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Aquil Copier – Obiettivo a focale variabile
I lavori che Aquil Copier mostra in Italia per la prima volta sono il risultato dell’indagine del processo visivo, di cosa significa guardare e di come questo atto possa essere influenzato.
Comunicato stampa
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Che cosa accomuna un insetto a una vista dall’alto, una mappa e alcune scatole a delle tele monocrome?
I lavori che Aquil Copier mostra in Italia per la prima volta sono il risultato dell’indagine del processo visivo, di cosa significa guardare e di come questo atto possa essere influenzato.
L’artista indaga queste questioni lavorando nello spazio ‘immaginario’ che si trova tra gli occhi dello spettatore e la superficie del quadro, a partire dall’uso stesso del colore. I colori (sia a olio che acrilici), infatti, non vengono solo stesi con i pennelli, ma ‘lavorati’ in modo da creare una fitta tramatura, e ottenere una specie di tessuto o stoffa. All’interno di una zona dello stesso colore, lo spettatore può così scoprire un lungo racconto seguendo gli intrecci dei ‘fili’ e le sovrapposizione di più livelli di ‘tramatura’. Questo racconto si arricchisce quando si combinano più colori e, ancora, quando si riconoscono oggetti reali quotidiani, come scatole, paesaggi dall’alto, planimetrie, o insetti ingranditi.
In tutti questi casi quello che interessa all’artista è sollecitare lo spettatore più o meno esplicitamente a concentrarsi sui dettagli, a farsi trasportare dall’osservazione di un particolare.
L’atto del vedere è, infatti, per A. Copier una questione di ‘messa a fuoco’ dell’ambiente e degli oggetti circostanti. È un processo di selezione di una parte della realtà, il ritaglio di un angolo, di una parte specifica dello spazio, quindi, infine, una questione di concentrazione su quel dettaglio.
Attraverso i suoi lavori rende esplicita questa visione offrendo esempi di ‘distanze’ diverse: quella ravvicinata (macroscopica) degli occhi di una mosca, quella lontana, di alcune fotografie satellitari della Terra, e quella infine ‘a portata’ di occhio naturale, di due scatole che giacciono aperte su un pavimento. In realtà, però, l’idea dell’artista va ben oltre il soggetto rappresentato in ogni quadro. Ogni opera va vista infatti come insieme dei racconti che ogni filo, intreccio, contorno può suggerire a ciascun visitatore, indipendentemente e nonstante la forma riconoscibile. È in questo modo che il lavoro di A.Copier può essere meglio apprezzato come indagine della visione: da quello generale (il particolare della realtà selezionato e rappresentato dall’artista) a quello particolare (quanto lo sguardo dello spettatore riesce a cosrtuire seguendo i tanti dettagli del quadro).
Aquil Copier nato ad Amsterdam (NL) nel 1973, dove vive e lavora.
I lavori che Aquil Copier mostra in Italia per la prima volta sono il risultato dell’indagine del processo visivo, di cosa significa guardare e di come questo atto possa essere influenzato.
L’artista indaga queste questioni lavorando nello spazio ‘immaginario’ che si trova tra gli occhi dello spettatore e la superficie del quadro, a partire dall’uso stesso del colore. I colori (sia a olio che acrilici), infatti, non vengono solo stesi con i pennelli, ma ‘lavorati’ in modo da creare una fitta tramatura, e ottenere una specie di tessuto o stoffa. All’interno di una zona dello stesso colore, lo spettatore può così scoprire un lungo racconto seguendo gli intrecci dei ‘fili’ e le sovrapposizione di più livelli di ‘tramatura’. Questo racconto si arricchisce quando si combinano più colori e, ancora, quando si riconoscono oggetti reali quotidiani, come scatole, paesaggi dall’alto, planimetrie, o insetti ingranditi.
In tutti questi casi quello che interessa all’artista è sollecitare lo spettatore più o meno esplicitamente a concentrarsi sui dettagli, a farsi trasportare dall’osservazione di un particolare.
L’atto del vedere è, infatti, per A. Copier una questione di ‘messa a fuoco’ dell’ambiente e degli oggetti circostanti. È un processo di selezione di una parte della realtà, il ritaglio di un angolo, di una parte specifica dello spazio, quindi, infine, una questione di concentrazione su quel dettaglio.
Attraverso i suoi lavori rende esplicita questa visione offrendo esempi di ‘distanze’ diverse: quella ravvicinata (macroscopica) degli occhi di una mosca, quella lontana, di alcune fotografie satellitari della Terra, e quella infine ‘a portata’ di occhio naturale, di due scatole che giacciono aperte su un pavimento. In realtà, però, l’idea dell’artista va ben oltre il soggetto rappresentato in ogni quadro. Ogni opera va vista infatti come insieme dei racconti che ogni filo, intreccio, contorno può suggerire a ciascun visitatore, indipendentemente e nonstante la forma riconoscibile. È in questo modo che il lavoro di A.Copier può essere meglio apprezzato come indagine della visione: da quello generale (il particolare della realtà selezionato e rappresentato dall’artista) a quello particolare (quanto lo sguardo dello spettatore riesce a cosrtuire seguendo i tanti dettagli del quadro).
Aquil Copier nato ad Amsterdam (NL) nel 1973, dove vive e lavora.
08
maggio 2004
Aquil Copier – Obiettivo a focale variabile
Dall'otto maggio al 10 giugno 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA NUVOLE ARTE CONTEMPORANEA
Montesarchio, Via IV Novembre, (Benevento)
Montesarchio, Via IV Novembre, (Benevento)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 9,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00
Vernissage
8 Maggio 2004, ore 20.00