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APPARTENENZA
“Appartenenza” è un viaggio di migliaia di chilometri attraverso la Ex-Jugoslavia
frutto di una ricerca antropologica che racconta fenomeni sconosciuti ed a volte
occultati. Un viaggio nel pensiero e nel vissuto post-socialista.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Durante la seconda guerra mondiale e soprattutto nel biennio 1945-46 si diffuse nel territorio dell'Istria, del Carso e ldel confine italo-sloveno la pratica del graffitismo popolare.
Svolto da singoli individui prima e gruppi organizzati poi, tale pratica, per estensione territoriale, intensità e contenuti risulta unica nel suo genere. All'inizio pratica pericolosa e molto rischiosa, perchè volta alla propaganda contro il regime che controllava tali zone, divenne poi, nel confuso biennio del 1945-46, pratica collettiva che festeggiava la vittoria sul regime da una parte e definiva la volontà di autodeterminazione di tali territori dall'altra. Usati come pratica di sovversione dell'ordine simbolico dominante e di controllo dello spazio fisico, questi graffiti caratterizzano da quasi un secolo l'estetica dei villlaggi e delle città di tali territori.
Questo racconto inizia qui, tra queste terre ed in quegli anni, con gruppi di persone che volevano esprimere il proprio dissenso verso coloro che li vedevano come corpi estranei da espellere dalla propria stessa terra.
Questo racconto continua poi nei decenni successivi dove questo dissenso e questa resistenza diventano identità ideologica così forte e così interiorizzata da essere marcata a vita sulla propria pelle.
Dagli anni '50 alla prima metà degli anni '80 moltissimi furono i ragazzi che, durante il servizio militare nell'allora esercito Jugoslavo, decisero di tatuarsi l'acronimo JNA: Jugoslovenska Narodna Armija. Pratica formalmente vietata ma accettata informalmente, tanto da essere praticata anche da graduati di altio livello, divenne così diffusa che durante gli anni '70 si stima che circa il 75% della popolazione militare portasse sulla propria pelle tale acronimo. Tale pratica divenne quindi così identitaria e singolare nelle dinamiche realizzative da definire una nuova categoria nella classificazione tassonomica del tatuaggio, quella del tatuaggio militare.
Interrottosi negli anni '90, di questo racconto rimane ben poco e per ritrovare il filo di questa narrazione è necessario cercare proprio tra quei segni, siano questi eseguiti sui muri o sulla pelle delle persone.
4 Nazioni attraversate, più di 2500 km percorsi, decine di città e paesi visitati ed altrettante persone incontrate. La costruzione di un archivio fotografico unico nel suo genere. Questo e molto altro per cercare risposte alle domande che hanno spinto lo sviluppo di questo progetto artistico, la prima fra tutte: può la dissoluzione dell'ex-Jugoslavia fornire una chiave di lettura del momento presente?
Conoscere ed analizzare ciò che rimane negli animi delle persone che quel Paese l'hanno vissuto e come affrontano la loro personale quotidianità, può essere una via di comprensione dell'attuale senso di smarrimento politico e sociale che colpisce le nostre comunità?
Cosa rimane in loro di quel senso di appartenenza così forte da essere portato per sempre sulla propria pelle, prendendo la forma di un tatuaggio recante l'inequivocabile acronimo JNA, Jugoslovenska Narodna Armjia?
E se in questa epoca di smarrimento, anzichè la costante ricerca di appartenenza, di qualcosa in cui credere anche acriticamente, la risposta fosse data invece proprio dalla depressione, dalla rassegnazione che questa infinita ricerca troppo spesso provoca? Se proprio nella depressione, sgombrata e liberata dalle implicazioni colpevolizzanti, riconosciuta e vissuta come coscienza e presa di conoscenza, fosse possibile trovare la
visione di un futuro completamente nuovo?
Svolto da singoli individui prima e gruppi organizzati poi, tale pratica, per estensione territoriale, intensità e contenuti risulta unica nel suo genere. All'inizio pratica pericolosa e molto rischiosa, perchè volta alla propaganda contro il regime che controllava tali zone, divenne poi, nel confuso biennio del 1945-46, pratica collettiva che festeggiava la vittoria sul regime da una parte e definiva la volontà di autodeterminazione di tali territori dall'altra. Usati come pratica di sovversione dell'ordine simbolico dominante e di controllo dello spazio fisico, questi graffiti caratterizzano da quasi un secolo l'estetica dei villlaggi e delle città di tali territori.
Questo racconto inizia qui, tra queste terre ed in quegli anni, con gruppi di persone che volevano esprimere il proprio dissenso verso coloro che li vedevano come corpi estranei da espellere dalla propria stessa terra.
Questo racconto continua poi nei decenni successivi dove questo dissenso e questa resistenza diventano identità ideologica così forte e così interiorizzata da essere marcata a vita sulla propria pelle.
Dagli anni '50 alla prima metà degli anni '80 moltissimi furono i ragazzi che, durante il servizio militare nell'allora esercito Jugoslavo, decisero di tatuarsi l'acronimo JNA: Jugoslovenska Narodna Armija. Pratica formalmente vietata ma accettata informalmente, tanto da essere praticata anche da graduati di altio livello, divenne così diffusa che durante gli anni '70 si stima che circa il 75% della popolazione militare portasse sulla propria pelle tale acronimo. Tale pratica divenne quindi così identitaria e singolare nelle dinamiche realizzative da definire una nuova categoria nella classificazione tassonomica del tatuaggio, quella del tatuaggio militare.
Interrottosi negli anni '90, di questo racconto rimane ben poco e per ritrovare il filo di questa narrazione è necessario cercare proprio tra quei segni, siano questi eseguiti sui muri o sulla pelle delle persone.
4 Nazioni attraversate, più di 2500 km percorsi, decine di città e paesi visitati ed altrettante persone incontrate. La costruzione di un archivio fotografico unico nel suo genere. Questo e molto altro per cercare risposte alle domande che hanno spinto lo sviluppo di questo progetto artistico, la prima fra tutte: può la dissoluzione dell'ex-Jugoslavia fornire una chiave di lettura del momento presente?
Conoscere ed analizzare ciò che rimane negli animi delle persone che quel Paese l'hanno vissuto e come affrontano la loro personale quotidianità, può essere una via di comprensione dell'attuale senso di smarrimento politico e sociale che colpisce le nostre comunità?
Cosa rimane in loro di quel senso di appartenenza così forte da essere portato per sempre sulla propria pelle, prendendo la forma di un tatuaggio recante l'inequivocabile acronimo JNA, Jugoslovenska Narodna Armjia?
E se in questa epoca di smarrimento, anzichè la costante ricerca di appartenenza, di qualcosa in cui credere anche acriticamente, la risposta fosse data invece proprio dalla depressione, dalla rassegnazione che questa infinita ricerca troppo spesso provoca? Se proprio nella depressione, sgombrata e liberata dalle implicazioni colpevolizzanti, riconosciuta e vissuta come coscienza e presa di conoscenza, fosse possibile trovare la
visione di un futuro completamente nuovo?
21
dicembre 2024
APPARTENENZA
Dal 21 al 30 dicembre 2024
arte contemporanea
fotografia
fotografia
Location
Hobo Spazio Urbano
Modena, Via Carteria, 104, (MO)
Modena, Via Carteria, 104, (MO)
Orario di apertura
LUN-VEN 18-19.30
Vernissage
21 Dicembre 2024, 19.30
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Produzione organizzazione