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Antonio Possenti – Il grande burattinaio
In mostra 15 opere di Antonio Possenti, tecniche miste su carta realizzate nel 2014, nell’ambito della manifestazione del Premio internazionale Leoncino d’Oro (35° edizione) assegnato per il 2014 all’artista lucchese.
Comunicato stampa
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Parlare dell'arte di Antonio Possenti, significa fare riferimento alla letteratura, al teatro e al cinema. Perché la prima “racconta”, il secondo “mette in scena”, il terzo “vive di sequenze”. Inoltre, l'artista ha alle spalle un retroterra storico - relativo alle arti visive - con il quale è indispensabile rapportarsi, poiché le “rappresentazioni” di Possenti, sono a completo servizio della figura retorica dell'allegoria e della componente surreale. Come non parlare allora di Hieronymus Bosch (1450/1516) citando per esempio opere come il trittico del Giardino delle delizie, oppure l'altro delle Tentazioni di Sant'Antonio; ma anche Pieter Brugel il vecchio (1525/1569) con opere come I pesci grandi mangiano i pesci piccoli, Lotta tra Carnevale e Quaresima, Caduta degli angeli ribelli, Giochi di bambini, Proverbi fiamminghi. Tale citazione è riferibile alla tematica dell'assurdo “apparente” (pesci che volano e sono cavalcati, grilli medievali, ecc.) e in particolare - facendo riferimento alla composizione - all'horror vacui; quel terrore del vuoto, che in artisti come Bosch e Brugel certo non difetta. Venendo a un periodo più prossimo, opere di artisti come George Grosz (1893/1959) penso, per esempio, a dipinti come Metropolis (1916/1917) o Germania i Resoconti dell'inverno (1917/1918); ma anche ai dipinti organico/astratti di Archil Gorky (1904/1948), alle composizioni fantasmagoriche di Sebastian Matta (1911/2002), agli archetipi figurali di Victor Brauner (1903/1996), per giungere al personaggio più vicino al nostro artista - come poetica dell'ironia - il senese Mino Maccari (1898/1989) e non disdegnerei, tra gli artisti ancora viventi, di citare quel personaggio anomalo che realizza opere come se fossero “sceneggiature”, e parlo del livornese Gianfranco Baruchello (1924).
Chi si avvicini alle opere di Antonio Possenti senza indagare a fondo il riferimento allegorico, l'assurdo fiabesco presente in ogni dipinto, la concezione dello spazio fondata sul riferimento aristotelico che la natura rifugge il vuoto, l'autoironia, la satira e via dicendo, afferrerà soltanto la naturalezza espressiva del suo “discorso” pittorico, proverà la suggestione emozionale ma gli sfuggirà, la ragione del significato che i personaggi reali e immaginari, presenti nelle sue opere, di fatto testimoniano in quel coacervo compositivo dello “spazio pieno”, in cui si confrontano, si negano, si evocano… al fine di intrigare il pensiero di chi vi “precipiti” dentro.
Detto questo, il riferimento alla terna di linguaggi, menzionata inizialmente, penso possa essere meglio compreso; infatti, le opere di Possenti “raccontano” sempre di qualcosa - spesso molto personale, che però diviene universale perché tratta della condizione umana - ma anche “mettono in scena”, ovvero, teatralizzano quanto l'artista /sciamano, attraverso il segno/parola, va via via addizionando sulla tela o sul foglio di carta. Per il cinema, il collegamento è presto fatto: menzionavo le sequenze, ebbene, tutta l'opera di Possenti non è una ripresa, fatta di episodi che a mio avviso, vanno a configurarsi come una soggettiva, fatta sì di sequenze, però che non hanno soluzione di continuità?
Grazie al Presidente della Brigata del Leoncino Domenico Asmone e al suo collaboratore Franco Cappelli, si deve la presente esposizione del noto artista lucchese, il quale ha acconsentito con piacere alla richiesta di presentarsi, con quindici opere, nella galleria pistoiese.
Si tratta di un corpus di opere realizzate con tecnica mista su carta, ed eseguite da Possenti negli ultimi tempi. Il loro linguaggio espressivo è noto a tutti: maestria grafica e pittorica, resa estetica tra il fiabesco, il surreale e l'ironico, evocatività e virtuosismo narrativi. Analizziamo alcune delle opere e cerchiamo di “scoprirne” la magia incantatrice.
