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Antonio Cataldo – Un giorno in un condominio orizzontale
Presentazione in anteprima del lavoro audio-video dell’artista. Per l’occasione la galleria è stata trasformata in un micro cinema, con cuscini per terra per la comodità dei visitatori.
Comunicato stampa
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Un giorno in un condominio orizzontale
di Caterina Benvegnù
La vera immagine del passato guizza via. È solo come immagine che balena, per non più comparire, proprio nell’attimo della sua conoscibilità che il passato è da trattenere.
Walter Benjamin, Sul concetto di storia
I’ve been trying to find ways to observe phenomena rather than be a prisoner of linear narrative.
Mike Figgis in Broken Screen - conversation with Doug Aitken
Quali sono i fattori che determinano il concetto di narrazione e permettono che la realtà si esplichi come tale? Esiste un punto di rottura grazie al quale la quotidianità diviene storia? E ancora, in che modo eventi apparentemente insignificanti nel presente riescono a costruire il senso del passato e quello del futuro?
L’implicito rimando ad alcune di queste domande diviene sostanza inattesa dell’opera video di Antonio Cataldo. Inattesa perché non urlata, perché non banalmente esplicitata attraverso didascaliche espressioni o una ancor più didascalica narrazione lineare. Ciò che colpisce infatti dell’opera di questo giovane videoartista è la volontà di superare la struttura classica e convenzionalmente nota del filo conduttore narrativo.
Il video prende forma attraverso la presenza di sei personaggi dei quali si possono udire solo le voci. Lentamente, grazie all’intersecarsi dei loro racconti, si ricostruisce lo scenario nel quale essi gravitano; scenario che, mancando di quella sequenzialità che solitamente rende tale una narrazione lineare, non assume mai contorni del tutto definiti.
Frammento. Buio. Ancora un frammento. Discontinuità e destrutturazione.
L’unica certezza è data dalla presenza del lago, elemento centrale dell’opera e della vita stessa dei personaggi. È attorno ad esso che ruotano i racconti e le esperienze delle voci coinvolte, attorno ad esso che sembra ricostruirsi in particolare un evento, che è accaduto da pochissimo e che per questo suo essere così vivo e recente, è capace di “raccogliere il legame di ognuno col proprio contesto”, come l’artista stesso afferma.
È grazie alla presenza incombente dell’elemento naturale che leggenda e realtà si mescolano, in un crescendo di tensione che sembra non avere alcuna possibilità di risoluzione. Le voci e le immagini, se pur appena accennate, sfuggenti, mostrano comunque la loro appartenenza ad un unico scenario naturale, ad un preciso contesto, che funge da punto di raccordo delle esperienze di ciascuno.
La centralità di questo elemento è data inoltre dalla presenza lieve ma costante di suoni e rumori registrati dall’artista in riva al lago stesso. Il leggero muoversi delle acque, il fruscio delle piante, i cinguettii degli uccelli, accompagnano l’intero video, ne fanno da incipit, seguono la successione di voci ed immagini ed infine lo concludono, avvolgendo lo spettatore in maniera totale.
In questo caso, grazie ad un allestimento pensato ad hoc per l’opera, chi osserva ed ascolta ha la possibilità di “immergersi” nel lago così come nel video stesso, di sentirsi parte del contesto appartenente ai personaggi coinvolti. Come se lo spettatore potesse divenire parte del lago e di quella natura che, tacita e mansueta, osserva ciò che accade attorno e dentro di essa.
È una natura che accoglie esperienze ed avvenimenti, ma che sa divenire al tempo stesso artefice di eventi che scuotono la quotidianità e ne sconvolgono la linearità. I fondali del lago sembrano infatti conservare frammenti e reperti di eventi del passato, più o meno tragici, che nel fondo melmoso si mescolano sino a far fondere storia e leggenda.
“Chissà chi è questo fortunato che possiede i fondali del lago”
“Non se ne parla tantissimo…”
“In un condominio ci sono altri problemi, qui siamo in un mega condominio…”
Il confine tra ciò che è veramente accaduto e ciò che è invece mero racconto è labile, le esperienze emergono frammentarie, faticano ad assumere l’omogeneità che solitamente la ricostruzione storica tenta di offrire.
Ma d’altra parte, è proprio l’idea di frammento a divenire centrale nell’opera: è frammento storico, frammento visivo, frammento narrativo.
La ricostruzione degli eventi nel video avviene grazie al rifiuto di una nozione di tempo “omogeneo e vuoto”1, lineare e definito. È un tempo disseminato dall’adesso, da un tempo presente che si carica di significato nel momento stesso in cui viene vissuto ed esperito: esso infatti assume in sé conoscenza storica del passato e al contempo diviene veicolo per comprendere la contemporaneità stessa e fare riferimento al futuro, il quale avrà la capacità di proseguire e fare tesoro di quel presente così denso.
