Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Architetti e ingegneri a confronto. L’immagine di Roma tra Clemente XIII e Pio VII
Presentazione dei tre volumi degli “Studi sul Settecento romano” (Bonsignori editore 2006-2008) curati e scientificamente diretti da Elisa Debenedetti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Architetti e ingegneri a confronto. L’immagine di Roma tra Clemente XIII e Pio VII
I tre volumi degli “Studi sul Settecento romano” (Bonsignori editore 2006-2008) curati e scientificamente diretti da Elisa Debenedetti verranno presentati da
Mario Bevilacqua (Università di Firenze)
Anna Ottani Cavina (Università di Bologna, Fondazione Zeri)
Antonio Paolucci (Musei e Gallerie Pontificie)
Steffi Roettgen (Kunsthistorisches Institut in Florenz, Ludwig-Maximilans-Univesität München)
Per informazioni: Daniela Ruzzenenti 066877603
Architetti e ingegneri a confronto I, II , III . L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII
“Studi sul Settecento Romano” nn. 22, 23, 24: 2006-2008
La rivista “Studi sul Settecento Romano”, di cadenza annuale, tocca problemi di cultura incentrati sul secolo dei Lumi e sulla sua produzione artistica a tutti i livelli a Roma e nel territorio: nata nel 1985 con dei contributi su Villa Albani, che si propone di riconsiderare nel prossimo n. 25, è caratterizzata da studi miscellanei e monografici, come quelli sui palazzetti dell’Urbe, sugli anni santi, sulla scultura, sugli stati delle anime nell’Archivio del Vicariato (ancora in fieri), e infine su “architetti e ingegneri” nel periodo napoleonico; quest’ultimo argomento, in tre volumi, verrà riproposto anche in una mostra che avrà luogo nel 2011 e il cui catalogo si presenterà come uno dei titoli annuali della rivista stessa.
Il repertorio sull’architettura neoclassica ha il vantaggio di considerare un argomento che, soprattutto a Roma, era quasi ignoto: si conoscevano infatti soltanto i grandi nomi già studiati, Luigi Vanvitelli, Michelangelo Gregorini, Melchiorre Passalacqua, Giuseppe Valadier, Raffaele Stern, Mario Asprucci, Andrea Vici, Giuseppe Barberi, Paolo Posi; difficile e misterioso risultava declinarli in una storia, relazionarli con altre figure anche di pari livello ma meno note, connetterli a personalità di calibro non inferiore destinate negli anni a mansioni esterne alla capitale, quali Ermenegildo Sintes, e anche alla penisola, come il miliziano Vincenzo Ferrarese, Giacomo Quarenghi e Vincenzo Brenna. O considerare il loro rapporto con architetti-topografi e antiquari (Giovanni Battista e Francesco Piranesi o Carlo Nolli) e incisori (Giovanni Battista Cipriani, Carlo Antonini). O ancora conoscere gli ignoti risultati prodotti dalla loro attività disegnativa, scarsamente studiata fin’ora, e capace di offrire risvolti inattesi e sorprendenti, come è il caso di Carlo Marchionni, Clemente Orlandi, Giuseppe Panini, Giuseppe Subleyras, Carlo Puri De Marchis, Girolamo Toma o Dioniso Santi. Difficile era distinguere l’apporto singolo di architetti facenti parte di nuclei familiari, come i Camporesi, i Del Rosso, i Marmorelli, i Navone, i Bracci, i Giorgi, i Palazzi, i Mazzoni, i Nicoletti, i Pelucchi, gli Antinori, gli Albertini, i Bianchi, i Costa, i Dori, i Fiori, i Simonetti. O valutare lo spessore degli apporti di architetti francesi per più anni dimoranti nella Città Eterna, quali Pierre-Adrien Pâris o Louis-Martin Berthault; conoscere il livello teorico di personaggi del livello di Leonardo Massimiliano De Vegni, Clemente Folchi, Angelo Uggeri, Gerolamo Masi; discernere in personalità quasi esclusivamente votate all’attività tecnico-ingegneristica nel settore dei lavori pubblici le loro opere in campo artistico (e si potrebbero fare i nomi di Gerolamo Scaccia, Carlo Sereni, Gaetano Rappini e Andrea Chiesa).
Si può quindi ricostruire in quest’opera in tre volumi sia l’apporto singolo e prezioso di ciascun architetto, differenziato da tutti gli altri, sia il suo ingranaggio in una struttura nuova, che ha per modello quella francese acquisita nella scuola, dove la metodologia di insegnamento si basa sulla rispondenza tra arte del costruire e scienza, che trova anche a Roma i suoi ideali assertori. Si sono tenuti presenti i curricula di professionisti o architetti-ingegneri che emergono dagli elenchi pubblicati da Giuseppe Antonio Guattani (1808), da quelli presentati all’amministrazione francese per l’ammissione nel corpo di ingegneri di Ponts e chaussées (1808-1810) non sempre accolti, e da quelli contenuti nel fondo archivistico del Consiglio d’Arte dal 1750 al 1823, esaminando in particolare i fenomeni che si riscontrano nei cinque decenni tra Sette e Ottocento, identificabili con i due ultimi pontificati Braschi e Chiaramonti attraversati dalla cruciale parentesi napoleonica. Quando, anche nello Stato Pontificio, si delineano carriere professionali dedite principalmente ad attività nel settore dei lavori stradali o nel campo delle opere idrauliche e si assiste a una graduale trasformazione di alcuni professionisti da “artisti” a “tecnici”, trasformazione che avviene attraverso una formazione centrata su aspetti fisico-matematici, ma anche vicino a maestri accademici ancora legati alla prassi affinata nei cantieri.