Un finto faro. L'artista sta dormendo e sogna. Intorno a lui gli immancabili animali come il gatto e il pesce, oltre al volatile - questa volta dei gabbiani dormienti - e da notare il mare nel comodino, con delfini che giocano? Sul fondo brilla un falso faro/sole che illumina tragicamente il naufragio di case/barca. Sulla spiaggia, abbandonati anch'essi come relitti, bauli e valigie. Si capisce immediatamente il significato dell'allegoria, perché i simboli sono espliciti: il gatto è l'istinto, il pesce, la fertilità e l'abbondanza, il gabbiano, l'ebbrezza della libertà nello spazio, mentre la valigia è il viaggio e il baule, il custode della memoria. L'uomo, nel suo cammino terreno affronta il viaggio della vita con le sue gioie e i suoi pericoli. Questa volta le false illusioni l'hanno portato a lottare con gli scogli (il rischio), e la “caduta” è stata inevitabile. Dietro di sé lascia il suo passato e il desiderio di libertà: anche i gabbiani sognano la stessa tragedia che sogna l'artista? Questa, ovviamente, è la mia interpretazione dell'allegoria e ogni visitatore potrà fornirne versioni personali, ma credo però, nel suo significato più profondo, non molto diverse.
Anatra di Vaucanson. Un'opera, che conferma quanto asserivo in merito all'horror vacui; infatti, non c'è pausa spaziale in questo dipinto e il tutto è un insieme di curiosi e stravaganti automi. Al centro, appunto, l'automa a forma di anatra inventato e costruito da Jacques Vaucanson (1709/1782), noto per i suoi numerosi e complessi “organismi” figurali animati. L'anatra mangiava e, addirittura, defecava. Che cosa fa Possenti? S'ingegna anche lui a creare una “compagnia” di automi/giocattolo - d'altra parte la sua inventiva figurativo/immaginaria è tipica - intenti a spettacolarizzare le loro “abilità” e a mostrarsi nelle vetrine del fondo. Farei notare come il militare imperiale, predisposto per marciare con il passo dell'oca, l'artista lo abbia disegnato mentre perde il piede destro. Che cosa intenderà esprimere il nostro artista, con questo teatro delle meraviglie? Che l'umanità stessa è, metaforicamente, formata da “automi” i quali, una volta esaurita la carica, rimangono immobili e privi di vita? Per terra però c'è rappresentata una chiave: qualcuno può prenderla e rianimare il tutto? Certo, è il sottoscritto a tentare interpretazioni altre, oltre a quella di trovarsi di fronte a un campionario che elegge l'infanzia come memoria ludica, e il piacere è di curiosare come Possenti abbia fornito variabili del cavalcare un manico di scopa, di far roteare una ballerina, suonare piatti e tamburo…. in un proscenio di inesauribile fantasia. A volte, anche quest'ultima condizione può bastare.
Autoritratto con 2 badanti. Si tratta di un'opera, a suo modo contingente e, al contempo, espressione allegorica della vecchiaia dell'uomo e dell'arte. L'artista, mentre dipinge, è sorretto da una badante, che come l'altra è una coniglietta (ironica allusione alle conigliette del Crazy Horse parigino?) la quale, sistematasi in una posa ben salda, tiene ferma la tela. I colori, non più controllati, fuoriescono liberamente dal tubetto e solcano l'aria; addirittura l'azzurro, balza al di fuori del quadro. Qui, non soltanto il vecchio artista ha bisogno di qualcuno che lo puntelli, ma anche l'arte, sembra dirci Possenti, ha la stessa necessità. La sua di arte che, assediata dall'incombere dello sperimentalismo contemporaneo, sembra vacillare. Così, come l'uomo/pittore ha necessità di essere aiutato - ma non molla! - anche la tradizione artistica, quella cui fa riferimento la poetica di Antonio Possenti, non deve sopperire.
Guardano la notte, ma a me piace pensare che si tratti di Sognando la notte di San Lorenzo.
