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Antonio Nadiani – Gli elettrodi della felicità
Circa quaranta le opere esposte per la prima volta a Santarcangelo nelle sale del Monte di Pietà e nella Sala dei Fabbri
Comunicato stampa
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La roba è lì, guardatela. Se vi piace, bene, se no, pazienza. Io faccio
il mio mestiere, non la metafisica o l’imbonimento del mio mestiere,
com’è di moda oggi. Perciò io non sono di moda.
(A. Nadiani)
Da venerdì 15 giugno al 19 agosto è aperta al pubblico la mostra “Gli elettrodi della felicità” di Antonio Nadiani.
L’esposizione è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Santarcangelo di Romagna e dall’Istituto dei Musei comunali, con il contributo della Provincia di Rimini e dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna.
Antonio Nadiani nasce a Santarcangelo nel 1906. Il padre era un ricco possidente di terreni e caseggiati sparsi per tutta la Romagna, Bellaria, Rimini, Ravenna, Santarcangelo, la madre era di nobile famiglia bavarese. Artista romagnolo tra i più multiformi e versatili della seconda metà del secolo scorso, difficilmente afferrabile soprattutto per la molteplicità di esperienze e di interessi che man mano si sono intrecciati nel suo percorso intellettuale e creativo. Pittore, scrittore (Il Torpedone, Memorie di un inetto e Specchiato presente sono i titoli dei tre romanzi dati alle stampe), giornalista (per diversi anni svolse l’attività di inviato per il settimanale tedesco “Der Spiegel”), saggista, polemista, e anche traduttore (sua ad esempio è la versione della prima edizione italiana dei Numeri di Vitruvio), Nadiani, oltre ad interpretare magistralmente il ruolo di “Grande Dilettante” (per utilizzare un’espressione presa a prestito da Alberto Savinio) come pochi altri seppero fare nel secolo scorso, tenne singolarmente unite in sé diverse e opposte tradizioni culturali: accanto ad un indelebile legame con la Romagna e all’influenza che la cultura mitteleuropea esercitò su di lui per tutta la vita - la madre, infatti era di origini austriache - ebbe un notevole peso anche la relazione con il mondo scandinavo mai interrotta dopo un lungo soggiorno in Norvegia durante la seconda guerra mondiale.
Artista colto e poliglotta, elegante e raffinatissimo, ma anche pignolo e umorale fino all’inverosimile – come lo definisce il critico Davide Ferri. La fitta corrispondenza con galleristi ed editori di cui è rimasta ampia testimonianza, racconta di rapporti contrastati e talvolta burrascosi con alcuni dei protagonisti della cultura italiana del secondo dopoguerra.
il mio mestiere, non la metafisica o l’imbonimento del mio mestiere,
com’è di moda oggi. Perciò io non sono di moda.
(A. Nadiani)
Da venerdì 15 giugno al 19 agosto è aperta al pubblico la mostra “Gli elettrodi della felicità” di Antonio Nadiani.
L’esposizione è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Santarcangelo di Romagna e dall’Istituto dei Musei comunali, con il contributo della Provincia di Rimini e dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna.
Antonio Nadiani nasce a Santarcangelo nel 1906. Il padre era un ricco possidente di terreni e caseggiati sparsi per tutta la Romagna, Bellaria, Rimini, Ravenna, Santarcangelo, la madre era di nobile famiglia bavarese. Artista romagnolo tra i più multiformi e versatili della seconda metà del secolo scorso, difficilmente afferrabile soprattutto per la molteplicità di esperienze e di interessi che man mano si sono intrecciati nel suo percorso intellettuale e creativo. Pittore, scrittore (Il Torpedone, Memorie di un inetto e Specchiato presente sono i titoli dei tre romanzi dati alle stampe), giornalista (per diversi anni svolse l’attività di inviato per il settimanale tedesco “Der Spiegel”), saggista, polemista, e anche traduttore (sua ad esempio è la versione della prima edizione italiana dei Numeri di Vitruvio), Nadiani, oltre ad interpretare magistralmente il ruolo di “Grande Dilettante” (per utilizzare un’espressione presa a prestito da Alberto Savinio) come pochi altri seppero fare nel secolo scorso, tenne singolarmente unite in sé diverse e opposte tradizioni culturali: accanto ad un indelebile legame con la Romagna e all’influenza che la cultura mitteleuropea esercitò su di lui per tutta la vita - la madre, infatti era di origini austriache - ebbe un notevole peso anche la relazione con il mondo scandinavo mai interrotta dopo un lungo soggiorno in Norvegia durante la seconda guerra mondiale.
Artista colto e poliglotta, elegante e raffinatissimo, ma anche pignolo e umorale fino all’inverosimile – come lo definisce il critico Davide Ferri. La fitta corrispondenza con galleristi ed editori di cui è rimasta ampia testimonianza, racconta di rapporti contrastati e talvolta burrascosi con alcuni dei protagonisti della cultura italiana del secondo dopoguerra.
15
giugno 2007
Antonio Nadiani – Gli elettrodi della felicità
Dal 15 giugno al 19 agosto 2007
arte contemporanea
Location
MONTE DI PIETA’
Santarcangelo Di Romagna, Via Della Costa, 15, (Rimini)
Santarcangelo Di Romagna, Via Della Costa, 15, (Rimini)
Orario di apertura
dalle 17 alle 19.30
giovedì dalle 20.30 alle 23
chiuso il lunedì
Vernissage
15 Giugno 2007, ore 18
Autore