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Arash Radpour – Surface
I volti, i corpi e le anime del mondo del cinema attraverso l’obiettivo tagliente e poetico del fotografo iraniano
Comunicato stampa
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Sabato 8 maggio 2010, in occasione del MIFF, presso la Casa del Pane di Milano, ex Casello Daziario di Porta Venezia, FILM.IT, in collaborazione con la Galleria Changing Role – Move Over Gallery, inaugura la mostra SURFACE, personale del fotografo iraniano Arash Radpour.
A comporre l’esposizione milanese, una selezione di immagini nate dalla collaborazione tra il fotografo iraniano e FILM.IT, testata on line edita da NEXTA, dedicata al mondo del cinema e dell’intrattenimento.
Il rapporto artistico tra Arash Radpour e FILM.IT nasce a settembre 2009 in occasione del Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e si rinnova ad ottobre dello stesso anno durante il Festival Internazionale del Film di Roma. FILM.IT, che si caratterizza per una presenza attiva in occasione degli appuntamenti più importanti del settore, invita Arash Radpour a raccontare il mondo del cinema e i suoi protagonisti.
Il risultato di questa raffinata indagine che svela la realtà interiore dei personaggi ritratti è ora presentato in anteprima in occasione del MIFF (Milano International Film Festival).
La mostra di Milano rappresenta la prima tappa di un itinerario espositivo che FILM.IT porterà attraverso il territorio nazionale in concomitanza delle principali mostre cinematografiche italiane, andando a toccare le città di Napoli a giugno, Venezia a settembre, Roma a ottobre e per terminare a Torino nel mese di novembre durante l’omonimo Film Festival.
E’ innegabile che la più profonda associazione dell’uomo con i suoi simili è la dissociazione (Robert Musil, L’uomo senza qualità).
“Sono architetture di anatomie le fotografie di volti, corpi e anime di questa serie tagliente e poetica di Arash Radpour.
La sua pratica fotografica è una scrittura codificata ricca di tecnica e di traduzioni d’innesti di realtà. Il meta-codice del mezzo tecnologico, la macchina fotografica, si snoda nel suo lavoro attraverso un accesso a più significati e su più crescenti livelli: focalizzazione dell’immagine, scelta del set scenografico attorno ad essa, ricerca di sguardi, taglio della posa del soggetto, accesso ai risvolti psicologici, scambi di ruoli, formalizzazione dell’opera. Radpour è un artista che indaga la natura e l’antropologia delle cose ponendo l’occhio dell’obiettivo in una posizione strabica che permette di svelare la realtà interiore attraverso la visione dei linguaggi dei corpi e delle loro posizioni.
La scala narrativa rivede il concetto di ciò che è represso e nascosto avvalendosi di un “modo” di scattare le fotografie che denota un segno intellettuale fortemente pensato, turbolento e paziente, ma con una traccia di relazioni come si trattasse di una stanza poetica o di un diario. La componente fondamentale del suo lavoro risiede nel concetto di “altro” come critica al concetto di identità.
I personaggi rappresentati fanno parte di un mondo patinato, fascinoso, estremamente trendy e per questo spinto al parossismo, idolatrato e mitizzato. L’obiettivo di Radpour sembra determinare un momento di sospensione, di sbalzo, di straniamento, di perdita, di rumore o di eccessivo silenzio in quelle vite: Terry Gilliam tiene gli occhi serrati, Tinto Brass stringe tra le labbra un sigaro quasi volesse violentarlo, Nicolas Cage espone la faccia attraente tra bianco e nero, Abel Ferrara si nasconde il volto tra le mani, Carlos Sura è riflessivo e meditabondo, George A. Romero frappone le dita tra gli occhi e i voluminosi occhiali”.
(dal testo di Martina Cavallarin)
Arash Radpour nasce a Teheran nel 1976. In Italia dal 1980 consegue il diploma in fotografia cinematografica all'Istituto Rossellini di Roma; dal 2009 si occupa inoltre di produzioni videoart e documentari. Vive e lavora tra Roma e New York.
Dal 2002 al 2005 firma alcune campagne pubblicitarie internazionali per Pepsi, Pfeizer, Renault, Parmalat.
La sua prima mostra personale, The Sweet Hereafter, viene inaugurata nel settembre 2005, seguita poi da mostre a Torino : Il Male, esercizi di pittura crudele, a cura di Vittorio Sgarbi, Tenuta di caccia di Stupinigi , dove partecipa con un lavoro realizzato in collaborazione con Matteo Basilè ; a New Delhi :On The Edge of Vision, a cura di Lorenzo Canova, Gallery of Modern Art; a Venezia: Faccia Lei, a cura dell'ArtTerra Museum di Vienna, Biennale di Venezia, Spazio Thetis all' Arsenale Nuovo; a Roma: Le Jeu del'Hombre, a cura di Antonio Arèvalo, Museo Napoleonico di Roma.
Il 18 Maggio inaugurerà la personale State Specific, a cura di Massimo Sgroi ed il 3 Giugno parteciperà con una personale a ADD Anti Digital Divide Festival, Palazzo Incontro, Roma.
LA MOSTRA IN SINTESI
“Surface” personale del fotografo iraniano Arash Radpour promossa da FILM.IT in collaborazione con la Galleria Changing Role – Move Over gallery, in occasione del MIFF (Milano International Film Festival).