Questo è un quadro ricco di allusioni e perciò molto evocativo. Il pittore dorme e sogna su di un “letto” di conchiglie (simbolo di prosperità e rinascita); quella più grande, che gli fa da cuscino, è viva - gli occhi del mollusco escono dal guscio - e, mi piace immaginare, stia raccontando all'artista che si predisponga a partire per la notte di San Lorenzo, come stanno facendo altri personaggi sulla spiaggia pronti, con le loro valigie e i bauli, a “trasferirsi” nell'immaginifico spazio dell'altrove, quello delle stelle cadenti e dei desideri realizzati. In fin dei conti, nel regno della poesia.
Dunque, nella Galleria della Brigata del Leoncino una mostra di poche opere, però sufficienti a rivelare dell'artista Antonio Possenti, non soltanto le qualità tecniche e professionali, ma anche quanto intende testimoniare con la sua esperienza di uomo del proprio tempo. (Siliano Simoncini)
Chi si avvicini alle opere di Antonio Possenti senza indagare a fondo il riferimento allegorico, l'assurdo fiabesco presente in ogni dipinto, la concezione dello spazio fondata sul riferimento aristotelico che la natura rifugge il vuoto, l'autoironia, la satira e via dicendo, afferrerà soltanto la naturalezza espressiva del suo “discorso” pittorico, proverà la suggestione emozionale ma gli sfuggirà, la ragione del significato che i personaggi reali e immaginari, presenti nelle sue opere, di fatto testimoniano in quel coacervo compositivo dello “spazio pieno”, in cui si confrontano, si negano, si evocano… al fine di intrigare il pensiero di chi vi “precipiti” dentro.
Detto questo, il riferimento alla terna di linguaggi, menzionata inizialmente, penso possa essere meglio compreso; infatti, le opere di Possenti “raccontano” sempre di qualcosa - spesso molto personale, che però diviene universale perché tratta della condizione umana - ma anche “mettono in scena”, ovvero, teatralizzano quanto l'artista /sciamano, attraverso il segno/parola, va via via addizionando sulla tela o sul foglio di carta. Per il cinema, il collegamento è presto fatto: menzionavo le sequenze, ebbene, tutta l'opera di Possenti non è una ripresa, fatta di episodi che a mio avviso, vanno a configurarsi come una soggettiva, fatta sì di sequenze, però che non hanno soluzione di continuità?
Grazie al Presidente della Brigata del Leoncino Domenico Asmone e al suo collaboratore Franco Cappelli, si deve la presente esposizione del noto artista lucchese, il quale ha acconsentito con piacere alla richiesta di presentarsi, con quindici opere, nella galleria pistoiese.
Si tratta di un corpus di opere realizzate con tecnica mista su carta, ed eseguite da Possenti negli ultimi tempi. Il loro linguaggio espressivo è noto a tutti: maestria grafica e pittorica, resa estetica tra il fiabesco, il surreale e l'ironico, evocatività e virtuosismo narrativi. Analizziamo alcune delle opere e cerchiamo di “scoprirne” la magia incantatrice.
Un finto faro. L'artista sta dormendo e sogna. Intorno a lui gli immancabili animali come il gatto e il pesce, oltre al volatile - questa volta dei gabbiani dormienti - e da notare il mare nel comodino, con delfini che giocano? Sul fondo brilla un falso faro/sole che illumina tragicamente il naufragio di case/barca. Sulla spiaggia, abbandonati anch'essi come relitti, bauli e valigie. Si capisce immediatamente il significato dell'allegoria, perché i simboli sono espliciti: il gatto è l'istinto, il pesce, la fertilità e l'abbondanza, il gabbiano, l'ebbrezza della libertà nello spazio, mentre la valigia è il viaggio e il baule, il custode della memoria. L'uomo, nel suo cammino terreno affronta il viaggio della vita con le sue gioie e i suoi pericoli. Questa volta le false illusioni l'hanno portato a lottare con gli scogli (il rischio), e la “caduta” è stata inevitabile. Dietro di sé lascia il suo passato e il desiderio di libertà: anche i gabbiani sognano la stessa tragedia che sogna l'artista? Questa, ovviamente, è la mia interpretazione dell'allegoria e ogni visitatore potrà fornirne versioni personali, ma credo però, nel suo significato più profondo, non molto diverse.
