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Antonio Torresi – Tra Natura e Artificio
La mostra personale di Torresi attraverso un percorso fantastico nell’Arcadia propone le sue tele preparate con sapienza classica e tecnica pittorica essenziale
Comunicato stampa
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Tra Natura e Artificio
I venti quadri ad olio, gli acquerelli, gli stucchi colorati su tavola che Antonio Torresi presenta in questa sua mostra documentano il lavoro degli ultimi tre anni, a partire dalla sua personale dell’estate 2002 a San Francisco.
Come di consueto egli rivisita il Mito, visto più come dimensione mentale che allegoria classica, trasfigurando più l’Adriatico che la Magna Grecia, in una sorta di sur-realtà, incantata e sensuale al tempo stesso.
Vi è presente il ricordo di certa pittura del Novecento, tra De Chirico e Gigiotti Zanini, degli studi di scenografia fatti all’Accademia di Firenze (si vedano i cosiddetti "teatrini"), dei personaggi della Mitologia, ma fatti scendere dall’Olimpo e incorniciati in una dimensione quasi terragna.
All’artista interessa infatti soprattutto il rapporto fra il mondo reale e quello per così dire "onirico", la Natura e la sua trasfigurazione introspettiva, il contrasto fra quello che l’occhio percepisce e la dimensione psichica della fantasia.
Emblematici risultano difatti quelli interventi in rilievo ai quali egli si è dedicato nell’ultimo anno: nella pittura l’ombra è, per forza di cose, artificiale, mancandovi la tridimensionalità e l’artista ha allora recuperato quella tradizione, che va dal Rinascimento agli interventi tardo-liberty di Duilio Cambellotti, in cui la pastiglia o gli stucchi servivano a dar forma, aggetto alle ombre e alle figure, che diventavano quasi "reali".
E così gli alberi sulle sue spiagge di sogno hanno un’icastica dimensione per via dei tronchi e dei rami sapientemente modellati, così come i panneggi neo-fidiaci che rivestono taluni personaggi, come fossero un’ idealizzata schiuma marina, per non parlar poi delle grandi rose e delle dalie, in quelle nature morte che si posson "toccar con mano", apparendo naturalisticamente delineate e sensualmente tattili.
Antonio Torresi, studioso di antichi ricettari e pittore post-moderno, è giunto così ad una sorta di lieve forma di scultura, che gli permette di far emergere dall’azzurrità degli sfondi forme e figure
policrome che hanno un tenue rilievo, "sporgendo" da tele e tavole con delicato ma pastoso effetto lirico e senso di trasfigurazione del reale.
Ovvero, come nell’arte dei nostri predecessori, spesso tesi a raggiungere un loro particolare equilibrio fra Natura e Artificio, per l’appunto.
Lucio Scardino
Gennaio 2006
Antonio Torresi ha 55 anni e vive a Firenze, dove si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti. Pittore, restauratore, pubblicista, illustratore, scenografo, ha lavorato per molti anni presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed insegnato per qualche tempo Restauro presso le Accademie di Belle Arti di Ravenna e di Carrara. A partire dal 1990 ha curato numerosi testi di tecnica artistica, l’ultimo dei quali è la riedizione de "La Scienza della Pittura" di Jehan Georges Vibert, tradotto da Gaetano Previati (1893). Ha allestito altre quaranta mostre personali in Italia e all’estero e partecipato a numerose collettive. Suoi dipinti sono conservati presso musei e pubbliche istituzioni di Acireale, Bondeno, Carrara, Casore del Monte, Catania, Cattolica, Cento, Comacchio, Copparo, Ferrara, Firenze, Giulianova, Latina, Lido di Spina, Poggio Bustone, Pontelagoscuro, Portomaggiore, Ravenna, Rovereto, Spinea, Tavarnuzze, San Francisco, Trasanni, Voghiera.
I venti quadri ad olio, gli acquerelli, gli stucchi colorati su tavola che Antonio Torresi presenta in questa sua mostra documentano il lavoro degli ultimi tre anni, a partire dalla sua personale dell’estate 2002 a San Francisco.
Come di consueto egli rivisita il Mito, visto più come dimensione mentale che allegoria classica, trasfigurando più l’Adriatico che la Magna Grecia, in una sorta di sur-realtà, incantata e sensuale al tempo stesso.
Vi è presente il ricordo di certa pittura del Novecento, tra De Chirico e Gigiotti Zanini, degli studi di scenografia fatti all’Accademia di Firenze (si vedano i cosiddetti "teatrini"), dei personaggi della Mitologia, ma fatti scendere dall’Olimpo e incorniciati in una dimensione quasi terragna.
All’artista interessa infatti soprattutto il rapporto fra il mondo reale e quello per così dire "onirico", la Natura e la sua trasfigurazione introspettiva, il contrasto fra quello che l’occhio percepisce e la dimensione psichica della fantasia.
Emblematici risultano difatti quelli interventi in rilievo ai quali egli si è dedicato nell’ultimo anno: nella pittura l’ombra è, per forza di cose, artificiale, mancandovi la tridimensionalità e l’artista ha allora recuperato quella tradizione, che va dal Rinascimento agli interventi tardo-liberty di Duilio Cambellotti, in cui la pastiglia o gli stucchi servivano a dar forma, aggetto alle ombre e alle figure, che diventavano quasi "reali".
E così gli alberi sulle sue spiagge di sogno hanno un’icastica dimensione per via dei tronchi e dei rami sapientemente modellati, così come i panneggi neo-fidiaci che rivestono taluni personaggi, come fossero un’ idealizzata schiuma marina, per non parlar poi delle grandi rose e delle dalie, in quelle nature morte che si posson "toccar con mano", apparendo naturalisticamente delineate e sensualmente tattili.
Antonio Torresi, studioso di antichi ricettari e pittore post-moderno, è giunto così ad una sorta di lieve forma di scultura, che gli permette di far emergere dall’azzurrità degli sfondi forme e figure
policrome che hanno un tenue rilievo, "sporgendo" da tele e tavole con delicato ma pastoso effetto lirico e senso di trasfigurazione del reale.
Ovvero, come nell’arte dei nostri predecessori, spesso tesi a raggiungere un loro particolare equilibrio fra Natura e Artificio, per l’appunto.
Lucio Scardino
Gennaio 2006
Antonio Torresi ha 55 anni e vive a Firenze, dove si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti. Pittore, restauratore, pubblicista, illustratore, scenografo, ha lavorato per molti anni presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze ed insegnato per qualche tempo Restauro presso le Accademie di Belle Arti di Ravenna e di Carrara. A partire dal 1990 ha curato numerosi testi di tecnica artistica, l’ultimo dei quali è la riedizione de "La Scienza della Pittura" di Jehan Georges Vibert, tradotto da Gaetano Previati (1893). Ha allestito altre quaranta mostre personali in Italia e all’estero e partecipato a numerose collettive. Suoi dipinti sono conservati presso musei e pubbliche istituzioni di Acireale, Bondeno, Carrara, Casore del Monte, Catania, Cattolica, Cento, Comacchio, Copparo, Ferrara, Firenze, Giulianova, Latina, Lido di Spina, Poggio Bustone, Pontelagoscuro, Portomaggiore, Ravenna, Rovereto, Spinea, Tavarnuzze, San Francisco, Trasanni, Voghiera.
11
febbraio 2006
Antonio Torresi – Tra Natura e Artificio
Dall'undici febbraio al 05 marzo 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17-20; sabato e festivi 10.30-12.30 e 17-20; martedì chiuso
Vernissage
11 Febbraio 2006, ore 18.30
Autore