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Argenti in tavola dal Settecento al Novecento
Il tema degli splendori della tavola fra il XVIII e il XX secolo consente di presentare a partire dalla seconda metà del XVIII secolo una produzione di oreficeria di una grande eleganza formale, espressione di un’arte di vivere raffinata e galante che invade in quel tempo un po’ tutta l’Europa
Comunicato stampa
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Il giorno 20 dicembre 2006 alle ore 18 presso il Museo Attilio e Cleofe Gaffoglio, ex Convento delle Clarisse, avrà luogo l’inaugurazione dell’esposizione “Argenti in tavola dal Settecento al Novecento” alla presenza del Commissario Straordinario Mario Spanu, dell’Assessore alla Cultura Sport e Spettacolo della Regione Liguria Fabio Morchio, del Direttore Generale del Dipartimento Turismo Cultura Sport e Spettacolo della Regione Liguria Enrico Bonanni, del Soprintendente per i Beni Architettonici della Liguria Giorgio Rossini, della Direttrice Onoraria dei Civici Musei di Rapallo Piera Rum e di tutte le Autorità civili e militari della Liguria. Interverrà Antonella Capitanio, professore di Storia delle Arti Applicate e dell’Oreficeria dell’Università di Pisa.
Nell’occasione sarà presentato al pubblico il libro “La collezione di argenti e oreficerie”, secondo volume della collana sulle collezioni del Museo iniziata con la pubblicazione “La collezione dei dipinti di paesaggio fra Ottocento e Novecento”.
La mostra trae, infatti, origine dalla molteplicità delle opere pervenute a seguito della generosa donazione di Attilio Gaffoglio e dalla scelta di proporne alcune – fino a oggi conservate nei depositi – di particolare rilevanza artistica e storica emersa a seguito degli studi e approfondimenti condotti in vista della pubblicazione del catalogo.
Il tema degli splendori della tavola fra il XVIII e il XX secolo consente di presentare a partire dalla seconda metà del XVIII secolo una produzione di oreficeria di una grande eleganza formale, espressione di un’arte di vivere raffinata e galante che invade in quel tempo un po’ tutta l’Europa.
I due monumentali boccali in argento sbalzato e cesellato, databili proprio alla seconda metà del Settecento, prodotti in Inghilterra e nei Paesi Bassi e uno prodotto in Francia in epoca più recente, sono testimonianza della preminente attenzione degli argentieri per la tavola.
Passata la Rivoluzione francese il fastoso cerimoniale della corte napoleonica fa tornare in voga l’uso delle lussuose argenterie: lo stile Impero, così come per tutte le altre forme di arti decorative, influenza la produzione degli argenti da tavola e si protrae per tutta la prima metà dell’Ottocento.
Le botteghe degli argentieri sono in quel periodo invase dalle richieste sempre più frequenti della ricca borghesia che vuole anch’essa godere di quel lusso ed eleganza formale che caratterizzavano in precedenza soltanto la vita di corte.
Le raffinate caffettiere francesi degli argentieri Boulanger e Lebrun e la elegantissima confetturiera del parigino Pierre-Jacques Meunier testimoniano, infatti, il gusto per un lusso sofisticato che doveva lasciare un segno tangibile del benessere e della dimensione sociale raggiunti dalla borghesia emergente.
Una zuccheriera del 1763, una oliera del 1787, una caffettiera del 1820, così come una coppia di candelieri della fine del Settecento e una coppia di candelabri del 1824, portano il punzone Torretta a caratterizzare la qualità e la diffusione della produzione genovese in tutta Europa.
La sontuosa coppia di vasi in malachite, argento e vermeil di produzione russa, il centrotavola in argento fuso, sbalzato e cesellato, sorretto da due poderosi cavalli alati, realizzato in Italia, ed ancor meglio il vasoietto liberty francese, tutti databili ai primi anni del Novecento, sono esempio di quell’eclettismo e di quel desiderio di innovazione che è soddisfatto poi dal sopraggiungere dell’Art Nouveau con le sue forme sinuose spesso ispirate alla natura.