La quotidianità narrata dai personaggi è l’adesso che si rivela attraverso fotogrammi subitanei di immagini, riconoscibili solo nel fugace momento in cui essi appaiono.
Eventi e racconti che pur non essendo eclatanti danno senso al presente, andando a costellare quell’immagine di storia puntiforme e di disomogeneità temporale che ha il merito di colmare il vuoto dato un processo eccessivamente lineare e progressivo.
Un elemento fondamentale da considerare nell’opera è lo spazio creato tra le immagini. Le pause che si alternano alle brevissime scene divengono estremamente importanti e significative nel momento in cui sanno catalizzare l’attenzione dello spettatore, lasciando che esso si chieda cosa avverrà subito dopo, quali parole sentirà e se vedrà ancora qualche immagine che lo aiuti a comprendere.
Il nero isola le immagini, sorprendendo chi osserva quando esse compaiono improvvise. Sembra così che l’artista voglia giocare con l’inaspettato, manipolando e destrutturando le concezioni di tempo, narrazione e visione così come convenzionalmente note.
La stessa idea di separare suono e immagini, eliminando la concordanza tra i due aspetti, diviene ulteriore segnale della volontà dell’artista di manipolare le strutture narrative e di procedere attraverso il concetto di frammentazione, quasi a rispecchiare i frammenti stessi di memoria ai quali si affidano i racconti dei personaggi.
L’intervento dell’artista sulla sua opera avviene dunque in primis sul montaggio, attraverso l’eliminazione della linearità classica. Come afferma Mike Figgis parlando del suo film Timecode (1999), un montaggio che interviene massicciamente su di un video non fa altro che alzare il livello di attenzione degli spettatori: essi hanno la possibilità di partecipare al processo creativo, coinvolti nell’atto costitutivo delle immagini così come ideate dalle percezioni dell’autore.
È nella fase del montaggio che l’artista riesce infatti ad dare la propria impronta alla sua opera, articolando immagini e suoni secondo il proprio percorso espressivo e concettuale. Così come il cinema di Ejzenstejn, che ha affermato la supremazia del montaggio sulle altre fasi di realizzazione, quest’opera volge il suo interesse verso la dinamica della percezione, mirando ad un processo di intensificazione emotiva e stimolo intellettuale attraverso gli accostamenti rapidi ed improvvisi derivanti dalla non linearità narrativa.
1) W. Benjamin, Sul concetto di storia, tesi XIV, Einaudi, Torino, 1997, p. 45
di Caterina Benvegnù
La vera immagine del passato guizza via. È solo come immagine che balena, per non più comparire, proprio nell’attimo della sua conoscibilità che il passato è da trattenere.
Walter Benjamin, Sul concetto di storia
I’ve been trying to find ways to observe phenomena rather than be a prisoner of linear narrative.
Mike Figgis in Broken Screen - conversation with Doug Aitken
Quali sono i fattori che determinano il concetto di narrazione e permettono che la realtà si esplichi come tale? Esiste un punto di rottura grazie al quale la quotidianità diviene storia? E ancora, in che modo eventi apparentemente insignificanti nel presente riescono a costruire il senso del passato e quello del futuro?
L’implicito rimando ad alcune di queste domande diviene sostanza inattesa dell’opera video di Antonio Cataldo. Inattesa perché non urlata, perché non banalmente esplicitata attraverso didascaliche espressioni o una ancor più didascalica narrazione lineare. Ciò che colpisce infatti dell’opera di questo giovane videoartista è la volontà di superare la struttura classica e convenzionalmente nota del filo conduttore narrativo.
Il video prende forma attraverso la presenza di sei personaggi dei quali si possono udire solo le voci. Lentamente, grazie all’intersecarsi dei loro racconti, si ricostruisce lo scenario nel quale essi gravitano; scenario che, mancando di quella sequenzialità che solitamente rende tale una narrazione lineare, non assume mai contorni del tutto definiti.
Frammento. Buio. Ancora un frammento. Discontinuità e destrutturazione.
L’unica certezza è data dalla presenza del lago, elemento centrale dell’opera e della vita stessa dei personaggi. È attorno ad esso che ruotano i racconti e le esperienze delle voci coinvolte, attorno ad esso che sembra ricostruirsi in particolare un evento, che è accaduto da pochissimo e che per questo suo essere così vivo e recente, è capace di “raccogliere il legame di ognuno col proprio contesto”, come l’artista stesso afferma.
È grazie alla presenza incombente dell’elemento naturale che leggenda e realtà si mescolano, in un crescendo di tensione che sembra non avere alcuna possibilità di risoluzione. Le voci e le immagini, se pur appena accennate, sfuggenti, mostrano comunque la loro appartenenza ad un unico scenario naturale, ad un preciso contesto, che funge da punto di raccordo delle esperienze di ciascuno.
