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Antonio Saliola – C’era un giardino…
Lo spazio espositivo di Marina Genova Aeroporto, Arte in Porto, ospita l’ampia personale C’era un giardino… del Maestro bolognese Antonio Saliola , pittore di “giardini romantici e della memoria che ci aiutano a ritrovare la voluttà del sogno”.
Comunicato stampa
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Il suggestivo spazio del Marina Genova Aeroporto Arte in Porto, che si va affermando come uno dei più qualificati luoghi cittadini di esposizione e discussione delle arti figurative, ospita dal 21 maggio 2011 al 30 giugno l’ampia personale C’era un giardino… del noto pittore bolognese Antonio Saliola. La mostra si tiene nell’ambito di Yacht & Garden la mostra mercato dedicata al mondo del giardinaggio, giunta alla sua quarta edizione.
Antonio Saliola dopo la laurea in giurisprudenza, e un passato di funzionario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, si è affermato come una delle voci più interessanti del panorama pittorico italiano degli ultimi quarant’anni. Antonio Faeti, il noto esperto di illustrazioni, arte e letteratura per l’infanzia, nel volume che l’editore Allemandi ha dedicato al Pittore, ne ha sintetizzato l’opera definendolo un “paziente pellegrino del sogno”. In questa formula si riassume l’intreccio fra Otto e Novecento, tra vocazione figurativa naturalistica e invaghita del dettaglio e scarto improvviso, ironia, sogno, disincanto novecenteschi, che caratterizza la poetica di Saliola. La sua epoca d’elezione, l’epoca in cui ha scelto di vivere mentalmente, è la belle epoque, l’età di Gozzano e di Pascoli, della calma e del colore lieve e sussurrato che precede e anticipa la tempesta del nuovo secolo. Ma Saliola vi introduce un particolare, lo sguardo triste e sospeso di un animale domestico come il cane puntato sull’obiettivo visivo del pittore e dello spettatore, che riconfigura e spezza l’idillio, riportandolo, con discrezione, alle inquietudini dei nostri giorni, alla sensibilità ansiosa dei nostri tempi.
Quello di Saliola è un paziente, delicato, ironico aggirarsi, da “pellegrino” laico e lucidamente appassionato, in ambienti che richiamano le fantasie fanciullesche del West, i tratti riconciliati dell’amato Claude Monet, la passione sconfinata per la natura e il paesaggio padano, fra pianure e colline che si inseguono. Una passione che si è infissa negli occhi di Saliola, come un’eco costante, durante l’infanzia trascorsa in campagna, sfollato con la famiglia, durante la guerra. Una passione che si è nutrita di libri e cinema, di frequentazioni letterarie e umane con Giovanni Arpino e Pupi Avati.
I temi e le ambientazioni sono tardo ottocenteschi, odorano di giardini e di ambienti domestici, di mille piccole cose che sostanziano il gusto della vita. Fiori, foglie, rami creano una trama fitta di luce e colore che, però, si apre d’improvviso, attraverso porte e finestre spalancate e invitanti, verso cieli che ridisegnano la quotidianità come sfera del possibile e dell’ignoto, da riscoprire incessantemente con gli occhi incantati del bambino e del gioco. Bambino e gioco non come regressione, ma come ineludibile via dell’immaginario, del potenziamento e dell’espressione dell’umano, sempre rinnovato e infinitamente riscoperto nelle sue mille sfaccettature, nei suoi variegati legami con la natura.
Anche la casa, l’attenzione minuziosa per gli arredi, che sembra riflettere innumerevoli visite a castelli e dimore del passato, fitta di tessuti, quadri, preziose tappezzerie, tendaggi e cuscini, che paiono indulgere al sentimentalismo, non sfugge comunque al particolare che improvvisamente spiazza lo sguardo dell’osservatore e lo dirige verso se stesso, i suoi sogni, la sua più intima e inafferrabile verità.
Testimone del Novecento con il cuore belle epoque, ma con uno sguardo al tempo stesso appassionato e disincantato, come si addice ai nostri tempi, Saliola ci fa riscoprire la forza del gioco, dell’immaginario e del sogno come chiave di un’umanità che vive con ironia e senso inesausto della scoperta la quotidianità.
