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Antonio Ligabue
Il percorso espositivo, costituito da 80 opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni, si snoda tra i due poli principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo di Ligabue: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Loggia degli Abati, Palazzo Ducale, Genova
Dal 3 marzo al 1 luglio 2018, a Palazzo Ducale di Genova un’antologica
ripercorre la vicenda umana e creativa di Antonio Ligabue, uno degli autori più
geniali e originali del Novecento italiano.
La mostra, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, prodotta e organizzata
da ViDi con la Fondazione Antonio Ligabue di Gualtieri (RE) in collaborazione
con Comune di Genova e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, propone 80
opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni di Ligabue.
Il percorso espositivo si snoda tra i due poli principali entro i quali si sviluppa
l’universo creativo di Ligabue: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé.
Tra gli animali abitatori delle foreste e delle savane si trovano alcuni dei maggiori
capolavori dell’artista, come Tigre reale, realizzato nel 1941 quando Ligabue era
ricoverato nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia; tra quelli delle
campagne, le due versioni di Cani da caccia con paesaggio; c’è poi
l’impressionante galleria di autoritratti, come i dolenti Autoritratto con berretto da
motociclista del 1954-55 e Autoritratto del 1957.
Non mancano altri straordinari dipinti, dai paesaggi bucolici, alla Carrozzella con
cavalli e paesaggio svizzero ad alcune versioni delle Lotta di galli, ad Aquila con
volpe della fine degli anni quaranta, alla Vedova nera con volatile e alla Testa di
tigre della metà degli anni cinquanta, fino alla Crocifissione.
Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste, inseriti in
paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana, dove visse dal
1919 alla morte nel 1965, e i castelli, le chiese, le guglie e le case con le bandiere
al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e del bosco -
tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile - di cui conosceva molto bene l’anatomia,
spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda, con
un’esasperazione di stampo espressionista, sia nella forma sia nel colore, e con
un’attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi.
Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di
Ligabue. In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio
della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare
eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. I suoi ritratti di sé compendiano una
perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di
smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale; il suo volto esprime dolore,
fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per
sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima
volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose
intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato. “Questi
autoritratti - afferma Sandro Parmiggiani, curatore della mostra - dicono tutta la
sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e
nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza,
ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso,
questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha
impresso”.
L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo, dopo le rassegne di Gualtieri (2015),
di Palermo e di Roma (2016), di Pavia (2017), per riportare il lavoro di Ligabue a
una corretta valutazione critica e storica: un’occasione per riaffermare, al di là delle
fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo
“espressionista tragico” di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e
gusto decorativo.
Accompagna la mostra un catalogo Skira con testi di Sandro Parmiggiani, Alberto
Manguel, Luciano Manicardi ( priore della Comunità di Bose) e un’ampia sezione,
ricca di immagini, dedicata alla vicenda biografica di Antonio Ligabue.
Per tutta la durata della rassegna, è in programma una serie di attività didattiche,
incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti.
Una mostra “family friendly”, con un angolo per l’allattamento per le mamme, una
sala didattica con accesso libero per le famiglie, un percorso creato ad hoc per i
bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato
per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno di Palazzo Ducale, un’opera ad
“altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro
dedicata.
Antonio Ligabue. Note biografiche
La triste odissea di Antonio Ligabue ha inizio il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si
conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri, dove era approdato il 9 agosto 1919,
espulso dalla Svizzera, dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate
dall’emarginazione (a soli nove mesi di età fu affidato dalla madre a un’altra
famiglia) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circondava – a scuola, tuttavia,
già si erano rivelati la sua passione e il suo talento per il disegno. A Gualtieri la sua
vita resta durissima, soprattutto nei primi anni, in cui, per riuscire a vivere, fa lo
scariolante sulle rive del Po. Inizia a dipingere alla fine degli anni venti, apprezzato
da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati. Nel 1955 tiene la prima mostra
personale a Gonzaga, in occasione della Fiera millenaria, organizzata da Cesare
Parmiggiani; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne
segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), dopo un’intensa attività
artistica, spesso incompresa e addirittura derisa, che nel tempo susciterà tuttavia
l’ammirazione e l’interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte. Tra le
antologiche più recenti, si ricorda quella, con quasi duecento opere, tenuta nel
2005 a Palazzo Magnani di Reggio Emilia e a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri, in
occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa.
Dal 3 marzo al 1 luglio 2018, a Palazzo Ducale di Genova un’antologica
ripercorre la vicenda umana e creativa di Antonio Ligabue, uno degli autori più
geniali e originali del Novecento italiano.
La mostra, curata da Sandro Parmiggiani e Sergio Negri, prodotta e organizzata
da ViDi con la Fondazione Antonio Ligabue di Gualtieri (RE) in collaborazione
con Comune di Genova e Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, propone 80
opere, tra dipinti, sculture, disegni e incisioni di Ligabue.
Il percorso espositivo si snoda tra i due poli principali entro i quali si sviluppa
l’universo creativo di Ligabue: gli animali, selvaggi e domestici, e i ritratti di sé.
Tra gli animali abitatori delle foreste e delle savane si trovano alcuni dei maggiori
capolavori dell’artista, come Tigre reale, realizzato nel 1941 quando Ligabue era
ricoverato nell’Ospedale psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia; tra quelli delle
campagne, le due versioni di Cani da caccia con paesaggio; c’è poi
l’impressionante galleria di autoritratti, come i dolenti Autoritratto con berretto da
motociclista del 1954-55 e Autoritratto del 1957.