La centralità di questo elemento è data inoltre dalla presenza lieve ma costante di suoni e rumori registrati dall’artista in riva al lago stesso. Il leggero muoversi delle acque, il fruscio delle piante, i cinguettii degli uccelli, accompagnano l’intero video, ne fanno da incipit, seguono la successione di voci ed immagini ed infine lo concludono, avvolgendo lo spettatore in maniera totale.
In questo caso, grazie ad un allestimento pensato ad hoc per l’opera, chi osserva ed ascolta ha la possibilità di “immergersi” nel lago così come nel video stesso, di sentirsi parte del contesto appartenente ai personaggi coinvolti. Come se lo spettatore potesse divenire parte del lago e di quella natura che, tacita e mansueta, osserva ciò che accade attorno e dentro di essa.
È una natura che accoglie esperienze ed avvenimenti, ma che sa divenire al tempo stesso artefice di eventi che scuotono la quotidianità e ne sconvolgono la linearità. I fondali del lago sembrano infatti conservare frammenti e reperti di eventi del passato, più o meno tragici, che nel fondo melmoso si mescolano sino a far fondere storia e leggenda.
“Chissà chi è questo fortunato che possiede i fondali del lago”
“Non se ne parla tantissimo…”
“In un condominio ci sono altri problemi, qui siamo in un mega condominio…”
Il confine tra ciò che è veramente accaduto e ciò che è invece mero racconto è labile, le esperienze emergono frammentarie, faticano ad assumere l’omogeneità che solitamente la ricostruzione storica tenta di offrire.
Ma d’altra parte, è proprio l’idea di frammento a divenire centrale nell’opera: è frammento storico, frammento visivo, frammento narrativo.
La ricostruzione degli eventi nel video avviene grazie al rifiuto di una nozione di tempo “omogeneo e vuoto”1, lineare e definito. È un tempo disseminato dall’adesso, da un tempo presente che si carica di significato nel momento stesso in cui viene vissuto ed esperito: esso infatti assume in sé conoscenza storica del passato e al contempo diviene veicolo per comprendere la contemporaneità stessa e fare riferimento al futuro, il quale avrà la capacità di proseguire e fare tesoro di quel presente così denso.
La quotidianità narrata dai personaggi è l’adesso che si rivela attraverso fotogrammi subitanei di immagini, riconoscibili solo nel fugace momento in cui essi appaiono.
Eventi e racconti che pur non essendo eclatanti danno senso al presente, andando a costellare quell’immagine di storia puntiforme e di disomogeneità temporale che ha il merito di colmare il vuoto dato un processo eccessivamente lineare e progressivo.
Un elemento fondamentale da considerare nell’opera è lo spazio creato tra le immagini. Le pause che si alternano alle brevissime scene divengono estremamente importanti e significative nel momento in cui sanno catalizzare l’attenzione dello spettatore, lasciando che esso si chieda cosa avverrà subito dopo, quali parole sentirà e se vedrà ancora qualche immagine che lo aiuti a comprendere.
Il nero isola le immagini, sorprendendo chi osserva quando esse compaiono improvvise. Sembra così che l’artista voglia giocare con l’inaspettato, manipolando e destrutturando le concezioni di tempo, narrazione e visione così come convenzionalmente note.
La stessa idea di separare suono e immagini, eliminando la concordanza tra i due aspetti, diviene ulteriore segnale della volontà dell’artista di manipolare le strutture narrative e di procedere attraverso il concetto di frammentazione, quasi a rispecchiare i frammenti stessi di memoria ai quali si affidano i racconti dei personaggi.
L’intervento dell’artista sulla sua opera avviene dunque in primis sul montaggio, attraverso l’eliminazione della linearità classica. Come afferma Mike Figgis parlando del suo film Timecode (1999), un montaggio che interviene massicciamente su di un video non fa altro che alzare il livello di attenzione degli spettatori: essi hanno la possibilità di partecipare al processo creativo, coinvolti nell’atto costitutivo delle immagini così come ideate dalle percezioni dell’autore.
È nella fase del montaggio che l’artista riesce infatti ad dare la propria impronta alla sua opera, articolando immagini e suoni secondo il proprio percorso espressivo e concettuale. Così come il cinema di Ejzenstejn, che ha affermato la supremazia del montaggio sulle altre fasi di realizzazione, quest’opera volge il suo interesse verso la dinamica della percezione, mirando ad un processo di intensificazione emotiva e stimolo intellettuale attraverso gli accostamenti rapidi ed improvvisi derivanti dalla non linearità narrativa.
1) W. Benjamin, Sul concetto di storia, tesi XIV, Einaudi, Torino, 1997, p. 45
10
maggio 2008
Antonio Cataldo – Un giorno in un condominio orizzontale
Dal 10 al 31 maggio 2008
arte contemporanea
Location
NOLOCO STUDIO
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Padova, Volto Dell'orologio, 29, (Padova)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato 16-20. Nell'ultima settimana di esposizione apertura solo su appuntamento dalle 20 alle 21
Vernissage
10 Maggio 2008, 18.30 - 21.30
Autore
Curatore