Il più grande insegnamento che ha ricevuto Borandi ancora allievo, fu proprio da un suo maestro di Accademia che gli disse… ”bisogna perdere la memoria, dimentica ciò che sai e che hai studiato”, mettendo in difficoltà per molti mesi, forse anni, il giovane ragazzo così appassionato d’arte, che ha fatto della Escultura, di quello che nasconde la parola stessa, ossia ciò che E’ Cultura, la sua ragione di vita.

Negli anni, crescendo professionalmente come artista e come uomo e cercando nuove forme, nuova materia, Borandi finalmente comprende l’affermazione del maestro di gioventù e ne fa suo il concetto, scegliendo di continuare a cercare se stesso e la forma di massima estetica, esplorando nuove opere. Non certo per rinnegare il suo stesso trascorso artistico, né tanto meno per confondere il pubblico e i fruitori delle sue Arte, ma proprio come dedizione, filosofia e desiderio di continuare a cercare la bellezza, la scoperta, la vita.

Ossessionato dalla forma, periodicamente Borandi vive momenti di grande sconforto, angoscia ed incomprensione di se stesso… giornate davanti ad un muro, davanti al suo limite, come a consumare totalmente spirito e memoria, per poi ritrovare nuova enfasi, nuova ragione di esistenza e nuova ispirazione.
Ecco che ci regala forme plasmate in una materia diversa, forme ancora non esplorate e scolpite dalle sue mani, come fossero un tramite di un qualcosa di superiore; la sua mente non ha memoria, ma il suo essere e le sue mani hanno esperienza e sapientemente miscelano materia e generano nuove opere.

Qui ci dona un momento di vita di grande ricerca di se stesso, forse il più difficile; un momento lungo ben 20 giorni di aspettativa, meditazione.

Il “Cubo” è la sua prigione che non gli permette di esprimersi; una sorta di labirinto da cui provare ad uscire per poi rientrarvi senza consapevolezza del percorso… fino a comprendere poi la logica dettata dall’esperienza e riuscire ad uscirne più forte e padrone di se stesso.
Abbraccia tale percorso e lo trasforma in opere; lavora circa un anno a tale concetto e geometria, ma come sempre, una volta esaurita la sua missione artistica, si “svuota” per esser pronto a riempire anima e immaginazione per trovare nuove forme
Dott.ssa Serena Mormino
Curatrice e Critica d'Arte

Curatrice MUSEO DEL PARCO - Centro Internazionale di Scultura all'Aperto - Portofino

Presidente Associazione Culturale AMARTE

Perito ed esperto iscritto in CCIAA e Tribunale di Vercelli
sezione antichità, oggetti e opere d'arte moderna e contemporanea


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