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Antonio Haupala – Il tempo sospeso
Sabato 11 aprile 2015, si inaugura la mostra di Antonio Haupala, a cura di Veronica Longo, all’Atelier Controsegno presente in galleria per l’occasione. Inoltre la danzatrice Martina Coppeto si esibirà in un’inedita performance di teatro-danza da lei creata e coreografata.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 11 aprile 2015, alle ore 18.00, si inaugura la mostra di Antonio Haupala, a cura di Veronica Longo, all’Atelier Controsegno, in Via Napoli 201, Pozzuoli, Napoli (nei pressi della stazione cumana Dazio). Per l’occasione l’Artista, per la prima volta a Napoli, sarà presente in galleria, mentre dalle 18.30, la danzatrice Martina Coppeto si esibirà in un’inedita performance di teatro-danza Ti ricordi quando…, da lei creata e coreografata per questo speciale evento.
Sono sospese, in quell’istante e spazio, come fissate in un fotogramma, senza tempo né dimensione… Sono le effigi di Antonio Haupala, apparentemente scene di una quotidianità che però non esiste, perché fissate nella memoria. Molto spesso sono donne che potremmo incontrare ogni giorno intente nella loro faccende domestiche, a bere presso una fontana pubblica, a passeggiare verso il mare andando incontro all’orizzonte, o sedute sulla panchina in un parco a godere dei raggi del sole e a far loro compagnia, talvolta, ci sono anche bambini seduti sugli alberi e assorti nei giochi. C’è poi un altro gruppo di figure femminili: sono quelle dedite al ballo con vestiti delicati o sgargianti sulle punte di gesso, o che suonano flauti e arpe, o addirittura circensi concentrate in acrobazie ed evoluzioni prodigiose… Non si devono poi dimenticare i richiami dall’oriente: donne che nei loro vestiti tradizionali si mostrano spesso schive e assorte. E allora ciò che era dubbio diviene quesito: da dove ha attinto l’artista tutto questo repertorio umano? Ultimo degli impressionisti, se così potremmo definirlo per il tipo di pennellata, la luminosità e gli individui all’aperto che tanto potrebbero ricordarci Renoir, ma anche vicino a Degas per la scelta dei soggetti, soprattutto delle ballerine di danza classica, Haupala se ne distacca totalmente per la modalità creativa: nessun soggetto è dipinto “en plein air” allo scopo di cogliere le sottili sfumature che la luce genera sui particolari al fine di rendere la vera essenza delle cose. Antonio dipinge ovunque, ma preferibilmente nel chiuso del suo studio; non c’è una modella lì di fronte, eccetto nel caso in cui rappresenti la moglie, musa ispiratrice di molti suoi lavori nella fase di elaborazione degli schizzi, poi completati con la memoria… Tutti questi personaggi vivono in un mondo parallelo e che gli appartiene: solo a lui, suo creatore, è dato vederli da un’angolazione privilegiata che è quella della sua mente e che vengono poi riportati a noi, solo quando la mano li trasporta sul supporto. Per questo motivo la pattinatrice sul ghiaccio, ad esempio, che a noi tutti potrebbe sembrare ciò che effettivamente è, per l’artista rappresenta invece la musica. Questa è la grande risorsa ed energia di Haupala: tutto ciò che rappresenta è pura invenzione, in un flusso ininterrotto d’immagini e ricordi che si mescolano in un gran turbinio e vengono tradotte in segni e colori, attivati da sollecitazioni visive, sonore o emotive; perché come lui stesso afferma: «È colpa della fantasia, io non c’entro».
Artista italo-thailandese, avendo trascorso l’infanzia a Bangkok e l’adolescenza a Indianapolis, Antonio porta con sé l’oriente da sempre e lo trasmette in molte sue opere. Se singolare può sembrare il suo modo di approcciare all’arte, senza dubbio tale è anche la sua formazione come pittore: dopo la maturità scientifica e la laurea in giurisprudenza con attività avviata, Antonio coraggiosamente abbandona la legge degli uomini per rivolgersi a quella dei sentimenti, iniziando a dipingere a olio come autodidatta. Se tale tecnica è il punto di partenza di questo viaggio, di certo l’artista si è anche dedicato al disegno in cui, da sempre, è molto prolifero. È così che dal 1987, i fotogrammi latenti della sua esistenza iniziano a viaggiare, sotto forma concreta di quadri, per le diverse mostre e fiere, italiane e straniere, fino a quando dal 2008 viene aperta a Mantova la Piccola Galleria, uno scrigno che espone in permanenza ed esclusivamente i suoi lavori. Recentemente, l’artista ha poi dato un’ulteriore svolta alla sua produzione: le tematiche sono ancora
più magiche, oniriche, prelevate dalle sue reminiscenze del trascorso oriente e dalle fantasie più libere,
mentre dal punto di vista tecnico crea su cartone o carta da imballaggio incollata su pannelli rigidi e i
materiali usati sono i più disparati: gessetti, carboncini e pastelli a olio, una fusione più consapevole tra
pittura, colore e grafica. Infine, non è certo da sottovalutare come queste opere si presentino allo
spettatore: ciò che colpisce, oltre alle tonalità calde e avvolgenti, è anche la scelta delle cornici, ognuna è
creata direttamente dall’artista personalizzandola, a seconda del soggetto rappresentato, un autentico
abito d’autore realizzato su misura… perché ogni singolo lavoro è pur sempre un atto d’amore da cui
l’artista non può scindere l’ideazione dalla sua conclusione, affinché quel tempo sospeso diventi l’eterno
dell’anima in cui ritrovare se stessi.
