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Antonio Ciseri – Il trasporto di Cristo al sepolcro, 1864-1870
La Pinacoteca Züst riceve un nuovo importante deposito per un paio d’anni: il nucleo di opere di Antonio Ciseri del Santuario della Madonna del Sasso (Orselina, Locarno), chiuso per restauri. Per l’occasione è stata allestita una piccola mostra dossier che ripercorre le tappe della lunga elaborazione e della fortuna del Trasporto di cristo al sepolcro, una delle opere più venerate dell’Ottocento ticinese, attraverso disegni preparatori, bozzetti e repliche.
Comunicato stampa
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«Continuano a Locarno i visitatori del quadro.
Le feste vengono le genti in processione dai paesi,
e tutti [...] si studiano [...] di tributarvi gli omaggi più lusinghieri».
Un nuovo importante deposito – La Pinacoteca Züst inaugura una sala dell’esposizione permanente dedicata al Trasporto di Cristo al sepolcro di Antonio Ciseri.
In occasione dei restauri che stanno interessando il complesso della Madonna del Sasso di Orselina (Locarno) l’Ufficio beni culturali ha infatti affidato alla Pinacoteca in deposito per due anni il nucleo di opere di Ciseri.
Alla grande tela (190x273 cm) e ai disegni preparatori dell’Orselina sono state affiancate altre opere ottenute in prestito che completano il percorso di questa piccola mostra dossier.
Un artista “di fama universale” – Antonio Ciseri era nato a Ronco sopra Ascona il 21 ottobre 1821, in una famiglia di pittori d’ornato attivi a Firenze ma anche nel Ticino. All’età di dodici anni il padre Giovanni Francesco lo condusse con sé nel capoluogo toscano, dove Antonio frequentò l’Accademia; sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, personalità di punta del romanticismo storico, dipinse i primi importanti quadri di quel genere, per poi rivolgersi anche verso la ritrattistica ma soprattutto l’arte sacra. Nonostante gli stretti rapporti con il Ticino, mantenne sempre il proprio atelier a Firenze, dove morì nel 1891.
Il trasporto di Cristo al sepolcro – Il trasporto di Cristo al sepolcro, dipinto per la Madonna del Sasso di Orselina tra il 1864 e il 1870, è forse la sua opera più venerata e nota: per decenni nelle case ticinesi spiccano riproduzioni e olografie del dipinto. Al suo arrivo in Ticino il Trasporto ottenne un’accoglienza entusiastica: «In una delle sale del palazzo del governo, stamattina, è stato scoverto alla pubblica ammirazione un dipinto del sig. Ciseri; e ben detto è, alla pubblica ammirazione, dacché quel quadro non può guardarsi senza che si resti colpiti dalla potenza dell’arte, anche dove si fosse poco amante di pittura» (“Gazzetta Ticinese”, 24.05.1870), che non si spegne col passare delle settimane. Il committente, l’avvocato locarnese Bartolomeo Rusca (17.10.1787-6.3.1872), fu un assiduo mecenate del Ciseri, ed è presente in mostra grazie ad un bel ritratto postumo da cui emergono le straordinarie doti di introspezione e di resa naturalistica di Ciseri, che fu ritrattista prolifico e ricercato.
Un’elaborazione complessa – Caratteristica dell’arte di Ciseri è l’elaborazione complessa, lunga e sofferta delle opere: un rovello, una ricerca che lo spinge a provare diverse composizioni dei personaggi, vari atteggiamenti e che porta il fratello Vincenzo, suo corrispondente dal Ticino, a esortarlo così: «avanti di carriera senza badare a tante meticolosità. Chi sa adoperare il pennello come voi, deve essere sicuro di fare benissimo, e strafottersi d’ogni maniera di critica e di osservazioni» (30.12.1869).
