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Archeologia industriale a Genova / Daniele Campi Martucci
Mostra di Tesi di laurea, ricerche, esplorazioni e mostra personale di Daniele Campi Martucci dal titolo Percorsi industriali
Comunicato stampa
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Archeologia industriale è una disciplina recente, “inventata”
in Inghilterra una cinquantina di anni fa da un gruppo di
appassionati e/o specialisti di storia della tecnica, che aveva e
ha come scopo scoprire, studiare, catalogare e - là dove
possibile- conservare i resti e le testimonianze dell’attività
industriale del passato: quelli della cosiddetta rivoluzione
industriale, secondo alcuni, quelli del lavoro umano e del
saper fare, senza limiti di spazio e di tempo, secondo altri.
Un compito affascinante nei primi tempi, che è diventato
particolarmente complesso e difficile a partire dagli ultimi
decenni del secolo XX, con il declino rapido delle grandi
fabbriche e di interi complessi industriali urbani o semiurbani
e il conseguente degrado fisico e sociale di intere parti di
città nel mondo intero.
Nei programmi di recupero e riqualificazione di queste aree
messi a punto dalle amministrazioni locali e dai privati - che
mirano al rilancio delle economie urbane e all’affermazione
di nuovi obiettivi - le preoccupazioni degli archeologi
industriali hanno avuto nella realtà uno spazio alquanto
ridotto (pur con qualche clamorosa eccezione, come nel
caso della Ruhr).
Demoliti, svuotati, abbandonati, talvolta usati da architetti
famosi e no come spunto per ricostruzioni e manipolazioni,
molto raramente, anche in Italia, i monumenti del lavoro
sono oggetto di attenzione e di rispetto, per non parlare di
restauro conservativo che riguardi sia contenitori che
contenuti.
Genova non fa eccezione, anzi se mai si distingue per una
particolare vocazione a far tabula rasa del suo importante
passato industriale, di cui restano ormai pochi segni.
Eppure, a giudicare dai risultati delle ricerche condotte
nell’ultimo decennio a livello universitario e non (da
studenti, “esploratori urbani”, fotografi, e altri operatori
culturali) il tema continua a suscitare un grande interesse
tra i giovani, e a coinvolgerli in attività che riguardano da
vicino il loro presente e il loro futuro.
Questo progetto è dedicato a loro. E vuole invitarci a
riflettere meglio, da un lato, sul patrimonio storicoindustriale
(perduto o a rischio) della nostra città e,
dall’altro, su un patrimonio vivo di idee, di energie e di
talenti che non possono e non devono andar sprecati.
Il progetto Percorsi industriali si pone l’obiettivo di individuare sul territorio genovese quei siti industriali dismessi in qualche maniera più rappresentativi da un punto di vista storico-sociale, inseriti in contesti produttivi ed economici peculiari che, spesso, affondano le proprie radici in tradizioni secolari.
I percorsi proposti non possono necessariamente essere esaustivi data la vasta ed articolata varietà di testimonianze che provengono dal passato, delineando in pochi tratti la complessa storia ligure, e tanto meno vogliono individuare o indicare delle strade da percorrere per il recupero delle strutture, per quanto molte di esse versino in uno stato di totale abbandono. Si è infatti cercato di non esibire un mero esercizio di stile fotografico finalizzato a se stesso e lì teso a concludersi, bensì di proporre mediante immagini cosa resta di realtà industriali abbandonate a se stesse e all’avanzare di una natura impietosa o, ancora peggio, all’ottusa incuria degli uomini, ai vandalismi e alla depredazione del rame. Attraverso questa fascinazione della decadenza, testimone di un tempo lontano ma ancora pulsante e vivido, si lascia allo spettatore il compito di cogliere i molteplici segni di una geografia umana che tarda a scomparire, laddove il percorso fotografico diviene un tangibile tramite non solo di quanto esteticamente “bello” è possibile scorgere in antiche architetture e macchinari arrugginiti, ma anche della storia stessa di complesse realtà sottostanti coinvolte da un processo di modernizzazione che ha costruito il nostro presente.
Come sottolineava Eugenio Battisti, “i presunti segreti dei costruttori delle cattedrali quantitativamente sono nulla rispetto ai mille segreti e trucchi di mestiere legati alle macchine ed agli edifici che ci sforziamo di salvare”, così, allo stesso tempo, una fabbrica dismessa non è solo un cumulo di calcinacci, muri pericolanti e vetri infranti da abbattere per riedificarvi rassicuranti complessi residenziali, perché essa non va esaminata come un contenitore, bensì come un contenuto, un insieme indissolubile ed intelligente di operazioni consecutive e simultanee da studiare, insieme ai procedimenti operativi e alle tecniche produttive. Negare importanza ai siti industriali abbandonati, volerli relegare ad un passato di disagi e sofferenze, a volte di impatti ambientali tragici, senza perciò proporre non solamente un loro mero riutilizzo, ma anche e soprattutto una rivalutazione completa sotto il profilo storico e sociale, significa negare una memoria a questi lavoratori, significa perdere irrimediabilmente le loro conoscenze, e ciò costituisce uno spaventoso depauperamento della civiltà umana.
in Inghilterra una cinquantina di anni fa da un gruppo di
appassionati e/o specialisti di storia della tecnica, che aveva e
ha come scopo scoprire, studiare, catalogare e - là dove
possibile- conservare i resti e le testimonianze dell’attività
industriale del passato: quelli della cosiddetta rivoluzione
industriale, secondo alcuni, quelli del lavoro umano e del
saper fare, senza limiti di spazio e di tempo, secondo altri.