Saliola ha esposto in mostre personali a Londra, New York, Buenos Aires, Chicago e in molte altre città italiane e straniere.
Antonio Saliola dopo la laurea in giurisprudenza, e un passato di funzionario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, si è affermato come una delle voci più interessanti del panorama pittorico italiano degli ultimi quarant’anni. Antonio Faeti, il noto esperto di illustrazioni, arte e letteratura per l’infanzia, nel volume che l’editore Allemandi ha dedicato al Pittore, ne ha sintetizzato l’opera definendolo un “paziente pellegrino del sogno”. In questa formula si riassume l’intreccio fra Otto e Novecento, tra vocazione figurativa naturalistica e invaghita del dettaglio e scarto improvviso, ironia, sogno, disincanto novecenteschi, che caratterizza la poetica di Saliola. La sua epoca d’elezione, l’epoca in cui ha scelto di vivere mentalmente, è la belle epoque, l’età di Gozzano e di Pascoli, della calma e del colore lieve e sussurrato che precede e anticipa la tempesta del nuovo secolo. Ma Saliola vi introduce un particolare, lo sguardo triste e sospeso di un animale domestico come il cane puntato sull’obiettivo visivo del pittore e dello spettatore, che riconfigura e spezza l’idillio, riportandolo, con discrezione, alle inquietudini dei nostri giorni, alla sensibilità ansiosa dei nostri tempi.
Quello di Saliola è un paziente, delicato, ironico aggirarsi, da “pellegrino” laico e lucidamente appassionato, in ambienti che richiamano le fantasie fanciullesche del West, i tratti riconciliati dell’amato Claude Monet, la passione sconfinata per la natura e il paesaggio padano, fra pianure e colline che si inseguono. Una passione che si è infissa negli occhi di Saliola, come un’eco costante, durante l’infanzia trascorsa in campagna, sfollato con la famiglia, durante la guerra. Una passione che si è nutrita di libri e cinema, di frequentazioni letterarie e umane con Giovanni Arpino e Pupi Avati.
I temi e le ambientazioni sono tardo ottocenteschi, odorano di giardini e di ambienti domestici, di mille piccole cose che sostanziano il gusto della vita. Fiori, foglie, rami creano una trama fitta di luce e colore che, però, si apre d’improvviso, attraverso porte e finestre spalancate e invitanti, verso cieli che ridisegnano la quotidianità come sfera del possibile e dell’ignoto, da riscoprire incessantemente con gli occhi incantati del bambino e del gioco. Bambino e gioco non come regressione, ma come ineludibile via dell’immaginario, del potenziamento e dell’espressione dell’umano, sempre rinnovato e infinitamente riscoperto nelle sue mille sfaccettature, nei suoi variegati legami con la natura.
Anche la casa, l’attenzione minuziosa per gli arredi, che sembra riflettere innumerevoli visite a castelli e dimore del passato, fitta di tessuti, quadri, preziose tappezzerie, tendaggi e cuscini, che paiono indulgere al sentimentalismo, non sfugge comunque al particolare che improvvisamente spiazza lo sguardo dell’osservatore e lo dirige verso se stesso, i suoi sogni, la sua più intima e inafferrabile verità.
Testimone del Novecento con il cuore belle epoque, ma con uno sguardo al tempo stesso appassionato e disincantato, come si addice ai nostri tempi, Saliola ci fa riscoprire la forza del gioco, dell’immaginario e del sogno come chiave di un’umanità che vive con ironia e senso inesausto della scoperta la quotidianità.
Saliola ha esposto in mostre personali a Londra, New York, Buenos Aires, Chicago e in molte altre città italiane e straniere.
21
maggio 2011
Antonio Saliola – C’era un giardino…
Dal 21 maggio al 30 giugno 2011
arte contemporanea
Location
MARINA GENOVA AEROPORTO – ARTE IN PORTO
Genova, Via Pionieri E Aviatori D'italia, (Genova)
Genova, Via Pionieri E Aviatori D'italia, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11.00 - 20.00
Vernissage
21 Maggio 2011, ore 11.45
Autore