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Antonio Di Grazia – Ultime pagine
L’opera di Antonio Di Grazia costituisce un intenso mosaico dirichiami diretti al ruolo dell’immaginario nella società contemporanea
Comunicato stampa
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Antonio Di Grazia vive e lavora ad Aversa(CE), città d’origine, lasciata per circa 15 anni, durante i quali, a Milano,ha collaborato attivamente con la Galleria Avida Dollar. Tornato in Campania oggi èattivo con un folto gruppo di artisti casertani.
L’opera di Antonio Di Grazia costituisce un intenso mosaico dirichiami diretti al ruolo dell’immaginario nella società contemporanea. Viviamoin un’epoca dominata dall’immagine, in un mondo in cui ogni aspetto della vitaquotidiana è dato nella sua complessità senza lasciare libero arbitrio allafantasia e alla sua capacità di essere generatrice di immagini personali. L’artista, generatore di tali immagini, sembraessere rimasto il solo ad aver la possibilità di utilizzare questa prerogativaumana. Ne risulta la necessità diprodurre uno sforzo interpretativo che l’artista è costretto a rincorrereper offrire libero arbitrio alla propriafantasia e alla capacità di de-costruire i flussi continui che affollano lanostra percezione e generare immagini centrate sul “personale”. Antonio DiGrazia affronta questo coraggioso percorso alla ricerca di una possibilità diutilizzare la prerogativa umana della messa in scena dei ricordi emozionanti,provocanti e demistificatori attraverso il tema della sua nuova personale.
L’esposizione riposa su un trittico in plexiglas, su due deipannelli sono affisse le stampe dellepagine finali di due testi classici della letteratura europea: Don Chisciotte, di Cervantes - la storia del cavaliere errante impazzito per le troppe letture e delsuo fido scudiero Sancho Panza - e I miserabilili, di Victor Hugo – una storia di esperienza umana e sociale, di fatica, esilio e povertà.
Una terzarappresentazione è formata dalla sovrapposizione di sette libri neri inrilievo, chiusi ermeticamente, le cui pagine sono trafitte da coltelli con manicibianchi. Si tratta di un rimando personale al segno della violenza sulle cose ein modo particolare sulla Cultura che nel mondo contemporaneo resterebbe comecelata, senza la forza necessaria per rendersi manifesta.
La letteratura e il suo mondo rappresentano dunque ilcontenuto su cui poggia la composizione delle immagini in uno sguardo riflessoche Di Grazia genera nella “fine del racconto”. La fine materiale del libro, con la sua scritta a caratteri cubitali,attrae la sua e la nostra attenzione, produce un senso di curiosità e misteroverso ciò che volge al termine. Non solo la fine, il terminare. Nell’epilogodel racconto, del romanzo, della scrittura risiede anche in ciò che non èmanifestabile, qualcosa che potrebbe essere anche un ribaltamento di ciò che ilracconto è stato: una fine che è in divenire. L’operapuò esprimere il punto d’arrivo di un percorso artistico pluriennale che DiGrazia ha dedicato al tema della lettura come scrutatrice dell’anima e del suorapporto con le proprie origini, culturali ed esistenziali.
L’estetizzazione di tali esperienze sollecitala modificazione del comportamento estetico, sempre più alla ricerca digratificazioni sensoriali che trasfigurano la dimensione del quotidiano. Perl’artista si tratta di esperienze che lo aiutino a riconoscersi e aidentificarsi nella mutevolezza frenetica che è la vita. Qualcosa che giungecomunque alle sue pagine finali.
Ansaldi Marilina
L’opera di Antonio Di Grazia costituisce un intenso mosaico dirichiami diretti al ruolo dell’immaginario nella società contemporanea. Viviamoin un’epoca dominata dall’immagine, in un mondo in cui ogni aspetto della vitaquotidiana è dato nella sua complessità senza lasciare libero arbitrio allafantasia e alla sua capacità di essere generatrice di immagini personali. L’artista, generatore di tali immagini, sembraessere rimasto il solo ad aver la possibilità di utilizzare questa prerogativaumana. Ne risulta la necessità diprodurre uno sforzo interpretativo che l’artista è costretto a rincorrereper offrire libero arbitrio alla propriafantasia e alla capacità di de-costruire i flussi continui che affollano lanostra percezione e generare immagini centrate sul “personale”. Antonio DiGrazia affronta questo coraggioso percorso alla ricerca di una possibilità diutilizzare la prerogativa umana della messa in scena dei ricordi emozionanti,provocanti e demistificatori attraverso il tema della sua nuova personale.
L’esposizione riposa su un trittico in plexiglas, su due deipannelli sono affisse le stampe dellepagine finali di due testi classici della letteratura europea: Don Chisciotte, di Cervantes - la storia del cavaliere errante impazzito per le troppe letture e delsuo fido scudiero Sancho Panza - e I miserabilili, di Victor Hugo – una storia di esperienza umana e sociale, di fatica, esilio e povertà.
Una terzarappresentazione è formata dalla sovrapposizione di sette libri neri inrilievo, chiusi ermeticamente, le cui pagine sono trafitte da coltelli con manicibianchi. Si tratta di un rimando personale al segno della violenza sulle cose ein modo particolare sulla Cultura che nel mondo contemporaneo resterebbe comecelata, senza la forza necessaria per rendersi manifesta.
La letteratura e il suo mondo rappresentano dunque ilcontenuto su cui poggia la composizione delle immagini in uno sguardo riflessoche Di Grazia genera nella “fine del racconto”. La fine materiale del libro, con la sua scritta a caratteri cubitali,attrae la sua e la nostra attenzione, produce un senso di curiosità e misteroverso ciò che volge al termine. Non solo la fine, il terminare. Nell’epilogodel racconto, del romanzo, della scrittura risiede anche in ciò che non èmanifestabile, qualcosa che potrebbe essere anche un ribaltamento di ciò che ilracconto è stato: una fine che è in divenire. L’operapuò esprimere il punto d’arrivo di un percorso artistico pluriennale che DiGrazia ha dedicato al tema della lettura come scrutatrice dell’anima e del suorapporto con le proprie origini, culturali ed esistenziali.
L’estetizzazione di tali esperienze sollecitala modificazione del comportamento estetico, sempre più alla ricerca digratificazioni sensoriali che trasfigurano la dimensione del quotidiano. Perl’artista si tratta di esperienze che lo aiutino a riconoscersi e aidentificarsi nella mutevolezza frenetica che è la vita. Qualcosa che giungecomunque alle sue pagine finali.
Ansaldi Marilina
22
novembre 2007
Antonio Di Grazia – Ultime pagine
Dal 22 novembre al 22 dicembre 2007
arte contemporanea
Location
BOTTEGA DI CAIAFA
Napoli, Via Montesanto, 15, (Napoli)
Napoli, Via Montesanto, 15, (Napoli)
Vernissage
22 Novembre 2007, ore 19.30
Autore