È un binomio o dualismo che si esplica soprattutto nei primi tentativi organici di gestione della regione, quando assume importanza il collegamento all’interno di interi comprensori territoriali: ci si è valsi per questo aspetto del ricco inventario notarile di Acque e Strade, tenendo anche presente l’attività extra moenia attraverso altri fondi, tutti accuratamente precisati. Le principali raccolte grafiche pubbliche, oltre alle rare collezioni private, sono state sondate con l’ausilio delle carte conservate presso l’Accademia di San Luca, l’Archivio Capitolino, la Reverenda Fabbrica e l’Archivio di San Pietro. A questa ricca maglia di informazioni si aggiungono le introduzioni critiche: alle analisi particolareggiate della decorazione dell’interno della Scola-Tempio, dei disegni per il Giardino Colonna, per la Villa Pallavicini lungo la Salaria, precedono saggi di carattere generale e approfondito allo stesso tempo, che legano insieme e sintetizzano il ricco materiale di questo che si presenta come un vero e proprio catalogo dell’architettura neoclassica a Roma fin’ora mancante; tenendo anche presenti i punti nevralgici della città con i suoi problemi: San Pietro, Campo Vaccino, Foro Traiano, Domus Aurea, dove spiccano gli architetti tecnici (Giacomo Sangermano) o gli archeologi (fra gli altri Tommaso Zappati, Pietro Bianchi, Giovanni Giacomo Tancioni). È insomma la Roma antica e moderna di un Jean Barbault. E ancora i giovani architetti d’Europa a Roma tra il 1750 e il 1780; l’Accademia della Pace tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dell’ultimo decennio del secolo; l’Accademia del Regno d’Italia in Palazzo Venezia tra il 1811 e ol 1813; l’architettura policroma tra il 1811 fino al terzo decennio dell’Ottocento.
I tre volumi degli “Studi sul Settecento romano” (Bonsignori editore 2006-2008) curati e scientificamente diretti da Elisa Debenedetti verranno presentati da
Mario Bevilacqua (Università di Firenze)
Anna Ottani Cavina (Università di Bologna, Fondazione Zeri)
Antonio Paolucci (Musei e Gallerie Pontificie)
Steffi Roettgen (Kunsthistorisches Institut in Florenz, Ludwig-Maximilans-Univesität München)
Per informazioni: Daniela Ruzzenenti 066877603
Architetti e ingegneri a confronto I, II , III . L’immagine di Roma fra Clemente XIII e Pio VII
“Studi sul Settecento Romano” nn. 22, 23, 24: 2006-2008
La rivista “Studi sul Settecento Romano”, di cadenza annuale, tocca problemi di cultura incentrati sul secolo dei Lumi e sulla sua produzione artistica a tutti i livelli a Roma e nel territorio: nata nel 1985 con dei contributi su Villa Albani, che si propone di riconsiderare nel prossimo n. 25, è caratterizzata da studi miscellanei e monografici, come quelli sui palazzetti dell’Urbe, sugli anni santi, sulla scultura, sugli stati delle anime nell’Archivio del Vicariato (ancora in fieri), e infine su “architetti e ingegneri” nel periodo napoleonico; quest’ultimo argomento, in tre volumi, verrà riproposto anche in una mostra che avrà luogo nel 2011 e il cui catalogo si presenterà come uno dei titoli annuali della rivista stessa.