La lunga serie di disegni - tutti di qualità molto elevata - dei quali si presenta qui una scelta, documenta le varie fasi dell’elaborazione del Trasporto;
_________________________________________________________________________________
Antonio Ciseri
Il trasporto di Cristo al sepolcro
1864-1870
Santuario della Madonna del Sasso, Orselina (Locarno)
Deposito in occasione dei restauri 2009-2011
In occasione dei restauri che stanno interessando il complesso della Madonna del Sasso di Orselina (Locarno) e del conseguente deposito del nucleo di opere di Antonio Ciseri presso la Pinacoteca Züst, si è deciso di dedicare una sala dell’esposizione permanente al Trasporto di Cristo al sepolcro.
Alla grande tela e ai disegni e bozzetti preparatori dell’Orselina sono state affiancate altre opere che completano il percorso di questa piccola mostra dossier, gentilmente messeci a disposizione dalla Città di Locarno e dalla Città di Lugano, che ringraziamo per la disponibilità.
Un artista “di fama universale” – «Chi come me ha frequentato l’oratorio fra gli ultimi anni ’40 e i primi ’50 ricorderà che, all’epoca, i manuali di catechismo e i libri devoti che si usava regalare nell’occasione della Prima Comunione, erano illustrati con riproduzioni di opere d’arte sacra [...] e quindi, accanto all’immancabile Annunciazione del Beato Angelico e al Tributo di Masaccio [...] un posto distinto lo aveva quasi sempre Antonio Ciseri...». Queste parole di Antonio Paolucci, scritte per introdurre la mostra che Firenze dedicò nel 1991 ad Antonio Ciseri, dimostrano la fama di cui godette non solo in Ticino, dove peraltro la sua fortuna a livello popolare non ha conosciuto battute d’arresto.
Emilio Motta ricordava, in occasione del centenario della nascita del pittore, la presenza capillare nelle case ticinesi di riproduzioni delle sue opere: «parecchie sono le nostre case che mostrano con orgoglio, sospesa alla parete, la tela che rappresenta il ‘Trasporto di Cristo al sepolcro’. Dei quadri di Ciseri, questo è il più popolare e a me pare anche il capolavoro. I colori e le luci [...] producono un’impressione indefinibile come d’estasi dolorosa» (“Il Dovere”, 31.10.1921).
Come forse solo è accaduto per il Fidia di Ligornetto, Vincenzo Vela, la sua presenza sulla pubblicistica locale è costante, con vie a lui dedicate, commemorazioni, centenari, conferenze. E non è un caso che alle mostre del Castello di Trevano a Lugano del 1937 e del Kunsthaus di Zurigo del 1945,
dedicate a presentare il meglio dell’arte ticinese, Ciseri fosse rappresentato con diversi dipinti e disegni; il Trasporto costituiva inoltre l’immagine di copertina della mostra che il Kunstmuseum di Lucerna dedicò nel 1985 all’arte sacra dell’800 in Svizzera.
Antonio Ciseri era nato a Ronco sopra Ascona il 21 ottobre 1821, in una famiglia di pittori d’ornato attivi a Firenze ma anche nel Ticino. All’età di dodici anni il padre Giovanni Francesco lo condusse con sé nel capoluogo toscano, dove Antonio frequentò l’Accademia dal 1834; sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, personalità di punta del romanticismo storico, dipinse i primi importanti quadri di quel genere, per poi rivolgersi anche verso la ritrattistica.
In seguito emergeranno nella sua pittura tendenze naturalistiche, espresse attraverso una grande attenzione al disegno e con una luminosità fredda. Le sue opere sposavano le istanze di rinnovamento che attraversarono la Chiesa nell’800, coniugando la riflessione teologica ad una maggiore attenzione per l’ambientazione storico-archeologica e naturalistica delle vicende sacre. Il tutto arricchito da una dolorosa compostezza che non poteva che coinvolgere i fedeli, esaltando il senso di sacralità. Lo stretto legame con il fratello Vincenzo, suo corrispondente assiduo dal Ticino, lo portò a mantenere legami con la sua terra d’origine, e a fargli accettare l’incarico di ispettore delle scuole cantonali di disegno.