Come Antonio ci trascina in un mondo “altro”, così Martina Coppeto ci porterà in una dimensione dove il
confine tra fantastico e reale, si fondono lasciandoci attoniti rispetto alla tangibilità dell’esistenza.
La danzatrice napoletana, formata in danza jazz, tip tap e canto, nel 2004 si trasferisce a Londra dove
prosegue gli studi ed entra a far parte come membro stabile della compagnia Dance my way diretta da
Monoka Molnar. Si trasferisce poi in Francia per frequentare l'Accademia Off Jazz diretta dal Maestro
Gianin Loringett, dove si dedica esclusivamente allo studio della danza contemporanea e si mette in gioco
per la prima volta come coreografa. Rientrata a Napoli, continua la sua ricerca sul movimento e scopre
l'anatomia esperienziale. Si perfeziona sotto la guida di Claudio Malangone e Anna Nisivoccia, entrando a
far parte della compagnia di danza contemporanea Borderline danza diretta da Malangone. Attualmente
frequenta la scuola di mimo corporeo e commedia dell'arte presso l'ICRA project diretta dal Maestro
Michele Monetta e insegna teatro-danza presso il laboratorio teatrale Delirio Creativo diretto da Raffaele
Bruno.
Rassegna stampa a cura di Rosalba Volpe.
Continuate a seguirci sull'evento FB della mostra: https://www.facebook.com/events/1416944715279110/
Info: +39 3332191113 – controsegno@libero.it - www.controsegno.com -www.facebook.com/AtelierControsegno
Sono sospese, in quell’istante e spazio, come fissate in un fotogramma, senza tempo né dimensione… Sono le effigi di Antonio Haupala, apparentemente scene di una quotidianità che però non esiste, perché fissate nella memoria. Molto spesso sono donne che potremmo incontrare ogni giorno intente nella loro faccende domestiche, a bere presso una fontana pubblica, a passeggiare verso il mare andando incontro all’orizzonte, o sedute sulla panchina in un parco a godere dei raggi del sole e a far loro compagnia, talvolta, ci sono anche bambini seduti sugli alberi e assorti nei giochi. C’è poi un altro gruppo di figure femminili: sono quelle dedite al ballo con vestiti delicati o sgargianti sulle punte di gesso, o che suonano flauti e arpe, o addirittura circensi concentrate in acrobazie ed evoluzioni prodigiose… Non si devono poi dimenticare i richiami dall’oriente: donne che nei loro vestiti tradizionali si mostrano spesso schive e assorte. E allora ciò che era dubbio diviene quesito: da dove ha attinto l’artista tutto questo repertorio umano? Ultimo degli impressionisti, se così potremmo definirlo per il tipo di pennellata, la luminosità e gli individui all’aperto che tanto potrebbero ricordarci Renoir, ma anche vicino a Degas per la scelta dei soggetti, soprattutto delle ballerine di danza classica, Haupala se ne distacca totalmente per la modalità creativa: nessun soggetto è dipinto “en plein air” allo scopo di cogliere le sottili sfumature che la luce genera sui particolari al fine di rendere la vera essenza delle cose. Antonio dipinge ovunque, ma preferibilmente nel chiuso del suo studio; non c’è una modella lì di fronte, eccetto nel caso in cui rappresenti la moglie, musa ispiratrice di molti suoi lavori nella fase di elaborazione degli schizzi, poi completati con la memoria… Tutti questi personaggi vivono in un mondo parallelo e che gli appartiene: solo a lui, suo creatore, è dato vederli da un’angolazione privilegiata che è quella della sua mente e che vengono poi riportati a noi, solo quando la mano li trasporta sul supporto. Per questo motivo la pattinatrice sul ghiaccio, ad esempio, che a noi tutti potrebbe sembrare ciò che effettivamente è, per l’artista rappresenta invece la musica. Questa è la grande risorsa ed energia di Haupala: tutto ciò che rappresenta è pura invenzione, in un flusso ininterrotto d’immagini e ricordi che si mescolano in un gran turbinio e vengono tradotte in segni e colori, attivati da sollecitazioni visive, sonore o emotive; perché come lui stesso afferma: «È colpa della fantasia, io non c’entro».