Il volume “La collezione di argenti e oreficerie”, che viene presentato contestualmente all’inaugurazione della mostra, come ogni catalogo nasce per dare sistematicità ai dati raccolti, dopo che sono stati condotti gli studi sui 121 oggetti, argenti e oreficerie, che compongono la collezione Gaffoglio.
Nel caso di Attilio Gaffoglio la ricerca rivela in modo specifico altresì la qualità e la personalità del collezionista, che al di là di una apparente asistematicità dei suoi interessi – che paiono rivolti ora agli oggetti liturgici, ora agli argenti profani, ora agli smalti e alle pietre preziose – riesce a raccogliere gruppi omogenei e singole opere di notevole rilevanza storica. Non stupisce, infatti, che tra le acquasantiere sia presente un esemplare donato dal Conte di Parigi a Luigi Filippo, pronipote dell’omonimo re di Francia, e neppure che tra gli oggetti di destinazione sacra sia presente un nucleo prestigioso di calici veneziani databili tra Cinquecento e Seicento così come un nucleo di preziosi calici francesi dell’Ottocento di alta qualità.
Negli anni novanta del secolo appena trascorso affluisce sul mercato antiquario una notevole quantità di oggetti provenienti dai paesi in precedenza al di là della “cortina di ferro”. In particolare il consistente gruppo di oreficerie russe presente nella collezione Gaffoglio si segnala per alcune presenze di spicco, ottima testimonianza di prestigiose manifatture orafe di Mosca e San Pietroburgo: fra tutte l’uovo pasquale realizzato per la Maison Fabergé da Michail Perkin, piccolo capolavoro assoluto nel quale ritroviamo la stessa scelta cromatica e composizioni decorative del celebre “Uovo Bocciolo di Rosa”, primo uovo regalato dallo Zar Nicola II alla sua Zarina.
Non meno interessante è una serie di preziosi oggetti incentrati sulla lavorazione a niello, tecnica legata ad un periodo molto breve ma altissimo che si esaurisce nel Quattrocento e conosce un revival nazionalistico in Russia nell’Ottocento. Nella collezione sono presenti un calice, un uovo pasquale e un portasigari tutti in smalti policromi, esemplari prestigiosi di questa tecnica carica di fascino della quale parla già Benvenuto Cellini nel suo “Trattato dell’oreficeria”, ascendenze importanti illustrate da Antonella Capitanio nel suo brillante e dotto saggio introduttivo.
Il volume è stampato da Skira Editore.
Nell’occasione sarà presentato al pubblico il libro “La collezione di argenti e oreficerie”, secondo volume della collana sulle collezioni del Museo iniziata con la pubblicazione “La collezione dei dipinti di paesaggio fra Ottocento e Novecento”.
La mostra trae, infatti, origine dalla molteplicità delle opere pervenute a seguito della generosa donazione di Attilio Gaffoglio e dalla scelta di proporne alcune – fino a oggi conservate nei depositi – di particolare rilevanza artistica e storica emersa a seguito degli studi e approfondimenti condotti in vista della pubblicazione del catalogo.
Il tema degli splendori della tavola fra il XVIII e il XX secolo consente di presentare a partire dalla seconda metà del XVIII secolo una produzione di oreficeria di una grande eleganza formale, espressione di un’arte di vivere raffinata e galante che invade in quel tempo un po’ tutta l’Europa.
I due monumentali boccali in argento sbalzato e cesellato, databili proprio alla seconda metà del Settecento, prodotti in Inghilterra e nei Paesi Bassi e uno prodotto in Francia in epoca più recente, sono testimonianza della preminente attenzione degli argentieri per la tavola.
Passata la Rivoluzione francese il fastoso cerimoniale della corte napoleonica fa tornare in voga l’uso delle lussuose argenterie: lo stile Impero, così come per tutte le altre forme di arti decorative, influenza la produzione degli argenti da tavola e si protrae per tutta la prima metà dell’Ottocento.
Le botteghe degli argentieri sono in quel periodo invase dalle richieste sempre più frequenti della ricca borghesia che vuole anch’essa godere di quel lusso ed eleganza formale che caratterizzavano in precedenza soltanto la vita di corte.