Morirà a Firenze il 7 marzo 1891.
Il trasporto di Cristo al sepolcro – Il trasporto di Cristo al sepolcro, dipinto per la Madonna del Sasso di Orselina tra il 1864 e il 1870, è forse la sua opera più venerata e nota. Il committente, l’avvocato Bartolomeo Rusca (17.10.1787-6.3.1872), fu un assiduo mecenate del Ciseri, ed è presente in mostra grazie ad un bel ritratto postumo da cui emergono le straordinarie doti di introspezione e di resa naturalistica di Ciseri, che fu ritrattista prolifico e ricercato. In quanto benefattore dell’Ospedale di Locarno, il direttore commissionò questo ritratto da esporre nella sala principale dell’istituzione, per onorarne la memoria (lettera ad Antonio Ciseri, 17.04.1872). Bartolomeo Rusca era infatti personaggio generoso e molto amato in vita: «non s’è mai veduta in Locarno una funzione così solenne e da tanta calca di popolo accompagnata» si legge su “L’impavido” del 10 marzo 1872, all’indomani dei suoi funerali.
Caratteristica dell’arte di Ciseri è l’elaborazione complessa, lunga e sofferta delle opere: un rovello, una ricerca che lo spinge a provare diverse composizioni dei personaggi, vari atteggiamenti e che porta il fratello Vincenzo, suo corrispondente dal Ticino, a esortarlo così: «avanti di carriera senza badare a tante meticolosità. Chi sa adoperare il pennello come voi, deve essere sicuro di fare benissimo, e strafottersi d’ogni maniera di critica e di osservazioni» (30.12.1869). La lunga serie di disegni, dei quali si presenta qui una scelta, documenta le varie fasi dell’elaborazione del Trasporto; tutti di qualità molto elevata, lasciano in alcuni casi trasparire tendenze veriste molto avanzate. Sono a questo proposito valide anche per la tela della Madonna del Sasso le parole che Spalletti spese per i Maccabei, sottolineando «l’atteggiamento assolutamente sperimentale con il quale Ciseri affrontò questa impresa pittorica, testimoniato dai continui cambiamenti di composizione».
L’elaborazione del Trasporto infatti non rappresenta un’eccezione: il 25 gennaio 1867 Vincenzo Ciseri scrive ad Antonio che il Rusca «spera anzi si sta sicuro di avere il quadro per questa primavera [...]. Per amor del cielo, procurate di accontentare davvero questo povero vecchio» e ancora il 20 dicembre 1867 che il Rusca «ha paura di morire senza vedere il quadro, procurate che non abbia questo sconforto». Ma l’avvocato dovrà attendere ancora parecchio: la tela infatti verrà spedita da Firenze solo il 14 maggio 1870. Al suo arrivo in Ticino ottiene un’accoglienza entusiastica: «In una delle sale del palazzo del governo, stamattina, è stato scoverto alla pubblica ammirazione un dipinto del sig. Ciseri; e ben detto è, alla pubblica ammirazione, dacché quel quadro non può guardarsi senza che si resti colpiti dalla potenza dell’arte, anche dove si fosse poco amante di pittura» (“Gazzetta Ticinese”, 24.05.1870), che non si spegne col passare delle settimane: «continuano a Locarno i visitatori del quadro. Le feste vengono le genti in processione dai paesi, e tutti [...] si studiano [...] di tributarvi gli omaggi più lusinghieri» (Vincenzo Ciseri al fratello Antonio, 2.06.1870).
