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Antonio Emanuele Piedimonte – Crime scene-Napoli 2010
33immagini su 2 grandi pannelli ed 1 titolo che si ispira ad una installazione mai realizzata:“Crime Scene”,ovvero il luogo dove si è consumato un delitto 1 sottotitolo che spiega senza possibilità di equivoci qual è il luogo simbolicamente avvolto dal nastro di plastica: Napoli
Comunicato stampa
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“crime scene–napoli 2010”
Immagini fotografiche di antonio piedimonte DAL 21- 28/12/10
vernissage martedì 21 dicembre ore 21.00
33immagini su 2 grandi pannelli ed 1 titolo che si ispira ad una installazione mai realizzata:
“Crime Scene”,ovvero il luogo dove si è consumato un delitto (in tv,ca va sans dire)
1sottotitolo che spiega senza possibilità di equivoci qual è il luogo simbolicamente avvolto dal nastro di plastica gialla:NAPOLI
Seguendo lo spazio disegnato dall’immaginaria striscia di plastica in dotazione alle forze dell’ordine, la macchina fotografica di Antonio Emanuele Piedimonte ha disegnato percorsi, evocato apparizioni e rivelato tracce lungo strade e piazze della città.
Un itinerario cominciato il primo gennaio del 2010 - con l’immagine di uno scooter che sfreccia in una piazza Plebiscito malinconicamente vuota - e proseguito lungo tutto l’anno, sino ai giorni scorsi, con gli imbarazzanti cumuli di rifiuti dell’ennesima emergenza rifiuti. Immagini sporche, cromaticamente esasperate e sistematicamente contrastate per un itinerario al tempo stesso reale e metaforico nella città di inizio millennio - la metropoli plebea che attraversa il tempo con la sua rassegnata e feroce immobilità - e riecheggia tanti nomi, a cominciare da Salvatore Di Giacomo (che con la sua “Kodak” esplorava vicoli e bassi) a Pasolini, passando per la Ortese e Warhol.
Il visibile e l’invisibile, il sacro e il profano, il sogno e la realtà: la città purgatorio
E’ la Napoli del mare sospeso di Bagnoli e delle piazze malinconicamente deserte, del volto di Totò che s’affaccia dalle catacombe e del rogo dei bus incendiati dai disoccupati, della statua di Garibaldi affumicata dai rifiuti in fiamme e della “differenziata” nel centro storico (pneumatici d’auto nel cassonetto), del san Gennaro delle processioni miracolose e del Cimitero delle Fontanelle in versione metafisica, dei palazzi e dei castelli, dello splendore delle chiese barocche e dello sguardo verso il cielo di chi vuole trovare una speranza.
Organizzata da Bruno Zarzaca in collaborazione con l’associazione “Neapolis Virgiliana”, la mostra si divide in due parti inseparabili ed è esposta in due luoghi diversi ma vicini: il ristorante vegetariano “Sorriso integrale - Amico bio” e la libreria-cafè “evaluna” di Lia Polcari, entrambi ubicati nel cortile di Palazzo Conca, in piazza Bellini, nel centro antico di Napoli.
La scelta delle location - una sorta di ludico inciso enogastronomico anch’esso fortemente simbolico - vuole essere anche un ulteriore invito a tornare a calpestare le pietre dell’antica Neapolis, magari pure per vedere (o rivedere) le mura greche schiacciate dalle oscene costruzioni moderne (tra piazza Cavour e gli Incurabili), ennesimo ma certo non ultimo crimine.
NOTE
Caduche immagini sospese tra cronaca, storia e mito nella Napoli di questo travagliato abbrivo di millennio: l’urlo silenzioso dei colori forti e saturati, dei contrasti estremi, dei mille illusori riverberi. Una passeggiata, con il cuore che prova a volare in alto e lo sguardo che spazia sull’orizzonte delle rovine vecchie e nuove, uno sguardo sul cielo dei rifiuti caduti sul magma delle macerie e sul malinconico mare di Anna Maria Ortese.
Scatti rubati tra piazze e strade (quasi) svuotate dalle mandrie di scooter e dalle altre rumorose moltitudini, perché le pietre-parole del passato le hanno assorbite nell’uggiosa ipocondria di un tempo perennemente fermo. Entropici ritagli di un onirico e vulcanico wormholes che inizia e finisce nell’invisibile omphalos partenopeo.
Profili, linee, volti, parole, silenzi: l’inenarrabile e misterioso universo sorto intorno alla tomba d’una Sirena suicidatasi per amore e cresciuto in un arcaico e primordiale caos, tra affollate catacombe ed infinite caverne riempite di ossa e di preghiere, tra devastanti pestilenze e tremende eruzioni, nel disordinato ordine delle fastose apparenze, nella rabbiosa rassegnazione degli sconfitti, nella gloriosa affermazione degli eletti, lungo le risicate spiagge sopravvissute alle onde del degrado, sui ripidi canyon di tufo trasformati e tagliati dallo scorrere tumultuante dei formicai umani, nel rumoroso vuoto delle livide notti.