A comporre l’esposizione milanese, una selezione di immagini nate dalla collaborazione tra il fotografo iraniano e FILM.IT, testata on line edita da NEXTA, dedicata al mondo del cinema e dell’intrattenimento.
Il rapporto artistico tra Arash Radpour e FILM.IT nasce a settembre 2009 in occasione del Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e si rinnova ad ottobre dello stesso anno durante il Festival Internazionale del Film di Roma. FILM.IT, che si caratterizza per una presenza attiva in occasione degli appuntamenti più importanti del settore, invita Arash Radpour a raccontare il mondo del cinema e i suoi protagonisti.
Il risultato di questa raffinata indagine che svela la realtà interiore dei personaggi ritratti è ora presentato in anteprima in occasione del MIFF (Milano International Film Festival).
La mostra di Milano rappresenta la prima tappa di un itinerario espositivo che FILM.IT porterà attraverso il territorio nazionale in concomitanza delle principali mostre cinematografiche italiane, andando a toccare le città di Napoli a giugno, Venezia a settembre, Roma a ottobre e per terminare a Torino nel mese di novembre durante l’omonimo Film Festival.
E’ innegabile che la più profonda associazione dell’uomo con i suoi simili è la dissociazione (Robert Musil, L’uomo senza qualità).
“Sono architetture di anatomie le fotografie di volti, corpi e anime di questa serie tagliente e poetica di Arash Radpour.
La sua pratica fotografica è una scrittura codificata ricca di tecnica e di traduzioni d’innesti di realtà. Il meta-codice del mezzo tecnologico, la macchina fotografica, si snoda nel suo lavoro attraverso un accesso a più significati e su più crescenti livelli: focalizzazione dell’immagine, scelta del set scenografico attorno ad essa, ricerca di sguardi, taglio della posa del soggetto, accesso ai risvolti psicologici, scambi di ruoli, formalizzazione dell’opera. Radpour è un artista che indaga la natura e l’antropologia delle cose ponendo l’occhio dell’obiettivo in una posizione strabica che permette di svelare la realtà interiore attraverso la visione dei linguaggi dei corpi e delle loro posizioni.
La scala narrativa rivede il concetto di ciò che è represso e nascosto avvalendosi di un “modo” di scattare le fotografie che denota un segno intellettuale fortemente pensato, turbolento e paziente, ma con una traccia di relazioni come si trattasse di una stanza poetica o di un diario. La componente fondamentale del suo lavoro risiede nel concetto di “altro” come critica al concetto di identità.
I personaggi rappresentati fanno parte di un mondo patinato, fascinoso, estremamente trendy e per questo spinto al parossismo, idolatrato e mitizzato. L’obiettivo di Radpour sembra determinare un momento di sospensione, di sbalzo, di straniamento, di perdita, di rumore o di eccessivo silenzio in quelle vite: Terry Gilliam tiene gli occhi serrati, Tinto Brass stringe tra le labbra un sigaro quasi volesse violentarlo, Nicolas Cage espone la faccia attraente tra bianco e nero, Abel Ferrara si nasconde il volto tra le mani, Carlos Sura è riflessivo e meditabondo, George A. Romero frappone le dita tra gli occhi e i voluminosi occhiali”.
(dal testo di Martina Cavallarin)
Arash Radpour nasce a Teheran nel 1976. In Italia dal 1980 consegue il diploma in fotografia cinematografica all'Istituto Rossellini di Roma; dal 2009 si occupa inoltre di produzioni videoart e documentari. Vive e lavora tra Roma e New York.
Dal 2002 al 2005 firma alcune campagne pubblicitarie internazionali per Pepsi, Pfeizer, Renault, Parmalat.
La sua prima mostra personale, The Sweet Hereafter, viene inaugurata nel settembre 2005, seguita poi da mostre a Torino : Il Male, esercizi di pittura crudele, a cura di Vittorio Sgarbi, Tenuta di caccia di Stupinigi , dove partecipa con un lavoro realizzato in collaborazione con Matteo Basilè ; a New Delhi :On The Edge of Vision, a cura di Lorenzo Canova, Gallery of Modern Art; a Venezia: Faccia Lei, a cura dell'ArtTerra Museum di Vienna, Biennale di Venezia, Spazio Thetis all' Arsenale Nuovo; a Roma: Le Jeu del'Hombre, a cura di Antonio Arèvalo, Museo Napoleonico di Roma.
Il 18 Maggio inaugurerà la personale State Specific, a cura di Massimo Sgroi ed il 3 Giugno parteciperà con una personale a ADD Anti Digital Divide Festival, Palazzo Incontro, Roma.
LA MOSTRA IN SINTESI
“Surface” personale del fotografo iraniano Arash Radpour promossa da FILM.IT in collaborazione con la Galleria Changing Role – Move Over gallery, in occasione del MIFF (Milano International Film Festival).
07
maggio 2010
Arash Radpour – Surface
Dal 07 al 14 maggio 2010
fotografia
Location
EX CASELLI DAZIARI DI PORTA VENEZIA – CASA DEL PANE
Milano, Piazza Guglielmo Oberdan, 4, (Milano)
Milano, Piazza Guglielmo Oberdan, 4, (Milano)
Orario di apertura
ore 12 - 20 (aperta tutti i giorni)
Vernissage
7 Maggio 2010, su invito
Sito web
www.film.it/surface
Autore
Curatore