Un compito affascinante nei primi tempi, che è diventato
particolarmente complesso e difficile a partire dagli ultimi
decenni del secolo XX, con il declino rapido delle grandi
fabbriche e di interi complessi industriali urbani o semiurbani
e il conseguente degrado fisico e sociale di intere parti di
città nel mondo intero.
Nei programmi di recupero e riqualificazione di queste aree
messi a punto dalle amministrazioni locali e dai privati - che
mirano al rilancio delle economie urbane e all’affermazione
di nuovi obiettivi - le preoccupazioni degli archeologi
industriali hanno avuto nella realtà uno spazio alquanto
ridotto (pur con qualche clamorosa eccezione, come nel
caso della Ruhr).
Demoliti, svuotati, abbandonati, talvolta usati da architetti
famosi e no come spunto per ricostruzioni e manipolazioni,
molto raramente, anche in Italia, i monumenti del lavoro
sono oggetto di attenzione e di rispetto, per non parlare di
restauro conservativo che riguardi sia contenitori che
contenuti.
Genova non fa eccezione, anzi se mai si distingue per una
particolare vocazione a far tabula rasa del suo importante
passato industriale, di cui restano ormai pochi segni.
Eppure, a giudicare dai risultati delle ricerche condotte
nell’ultimo decennio a livello universitario e non (da
studenti, “esploratori urbani”, fotografi, e altri operatori
culturali) il tema continua a suscitare un grande interesse
tra i giovani, e a coinvolgerli in attività che riguardano da
vicino il loro presente e il loro futuro.
Questo progetto è dedicato a loro. E vuole invitarci a
riflettere meglio, da un lato, sul patrimonio storicoindustriale
(perduto o a rischio) della nostra città e,
dall’altro, su un patrimonio vivo di idee, di energie e di
talenti che non possono e non devono andar sprecati.
Il progetto Percorsi industriali si pone l’obiettivo di individuare sul territorio genovese quei siti industriali dismessi in qualche maniera più rappresentativi da un punto di vista storico-sociale, inseriti in contesti produttivi ed economici peculiari che, spesso, affondano le proprie radici in tradizioni secolari.
I percorsi proposti non possono necessariamente essere esaustivi data la vasta ed articolata varietà di testimonianze che provengono dal passato, delineando in pochi tratti la complessa storia ligure, e tanto meno vogliono individuare o indicare delle strade da percorrere per il recupero delle strutture, per quanto molte di esse versino in uno stato di totale abbandono. Si è infatti cercato di non esibire un mero esercizio di stile fotografico finalizzato a se stesso e lì teso a concludersi, bensì di proporre mediante immagini cosa resta di realtà industriali abbandonate a se stesse e all’avanzare di una natura impietosa o, ancora peggio, all’ottusa incuria degli uomini, ai vandalismi e alla depredazione del rame. Attraverso questa fascinazione della decadenza, testimone di un tempo lontano ma ancora pulsante e vivido, si lascia allo spettatore il compito di cogliere i molteplici segni di una geografia umana che tarda a scomparire, laddove il percorso fotografico diviene un tangibile tramite non solo di quanto esteticamente “bello” è possibile scorgere in antiche architetture e macchinari arrugginiti, ma anche della storia stessa di complesse realtà sottostanti coinvolte da un processo di modernizzazione che ha costruito il nostro presente.
Come sottolineava Eugenio Battisti, “i presunti segreti dei costruttori delle cattedrali quantitativamente sono nulla rispetto ai mille segreti e trucchi di mestiere legati alle macchine ed agli edifici che ci sforziamo di salvare”, così, allo stesso tempo, una fabbrica dismessa non è solo un cumulo di calcinacci, muri pericolanti e vetri infranti da abbattere per riedificarvi rassicuranti complessi residenziali, perché essa non va esaminata come un contenitore, bensì come un contenuto, un insieme indissolubile ed intelligente di operazioni consecutive e simultanee da studiare, insieme ai procedimenti operativi e alle tecniche produttive. Negare importanza ai siti industriali abbandonati, volerli relegare ad un passato di disagi e sofferenze, a volte di impatti ambientali tragici, senza perciò proporre non solamente un loro mero riutilizzo, ma anche e soprattutto una rivalutazione completa sotto il profilo storico e sociale, significa negare una memoria a questi lavoratori, significa perdere irrimediabilmente le loro conoscenze, e ciò costituisce uno spaventoso depauperamento della civiltà umana.
29
gennaio 2011
Archeologia industriale a Genova / Daniele Campi Martucci
Dal 29 gennaio al 04 febbraio 2011
fotografia
Location
MUMA – MUSEOTEATRO DELLA COMMENDA DI PRE’
Genova, Piazza Della Commenda, (Genova)
Genova, Piazza Della Commenda, (Genova)
Orario di apertura
da Martedì a Venerdì
dalle 10.00 alle 17.00,
Sabato Domenica e festivi
dalle 10.00 alle 19.00.
Vernissage
29 Gennaio 2011, ore 15
Autore