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Antonio Dalla Valle – Il cielo lontano
In questa mostra verrà presentata per la prima volta al pubblico un’installazione che documenta una delle modalità espressive più importanti del complesso lavoro artistico di Antonio Dalla Valle, artista dell’atelier e maggiore esponente a livello europeo dell’Outsider Art
Comunicato stampa
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In questa mostra verrà presentata per la prima volta al pubblico un’installazione che documenta una delle modalità espressive più importanti del complesso lavoro artistico di Antonio Dalla Valle, artista dell’atelier e maggiore esponente a livello Europeo dell’Outsider Art.
Per descrivere i processi creativi di questo artista alleghiamo alcuni scritti che fanno parte del saggio di BiancaTosatti, storica dell’arte che da molti anni studia l’arte irregolare e, in particolare, questo artista.
L’opera d’arte totale
Gesamtkunstwerk è la parola tedesca più appropriata che rimanda, attraverso l’esperienza delle avanguardie , alle profondità romantiche di Shelling e di Wagner; ma oggi la utilizziamo quando ci troviamo in presenza di un’opera il cui limite, tradizionalmente rappresentato dalla cornice, sia completamente venuto meno: l’opera non è più un’isola, ma un luogo di scorrimento.
Gesamtkunstwerk diventa quindi il luogo in cui confluiscono l’anima e la forma, il linguaggio e la vita; in questo luogo l’arte esercita la vita, riscattando i due termini dalla loro tradizionale estraneità.
Il lavoro di Antonio Dalla Valle dà forma ad ogni aspetto della sua vita: alcune delle sue sculture contengono decine di pagine scritte e ripiegate, biancheria intima, un metro a nastro, rotoli di adesivo, fiammiferi e accendini, orologi.
Il piede sinistro di Antonio è bendato: come le cosce, le braccia, il torso dell’atleta vittorioso nell’antica Grecia. Le bende indicano l’intensità della vita e il suo inclinare verso qualcosa di esaltante, che scuote ed esige un nuovo senso, come la possessione o l’iniziazione, la purificazione o il lutto.
Abbiamo già visto come funziona la benda ad accendere per Antonio il significato di un oggetto, a celebrarlo separandolo dal resto: un quaderno compilato viene arrotolato dalla stretta di una benda fino a diventare volumen, trasformato in una forma cilindrica la cui compattezza rende impraticabile la lettura delle pagine interne, se non fosse per la mobilità dei capi del laccio, che aggiungono e connettono un sovrappiù, qualcosa d’altro a cui il cilindro magicamente si riferisce.
Antonio Dalla Valle appartiene a quella famiglia di artisti a cui appartengono Artaud e Wölfli, gli artisti per i quali la parola si incorpora nella vita, gli artisti che reagiscono all’inospitabilità del mondo confezionando la loro assenza: come loro, Antonio ha passato la maggior parte della sua vita all’interno di istituti psichiatrici .
L’uso dell’arte: l’uomo “capace di forma”
Appartiene proprio all’artista totale l’identificazionee dell’opera con le funzioni vitali del corpo: l’opera rende possibile un movimento, poi bisogna farne un’altra che sposti, un’altra ancora che fumi o che mangi o che assorba liquidi organici; ci sono opere con cui sentire lo spazio, altre con cui sperimentare un metodo, o un sistema o un processo….
Ci sono opere con cui si svolge visivamente il pensiero, prendendo le distanze dalla ragione e dalle sue connotazioni ideologiche e normative: il pensiero elabora la realtà connettendola alla memoria e alla soggettività, talvolta applicando la logica del visibile al servizio dell’invisibile.
Ma la passione di Antonio sono le figure, quelle immagini psichiche prodotte costantemente ma irregolarmente che nel suo lavoro hanno la fluidità e la precisione di un disegno tecnico: triangoli e curve elicoidali, traiettorie che percorrono lo spazio con l’elegante sicurezza della matematica – e in queste forme della complessità, l’attività figurativa di Antonio raggiunge una autonomia culturale, e insieme biologica, straordinaria: si ha la sensazione di una copia “diretta” dell’immagine mentale proprio nel suo strutturarsi linguisticamente. In questo processo di organizzazione linguistico-visiva le parole sono punti nello spazio, i numeri sono probabili indicatori di addensamenti o rarefazioni, di ritmi seriali, di modelli, le traiettorie lineari potrebbero considerarsi matematicamente come “nodi”.
