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Antonio Santinelli – I colori come le parole del poeta
Artista di grande consapevolezza critica del suo tempo, Antonio Santinelli (Mondolfo 1961 – Senigallia 1997) contribuisce con la sua opera a rendere visibili e interpretabili i percorsi dell’arte nei due ultimi decenni del Novecento
Comunicato stampa
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Artista di grande consapevolezza critica del suo tempo, Antonio Santinelli (Mondolfo 1961 – Senigallia 1997) contribuisce con la sua opera a rendere visibili e interpretabili i percorsi dell'arte nei due ultimi decenni del Novecento. Lui stesso in una pagina di diario datata, 1 Maggio 1993, scrive:
«Quello che mi interessa degli anni '80 a differenza degli anni '70 è la loro mancanza di forte ideologia internazionalista. Quindi la grande frammentazione delle ricerche. Ognuno può prendere la via che più gli piace e approfondirla fino (si spera) al punto di giungere a una universalità che è differente dall'universalità internazionalista (fra nazioni cioè). Negli anni '70 ancora esistevano due, tre o poco più, blocchi solidi, monoliti ideologici, che facevano confluire tutte le ricerche individuali.»
Lavorare sul frammento, su un'opera che non pretende mai la completezza per essere percepita come opera d'arte. Camminare sul filo del funambolo e dell'orizzonte come i suoi famosi animali, in un equilibrio da cercare in ogni istante di una vita che non offre tregua. Queste le linee forza della ricerca artistica di Santinelli.
Mario Giacomelli, nel catalogo che accompagnava la retrospettiva del 1998 al Centro Sociale Saline a Senigallia, annotava in un breve e puntuale scritto il debito iniziale della pittura di Santinelli nei confronti dei maestri dell'Espressionismo, aggiungendo poi che il giovane artista aveva condiviso con i maestri la stessa forza di leggere dentro la realtà data. Nulla ha trascurato Antonio Santinelli di vedere e di leggere, ma tutto è passato al vaglio della sensibilità interiore, della sua coscienza. Scrive Giacomelli: «Sembra di sentire le sue meditazioni intrise di irrequietezza, la sua voglia di cogliere anche il respiro dell'arte per raggiungere esperienze emotive ancor più profonde della sua stessa esistenza.»
Della prima formazione presso la sezione di Disegno Animato dell'Istituto d'Arte di Urbino permane diffusa in tutta l'opera la sapienza di narrare per figure; della frequentazione dell'Accademia di Belle Arti di Firenze permane la capacità di formulare domande e la strategia delle risposte intraviste spesso fra le righe di una letteratura critica e scientifica cercata e indagata con insonne fervore. A Senigallia, la città che ha scelto con gli amori e le amicizie, Santinelli ha fatto dono della sua intelligenza, partecipando al laboratorio d'espressione Zelig, che opera nel campo dell'handicap fisico e psichico e promuovendo iniziative culturali con il gruppo di artisti "I Sensibili di Castracane".
La mostra, promossa dal Comune di Monte Roberto (AN), nella splendida cornice della neoclassica Villa Salvati, propone una scelta antologica per temi dell'opera grafica (disegni e stampe), della pittura e degli scritti di Antonio Santinelli.
Villa Salvati non è un neutro contenitore della mostra, ma, con la sua ricercata eleganza ispirata ad una "nobile semplicità e ad una quieta grandezza", contribuisce a comunicare una diversa bellezza, quella che nasce dall'esperienza piena della vita e dalle sue contraddizioni, la via della bellezza di Antonio Santinelli.
Il catalogo, fedele nella trascrizione delle linee interpretative che reggono il racconto/mostra, è una vera mostra da sfogliare, dove i pensieri sull'arte e la vita di Antonio Santinelli si compongono nella pagina con le citazioni dei suoi pensatori e artisti e con la riproduzione dei suoi disegni, delle sue incisioni e dei suoi dipinti.