Il repertorio sull’architettura neoclassica ha il vantaggio di considerare un argomento che, soprattutto a Roma, era quasi ignoto: si conoscevano infatti soltanto i grandi nomi già studiati, Luigi Vanvitelli, Michelangelo Gregorini, Melchiorre Passalacqua, Giuseppe Valadier, Raffaele Stern, Mario Asprucci, Andrea Vici, Giuseppe Barberi, Paolo Posi; difficile e misterioso risultava declinarli in una storia, relazionarli con altre figure anche di pari livello ma meno note, connetterli a personalità di calibro non inferiore destinate negli anni a mansioni esterne alla capitale, quali Ermenegildo Sintes, e anche alla penisola, come il miliziano Vincenzo Ferrarese, Giacomo Quarenghi e Vincenzo Brenna. O considerare il loro rapporto con architetti-topografi e antiquari (Giovanni Battista e Francesco Piranesi o Carlo Nolli) e incisori (Giovanni Battista Cipriani, Carlo Antonini). O ancora conoscere gli ignoti risultati prodotti dalla loro attività disegnativa, scarsamente studiata fin’ora, e capace di offrire risvolti inattesi e sorprendenti, come è il caso di Carlo Marchionni, Clemente Orlandi, Giuseppe Panini, Giuseppe Subleyras, Carlo Puri De Marchis, Girolamo Toma o Dioniso Santi. Difficile era distinguere l’apporto singolo di architetti facenti parte di nuclei familiari, come i Camporesi, i Del Rosso, i Marmorelli, i Navone, i Bracci, i Giorgi, i Palazzi, i Mazzoni, i Nicoletti, i Pelucchi, gli Antinori, gli Albertini, i Bianchi, i Costa, i Dori, i Fiori, i Simonetti. O valutare lo spessore degli apporti di architetti francesi per più anni dimoranti nella Città Eterna, quali Pierre-Adrien Pâris o Louis-Martin Berthault; conoscere il livello teorico di personaggi del livello di Leonardo Massimiliano De Vegni, Clemente Folchi, Angelo Uggeri, Gerolamo Masi; discernere in personalità quasi esclusivamente votate all’attività tecnico-ingegneristica nel settore dei lavori pubblici le loro opere in campo artistico (e si potrebbero fare i nomi di Gerolamo Scaccia, Carlo Sereni, Gaetano Rappini e Andrea Chiesa).
Si può quindi ricostruire in quest’opera in tre volumi sia l’apporto singolo e prezioso di ciascun architetto, differenziato da tutti gli altri, sia il suo ingranaggio in una struttura nuova, che ha per modello quella francese acquisita nella scuola, dove la metodologia di insegnamento si basa sulla rispondenza tra arte del costruire e scienza, che trova anche a Roma i suoi ideali assertori. Si sono tenuti presenti i curricula di professionisti o architetti-ingegneri che emergono dagli elenchi pubblicati da Giuseppe Antonio Guattani (1808), da quelli presentati all’amministrazione francese per l’ammissione nel corpo di ingegneri di Ponts e chaussées (1808-1810) non sempre accolti, e da quelli contenuti nel fondo archivistico del Consiglio d’Arte dal 1750 al 1823, esaminando in particolare i fenomeni che si riscontrano nei cinque decenni tra Sette e Ottocento, identificabili con i due ultimi pontificati Braschi e Chiaramonti attraversati dalla cruciale parentesi napoleonica. Quando, anche nello Stato Pontificio, si delineano carriere professionali dedite principalmente ad attività nel settore dei lavori stradali o nel campo delle opere idrauliche e si assiste a una graduale trasformazione di alcuni professionisti da “artisti” a “tecnici”, trasformazione che avviene attraverso una formazione centrata su aspetti fisico-matematici, ma anche vicino a maestri accademici ancora legati alla prassi affinata nei cantieri.
È un binomio o dualismo che si esplica soprattutto nei primi tentativi organici di gestione della regione, quando assume importanza il collegamento all’interno di interi comprensori territoriali: ci si è valsi per questo aspetto del ricco inventario notarile di Acque e Strade, tenendo anche presente l’attività extra moenia attraverso altri fondi, tutti accuratamente precisati. Le principali raccolte grafiche pubbliche, oltre alle rare collezioni private, sono state sondate con l’ausilio delle carte conservate presso l’Accademia di San Luca, l’Archivio Capitolino, la Reverenda Fabbrica e l’Archivio di San Pietro. A questa ricca maglia di informazioni si aggiungono le introduzioni critiche: alle analisi particolareggiate della decorazione dell’interno della Scola-Tempio, dei disegni per il Giardino Colonna, per la Villa Pallavicini lungo la Salaria, precedono saggi di carattere generale e approfondito allo stesso tempo, che legano insieme e sintetizzano il ricco materiale di questo che si presenta come un vero e proprio catalogo dell’architettura neoclassica a Roma fin’ora mancante; tenendo anche presenti i punti nevralgici della città con i suoi problemi: San Pietro, Campo Vaccino, Foro Traiano, Domus Aurea, dove spiccano gli architetti tecnici (Giacomo Sangermano) o gli archeologi (fra gli altri Tommaso Zappati, Pietro Bianchi, Giovanni Giacomo Tancioni). È insomma la Roma antica e moderna di un Jean Barbault. E ancora i giovani architetti d’Europa a Roma tra il 1750 e il 1780; l’Accademia della Pace tra la fine degli anni Ottanta e gli inizi dell’ultimo decennio del secolo; l’Accademia del Regno d’Italia in Palazzo Venezia tra il 1811 e ol 1813; l’architettura policroma tra il 1811 fino al terzo decennio dell’Ottocento.
27
maggio 2009
Architetti e ingegneri a confronto. L’immagine di Roma tra Clemente XIII e Pio VII
27 maggio 2009
presentazione
Location
PALAZZO COLONNA
Roma, Piazza Dei Santi Apostoli, 66, (Roma)
Roma, Piazza Dei Santi Apostoli, 66, (Roma)
Vernissage
27 Maggio 2009, ore 18 presso il Coffee House di Palazzo Colonna
Curatore