Parola
Da molti anni, soprattutto grazie alla poesia, abbiamo preso confidenza con il senso extralogico della parola. Soprattutto quando la parola viene isolata nella scrittura è come se venisse reinventata mettendo a nudo la polpa e l’ossatura della sua consistenza grafico-visiva: vocali e consonati aggiogate in segni minuscoli provvedono la mente di un “silenzio che non tace” scrivere la parola è dunque per Antonio incidere: i segni regolari e puntuti si legano per angoli, con giunzioni acute prodotte da un gesto piccolo e controllato, da cui si misura il peso della mano; mancano alla sua scrittura le curve e l’andamento sciolto dei suoi disegni. Anzi, parola è per Antonio ritrovamento del magico segno dell’inesprimibile, in-significante e lapidario, un po’ come la parola dell’oracolo che sconcerta e percuote: in altri tempi sarebbe potuta essere la parola chiesta dal consultante per decidere della vita, e di cui si sarebbe misurato il valore quando i fatti fossero avvenuti.
Questo è dunque il potere delle parole, al di là delle loro tradizionali funzioni pratiche, discorsive, commerciali, o di quelle più impalpabili di tipo musicale o evocativo: ridurre la mente al silenzio per facilitare la circolazione dell’esistenza.
Esposizioni :
ArteOltre, 2002, Museo Ala Ponzone, Cremona, Italia
Outsider Art in Italia, 2003, esposizione e asta presso Finarte-Semenzato,
Milano, Italia
Ecritures IMAGEES , 2004, Art en Marge, Bruxelles, Belgio
Ecritures IMAGEES , 2005, Kunsthaus, Kannen, Germania
Visions Singulières , 2005, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, Belgio
Trajectoires sensibles, 2006, madmusée, Liège, Belgio
Antonio Dalla Valle, 2007, associazione Figureblu, Marena di Specchio, Italia
Esposizione permanente,2007, Collection de L’Art Brut, Lausanne, Svizzera
Per descrivere i processi creativi di questo artista alleghiamo alcuni scritti che fanno parte del saggio di BiancaTosatti, storica dell’arte che da molti anni studia l’arte irregolare e, in particolare, questo artista.
L’opera d’arte totale
Gesamtkunstwerk è la parola tedesca più appropriata che rimanda, attraverso l’esperienza delle avanguardie , alle profondità romantiche di Shelling e di Wagner; ma oggi la utilizziamo quando ci troviamo in presenza di un’opera il cui limite, tradizionalmente rappresentato dalla cornice, sia completamente venuto meno: l’opera non è più un’isola, ma un luogo di scorrimento.
Gesamtkunstwerk diventa quindi il luogo in cui confluiscono l’anima e la forma, il linguaggio e la vita; in questo luogo l’arte esercita la vita, riscattando i due termini dalla loro tradizionale estraneità.
Il lavoro di Antonio Dalla Valle dà forma ad ogni aspetto della sua vita: alcune delle sue sculture contengono decine di pagine scritte e ripiegate, biancheria intima, un metro a nastro, rotoli di adesivo, fiammiferi e accendini, orologi.
Il piede sinistro di Antonio è bendato: come le cosce, le braccia, il torso dell’atleta vittorioso nell’antica Grecia. Le bende indicano l’intensità della vita e il suo inclinare verso qualcosa di esaltante, che scuote ed esige un nuovo senso, come la possessione o l’iniziazione, la purificazione o il lutto.
Abbiamo già visto come funziona la benda ad accendere per Antonio il significato di un oggetto, a celebrarlo separandolo dal resto: un quaderno compilato viene arrotolato dalla stretta di una benda fino a diventare volumen, trasformato in una forma cilindrica la cui compattezza rende impraticabile la lettura delle pagine interne, se non fosse per la mobilità dei capi del laccio, che aggiungono e connettono un sovrappiù, qualcosa d’altro a cui il cilindro magicamente si riferisce.