Intriso di intenso patetismo è il gruppo femminile con la Maddalena, per i cui splendidi capelli risulta avesse posato la figlia della contessa Lorenzi (annotazione sul diario del pittore, 10.07.1868): vengono esposti per confronto alcuni schizzi che mostrano la Santa in un atteggiamento diverso da quello adottato per la stesura finale e un olio su tela da identificare con una delle repliche a formato ridotto eseguite dopo il 1870, proveniente dalla collezione del fratello Vincenzo. Negli anni successivi alla consegna del Trasporto infatti molte sono le repliche dell’intero quadro, della Maddalena, del San Giovanni o del volto della Madonna che Ciseri dipinge per compratori anche stranieri: segno della fama internazionale acquisita. Il nipote del pittore, Antonio Poggi, ricordava che «di quanta ammirazione egli fosse oggetto lo prova il fatto che, allorché portò a termine il ‘Trasporto’, una folla di amici ed estimatori sfilò per una settimana nel suo studio davanti al dipinto: fu quello un plebiscito cui parteciparono anche il granduca e la granduchessa di Toscana»; la stima gli veniva anche da parte degli altri pittori: «il più illustre fra questi ultimi, il Fattori, nutrì schietta stima per l’arte del Ciseri e un giorno disse a un allievo: ‘se vuoi apprendere come si disegna, va a vedere i Maccabei del Ciseri a Santa Felicita’» (conferenza di Antonio Poggi recensita da Luigi Caglio in “Corriere del Ticino”, 27.09.1971).
Quasi in contemporanea e prima di terminare il Trasporto, nel 1869, Ciseri esegue una replica per un compratore londinese, purtroppo non ancora rintracciata.
Nel 1949 la grande tela dell’Orselina fu interessata da un restauro condotto da Mario Rossi di Varese, che eseguì nel suo studio di Milano l’operazione della “trasponitura”, ovvero staccò il colore dalla sua tela originale per sostituirla con un’altra. In occasione di questa operazione apparve, sotto quella conosciuta, un’altra redazione del Trasporto, dal realismo più acceso. Furono scattate delle fotografie e poi questa prima versione, come afferma il Gilardoni che la pubblica, fu di nuovo coperta dal dipinto definitivo.
Il restauro del Sacro monte di Orselina – Il Santuario della Madonna del Sasso di Orselina sopra Locarno, di proprietà dello Stato, è interessato in questi anni da un grande progetto di restauro, che comprende tutto il complesso.
La prima fase ancora in corso interessa la chiesa dell’Annunciata, le cappelle di San Giuseppe e della Visitazione e la messa in sicurezza del sedime della Madonna del Sasso.
Nei primi mesi del 2009 ha invece preso il via la seconda fase, che interesserà la chiesa dell’Assunta e tutto il percorso di cappelle ed edicole, oltre al convento e il museo e sarà realizzata dallo studio di architettura Buletti Fumagalli e Associati di Lugano, in collaborazione con i competenti uffici cantonali (architetto Claudio Cavadini, capoprogetto, Sezione della logistica; Patrizio Pedrioli, responsabile del progetto, Ufficio beni culturali).
In considerazione dell’ampiezza degli interventi previsti si è reso necessario pensare a una ricollocazione delle opere principali conservate nel complesso, che ne garantisse la sicurezza e l’adeguata conservazione per tutta la durata dei lavori. L’intero nucleo di opere di Antonio Ciseri e le pale rinascimentali - La fuga in Egitto del Bramantino e l’altare con l’Annunciazione, l’Eterno e le anime purganti attribuito a Bernardino de’ Conti - sono così state affidate in deposito alla Pinacoteca Züst. L’Altare della Pietà di Giovanni Pietro, Giovanni Ambrogio De Donati e collaboratore è invece custodito presso l’Archivio di Stato di Bellinzona.
Colophon
Mostra e pieghevole a cura di Alessandra Brambilla
Coordinamento: Mariangela Agliati Ruggia
Progettazione allestimento: Claudio Cavadini
Grafica pieghevole e realizzazione allestimento: Mario Mondo
Ringraziamenti: Carlo Agliati, Cristina Brazzola, Romano Broggini, Lara
Calderari, Paola Capozza, Riccardo Carazzetti, Bruno Corà, Martina
Croci, Antonio Fasani, Franca Franciolli, Patrizio Pedrioli, Cristina
Sonderegger, Città di Locarno, Città di Lugano, Museo Cantonale d’Arte
di Lugano.