Negli spazi della villa trovano posto al piano terreno nei locali centrali una intensa ricostruzione sulle ragioni dell'essere artista di Antonio Santinelli: un modo di essere per lui e non un lavoro o un mestiere. Nei corridoi laterali – la struttura della villa ricorda il classicismo palladiano – si sviluppano i temi della metamorfosi nel regno vegetale e in quello animale. Salendo al primo piano il salone centrale ospita il nucleo di dipinti più misteriosi, debitori della cultura figurativa degli anni ottanta, segnata da una ripresa di una pittura intrisa dei modelli reali ma che di questi sviluppa solo dettagli, giungendo ad effetti prossimi alle ricerche metafisiche o ad un espressionismo dove la deformazione non segnala più l'ideologia del suo autore, ma piuttosto la proliferazione onirica, estremamente soggettiva dell'immagine. Nei corridoi del secondo piano trovano posto i ritratti e le figure che, insieme a tutto il creato costituiscono oggetto primo di interesse da parte di Santinelli. Per contrasto, in una delle stanze che fiancheggiano i corridoi sono collocate le macchine celibi, oggetto della tesi di diploma dell'Accademia di Belle Arti di Firenze; in altre si mostrano i suoi quadrati: un mondo di immagini diverse che si compongono armoniosamente nella forma astratta geometrica del quadrato con la forza espressiva del colore. Con l'Elogio dell'ombra si intende sottolineare non solo l'abilità di Santinelli per ottenere una matrice calcografica, ma anche il suo costante pensiero sulla fugacità dell'esistenza, mentre con il montaggio delle sue opere dedicate al circo l'immenso senso della metafora del vivere in precario equilibrio come il funambolo. C'è alla base dell'arte di Santinelli una forza attiva che coincide con la capacità generativa. Le città crescono compatte su forme semicircolari o su sacche d'acqua, nuove creature si affacciano dai disegni, talora anche fra le pieghe delle pennellate e per una volta sono diventate vive nel teatro di Castel Colonna. Da tutto questo scaturisce forte l'esigenza di possedere un nuovo linguaggio che non può prescindere dai segni di un alfabeto. Da qui, dall'invenzione delle prime due lettere dell'alfabeto Santinelli scrive: "Da qui si parte". Con questo, che è un tacito invito a rinnovare lo sguardo, si chiude la mostra.
«Quello che mi interessa degli anni '80 a differenza degli anni '70 è la loro mancanza di forte ideologia internazionalista. Quindi la grande frammentazione delle ricerche. Ognuno può prendere la via che più gli piace e approfondirla fino (si spera) al punto di giungere a una universalità che è differente dall'universalità internazionalista (fra nazioni cioè). Negli anni '70 ancora esistevano due, tre o poco più, blocchi solidi, monoliti ideologici, che facevano confluire tutte le ricerche individuali.»
Lavorare sul frammento, su un'opera che non pretende mai la completezza per essere percepita come opera d'arte. Camminare sul filo del funambolo e dell'orizzonte come i suoi famosi animali, in un equilibrio da cercare in ogni istante di una vita che non offre tregua. Queste le linee forza della ricerca artistica di Santinelli.
Mario Giacomelli, nel catalogo che accompagnava la retrospettiva del 1998 al Centro Sociale Saline a Senigallia, annotava in un breve e puntuale scritto il debito iniziale della pittura di Santinelli nei confronti dei maestri dell'Espressionismo, aggiungendo poi che il giovane artista aveva condiviso con i maestri la stessa forza di leggere dentro la realtà data. Nulla ha trascurato Antonio Santinelli di vedere e di leggere, ma tutto è passato al vaglio della sensibilità interiore, della sua coscienza. Scrive Giacomelli: «Sembra di sentire le sue meditazioni intrise di irrequietezza, la sua voglia di cogliere anche il respiro dell'arte per raggiungere esperienze emotive ancor più profonde della sua stessa esistenza.»
Della prima formazione presso la sezione di Disegno Animato dell'Istituto d'Arte di Urbino permane diffusa in tutta l'opera la sapienza di narrare per figure; della frequentazione dell'Accademia di Belle Arti di Firenze permane la capacità di formulare domande e la strategia delle risposte intraviste spesso fra le righe di una letteratura critica e scientifica cercata e indagata con insonne fervore. A Senigallia, la città che ha scelto con gli amori e le amicizie, Santinelli ha fatto dono della sua intelligenza, partecipando al laboratorio d'espressione Zelig, che opera nel campo dell'handicap fisico e psichico e promuovendo iniziative culturali con il gruppo di artisti "I Sensibili di Castracane".