E’ la dolce e triste Partenope che guarda i cumuli di parole e di rifiuti, il severo e comprensivo san Gennaro che osserva i piccoli martiri di oggi, il povero re che non vede nulla perché finito sotto un lenzuolo azzurro Napoli, l’immenso Dante che sorride compiaciuto all’amore che muove le stelle e agli sparuti turisti che lo riprendono. Ed ancora: palazzi che sembrano schiacciare il futuro con il peso di un passato sempre superiore a qualsiasi presente, le piazze delle donne perdute e dei bambini smarriti, le chiese barocche e i pontili novecenteschi, la munnezza differenziata, gli sguardi al cielo, la speranza, l’attesa: un mondo che oscilla, si piega, si schiaccia, si spezza, va in putrefazione ma non muore. Almeno non abbastanza da poter finalmente rinascere.
*Le foto sono state realizzate con una Canon Eos 500D e sono state scattate in un arco di tempo che va
dal 1 gennaio (piazza Plebiscito) al 15 dicembre 2010 (rifiuti in strada).
*Alla realizzazione della mostra, voluta ed organizzata da Bruno Zarzaca, hanno collaborato Giuseppe Madonna (supervisione grafica), Brigida Corrado e Bruno De Stefano (scelta delle immagini), Lia e Rosi Polcari (logistica e sostegno morale)
L’AUTORE
Antonio Emanuele Piedimonte, napoletano, 48 anni, è giornalista professionista, saggista e fotografo.
Ha scritto per i principali giornali italiani e attualmente è il responsabile della redazione napoletana di “City”, il quotidiano free press della Gruppo Rcs (Rizzoli - Corriere della Sera), ed è direttore della rivista “Progetto Campania”.
Profondo studioso della storia di Napoli (dove è nato e vive), ha dedicato diversi libri alla città, tra cui “Napoli segreta” (premio “Emily Dickinson 1998”), “La città parallela”, “Partenope e le altre”, “Il Cimitero delle Fontanelle”, “Napoli sotterranea”, “Filtri e magie d’amore: da Orazio a Jung”, “Napoli. Uomini, luoghi e storie della città smarrita”, “Raimondo di Sangro Principe di Sansevero”.
In qualità di esperto ha anche collaborato come consulente alla realizzazione di diverse trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate alla città, in particolare per i programmi “Voyager” (Rai) e “Misteri” (Italia1).
Le sue fotografie sono pubblicate, tra l’altro, sul “Corriere del Mezzogiorno” e sono state esposte in personali e collettive, in particolare nella galleria “PrimoPiano”, nella libreria “Evaluna” di Napoli e nel Museo “Faggiano” di Lecce.
Immagini fotografiche di antonio piedimonte DAL 21- 28/12/10
vernissage martedì 21 dicembre ore 21.00
33immagini su 2 grandi pannelli ed 1 titolo che si ispira ad una installazione mai realizzata:
“Crime Scene”,ovvero il luogo dove si è consumato un delitto (in tv,ca va sans dire)
1sottotitolo che spiega senza possibilità di equivoci qual è il luogo simbolicamente avvolto dal nastro di plastica gialla:NAPOLI
Seguendo lo spazio disegnato dall’immaginaria striscia di plastica in dotazione alle forze dell’ordine, la macchina fotografica di Antonio Emanuele Piedimonte ha disegnato percorsi, evocato apparizioni e rivelato tracce lungo strade e piazze della città.
Un itinerario cominciato il primo gennaio del 2010 - con l’immagine di uno scooter che sfreccia in una piazza Plebiscito malinconicamente vuota - e proseguito lungo tutto l’anno, sino ai giorni scorsi, con gli imbarazzanti cumuli di rifiuti dell’ennesima emergenza rifiuti. Immagini sporche, cromaticamente esasperate e sistematicamente contrastate per un itinerario al tempo stesso reale e metaforico nella città di inizio millennio - la metropoli plebea che attraversa il tempo con la sua rassegnata e feroce immobilità - e riecheggia tanti nomi, a cominciare da Salvatore Di Giacomo (che con la sua “Kodak” esplorava vicoli e bassi) a Pasolini, passando per la Ortese e Warhol.
Il visibile e l’invisibile, il sacro e il profano, il sogno e la realtà: la città purgatorio
E’ la Napoli del mare sospeso di Bagnoli e delle piazze malinconicamente deserte, del volto di Totò che s’affaccia dalle catacombe e del rogo dei bus incendiati dai disoccupati, della statua di Garibaldi affumicata dai rifiuti in fiamme e della “differenziata” nel centro storico (pneumatici d’auto nel cassonetto), del san Gennaro delle processioni miracolose e del Cimitero delle Fontanelle in versione metafisica, dei palazzi e dei castelli, dello splendore delle chiese barocche e dello sguardo verso il cielo di chi vuole trovare una speranza.
Organizzata da Bruno Zarzaca in collaborazione con l’associazione “Neapolis Virgiliana”, la mostra si divide in due parti inseparabili ed è esposta in due luoghi diversi ma vicini: il ristorante vegetariano “Sorriso integrale - Amico bio” e la libreria-cafè “evaluna” di Lia Polcari, entrambi ubicati nel cortile di Palazzo Conca, in piazza Bellini, nel centro antico di Napoli.