Le feste vengono le genti in processione dai paesi,
e tutti [...] si studiano [...] di tributarvi gli omaggi più lusinghieri».
Un nuovo importante deposito – La Pinacoteca Züst inaugura una sala dell’esposizione permanente dedicata al Trasporto di Cristo al sepolcro di Antonio Ciseri.
In occasione dei restauri che stanno interessando il complesso della Madonna del Sasso di Orselina (Locarno) l’Ufficio beni culturali ha infatti affidato alla Pinacoteca in deposito per due anni il nucleo di opere di Ciseri.
Alla grande tela (190x273 cm) e ai disegni preparatori dell’Orselina sono state affiancate altre opere ottenute in prestito che completano il percorso di questa piccola mostra dossier.
Un artista “di fama universale” – Antonio Ciseri era nato a Ronco sopra Ascona il 21 ottobre 1821, in una famiglia di pittori d’ornato attivi a Firenze ma anche nel Ticino. All’età di dodici anni il padre Giovanni Francesco lo condusse con sé nel capoluogo toscano, dove Antonio frequentò l’Accademia; sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, personalità di punta del romanticismo storico, dipinse i primi importanti quadri di quel genere, per poi rivolgersi anche verso la ritrattistica ma soprattutto l’arte sacra. Nonostante gli stretti rapporti con il Ticino, mantenne sempre il proprio atelier a Firenze, dove morì nel 1891.
Il trasporto di Cristo al sepolcro – Il trasporto di Cristo al sepolcro, dipinto per la Madonna del Sasso di Orselina tra il 1864 e il 1870, è forse la sua opera più venerata e nota: per decenni nelle case ticinesi spiccano riproduzioni e olografie del dipinto. Al suo arrivo in Ticino il Trasporto ottenne un’accoglienza entusiastica: «In una delle sale del palazzo del governo, stamattina, è stato scoverto alla pubblica ammirazione un dipinto del sig. Ciseri; e ben detto è, alla pubblica ammirazione, dacché quel quadro non può guardarsi senza che si resti colpiti dalla potenza dell’arte, anche dove si fosse poco amante di pittura» (“Gazzetta Ticinese”, 24.05.1870), che non si spegne col passare delle settimane. Il committente, l’avvocato locarnese Bartolomeo Rusca (17.10.1787-6.3.1872), fu un assiduo mecenate del Ciseri, ed è presente in mostra grazie ad un bel ritratto postumo da cui emergono le straordinarie doti di introspezione e di resa naturalistica di Ciseri, che fu ritrattista prolifico e ricercato.
Un’elaborazione complessa – Caratteristica dell’arte di Ciseri è l’elaborazione complessa, lunga e sofferta delle opere: un rovello, una ricerca che lo spinge a provare diverse composizioni dei personaggi, vari atteggiamenti e che porta il fratello Vincenzo, suo corrispondente dal Ticino, a esortarlo così: «avanti di carriera senza badare a tante meticolosità. Chi sa adoperare il pennello come voi, deve essere sicuro di fare benissimo, e strafottersi d’ogni maniera di critica e di osservazioni» (30.12.1869).
La lunga serie di disegni - tutti di qualità molto elevata - dei quali si presenta qui una scelta, documenta le varie fasi dell’elaborazione del Trasporto;
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Antonio Ciseri
Il trasporto di Cristo al sepolcro
1864-1870
Santuario della Madonna del Sasso, Orselina (Locarno)
Deposito in occasione dei restauri 2009-2011
In occasione dei restauri che stanno interessando il complesso della Madonna del Sasso di Orselina (Locarno) e del conseguente deposito del nucleo di opere di Antonio Ciseri presso la Pinacoteca Züst, si è deciso di dedicare una sala dell’esposizione permanente al Trasporto di Cristo al sepolcro.
Alla grande tela e ai disegni e bozzetti preparatori dell’Orselina sono state affiancate altre opere che completano il percorso di questa piccola mostra dossier, gentilmente messeci a disposizione dalla Città di Locarno e dalla Città di Lugano, che ringraziamo per la disponibilità.
