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Antonio De Santis – La nuova pittura
una preziosa raccolta di opere ad olio su tela dell’ultimo periodo in cui la “nuova figurazione” emerge come un racconto, da dipinti che evidenziano l’alto livello espressivo raggiunto dal De Santis in tutta la propria unità esplicativa
Comunicato stampa
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Questo evento, promosso ed organizzato dall’Associazione Proart di Treviglio in collaborazione con il Comune di Treviglio, allestito presso il Museo Civico “Della Torre” di Treviglio (Bergamo) dal 16 settembre al 22 ottobre 2006 diviene nel suo insieme una preziosa raccolta di opere ad olio su tela dell’ultimo periodo in cui la “nuova figurazione” emerge come un racconto, da dipinti che evidenziano l’alto livello espressivo raggiunto dal De Santis in tutta la propria unità esplicativa.
L’evento dal titolo “La nuova pittura” rivela in modo preciso l’evoluzione di questo artista il quale attraverso un lungo percorso di sperimentazione pittorica ritorna ad un segno pittorico leggibile superando sia il figurativo che l’astrazione. Il colore e la sintesi figurativa diventano nella pittura di Antonio De Santis estremi fondamentali. I colori utilizzati nella loro purezza donano all’espressività una forza di grande intensità emotiva, mentre il racconto acquista nella sintesi della forma una dimensione nuova. Fedele al Manifesto del Realismo/Astratto firmato nel 1980, l’artista costruisce le proprie opere attraverso un susseguirsi di piani autonomi che nel loro insieme conferiscono al quadro un ordine di antica memoria.
Ha scritto in catalogo Andrea Diprè” Soltanto chi scambia la felicità dell’immagine con la facilità della forma, mostrando quasi di ignorare l’assioma leopardiano secondo il quale niente è più difficile che essere facile, niente è più complicato che essere semplice, può trascurare l’opera pittorica di Antonio De Santis. Ai nostri tempi un artista senza ideologia, senza artifici, diretto, può sembrare a qualcuno non moderno. E anzi De Santis, stilisticamente tanto riconoscibile, è un artista così estraneo alla falsa problematicità dell’arte moderna che quando lo si guarda lo si ama, e quando non lo si guarda si rischia di dimenticare. Accade, al contrario, di ricordare opere che non è necessario guardare, come quelle di Kounellis o di Burri. È questo un pregiudizio implicito nell’arte contemporanea che, in larga misura, legittima come degno di considerazione solo il facile sperimentalismo, magari sgradevole, o il facile gioco ottico. De Santis, al contrario, appartiene a quella rara categoria di pittori che è necessario guardare, verificare nella tecnica, in base a un principio di qualità e relativamente a una struttura formale di perfetto controllo, esattamente come un pittore antico.Da un punto di vista storico il suo ruolo appare sempre più necessario, come punto di congiunzione, come punto di pareva impossibile sutura, fra tradizione italiana, nei suoi vertici del Trecento e del Quattrocento, e arte moderna, almeno nella direzione culminante nel neofigurativismo. In senso specifico De Santis costituisce, con il suo realismo astratto, il momento di passaggio dalla metafisica di de Chirico alla esperienza improvvisa quanto classicamente fondata di Domenico Gnoli. In questo senso la posizione di De Santis è soltanto apparentemente illustrativa, facile, semplificata. Infatti, sarebbe un limite non intendere l’artista nei termini di necessità storica, ma restringerlo nei confini dell’eleganza e della decorazione, emarginandolo quindi dagli interessi della critica “storiografica”. Antonio De Santis è un pittore forte come Masaccio, artisti nei quali la pittura vive per se stessa, esempio di arte per l’arte, indifferente ai soggetti che la motivano. Un finto misticismo, dunque, che porta De Santis a considerare corpo e architettura come la stessa cosa: sono cioè pittura. L’equivalenza della persona umana e dell’architettura rispecchia, d’altra parte, un principio mentale proprio della tradizione pierfrancescana riflessa, ad esempio, in quegli spettacoli continui di squadernata natura che sono gli indiscutibili precedenti dei paesaggi di De Santis. Egli naturalmente rende tutto apparentemente più facile, più decorativo, più festoso; non ha l’angoscia di pelle che esce dal diario per immagini di Klee. Ma c’è in lui la coscienza di una grande situazione europea non superficialmente testimoniata, e pur conservando tutta la dignità della tradizione italiana.”
De Santis si propone come una delle nuove espressioni dell’arte pittorica contemporanea. Le sue opere trasformatesi in lunghi anni di lavoro e di ricerca, sono state esposte in quasi tutta Europa e non solo. Al di là dell’ottica espressiva questo artista si impone per quella volontà di ricerca e di presenza nel mondo dell’arte che lo indicano come uno degli autori di maggior interesse e spicco della nuova generazione.