La scelta delle location - una sorta di ludico inciso enogastronomico anch’esso fortemente simbolico - vuole essere anche un ulteriore invito a tornare a calpestare le pietre dell’antica Neapolis, magari pure per vedere (o rivedere) le mura greche schiacciate dalle oscene costruzioni moderne (tra piazza Cavour e gli Incurabili), ennesimo ma certo non ultimo crimine.
NOTE
Caduche immagini sospese tra cronaca, storia e mito nella Napoli di questo travagliato abbrivo di millennio: l’urlo silenzioso dei colori forti e saturati, dei contrasti estremi, dei mille illusori riverberi. Una passeggiata, con il cuore che prova a volare in alto e lo sguardo che spazia sull’orizzonte delle rovine vecchie e nuove, uno sguardo sul cielo dei rifiuti caduti sul magma delle macerie e sul malinconico mare di Anna Maria Ortese.
Scatti rubati tra piazze e strade (quasi) svuotate dalle mandrie di scooter e dalle altre rumorose moltitudini, perché le pietre-parole del passato le hanno assorbite nell’uggiosa ipocondria di un tempo perennemente fermo. Entropici ritagli di un onirico e vulcanico wormholes che inizia e finisce nell’invisibile omphalos partenopeo.
Profili, linee, volti, parole, silenzi: l’inenarrabile e misterioso universo sorto intorno alla tomba d’una Sirena suicidatasi per amore e cresciuto in un arcaico e primordiale caos, tra affollate catacombe ed infinite caverne riempite di ossa e di preghiere, tra devastanti pestilenze e tremende eruzioni, nel disordinato ordine delle fastose apparenze, nella rabbiosa rassegnazione degli sconfitti, nella gloriosa affermazione degli eletti, lungo le risicate spiagge sopravvissute alle onde del degrado, sui ripidi canyon di tufo trasformati e tagliati dallo scorrere tumultuante dei formicai umani, nel rumoroso vuoto delle livide notti.
E’ la dolce e triste Partenope che guarda i cumuli di parole e di rifiuti, il severo e comprensivo san Gennaro che osserva i piccoli martiri di oggi, il povero re che non vede nulla perché finito sotto un lenzuolo azzurro Napoli, l’immenso Dante che sorride compiaciuto all’amore che muove le stelle e agli sparuti turisti che lo riprendono. Ed ancora: palazzi che sembrano schiacciare il futuro con il peso di un passato sempre superiore a qualsiasi presente, le piazze delle donne perdute e dei bambini smarriti, le chiese barocche e i pontili novecenteschi, la munnezza differenziata, gli sguardi al cielo, la speranza, l’attesa: un mondo che oscilla, si piega, si schiaccia, si spezza, va in putrefazione ma non muore. Almeno non abbastanza da poter finalmente rinascere.
*Le foto sono state realizzate con una Canon Eos 500D e sono state scattate in un arco di tempo che va
dal 1 gennaio (piazza Plebiscito) al 15 dicembre 2010 (rifiuti in strada).
*Alla realizzazione della mostra, voluta ed organizzata da Bruno Zarzaca, hanno collaborato Giuseppe Madonna (supervisione grafica), Brigida Corrado e Bruno De Stefano (scelta delle immagini), Lia e Rosi Polcari (logistica e sostegno morale)
L’AUTORE
Antonio Emanuele Piedimonte, napoletano, 48 anni, è giornalista professionista, saggista e fotografo.
Ha scritto per i principali giornali italiani e attualmente è il responsabile della redazione napoletana di “City”, il quotidiano free press della Gruppo Rcs (Rizzoli - Corriere della Sera), ed è direttore della rivista “Progetto Campania”.
Profondo studioso della storia di Napoli (dove è nato e vive), ha dedicato diversi libri alla città, tra cui “Napoli segreta” (premio “Emily Dickinson 1998”), “La città parallela”, “Partenope e le altre”, “Il Cimitero delle Fontanelle”, “Napoli sotterranea”, “Filtri e magie d’amore: da Orazio a Jung”, “Napoli. Uomini, luoghi e storie della città smarrita”, “Raimondo di Sangro Principe di Sansevero”.
In qualità di esperto ha anche collaborato come consulente alla realizzazione di diverse trasmissioni televisive e radiofoniche dedicate alla città, in particolare per i programmi “Voyager” (Rai) e “Misteri” (Italia1).
Le sue fotografie sono pubblicate, tra l’altro, sul “Corriere del Mezzogiorno” e sono state esposte in personali e collettive, in particolare nella galleria “PrimoPiano”, nella libreria “Evaluna” di Napoli e nel Museo “Faggiano” di Lecce.
21
dicembre 2010
Antonio Emanuele Piedimonte – Crime scene-Napoli 2010
Dal 21 al 28 dicembre 2010
fotografia
Location
EVALUNA LIBRERIA ARTGALLERY
Napoli, Piazza Vincenzo Bellini, 72, (Napoli)
Napoli, Piazza Vincenzo Bellini, 72, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-17 e 20-24
Vernissage
21 Dicembre 2010, ore 21.00
Autore
Curatore