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Antonio Pedretti
Riprende la programmazione della galleria gamma di Pavia con una mostra personale, curata da artsinergy, che ripercorre gli ultimi anni creativi di uno dei più importanti paesaggisti viventi
Comunicato stampa
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Riprende la programmazione della galleria gamma di Pavia con una mostra personale, curata da artsinergy, che ripercorre gli ultimi anni creativi di uno dei più importanti paesaggisti viventi .
La carriera di Antonio Pedretti sta toccando adesso un punto di alta maturità scaturita da una carriera improntata a un sentimento molto alto della dignità e severità del lavoro artistico in sé: al centro degli interessi dell’artista si trova la coincidenza di un amore assoluto verso la Natura con un amore altrettanto assoluto, ma espresso con la più austera riservatezza e discrezione, verso l’essenzialità della vita percepita nella dimensione dell’infinitesimale e dell’infinito insieme.
Dai tempi dell’Impressionismo, l’arte che si è data intenzionalmente come moderna lo ha manifestato principalmente come Visione Emotiva della Natura. Con la modernità romantica non conta più riprodurre la natura così come appare, secondo il vecchio principio della mimesis, ma come la si interpreta.
Dopo il Futurismo e “Novecento”, dopo la rivoluzione iconoclasta e il rappel a un nuovo stile classico, il ritorno al sentimento della natura si riafferma con tutta la sua forza tra i pittori lombardi attraverso il Chiarismo di Del Bon, Lilloni, Spilimbergo, De Rocchi; e ancora nel Dopoguerra, il “naturalismo” di Morlotti e di Chighine riesce a proseguire nel modo più efficace, conducendo gli iniziali presupposti espressionisti nei termini di un aggiornatissimo eloquio informale.
Artista lombardo di successo, Antonio Pedretti è figlio consapevole e rispettoso di questa genealogia artistica, di questa formidabile tradizione lombarda verso un modernismo ancora bisognoso di confrontarsi con la natura. Il maestro ha però intrapreso da anni un percorso originalissimo e di esemplare linearità. La sua pittura vuole rileggere la natura in termini nuovi. Il rapporto con il mondo esterno, con la natura, analizzato in tutti i suoi aspetti e nelle sue quotidiane metamorfosi, rivela i sentimenti del pittore, mai estraneo alle atmosfere ma immerso nelle stesse, attento osservatore di un paesaggio talora penetrato da luci folgoranti che animano acque e arbusti, altre volte avvolto dal grigiore di stagnanti paludi.
La natura dei nostri tempi ha acquisito una sua autonomia, una sua logica che non è più strumentale ai nostri bisogni e che proprio per questo motivo si è fatta sfuggente agli uomini, imprevedibile. La palude, luogo di malattia, di pericolo, di dolore, rispecchia una condizione intellettuale assai diffusa nella contemporaneità, la stagnazione: uno stato equidistante dalla soddisfazione e dall’insoddisfazione che ci sconcerta, non ci da più certezze e sorprendentemente non ci provoca particolari frustrazioni.
Pedretti si impegna a interrogare la natura e attraverso essa il proprio vissuto e la propria memoria; elabora le sue intime emozioni nelle bellissime trame dei suoi dipinti dove si evidenziano ai massimi livelli uno stile impeccabile e una superba tecnica. Le tinte sfumano l’una nell’altra; le linee divengono indistinte, sfuggenti, cancellando i confini tra cielo e acqua, terra e canneti. La pittura procede per sottrazioni successive. La materia, si corrode; si secca lasciando trasparire il supporto.
Antonio Pedretti è una vera “sentinella” del sentimento della natura, guardiano dello spirito del mondo, sacerdote di quella laica religione che è stata una volta di Turner, Constable, Friedrich, Monet, Van Gogh, Gauguin, Cézanne.
La carriera di Antonio Pedretti sta toccando adesso un punto di alta maturità scaturita da una carriera improntata a un sentimento molto alto della dignità e severità del lavoro artistico in sé: al centro degli interessi dell’artista si trova la coincidenza di un amore assoluto verso la Natura con un amore altrettanto assoluto, ma espresso con la più austera riservatezza e discrezione, verso l’essenzialità della vita percepita nella dimensione dell’infinitesimale e dell’infinito insieme.
Dai tempi dell’Impressionismo, l’arte che si è data intenzionalmente come moderna lo ha manifestato principalmente come Visione Emotiva della Natura. Con la modernità romantica non conta più riprodurre la natura così come appare, secondo il vecchio principio della mimesis, ma come la si interpreta.
Dopo il Futurismo e “Novecento”, dopo la rivoluzione iconoclasta e il rappel a un nuovo stile classico, il ritorno al sentimento della natura si riafferma con tutta la sua forza tra i pittori lombardi attraverso il Chiarismo di Del Bon, Lilloni, Spilimbergo, De Rocchi; e ancora nel Dopoguerra, il “naturalismo” di Morlotti e di Chighine riesce a proseguire nel modo più efficace, conducendo gli iniziali presupposti espressionisti nei termini di un aggiornatissimo eloquio informale.
Artista lombardo di successo, Antonio Pedretti è figlio consapevole e rispettoso di questa genealogia artistica, di questa formidabile tradizione lombarda verso un modernismo ancora bisognoso di confrontarsi con la natura. Il maestro ha però intrapreso da anni un percorso originalissimo e di esemplare linearità. La sua pittura vuole rileggere la natura in termini nuovi. Il rapporto con il mondo esterno, con la natura, analizzato in tutti i suoi aspetti e nelle sue quotidiane metamorfosi, rivela i sentimenti del pittore, mai estraneo alle atmosfere ma immerso nelle stesse, attento osservatore di un paesaggio talora penetrato da luci folgoranti che animano acque e arbusti, altre volte avvolto dal grigiore di stagnanti paludi.
La natura dei nostri tempi ha acquisito una sua autonomia, una sua logica che non è più strumentale ai nostri bisogni e che proprio per questo motivo si è fatta sfuggente agli uomini, imprevedibile. La palude, luogo di malattia, di pericolo, di dolore, rispecchia una condizione intellettuale assai diffusa nella contemporaneità, la stagnazione: uno stato equidistante dalla soddisfazione e dall’insoddisfazione che ci sconcerta, non ci da più certezze e sorprendentemente non ci provoca particolari frustrazioni.
Pedretti si impegna a interrogare la natura e attraverso essa il proprio vissuto e la propria memoria; elabora le sue intime emozioni nelle bellissime trame dei suoi dipinti dove si evidenziano ai massimi livelli uno stile impeccabile e una superba tecnica. Le tinte sfumano l’una nell’altra; le linee divengono indistinte, sfuggenti, cancellando i confini tra cielo e acqua, terra e canneti. La pittura procede per sottrazioni successive. La materia, si corrode; si secca lasciando trasparire il supporto.
Antonio Pedretti è una vera “sentinella” del sentimento della natura, guardiano dello spirito del mondo, sacerdote di quella laica religione che è stata una volta di Turner, Constable, Friedrich, Monet, Van Gogh, Gauguin, Cézanne.
22
febbraio 2007
Antonio Pedretti
Dal 22 febbraio al 22 marzo 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA GAMMA
Pavia, Via Filippo Cossa, 26, (Pavia)
Pavia, Via Filippo Cossa, 26, (Pavia)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
22 Febbraio 2007, ore 18.30
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