Le raffinate caffettiere francesi degli argentieri Boulanger e Lebrun e la elegantissima confetturiera del parigino Pierre-Jacques Meunier testimoniano, infatti, il gusto per un lusso sofisticato che doveva lasciare un segno tangibile del benessere e della dimensione sociale raggiunti dalla borghesia emergente.
Una zuccheriera del 1763, una oliera del 1787, una caffettiera del 1820, così come una coppia di candelieri della fine del Settecento e una coppia di candelabri del 1824, portano il punzone Torretta a caratterizzare la qualità e la diffusione della produzione genovese in tutta Europa.
La sontuosa coppia di vasi in malachite, argento e vermeil di produzione russa, il centrotavola in argento fuso, sbalzato e cesellato, sorretto da due poderosi cavalli alati, realizzato in Italia, ed ancor meglio il vasoietto liberty francese, tutti databili ai primi anni del Novecento, sono esempio di quell’eclettismo e di quel desiderio di innovazione che è soddisfatto poi dal sopraggiungere dell’Art Nouveau con le sue forme sinuose spesso ispirate alla natura.
Il volume “La collezione di argenti e oreficerie”, che viene presentato contestualmente all’inaugurazione della mostra, come ogni catalogo nasce per dare sistematicità ai dati raccolti, dopo che sono stati condotti gli studi sui 121 oggetti, argenti e oreficerie, che compongono la collezione Gaffoglio.
Nel caso di Attilio Gaffoglio la ricerca rivela in modo specifico altresì la qualità e la personalità del collezionista, che al di là di una apparente asistematicità dei suoi interessi – che paiono rivolti ora agli oggetti liturgici, ora agli argenti profani, ora agli smalti e alle pietre preziose – riesce a raccogliere gruppi omogenei e singole opere di notevole rilevanza storica. Non stupisce, infatti, che tra le acquasantiere sia presente un esemplare donato dal Conte di Parigi a Luigi Filippo, pronipote dell’omonimo re di Francia, e neppure che tra gli oggetti di destinazione sacra sia presente un nucleo prestigioso di calici veneziani databili tra Cinquecento e Seicento così come un nucleo di preziosi calici francesi dell’Ottocento di alta qualità.
Negli anni novanta del secolo appena trascorso affluisce sul mercato antiquario una notevole quantità di oggetti provenienti dai paesi in precedenza al di là della “cortina di ferro”. In particolare il consistente gruppo di oreficerie russe presente nella collezione Gaffoglio si segnala per alcune presenze di spicco, ottima testimonianza di prestigiose manifatture orafe di Mosca e San Pietroburgo: fra tutte l’uovo pasquale realizzato per la Maison Fabergé da Michail Perkin, piccolo capolavoro assoluto nel quale ritroviamo la stessa scelta cromatica e composizioni decorative del celebre “Uovo Bocciolo di Rosa”, primo uovo regalato dallo Zar Nicola II alla sua Zarina.
Non meno interessante è una serie di preziosi oggetti incentrati sulla lavorazione a niello, tecnica legata ad un periodo molto breve ma altissimo che si esaurisce nel Quattrocento e conosce un revival nazionalistico in Russia nell’Ottocento. Nella collezione sono presenti un calice, un uovo pasquale e un portasigari tutti in smalti policromi, esemplari prestigiosi di questa tecnica carica di fascino della quale parla già Benvenuto Cellini nel suo “Trattato dell’oreficeria”, ascendenze importanti illustrate da Antonella Capitanio nel suo brillante e dotto saggio introduttivo.
Il volume è stampato da Skira Editore.
20
dicembre 2006
Argenti in tavola dal Settecento al Novecento
Dal 20 dicembre 2006 al 28 gennaio 2007
arti decorative e industriali
Location
MUSEO ATTILIO E CLEOFE GAFFOGLIO
Rapallo, Piazzale Libia, (Genova)
Rapallo, Piazzale Libia, (Genova)
Biglietti
ordinario Euro 3,00
Orario di apertura
Martedì, mercoledì, venerdì e sabato dalle 15.00 alle 18.00
Giovedì dalle 10.00 alle 12.00
Giorni festivi dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.30
Lunedì chiuso
Vernissage
20 Dicembre 2006, ore 18
Editore
SKIRA