Un artista “di fama universale” – «Chi come me ha frequentato l’oratorio fra gli ultimi anni ’40 e i primi ’50 ricorderà che, all’epoca, i manuali di catechismo e i libri devoti che si usava regalare nell’occasione della Prima Comunione, erano illustrati con riproduzioni di opere d’arte sacra [...] e quindi, accanto all’immancabile Annunciazione del Beato Angelico e al Tributo di Masaccio [...] un posto distinto lo aveva quasi sempre Antonio Ciseri...». Queste parole di Antonio Paolucci, scritte per introdurre la mostra che Firenze dedicò nel 1991 ad Antonio Ciseri, dimostrano la fama di cui godette non solo in Ticino, dove peraltro la sua fortuna a livello popolare non ha conosciuto battute d’arresto.
Emilio Motta ricordava, in occasione del centenario della nascita del pittore, la presenza capillare nelle case ticinesi di riproduzioni delle sue opere: «parecchie sono le nostre case che mostrano con orgoglio, sospesa alla parete, la tela che rappresenta il ‘Trasporto di Cristo al sepolcro’. Dei quadri di Ciseri, questo è il più popolare e a me pare anche il capolavoro. I colori e le luci [...] producono un’impressione indefinibile come d’estasi dolorosa» (“Il Dovere”, 31.10.1921).
Come forse solo è accaduto per il Fidia di Ligornetto, Vincenzo Vela, la sua presenza sulla pubblicistica locale è costante, con vie a lui dedicate, commemorazioni, centenari, conferenze. E non è un caso che alle mostre del Castello di Trevano a Lugano del 1937 e del Kunsthaus di Zurigo del 1945,
dedicate a presentare il meglio dell’arte ticinese, Ciseri fosse rappresentato con diversi dipinti e disegni; il Trasporto costituiva inoltre l’immagine di copertina della mostra che il Kunstmuseum di Lucerna dedicò nel 1985 all’arte sacra dell’800 in Svizzera.
Antonio Ciseri era nato a Ronco sopra Ascona il 21 ottobre 1821, in una famiglia di pittori d’ornato attivi a Firenze ma anche nel Ticino. All’età di dodici anni il padre Giovanni Francesco lo condusse con sé nel capoluogo toscano, dove Antonio frequentò l’Accademia dal 1834; sotto la guida di Giuseppe Bezzuoli, personalità di punta del romanticismo storico, dipinse i primi importanti quadri di quel genere, per poi rivolgersi anche verso la ritrattistica.
In seguito emergeranno nella sua pittura tendenze naturalistiche, espresse attraverso una grande attenzione al disegno e con una luminosità fredda. Le sue opere sposavano le istanze di rinnovamento che attraversarono la Chiesa nell’800, coniugando la riflessione teologica ad una maggiore attenzione per l’ambientazione storico-archeologica e naturalistica delle vicende sacre. Il tutto arricchito da una dolorosa compostezza che non poteva che coinvolgere i fedeli, esaltando il senso di sacralità. Lo stretto legame con il fratello Vincenzo, suo corrispondente assiduo dal Ticino, lo portò a mantenere legami con la sua terra d’origine, e a fargli accettare l’incarico di ispettore delle scuole cantonali di disegno.
Morirà a Firenze il 7 marzo 1891.
Il trasporto di Cristo al sepolcro – Il trasporto di Cristo al sepolcro, dipinto per la Madonna del Sasso di Orselina tra il 1864 e il 1870, è forse la sua opera più venerata e nota. Il committente, l’avvocato Bartolomeo Rusca (17.10.1787-6.3.1872), fu un assiduo mecenate del Ciseri, ed è presente in mostra grazie ad un bel ritratto postumo da cui emergono le straordinarie doti di introspezione e di resa naturalistica di Ciseri, che fu ritrattista prolifico e ricercato. In quanto benefattore dell’Ospedale di Locarno, il direttore commissionò questo ritratto da esporre nella sala principale dell’istituzione, per onorarne la memoria (lettera ad Antonio Ciseri, 17.04.1872). Bartolomeo Rusca era infatti personaggio generoso e molto amato in vita: «non s’è mai veduta in Locarno una funzione così solenne e da tanta calca di popolo accompagnata» si legge su “L’impavido” del 10 marzo 1872, all’indomani dei suoi funerali.