La mostra, promossa dal Comune di Monte Roberto (AN), nella splendida cornice della neoclassica Villa Salvati, propone una scelta antologica per temi dell'opera grafica (disegni e stampe), della pittura e degli scritti di Antonio Santinelli.
Villa Salvati non è un neutro contenitore della mostra, ma, con la sua ricercata eleganza ispirata ad una "nobile semplicità e ad una quieta grandezza", contribuisce a comunicare una diversa bellezza, quella che nasce dall'esperienza piena della vita e dalle sue contraddizioni, la via della bellezza di Antonio Santinelli.
Il catalogo, fedele nella trascrizione delle linee interpretative che reggono il racconto/mostra, è una vera mostra da sfogliare, dove i pensieri sull'arte e la vita di Antonio Santinelli si compongono nella pagina con le citazioni dei suoi pensatori e artisti e con la riproduzione dei suoi disegni, delle sue incisioni e dei suoi dipinti.
Negli spazi della villa trovano posto al piano terreno nei locali centrali una intensa ricostruzione sulle ragioni dell'essere artista di Antonio Santinelli: un modo di essere per lui e non un lavoro o un mestiere. Nei corridoi laterali – la struttura della villa ricorda il classicismo palladiano – si sviluppano i temi della metamorfosi nel regno vegetale e in quello animale. Salendo al primo piano il salone centrale ospita il nucleo di dipinti più misteriosi, debitori della cultura figurativa degli anni ottanta, segnata da una ripresa di una pittura intrisa dei modelli reali ma che di questi sviluppa solo dettagli, giungendo ad effetti prossimi alle ricerche metafisiche o ad un espressionismo dove la deformazione non segnala più l'ideologia del suo autore, ma piuttosto la proliferazione onirica, estremamente soggettiva dell'immagine. Nei corridoi del secondo piano trovano posto i ritratti e le figure che, insieme a tutto il creato costituiscono oggetto primo di interesse da parte di Santinelli. Per contrasto, in una delle stanze che fiancheggiano i corridoi sono collocate le macchine celibi, oggetto della tesi di diploma dell'Accademia di Belle Arti di Firenze; in altre si mostrano i suoi quadrati: un mondo di immagini diverse che si compongono armoniosamente nella forma astratta geometrica del quadrato con la forza espressiva del colore. Con l'Elogio dell'ombra si intende sottolineare non solo l'abilità di Santinelli per ottenere una matrice calcografica, ma anche il suo costante pensiero sulla fugacità dell'esistenza, mentre con il montaggio delle sue opere dedicate al circo l'immenso senso della metafora del vivere in precario equilibrio come il funambolo. C'è alla base dell'arte di Santinelli una forza attiva che coincide con la capacità generativa. Le città crescono compatte su forme semicircolari o su sacche d'acqua, nuove creature si affacciano dai disegni, talora anche fra le pieghe delle pennellate e per una volta sono diventate vive nel teatro di Castel Colonna. Da tutto questo scaturisce forte l'esigenza di possedere un nuovo linguaggio che non può prescindere dai segni di un alfabeto. Da qui, dall'invenzione delle prime due lettere dell'alfabeto Santinelli scrive: "Da qui si parte". Con questo, che è un tacito invito a rinnovare lo sguardo, si chiude la mostra.
13
luglio 2007
Antonio Santinelli – I colori come le parole del poeta
Dal 13 luglio al 05 agosto 2007
arte contemporanea
Location
VILLA SALVATI
Monte Roberto, loc. Pianello Vallesina, (Ancona)
Monte Roberto, loc. Pianello Vallesina, (Ancona)
Orario di apertura
tutti i giorni h. 17-22
sabato e domenica h. 10-13 / 17-22
Vernissage
13 Luglio 2007, ore 18
Autore
Curatore