Per l’occasione viene presentata una monografia interamente a colori con contributi di Andrea Diprè e Milena Moneta.
L’evento dal titolo “La nuova pittura” rivela in modo preciso l’evoluzione di questo artista il quale attraverso un lungo percorso di sperimentazione pittorica ritorna ad un segno pittorico leggibile superando sia il figurativo che l’astrazione. Il colore e la sintesi figurativa diventano nella pittura di Antonio De Santis estremi fondamentali. I colori utilizzati nella loro purezza donano all’espressività una forza di grande intensità emotiva, mentre il racconto acquista nella sintesi della forma una dimensione nuova. Fedele al Manifesto del Realismo/Astratto firmato nel 1980, l’artista costruisce le proprie opere attraverso un susseguirsi di piani autonomi che nel loro insieme conferiscono al quadro un ordine di antica memoria.
Ha scritto in catalogo Andrea Diprè” Soltanto chi scambia la felicità dell’immagine con la facilità della forma, mostrando quasi di ignorare l’assioma leopardiano secondo il quale niente è più difficile che essere facile, niente è più complicato che essere semplice, può trascurare l’opera pittorica di Antonio De Santis. Ai nostri tempi un artista senza ideologia, senza artifici, diretto, può sembrare a qualcuno non moderno. E anzi De Santis, stilisticamente tanto riconoscibile, è un artista così estraneo alla falsa problematicità dell’arte moderna che quando lo si guarda lo si ama, e quando non lo si guarda si rischia di dimenticare. Accade, al contrario, di ricordare opere che non è necessario guardare, come quelle di Kounellis o di Burri. È questo un pregiudizio implicito nell’arte contemporanea che, in larga misura, legittima come degno di considerazione solo il facile sperimentalismo, magari sgradevole, o il facile gioco ottico. De Santis, al contrario, appartiene a quella rara categoria di pittori che è necessario guardare, verificare nella tecnica, in base a un principio di qualità e relativamente a una struttura formale di perfetto controllo, esattamente come un pittore antico.Da un punto di vista storico il suo ruolo appare sempre più necessario, come punto di congiunzione, come punto di pareva impossibile sutura, fra tradizione italiana, nei suoi vertici del Trecento e del Quattrocento, e arte moderna, almeno nella direzione culminante nel neofigurativismo. In senso specifico De Santis costituisce, con il suo realismo astratto, il momento di passaggio dalla metafisica di de Chirico alla esperienza improvvisa quanto classicamente fondata di Domenico Gnoli. In questo senso la posizione di De Santis è soltanto apparentemente illustrativa, facile, semplificata. Infatti, sarebbe un limite non intendere l’artista nei termini di necessità storica, ma restringerlo nei confini dell’eleganza e della decorazione, emarginandolo quindi dagli interessi della critica “storiografica”. Antonio De Santis è un pittore forte come Masaccio, artisti nei quali la pittura vive per se stessa, esempio di arte per l’arte, indifferente ai soggetti che la motivano. Un finto misticismo, dunque, che porta De Santis a considerare corpo e architettura come la stessa cosa: sono cioè pittura. L’equivalenza della persona umana e dell’architettura rispecchia, d’altra parte, un principio mentale proprio della tradizione pierfrancescana riflessa, ad esempio, in quegli spettacoli continui di squadernata natura che sono gli indiscutibili precedenti dei paesaggi di De Santis. Egli naturalmente rende tutto apparentemente più facile, più decorativo, più festoso; non ha l’angoscia di pelle che esce dal diario per immagini di Klee. Ma c’è in lui la coscienza di una grande situazione europea non superficialmente testimoniata, e pur conservando tutta la dignità della tradizione italiana.”
De Santis si propone come una delle nuove espressioni dell’arte pittorica contemporanea. Le sue opere trasformatesi in lunghi anni di lavoro e di ricerca, sono state esposte in quasi tutta Europa e non solo. Al di là dell’ottica espressiva questo artista si impone per quella volontà di ricerca e di presenza nel mondo dell’arte che lo indicano come uno degli autori di maggior interesse e spicco della nuova generazione.
Per l’occasione viene presentata una monografia interamente a colori con contributi di Andrea Diprè e Milena Moneta.
16
settembre 2006
Antonio De Santis – La nuova pittura
Dal 16 settembre al 22 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO CIVICO ERNESTO E TERESA DELLA TORRE
Treviglio, Via Dei Facchetti, 14, (Bergamo)
Treviglio, Via Dei Facchetti, 14, (Bergamo)
Orario di apertura
Feriali 14,30 - 18,30
Festivi 10,00 -12,30 /15,00 - 19.00
Vernissage
16 Settembre 2006, ore 18
Sito web
www.desantismostre.com
Autore
Curatore