Caratteristica dell’arte di Ciseri è l’elaborazione complessa, lunga e sofferta delle opere: un rovello, una ricerca che lo spinge a provare diverse composizioni dei personaggi, vari atteggiamenti e che porta il fratello Vincenzo, suo corrispondente dal Ticino, a esortarlo così: «avanti di carriera senza badare a tante meticolosità. Chi sa adoperare il pennello come voi, deve essere sicuro di fare benissimo, e strafottersi d’ogni maniera di critica e di osservazioni» (30.12.1869). La lunga serie di disegni, dei quali si presenta qui una scelta, documenta le varie fasi dell’elaborazione del Trasporto; tutti di qualità molto elevata, lasciano in alcuni casi trasparire tendenze veriste molto avanzate. Sono a questo proposito valide anche per la tela della Madonna del Sasso le parole che Spalletti spese per i Maccabei, sottolineando «l’atteggiamento assolutamente sperimentale con il quale Ciseri affrontò questa impresa pittorica, testimoniato dai continui cambiamenti di composizione».
L’elaborazione del Trasporto infatti non rappresenta un’eccezione: il 25 gennaio 1867 Vincenzo Ciseri scrive ad Antonio che il Rusca «spera anzi si sta sicuro di avere il quadro per questa primavera [...]. Per amor del cielo, procurate di accontentare davvero questo povero vecchio» e ancora il 20 dicembre 1867 che il Rusca «ha paura di morire senza vedere il quadro, procurate che non abbia questo sconforto». Ma l’avvocato dovrà attendere ancora parecchio: la tela infatti verrà spedita da Firenze solo il 14 maggio 1870. Al suo arrivo in Ticino ottiene un’accoglienza entusiastica: «In una delle sale del palazzo del governo, stamattina, è stato scoverto alla pubblica ammirazione un dipinto del sig. Ciseri; e ben detto è, alla pubblica ammirazione, dacché quel quadro non può guardarsi senza che si resti colpiti dalla potenza dell’arte, anche dove si fosse poco amante di pittura» (“Gazzetta Ticinese”, 24.05.1870), che non si spegne col passare delle settimane: «continuano a Locarno i visitatori del quadro. Le feste vengono le genti in processione dai paesi, e tutti [...] si studiano [...] di tributarvi gli omaggi più lusinghieri» (Vincenzo Ciseri al fratello Antonio, 2.06.1870).
Intriso di intenso patetismo è il gruppo femminile con la Maddalena, per i cui splendidi capelli risulta avesse posato la figlia della contessa Lorenzi (annotazione sul diario del pittore, 10.07.1868): vengono esposti per confronto alcuni schizzi che mostrano la Santa in un atteggiamento diverso da quello adottato per la stesura finale e un olio su tela da identificare con una delle repliche a formato ridotto eseguite dopo il 1870, proveniente dalla collezione del fratello Vincenzo. Negli anni successivi alla consegna del Trasporto infatti molte sono le repliche dell’intero quadro, della Maddalena, del San Giovanni o del volto della Madonna che Ciseri dipinge per compratori anche stranieri: segno della fama internazionale acquisita. Il nipote del pittore, Antonio Poggi, ricordava che «di quanta ammirazione egli fosse oggetto lo prova il fatto che, allorché portò a termine il ‘Trasporto’, una folla di amici ed estimatori sfilò per una settimana nel suo studio davanti al dipinto: fu quello un plebiscito cui parteciparono anche il granduca e la granduchessa di Toscana»; la stima gli veniva anche da parte degli altri pittori: «il più illustre fra questi ultimi, il Fattori, nutrì schietta stima per l’arte del Ciseri e un giorno disse a un allievo: ‘se vuoi apprendere come si disegna, va a vedere i Maccabei del Ciseri a Santa Felicita’» (conferenza di Antonio Poggi recensita da Luigi Caglio in “Corriere del Ticino”, 27.09.1971).