Anatra di Vaucanson. Un'opera, che conferma quanto asserivo in merito all'horror vacui; infatti, non c'è pausa spaziale in questo dipinto e il tutto è un insieme di curiosi e stravaganti automi. Al centro, appunto, l'automa a forma di anatra inventato e costruito da Jacques Vaucanson (1709/1782), noto per i suoi numerosi e complessi “organismi” figurali animati. L'anatra mangiava e, addirittura, defecava. Che cosa fa Possenti? S'ingegna anche lui a creare una “compagnia” di automi/giocattolo - d'altra parte la sua inventiva figurativo/immaginaria è tipica - intenti a spettacolarizzare le loro “abilità” e a mostrarsi nelle vetrine del fondo. Farei notare come il militare imperiale, predisposto per marciare con il passo dell'oca, l'artista lo abbia disegnato mentre perde il piede destro. Che cosa intenderà esprimere il nostro artista, con questo teatro delle meraviglie? Che l'umanità stessa è, metaforicamente, formata da “automi” i quali, una volta esaurita la carica, rimangono immobili e privi di vita? Per terra però c'è rappresentata una chiave: qualcuno può prenderla e rianimare il tutto? Certo, è il sottoscritto a tentare interpretazioni altre, oltre a quella di trovarsi di fronte a un campionario che elegge l'infanzia come memoria ludica, e il piacere è di curiosare come Possenti abbia fornito variabili del cavalcare un manico di scopa, di far roteare una ballerina, suonare piatti e tamburo…. in un proscenio di inesauribile fantasia. A volte, anche quest'ultima condizione può bastare.
Autoritratto con 2 badanti. Si tratta di un'opera, a suo modo contingente e, al contempo, espressione allegorica della vecchiaia dell'uomo e dell'arte. L'artista, mentre dipinge, è sorretto da una badante, che come l'altra è una coniglietta (ironica allusione alle conigliette del Crazy Horse parigino?) la quale, sistematasi in una posa ben salda, tiene ferma la tela. I colori, non più controllati, fuoriescono liberamente dal tubetto e solcano l'aria; addirittura l'azzurro, balza al di fuori del quadro. Qui, non soltanto il vecchio artista ha bisogno di qualcuno che lo puntelli, ma anche l'arte, sembra dirci Possenti, ha la stessa necessità. La sua di arte che, assediata dall'incombere dello sperimentalismo contemporaneo, sembra vacillare. Così, come l'uomo/pittore ha necessità di essere aiutato - ma non molla! - anche la tradizione artistica, quella cui fa riferimento la poetica di Antonio Possenti, non deve sopperire.
Guardano la notte, ma a me piace pensare che si tratti di Sognando la notte di San Lorenzo.
Questo è un quadro ricco di allusioni e perciò molto evocativo. Il pittore dorme e sogna su di un “letto” di conchiglie (simbolo di prosperità e rinascita); quella più grande, che gli fa da cuscino, è viva - gli occhi del mollusco escono dal guscio - e, mi piace immaginare, stia raccontando all'artista che si predisponga a partire per la notte di San Lorenzo, come stanno facendo altri personaggi sulla spiaggia pronti, con le loro valigie e i bauli, a “trasferirsi” nell'immaginifico spazio dell'altrove, quello delle stelle cadenti e dei desideri realizzati. In fin dei conti, nel regno della poesia.
Dunque, nella Galleria della Brigata del Leoncino una mostra di poche opere, però sufficienti a rivelare dell'artista Antonio Possenti, non soltanto le qualità tecniche e professionali, ma anche quanto intende testimoniare con la sua esperienza di uomo del proprio tempo. (Siliano Simoncini)
22
novembre 2014
Antonio Possenti – Il grande burattinaio
Dal 22 novembre al 19 dicembre 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL LEONCINO
Pistoia, Via Della Madonna, 45, (Pistoia)
Pistoia, Via Della Madonna, 45, (Pistoia)
Orario di apertura
da mercoledì a sabato ore 16.30-19
Vernissage
22 Novembre 2014, ore 18
Autore
Curatore