vulcanologi, raccogliendo quei materiali che, quindici anni più tardi, vedranno la luce in Magma. L’impredittibile energia dei vulcani, il sobbollire del fango, le forme della lava costituiscono il tema di questo lavoro: un viaggio all’origine del tempo, nell’utero primordiale della Terra.
Proprio a partire da Magma, Biasiucci modifica radicalmente il rapporto con il proprio lavoro. Piuttosto che per singole immagini, rielabora il suo lavoro per serie o per sequenze. L’insieme della narrazione e la scelta degli accostamenti acquistano una importanza persino maggiore rispetto alle qualità intrinseche e alla leggibilità delle singole fotografie. Per Biasiucci, è una scoperta gravida di conseguenze. Il fotografo estende i limiti del suo mestiere: sempre più spesso interverrà personalmente nella realizzazione dei libri e degli allestimenti. Sono gli anni in cui Biasiucci comincia ad affermarsi sulla scena europea. Nel 1995, espone Corpus al Musée de l’Elysée di Losanna, a Lione, a Rennes e a Modena; l’anno dopo a Firenze e ad Urbino. Nel 1996, espone la serie dedicata ai vulcani al Mois de la Photo di Parigi; nel 1997, Corpus ancora a Tolosa. Magma girerà costantemente a partire dal 1998: sarà esposto a Parigi, a New York, a Napoli, al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Pubblicato nel 2004, Res trae spunto dal conflitto in Kosovo e in Serbia. Come rappresentare gli effetti devastanti di una guerra attraverso una allegoria? Biasiucci ricostruisce un’ambientazione da fantascienza: un mondo desolato, popolato da animali imbalsamati e volti mummificati, con gli occhi sbarrati, le bocche spalancate in urla prive di suono.
Due altri lavori notevoli Biasiucci ha prodotto negli ultimi anni. Nel dicembre 2009, ha esposto al Museo Madre di Napoli una serie intitolata Volti, tratti dai calchi delle teste di uomini e donne africani, conservati presso il Museo di Antropologia dell’Università Federico II. Il secondo lavoro si intitola Pani, ed è stato esposto al Museo di Capodimonte nel 2011.
Biasiucci è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Nel 1992 ha vinto ad Arles il premio "European Kodak Panorama". Per il volume Res: Lo stato delle cose, ha vinto il Kraszna-Krausz Photography Book Awards a Londra nel marzo 2005 e il premio Bastianelli a Roma nell’aprile dello stesso anno.
Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Peggy Guggenheim Collection, Venezia; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico).
02
marzo 2013
Antonio Biasiucci – Ex voto
Dal 02 marzo al 28 aprile 2013
fotografia
Location
GALLERIA STUDIO
Palermo, Via Bandiera, 11, (Palermo)
Palermo, Via Bandiera, 11, (Palermo)
Orario di apertura
solo su appuntamento
Vernissage
2 Marzo 2013, ore 18,30, su invito
Autore