Quasi in contemporanea e prima di terminare il Trasporto, nel 1869, Ciseri esegue una replica per un compratore londinese, purtroppo non ancora rintracciata.
Nel 1949 la grande tela dell’Orselina fu interessata da un restauro condotto da Mario Rossi di Varese, che eseguì nel suo studio di Milano l’operazione della “trasponitura”, ovvero staccò il colore dalla sua tela originale per sostituirla con un’altra. In occasione di questa operazione apparve, sotto quella conosciuta, un’altra redazione del Trasporto, dal realismo più acceso. Furono scattate delle fotografie e poi questa prima versione, come afferma il Gilardoni che la pubblica, fu di nuovo coperta dal dipinto definitivo.
Il restauro del Sacro monte di Orselina – Il Santuario della Madonna del Sasso di Orselina sopra Locarno, di proprietà dello Stato, è interessato in questi anni da un grande progetto di restauro, che comprende tutto il complesso.
La prima fase ancora in corso interessa la chiesa dell’Annunciata, le cappelle di San Giuseppe e della Visitazione e la messa in sicurezza del sedime della Madonna del Sasso.
Nei primi mesi del 2009 ha invece preso il via la seconda fase, che interesserà la chiesa dell’Assunta e tutto il percorso di cappelle ed edicole, oltre al convento e il museo e sarà realizzata dallo studio di architettura Buletti Fumagalli e Associati di Lugano, in collaborazione con i competenti uffici cantonali (architetto Claudio Cavadini, capoprogetto, Sezione della logistica; Patrizio Pedrioli, responsabile del progetto, Ufficio beni culturali).
In considerazione dell’ampiezza degli interventi previsti si è reso necessario pensare a una ricollocazione delle opere principali conservate nel complesso, che ne garantisse la sicurezza e l’adeguata conservazione per tutta la durata dei lavori. L’intero nucleo di opere di Antonio Ciseri e le pale rinascimentali - La fuga in Egitto del Bramantino e l’altare con l’Annunciazione, l’Eterno e le anime purganti attribuito a Bernardino de’ Conti - sono così state affidate in deposito alla Pinacoteca Züst. L’Altare della Pietà di Giovanni Pietro, Giovanni Ambrogio De Donati e collaboratore è invece custodito presso l’Archivio di Stato di Bellinzona.
Colophon
Mostra e pieghevole a cura di Alessandra Brambilla
Coordinamento: Mariangela Agliati Ruggia
Progettazione allestimento: Claudio Cavadini
Grafica pieghevole e realizzazione allestimento: Mario Mondo
Ringraziamenti: Carlo Agliati, Cristina Brazzola, Romano Broggini, Lara
Calderari, Paola Capozza, Riccardo Carazzetti, Bruno Corà, Martina
Croci, Antonio Fasani, Franca Franciolli, Patrizio Pedrioli, Cristina
Sonderegger, Città di Locarno, Città di Lugano, Museo Cantonale d’Arte
di Lugano.
09
maggio 2009
Antonio Ciseri – Il trasporto di Cristo al sepolcro, 1864-1870
09 maggio 2009
arte antica
Location
PINACOTECA CANTONALE GIOVANNI ZUST
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Rancate, Via Pinacoteca Züst, (Mendrisio)
Biglietti
Fr. 8.-/ € 6 - Ridotto (pensionati, studenti, comitive): Fr.6.-/ € 4,50. Scuole: gratuito Visite guidate su prenotazione, anche fuori orario
Orario di apertura
marzo-giugno 9-12 / 14-17 luglio-agosto 14-18 settembre-dicembre 9-12 / 14-17
chiuso lunedì (festivi aperto)
Autore
Curatore