Non mancano altri straordinari dipinti, dai paesaggi bucolici, alla Carrozzella con
cavalli e paesaggio svizzero ad alcune versioni delle Lotta di galli, ad Aquila con
volpe della fine degli anni quaranta, alla Vedova nera con volatile e alla Testa di
tigre della metà degli anni cinquanta, fino alla Crocifissione.
Ligabue rappresenta sia animali domestici, colti in un’atmosfera agreste, inseriti in
paesaggi in cui giustappone le terre piatte della Bassa reggiana, dove visse dal
1919 alla morte nel 1965, e i castelli, le chiese, le guglie e le case con le bandiere
al vento sui tetti ripidi della natia Svizzera, sia gli animali della foresta e del bosco -
tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile - di cui conosceva molto bene l’anatomia,
spesso colti nel momento in cui stanno per piombare sulla preda, con
un’esasperazione di stampo espressionista, sia nella forma sia nel colore, e con
un’attenzione quasi spasmodica per la reiterazione di elementi decorativi.
Gli autoritratti costituiscono un filone di altissima e amarissima poesia nell’arte di
Ligabue. In essi, il pittore si colloca in primo piano, quasi a occupare tutto lo spazio
della scena, sullo sfondo di un paesaggio che pare quasi sempre, salvo rare
eccezioni, un dettaglio del tutto ininfluente. I suoi ritratti di sé compendiano una
perenne e costante condizione umana di angoscia, di desolazione e di
smarrimento, un lento cammino verso l’esito finale; il suo volto esprime dolore,
fatica, sgomento, male di vivere; ogni relazione con il mondo pare essere stata per
sempre recisa, quasi che l’artista potesse ormai solo raccontare, per un’ultima
volta, la tragedia di un volto e di uno sguardo, che non si cura di vedere le cose
intorno a sé, ma che chiede, almeno per una volta, di essere guardato. “Questi
autoritratti - afferma Sandro Parmiggiani, curatore della mostra - dicono tutta la
sofferenza dell’artista; ne sentiamo quasi il muto grido nel silenzio della natura e
nella sordità delle persone che lo circondano. Quando perduta è ogni speranza,
ormai fattasi cenere, il volto non può che avere questo colore scuro, fangoso,
questa sorta di pietrificazione dei tratti che il dolore ha recato con sé e vi ha
impresso”.
L’esposizione costituisce un ulteriore capitolo, dopo le rassegne di Gualtieri (2015),
di Palermo e di Roma (2016), di Pavia (2017), per riportare il lavoro di Ligabue a
una corretta valutazione critica e storica: un’occasione per riaffermare, al di là delle
fuorvianti definizioni di naïf o di artista segnato dalla follia, il fascino di questo
“espressionista tragico” di valore europeo, che fonde esasperazione visionaria e
gusto decorativo.
Accompagna la mostra un catalogo Skira con testi di Sandro Parmiggiani, Alberto
Manguel, Luciano Manicardi ( priore della Comunità di Bose) e un’ampia sezione,
ricca di immagini, dedicata alla vicenda biografica di Antonio Ligabue.
Per tutta la durata della rassegna, è in programma una serie di attività didattiche,
incontri e visite guidate gratuite per bambini e adulti.
Una mostra “family friendly”, con un angolo per l’allattamento per le mamme, una
sala didattica con accesso libero per le famiglie, un percorso creato ad hoc per i
bambini, un kit didattico in omaggio da ritirare in biglietteria appositamente creato
per la visita dei più piccoli. Inoltre, all’interno di Palazzo Ducale, un’opera ad
“altezza bambino” attenderà i giovani visitatori per un’esperienza immersiva a loro
dedicata.
Antonio Ligabue. Note biografiche
La triste odissea di Antonio Ligabue ha inizio il 18 dicembre 1899 a Zurigo e si
conclude il 27 maggio 1965 a Gualtieri, dove era approdato il 9 agosto 1919,
espulso dalla Svizzera, dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate
dall’emarginazione (a soli nove mesi di età fu affidato dalla madre a un’altra
famiglia) e dall’insofferenza verso il mondo che lo circondava – a scuola, tuttavia,
già si erano rivelati la sua passione e il suo talento per il disegno. A Gualtieri la sua
vita resta durissima, soprattutto nei primi anni, in cui, per riuscire a vivere, fa lo
scariolante sulle rive del Po. Inizia a dipingere alla fine degli anni venti, apprezzato
da rari estimatori, tra i quali Marino Mazzacurati. Nel 1955 tiene la prima mostra
personale a Gonzaga, in occasione della Fiera millenaria, organizzata da Cesare
Parmiggiani; nel 1961 un’esposizione a Roma, alla Galleria La Barcaccia, ne
segna la consacrazione nazionale (“il caso Ligabue”), dopo un’intensa attività
artistica, spesso incompresa e addirittura derisa, che nel tempo susciterà tuttavia
l’ammirazione e l’interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte. Tra le
antologiche più recenti, si ricorda quella, con quasi duecento opere, tenuta nel
2005 a Palazzo Magnani di Reggio Emilia e a Palazzo Bentivoglio di Gualtieri, in
occasione del quarantesimo anniversario della sua scomparsa.
02
marzo 2018
Antonio Ligabue
Dal 02 marzo al primo luglio 2018
arte moderna
Location
PALAZZO DUCALE
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Biglietti
(audioguida inclusa)
Intero 11€, ridotto 9€
Scuole e bambini dai 6 ai 12 anni 4€
Orario di apertura
dal martedì alla domenica
10.00 - 19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima dell’orario di chiusura)
Vernissage
2 Marzo 2018, su invito
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore