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Antonio Scaccabarozzi – Acquorea
All’Arsenale di Iseo il prossimo 16 aprile 2021 apre al pubblico un’importante mostra antologica dedicata all’artista italiano Antonio Scaccabarozzi (Merate, 1936-Santa Maria Hoè, Lecco, 2008), protagonista della ricerca concettuale degli anni Settanta e rivoluzionario inventore di un nuovo linguaggio pittorico tra gli anni Ottanta e il nuovo Millennio.
Comunicato stampa
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La mostra, a cura dell’Archivio Antonio Scaccabarozzi - diretto da Anastasia Rouchota, moglie ed erede universale della sua opera - e di Ilaria Bignotti, sin dal titolo legge l’indagine dell’artista nella sua relazione con l’acqua, intesa non solo quale materiale presente in gran parte delle sue mescole e sperimentazioni pittoriche, ma anche come riferimento teorico e progettuale della poetica dell’artista.
Una mostra che vuole essere, anche, un omaggio alla prestigiosa sede lacustre ospitante questo pro- getto, destinato a portare a Iseo una vasta rassegna dei principali cicli pittorici di Antonio Scaccabarozzi, con peculiare attenzione a quelli in cui l’elemento acquoreo, come componente costitutiva dell’opera o come allusione cromatica, è fondamentale.
Il percorso si addentra quindi nei cicli delle opere dedicate alle Immersioni (primi anni Ottanta), dove l’artista verifica il potere di assorbimento di colore diluito in acqua delle tele non preparate, ottenendo campiture dove una parte è dominata dal colore assorbito e disteso e una parte dal vuoto e dall’assenza, alle Iniezioni (primi anni Ottanta), dove con l’uso di peculiari siringhe Scaccabarozzi verifica la diversa reazione del supporto rispetto alla densità dei liquidi cromatici iniettati in esso, creando reti e punti cromatici di ipnotica bellezza.
Sono poi esposti i cosiddetti Acquerelli, lavori dove l’artista sigilla simbolicamente il colore diluito in acqua in una bottiglia, affiancandolo a opere dipinte col medesimo liquido, come una mappa misteriosa conse- gnata ai superstiti di un’arte futura. Il percorso prosegue con le opere realizzate fino al nuovo Millennio con e sui fogli di polietilene trasparente o colorato: membrane plastiche che Scaccabarozzi ora trasforma in superfici dove liberare la pennellata di colore, le Quantità libere (1982-1990); in altri casi, il polietilene colorato o trasparente è sagomato e tagliato, a formare barriere e squadrature del campo visivo: l’artista si interrogava, alla fine degli anni Novanta, sul problema del “Vedere attraverso” e dei limiti e le potenzialità della visione.
A questo tema si unisce il discorso ecologico: il riuso dei fogli plastici come atto di ricreazione del mate- riale dimenticato e quotidiano, sempre con il rigore e la perfezione che caratterizzano l’intera indagine di Scaccabarozzi.
Sono, queste, alcune suggestioni e tematiche di riflessione offerte dalla mostra: un appuntamento imperdibile con la grande storia dell’arte e della cultura italiana.
Antonio Scaccabarozzi nasce nel 1936 a Merate (Lecco).
A Milano dal 1951 segue i corsi serali della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, nella sezione Pittura. Coinvolto nell’ambiente culturale milanese di quegli anni, frequenta il quartiere di Brera dove incontra artisti quali Carlo Carrà, Piero Manzoni e Lucio Fontana.
Diplomatosi nel 1959, si trasferisce a Parigi dove lavora come pittore di scena e approfondisce i linguaggi artistici del tempo e le avanguardie storiche. I lavori di quegli anni ne sono chiaramente influenzati, con rimandi a Hans Arp e Fernand Léger.
Dopo Parigi sono i soggiorni a Londra e due lunghi viaggi in Olanda e Spagna.
Dalla metà degli anni Sessanta il lavoro di Scaccabarozzi rielabora le istanze concretiste, programmate e di nuova astrazione, definendo il proprio linguaggio visuale come Equilibrio Statico-Dinamico, con chiaro riferimento al Neoplasticismo e al Cinetismo europeo.
Rientrato in Italia, a Milano, si trasferisce per un breve periodo nel Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni e qui si confronta con personalità quali Castellani, Bonalumi, Vermi, De Filippi, Fabro, Nagasawa. È a partire dalla fine degli anni ’60 che Scaccabarozzi definisce programmaticamente un piano di lavoro basato su un metodo rigoroso, destinato negli anni a tradursi in cicli di opere dove proprio la tensione tra il perseguimento della regola e il suo necessario superamento dà risultati inattesi e di novità rispetto allo scenario europeo. Sono dei primi anni Settanta i Fustellati, formati da una successione di elementi cilindrici, ottenuti lavoran- do con una fustella e praticando sul supporto neutro elementi modulari emergenti o incavati di diversa e graduale dimensione ed estensione.
Nel clima linguistico nord-europeo l’artista trova quindi una sua ideale collocazione e istanza di ricerca. È dei primi anni Settanta anche l’elaborazione di un nuovo ciclo di lavori, definiti Prevalenze: il supporto neutro si anima di punti, dapprima monocromi, poi colorati, disposti sulla tela o tavola in un ordine che risulta da un calcolo matematico esatto. A partire dal 1983 l’artista avvia una nuova fase, partendo con- cettualmente dall’idea che stendere una quantità di colore sia già fare pittura liberandosi così dai calcoli e da ogni forma evidente e obbligata di schema prestabilito. Nascono le Quantità libere, che poi portano Scaccabarozzi a sperimentare e scegliere un nuovo materiale: il foglio di polietilene. Se le Quantità libere sono il corpo della pittura, gli Essenziali – così l’artista nomina questo ciclo di lavori che si avvia con il de- cennio ’90 – ne diventano l’ossatura.
Alla sua ricerca sono intanto dedicate le prime mostre antologiche: dalla citata Retro-spektive 1965-1993 alla Galerie Hoffmann di Friedburg a quella a Villa Zanders a Bergisch Gladbach nel 1994.
Alla fine degli anni ’90 Scaccabarozzi torna a quello che era stato il supporto delle sue Quantità libere: il polietilene. Gradualmente i fogli di polietilene diventano membrane cromatiche fluttuanti nello spazio, sospese dalla parete e dal soffitto grazie al filo di nylon. Dal 2002 si sviluppano le Ekleipsis (Polietileni), formate da due fogli plastici di diverso colore. Nel 2003 Scaccabarozzi approda alle Banchise (Polietileni): si tratta, in questo caso, di un’altra variazione sul tema del polietilene, in quanto qui la riflessione è tra di- mensione-foglio più esposto/in evidenza e quello invece nascosto.
Attorno al 2005 l’artista sente la necessità di tornare a dipingere: stende sottilissimi veli di colore ad olio, su un colore-base steso su tela o cartone telato, così da stabilire una pellicola che assorba e diversamen- te diffonda la luce incidente: sono le Velature. Un incidente interrompe drasticamente la vita di Antonio Scaccabarozzi nell’agosto 2008.
La sua eredità è assunta pienamente da Anastasia Rouchota, moglie e unica erede dell’artista, che nel 2010 fonda l’Archivio Antonio Scaccabarozzi.
Una mostra che vuole essere, anche, un omaggio alla prestigiosa sede lacustre ospitante questo pro- getto, destinato a portare a Iseo una vasta rassegna dei principali cicli pittorici di Antonio Scaccabarozzi, con peculiare attenzione a quelli in cui l’elemento acquoreo, come componente costitutiva dell’opera o come allusione cromatica, è fondamentale.
Il percorso si addentra quindi nei cicli delle opere dedicate alle Immersioni (primi anni Ottanta), dove l’artista verifica il potere di assorbimento di colore diluito in acqua delle tele non preparate, ottenendo campiture dove una parte è dominata dal colore assorbito e disteso e una parte dal vuoto e dall’assenza, alle Iniezioni (primi anni Ottanta), dove con l’uso di peculiari siringhe Scaccabarozzi verifica la diversa reazione del supporto rispetto alla densità dei liquidi cromatici iniettati in esso, creando reti e punti cromatici di ipnotica bellezza.
Sono poi esposti i cosiddetti Acquerelli, lavori dove l’artista sigilla simbolicamente il colore diluito in acqua in una bottiglia, affiancandolo a opere dipinte col medesimo liquido, come una mappa misteriosa conse- gnata ai superstiti di un’arte futura. Il percorso prosegue con le opere realizzate fino al nuovo Millennio con e sui fogli di polietilene trasparente o colorato: membrane plastiche che Scaccabarozzi ora trasforma in superfici dove liberare la pennellata di colore, le Quantità libere (1982-1990); in altri casi, il polietilene colorato o trasparente è sagomato e tagliato, a formare barriere e squadrature del campo visivo: l’artista si interrogava, alla fine degli anni Novanta, sul problema del “Vedere attraverso” e dei limiti e le potenzialità della visione.
A questo tema si unisce il discorso ecologico: il riuso dei fogli plastici come atto di ricreazione del mate- riale dimenticato e quotidiano, sempre con il rigore e la perfezione che caratterizzano l’intera indagine di Scaccabarozzi.
Sono, queste, alcune suggestioni e tematiche di riflessione offerte dalla mostra: un appuntamento imperdibile con la grande storia dell’arte e della cultura italiana.
Antonio Scaccabarozzi nasce nel 1936 a Merate (Lecco).
A Milano dal 1951 segue i corsi serali della Scuola Superiore d’Arte Applicata del Castello Sforzesco, nella sezione Pittura. Coinvolto nell’ambiente culturale milanese di quegli anni, frequenta il quartiere di Brera dove incontra artisti quali Carlo Carrà, Piero Manzoni e Lucio Fontana.
Diplomatosi nel 1959, si trasferisce a Parigi dove lavora come pittore di scena e approfondisce i linguaggi artistici del tempo e le avanguardie storiche. I lavori di quegli anni ne sono chiaramente influenzati, con rimandi a Hans Arp e Fernand Léger.
Dopo Parigi sono i soggiorni a Londra e due lunghi viaggi in Olanda e Spagna.
Dalla metà degli anni Sessanta il lavoro di Scaccabarozzi rielabora le istanze concretiste, programmate e di nuova astrazione, definendo il proprio linguaggio visuale come Equilibrio Statico-Dinamico, con chiaro riferimento al Neoplasticismo e al Cinetismo europeo.
Rientrato in Italia, a Milano, si trasferisce per un breve periodo nel Quartiere delle Botteghe di Sesto San Giovanni e qui si confronta con personalità quali Castellani, Bonalumi, Vermi, De Filippi, Fabro, Nagasawa. È a partire dalla fine degli anni ’60 che Scaccabarozzi definisce programmaticamente un piano di lavoro basato su un metodo rigoroso, destinato negli anni a tradursi in cicli di opere dove proprio la tensione tra il perseguimento della regola e il suo necessario superamento dà risultati inattesi e di novità rispetto allo scenario europeo. Sono dei primi anni Settanta i Fustellati, formati da una successione di elementi cilindrici, ottenuti lavoran- do con una fustella e praticando sul supporto neutro elementi modulari emergenti o incavati di diversa e graduale dimensione ed estensione.
Nel clima linguistico nord-europeo l’artista trova quindi una sua ideale collocazione e istanza di ricerca. È dei primi anni Settanta anche l’elaborazione di un nuovo ciclo di lavori, definiti Prevalenze: il supporto neutro si anima di punti, dapprima monocromi, poi colorati, disposti sulla tela o tavola in un ordine che risulta da un calcolo matematico esatto. A partire dal 1983 l’artista avvia una nuova fase, partendo con- cettualmente dall’idea che stendere una quantità di colore sia già fare pittura liberandosi così dai calcoli e da ogni forma evidente e obbligata di schema prestabilito. Nascono le Quantità libere, che poi portano Scaccabarozzi a sperimentare e scegliere un nuovo materiale: il foglio di polietilene. Se le Quantità libere sono il corpo della pittura, gli Essenziali – così l’artista nomina questo ciclo di lavori che si avvia con il de- cennio ’90 – ne diventano l’ossatura.
Alla sua ricerca sono intanto dedicate le prime mostre antologiche: dalla citata Retro-spektive 1965-1993 alla Galerie Hoffmann di Friedburg a quella a Villa Zanders a Bergisch Gladbach nel 1994.
Alla fine degli anni ’90 Scaccabarozzi torna a quello che era stato il supporto delle sue Quantità libere: il polietilene. Gradualmente i fogli di polietilene diventano membrane cromatiche fluttuanti nello spazio, sospese dalla parete e dal soffitto grazie al filo di nylon. Dal 2002 si sviluppano le Ekleipsis (Polietileni), formate da due fogli plastici di diverso colore. Nel 2003 Scaccabarozzi approda alle Banchise (Polietileni): si tratta, in questo caso, di un’altra variazione sul tema del polietilene, in quanto qui la riflessione è tra di- mensione-foglio più esposto/in evidenza e quello invece nascosto.
Attorno al 2005 l’artista sente la necessità di tornare a dipingere: stende sottilissimi veli di colore ad olio, su un colore-base steso su tela o cartone telato, così da stabilire una pellicola che assorba e diversamen- te diffonda la luce incidente: sono le Velature. Un incidente interrompe drasticamente la vita di Antonio Scaccabarozzi nell’agosto 2008.
La sua eredità è assunta pienamente da Anastasia Rouchota, moglie e unica erede dell’artista, che nel 2010 fonda l’Archivio Antonio Scaccabarozzi.
16
aprile 2021
Antonio Scaccabarozzi – Acquorea
Dal 16 aprile al 20 giugno 2021
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE L’ARSENALE
Iseo, Vicolo Malinconia, 2, (Brescia)
Iseo, Vicolo Malinconia, 2, (Brescia)
Orario di apertura
giovedì e venerdì dalle 15:00 alle 18:00, sabato e domenica dalle 10:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:00
Sito web
Autore
Curatore
Produzione organizzazione
Patrocini
Hola. Io sonó artista Plastica di pintura , Zulma Carina Sacre Giorgi.
Di Argentina.
Io VOGLIO participare questa EXPOSICIONE. Allora io VOGLIO suscribirme un questa EXPOSICIONE?????
Io parlo po il italiano.
Ma.stoi estridente molto il italiano..
Per mi , sonó molto satisfacciones
Gracie
Io sapro ‘ dopo parlare meglio il italiano. SOLO.IO VOGLIO UNA OPPORTUNITA ‘
Una opportunita ‘ come artista in Fudacion L” arsenales.
Salutto