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Arcadio De Zordo – Tempo altro
Architetto e urbanista di fama, De Zordo non ha mai mostrato le sue opere grafiche e anche stavolta era recalcitrante: ha accettato solo perché convinto dalla validità del progetto
Comunicato stampa
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Con la mostra ³Tempo altro² di Arcadio De Zordo, che si inaugura al Teatro Puccini di Firenze venerdì 10 febbraio, il ³cammino di sogni tra specchi² della stagione Art-Off tocca uno dei suoi punti più alti. Protagonista un debuttante ottuagenario che, garantisce il curatore Fabio Norcini, costituirà un¹autentica scoperta. Architetto e urbanista di fama, De Zordo non ha mai mostrato le sue opere grafiche e anche stavolta era recalcitrante: ha accettato solo perché convinto dalla validità del progetto.
Arcadio De Zordo: anni passati alla Regione Toscana (che lo ha anche premiato con il Pegaso d¹oro) in veste di urbanista. Tra i suoi maestri e amici Detti, Savioli, Ricci, il collega Luigi Caldarelli. Lavorava al dipartimento ³Pianificazione del territorio² e, per chi lo conosce appena un po¹, questo suona paradossale: persona coltissima e sensibile, ma soprattutto di forte sentimento. Intagliato nel legno dei violini, tronco duro come l'abete rosso che Stradivari andava ad auscultare nei boschi del suo Cadore. È quindi strano pensarlo quotidianamente alle prese con piani regolatori, sindaci ambiziosi e imprenditori in preda alla febbre del mattone. E lui duro, dritto, tetragono a qualsiasi lusinga. Ed è bello pensare che per fuggire il tempo utile, produttivo, ³adulto² del lavoro si rifugiasse in quello infantile e ludico, dissipato e scialato della creazione artistica. Dedicato all¹elaborazione di immagini, oltretutto, realizzate con le tecniche più difficili della grafica: armato di torchio e di tutto il necessario, a incidere e stampare acqueforti e puntasecche che inseguissero la fatamorgana delle sue visioni. Rappresentazioni caleideoscopiche e illusorie: una catottrica personale, gioco di specchi che raffigurano foreste con nervi e sinapsi quali teste mitologiche, selve di maschere, vedute aeree di città inventate e impossibili, isole alla deriva e torri di Babele delle nostre solitudini. Il tutto segretamente, per anni, mostrato solo a pochi scelti amici e ai più stretti parenti. Dopo lunga e assidua frequentazione fa vedere questo suo pluridecennale lavoro a Norcini, che ricorda: «I suoi quadri, le sue incisioni, sono meraviglie. Dopo averle viste le ho sognate per giorni: un appartato ricco di ironia e senso dell'umorismo, una sperimentazione, la sua, senza desiderio di mercato, un¹arte purissima avanti decenni». Da qui nasce l¹idea di questa succinta antologica che, dopo lunga opera di convincimento sull¹autore, che considera hybris il solo fatto di esporre, finalmente si inaugura. «Per gli amanti della grafica scommette il curatore- si tratterà di una vera sorpresa: un talento freschissimo, dal taglio geniale. Cosa c¹entra con la grafica satirica e umoristica? Appunto l¹affermare che al tempo produttivo, dedicato all¹attività (ma ³ogni fare è male², avverte Leopardi) si oppone un tempo ³altro², appunto: del gioco e dello sperpero, l¹unico che meriti di essere vissuto e ricordato. Ed è questa la poetica di ogni arte satirica e di humour».
Arcadio De Zordo: anni passati alla Regione Toscana (che lo ha anche premiato con il Pegaso d¹oro) in veste di urbanista. Tra i suoi maestri e amici Detti, Savioli, Ricci, il collega Luigi Caldarelli. Lavorava al dipartimento ³Pianificazione del territorio² e, per chi lo conosce appena un po¹, questo suona paradossale: persona coltissima e sensibile, ma soprattutto di forte sentimento. Intagliato nel legno dei violini, tronco duro come l'abete rosso che Stradivari andava ad auscultare nei boschi del suo Cadore. È quindi strano pensarlo quotidianamente alle prese con piani regolatori, sindaci ambiziosi e imprenditori in preda alla febbre del mattone. E lui duro, dritto, tetragono a qualsiasi lusinga. Ed è bello pensare che per fuggire il tempo utile, produttivo, ³adulto² del lavoro si rifugiasse in quello infantile e ludico, dissipato e scialato della creazione artistica. Dedicato all¹elaborazione di immagini, oltretutto, realizzate con le tecniche più difficili della grafica: armato di torchio e di tutto il necessario, a incidere e stampare acqueforti e puntasecche che inseguissero la fatamorgana delle sue visioni. Rappresentazioni caleideoscopiche e illusorie: una catottrica personale, gioco di specchi che raffigurano foreste con nervi e sinapsi quali teste mitologiche, selve di maschere, vedute aeree di città inventate e impossibili, isole alla deriva e torri di Babele delle nostre solitudini. Il tutto segretamente, per anni, mostrato solo a pochi scelti amici e ai più stretti parenti. Dopo lunga e assidua frequentazione fa vedere questo suo pluridecennale lavoro a Norcini, che ricorda: «I suoi quadri, le sue incisioni, sono meraviglie. Dopo averle viste le ho sognate per giorni: un appartato ricco di ironia e senso dell'umorismo, una sperimentazione, la sua, senza desiderio di mercato, un¹arte purissima avanti decenni». Da qui nasce l¹idea di questa succinta antologica che, dopo lunga opera di convincimento sull¹autore, che considera hybris il solo fatto di esporre, finalmente si inaugura. «Per gli amanti della grafica scommette il curatore- si tratterà di una vera sorpresa: un talento freschissimo, dal taglio geniale. Cosa c¹entra con la grafica satirica e umoristica? Appunto l¹affermare che al tempo produttivo, dedicato all¹attività (ma ³ogni fare è male², avverte Leopardi) si oppone un tempo ³altro², appunto: del gioco e dello sperpero, l¹unico che meriti di essere vissuto e ricordato. Ed è questa la poetica di ogni arte satirica e di humour».
10
febbraio 2006
Arcadio De Zordo – Tempo altro
Dal 10 al 26 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
TEATRO PUCCINI
Firenze, Via Delle Cascine, 41, (Firenze)
Firenze, Via Delle Cascine, 41, (Firenze)
Orario di apertura
15.30-19.30. Nei giorni di spettacolo fino alle 23.30
Vernissage
10 Febbraio 2006, ore 19
Sito web
www.lelecorvi.it
Autore
Curatore