Artista italo-thailandese, avendo trascorso l’infanzia a Bangkok e l’adolescenza a Indianapolis, Antonio porta con sé l’oriente da sempre e lo trasmette in molte sue opere. Se singolare può sembrare il suo modo di approcciare all’arte, senza dubbio tale è anche la sua formazione come pittore: dopo la maturità scientifica e la laurea in giurisprudenza con attività avviata, Antonio coraggiosamente abbandona la legge degli uomini per rivolgersi a quella dei sentimenti, iniziando a dipingere a olio come autodidatta. Se tale tecnica è il punto di partenza di questo viaggio, di certo l’artista si è anche dedicato al disegno in cui, da sempre, è molto prolifero. È così che dal 1987, i fotogrammi latenti della sua esistenza iniziano a viaggiare, sotto forma concreta di quadri, per le diverse mostre e fiere, italiane e straniere, fino a quando dal 2008 viene aperta a Mantova la Piccola Galleria, uno scrigno che espone in permanenza ed esclusivamente i suoi lavori. Recentemente, l’artista ha poi dato un’ulteriore svolta alla sua produzione: le tematiche sono ancora
più magiche, oniriche, prelevate dalle sue reminiscenze del trascorso oriente e dalle fantasie più libere,
mentre dal punto di vista tecnico crea su cartone o carta da imballaggio incollata su pannelli rigidi e i
materiali usati sono i più disparati: gessetti, carboncini e pastelli a olio, una fusione più consapevole tra
pittura, colore e grafica. Infine, non è certo da sottovalutare come queste opere si presentino allo
spettatore: ciò che colpisce, oltre alle tonalità calde e avvolgenti, è anche la scelta delle cornici, ognuna è
creata direttamente dall’artista personalizzandola, a seconda del soggetto rappresentato, un autentico
abito d’autore realizzato su misura… perché ogni singolo lavoro è pur sempre un atto d’amore da cui
l’artista non può scindere l’ideazione dalla sua conclusione, affinché quel tempo sospeso diventi l’eterno
dell’anima in cui ritrovare se stessi.
Come Antonio ci trascina in un mondo “altro”, così Martina Coppeto ci porterà in una dimensione dove il
confine tra fantastico e reale, si fondono lasciandoci attoniti rispetto alla tangibilità dell’esistenza.
La danzatrice napoletana, formata in danza jazz, tip tap e canto, nel 2004 si trasferisce a Londra dove
prosegue gli studi ed entra a far parte come membro stabile della compagnia Dance my way diretta da
Monoka Molnar. Si trasferisce poi in Francia per frequentare l'Accademia Off Jazz diretta dal Maestro
Gianin Loringett, dove si dedica esclusivamente allo studio della danza contemporanea e si mette in gioco
per la prima volta come coreografa. Rientrata a Napoli, continua la sua ricerca sul movimento e scopre
l'anatomia esperienziale. Si perfeziona sotto la guida di Claudio Malangone e Anna Nisivoccia, entrando a
far parte della compagnia di danza contemporanea Borderline danza diretta da Malangone. Attualmente
frequenta la scuola di mimo corporeo e commedia dell'arte presso l'ICRA project diretta dal Maestro
Michele Monetta e insegna teatro-danza presso il laboratorio teatrale Delirio Creativo diretto da Raffaele
Bruno.
Rassegna stampa a cura di Rosalba Volpe.
Continuate a seguirci sull'evento FB della mostra: https://www.facebook.com/events/1416944715279110/
Info: +39 3332191113 – controsegno@libero.it - www.controsegno.com -www.facebook.com/AtelierControsegno
11
aprile 2015
Antonio Haupala – Il tempo sospeso
Dall'undici al 26 aprile 2015
arte contemporanea
serata - evento
disegno e grafica
serata - evento
disegno e grafica
Location
ATELIER CONTROSEGNO
Pozzuoli, Via Napoli, 201, (Napoli)
Pozzuoli, Via Napoli, 201, (Napoli)
Orario di apertura
dal martedì al sabato: 10.00 – 14.00 e 16.00 –
20.00; domenica 16.00 – 19.30. Chiuso il lunedì e festivi.
Vernissage
11 Aprile 2015, 18.00
Autore
Curatore