Antonio Dalla Valle appartiene a quella famiglia di artisti a cui appartengono Artaud e Wölfli, gli artisti per i quali la parola si incorpora nella vita, gli artisti che reagiscono all’inospitabilità del mondo confezionando la loro assenza: come loro, Antonio ha passato la maggior parte della sua vita all’interno di istituti psichiatrici .
L’uso dell’arte: l’uomo “capace di forma”
Appartiene proprio all’artista totale l’identificazionee dell’opera con le funzioni vitali del corpo: l’opera rende possibile un movimento, poi bisogna farne un’altra che sposti, un’altra ancora che fumi o che mangi o che assorba liquidi organici; ci sono opere con cui sentire lo spazio, altre con cui sperimentare un metodo, o un sistema o un processo….
Ci sono opere con cui si svolge visivamente il pensiero, prendendo le distanze dalla ragione e dalle sue connotazioni ideologiche e normative: il pensiero elabora la realtà connettendola alla memoria e alla soggettività, talvolta applicando la logica del visibile al servizio dell’invisibile.
Ma la passione di Antonio sono le figure, quelle immagini psichiche prodotte costantemente ma irregolarmente che nel suo lavoro hanno la fluidità e la precisione di un disegno tecnico: triangoli e curve elicoidali, traiettorie che percorrono lo spazio con l’elegante sicurezza della matematica – e in queste forme della complessità, l’attività figurativa di Antonio raggiunge una autonomia culturale, e insieme biologica, straordinaria: si ha la sensazione di una copia “diretta” dell’immagine mentale proprio nel suo strutturarsi linguisticamente. In questo processo di organizzazione linguistico-visiva le parole sono punti nello spazio, i numeri sono probabili indicatori di addensamenti o rarefazioni, di ritmi seriali, di modelli, le traiettorie lineari potrebbero considerarsi matematicamente come “nodi”.
Parola
Da molti anni, soprattutto grazie alla poesia, abbiamo preso confidenza con il senso extralogico della parola. Soprattutto quando la parola viene isolata nella scrittura è come se venisse reinventata mettendo a nudo la polpa e l’ossatura della sua consistenza grafico-visiva: vocali e consonati aggiogate in segni minuscoli provvedono la mente di un “silenzio che non tace” scrivere la parola è dunque per Antonio incidere: i segni regolari e puntuti si legano per angoli, con giunzioni acute prodotte da un gesto piccolo e controllato, da cui si misura il peso della mano; mancano alla sua scrittura le curve e l’andamento sciolto dei suoi disegni. Anzi, parola è per Antonio ritrovamento del magico segno dell’inesprimibile, in-significante e lapidario, un po’ come la parola dell’oracolo che sconcerta e percuote: in altri tempi sarebbe potuta essere la parola chiesta dal consultante per decidere della vita, e di cui si sarebbe misurato il valore quando i fatti fossero avvenuti.
Questo è dunque il potere delle parole, al di là delle loro tradizionali funzioni pratiche, discorsive, commerciali, o di quelle più impalpabili di tipo musicale o evocativo: ridurre la mente al silenzio per facilitare la circolazione dell’esistenza.
Esposizioni :
ArteOltre, 2002, Museo Ala Ponzone, Cremona, Italia
Outsider Art in Italia, 2003, esposizione e asta presso Finarte-Semenzato,
Milano, Italia
Ecritures IMAGEES , 2004, Art en Marge, Bruxelles, Belgio
Ecritures IMAGEES , 2005, Kunsthaus, Kannen, Germania
Visions Singulières , 2005, Palais des Beaux-Arts, Bruxelles, Belgio
Trajectoires sensibles, 2006, madmusée, Liège, Belgio
Antonio Dalla Valle, 2007, associazione Figureblu, Marena di Specchio, Italia
Esposizione permanente,2007, Collection de L’Art Brut, Lausanne, Svizzera
29
maggio 2008
Antonio Dalla Valle – Il cielo lontano
Dal 29 maggio al 15 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA DANIELA RALLO
Cremona, Piazza Sant'abbondio, 1, (Cremona)
Cremona, Piazza Sant'abbondio, 1, (Cremona)
Orario di apertura
dal mercoledi alla domenica dalle 17 alle 20 e su appuntamento
Vernissage
29 Maggio 2008, ore 18.30
Autore