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Argenti. Pompei, Napoli, Torino
La mostra di Torino riprende quella in corso con grande successo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e la completa, oltre che con un nuovo, apposito allestimento, con l’esposizione delle argenterie d’età romana conservate nel Museo torinese: il Tesoro di Marengo e il vasellame appartenente alle collezioni sabaude d’antichità greco-romane
Comunicato stampa
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Torino presenta la grande mostra “Argenti. Pompei, Napoli, Torino”, realizzata per iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della Regione Campania, promossa e sostenuta dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo.
La mostra di Torino riprende quella in corso con grande successo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli che si concluderà il 2 ottobre: e la completa, oltre che con un nuovo, apposito allestimento, con l’esposizione delle argenterie d’età romana conservate nel Museo torinese: il Tesoro di Marengo e il vasellame appartenente alle collezioni sabaude d’antichità greco-romane.
L’accostamento tra i reperti pompeiani e i preziosi oggetti torinesi offre al visitatore la possibilità di ricostruire un percorso ideale che, da Pompei alle collezioni del Museo Archeologico di Napoli alle collezioni del Museo di Antichità di Torino abbraccia più di tre secoli di storia del grande artigianato artistico antico e introduce alla formazione del gusto e del collezionismo moderni.
Con questa iniziativa la Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo intende contribuire non solo a diffondere la conoscenza di oggetti di indubbio pregio artistico e significato storico, ma anche a valorizzare le raccolte del Museo di Antichità di Torino che, inserito nel circuito espositivo cittadino di alto livello, potrà godere di una fruizione pubblica più ampia.
Gli Argenti da Pompei
I ritrovamenti di argenterie, rinvenute presso i corpi delle vittime dell’eruzione, in contesti domestici tra le suppellettili delle case più abbienti o conservati in luoghi giudicati sicuri sono annotati nella storia degli scavi sia di Pompei che del suo suburbio: si tratta quasi sempre di interessanti e pregiati esemplari di vasellame per bere (argentum potorium) e di vasellame per mangiare (argentum escarium) o di oggetti legati alle abitudini quotidiane più raffinate, come specchi o utensili da toeletta, appartenenti a quella produzione di argenteria che si colloca cronologicamente tra l’età di Silla e il 79 d.C.
L’ampia varietà funzionale e formale documentata si traduce anche nel vasto differenziarsi quantitativo della composizione dei servizi d’argento presentati in Mostra, che va da un paio di recipienti alle centinaia di pezzi che compongono i tesori.
I 260 pezzi provenienti da Pompei documentano come lo stretto rapporto tra ceto del proprietario e sfarzo si declinasse nella proprietà di servizi del genere, divenuti simboli di stato e, come tali, ambiti da quasi tutte le classi sociali.
Aiutano a definire un articolato quadro di insieme i numerosi affreschi ed il ninfeo in pasta vitrea presentati in Mostra, suggerendo all’immaginario del visitatore la ricostruzione dello spazio fisico all’interno del quale gli argenti erano utilizzati nonché le modalità dell’utilizzo stesso.
Gli Argenti del Museo di Antichità di Torino
Il Tesoro di Marengo
La storia moderna di questo Tesoro inizia nel 1928, in località Spinetta Marengo, presso Alessandria, nelle cui campagne venne casualmente rinvenuto interrato in una fossa. Il complesso occupa un posto preminente nell’argenteria della piena età romana: la presenza del bellissimo busto, in grandezza naturale, dell’imperatore Lucio Vero fornisce un temine per la datazione alla seconda metà del II secolo d.C.
L’eterogeneità qualitativa, funzionale e cronologica del materiale, il luogo e le condizioni di conservazione al momento del ritrovamento lasciano ipotizzare che anche in questo caso – come per gli argenti da Pompei – sia stato un evento particolare (la fuga precipitosa dopo un saccheggio o, al contrario, il tentativo di preservarli dalla razzia) - a garantirne la conservazione ed il successivo recupero.
I 20 oggetti presentati in mostra sono probabilmente pertinenti - assieme ad altri frammenti minori, non esposti – ad un edifico di culto, al cui apparato decorativo potrebbe appartenere una fascia decorata a rilievo con un teoria di divinità e del cui materiale votivo farebbe parte un’iscrizione votiva a Fortuna Melior.
Gli argenti delle collezioni sabaude
Alle collezioni museali derivate dalle raccolte antiquarie della dinastia Savoia, costituite fin dal Cinquecento, appartiene un gruppo di quindici vasi (un vassoio ovale, patere con manico e coppe) quasi tutti decorati a incisione e a sbalzo con motivi figurati e vegetali di origine ellenistica, rielaborati da artisti argentieri tra il I e il II/III secolo d.C. Di origine sconosciuta, questi vasi trovano in parte confronti in argenti romani coevi delle province transalpine (Gallia e Germania). Ad essi si aggiunge una pregevole coppa decorata a sbalzo con raffigurazione di Amazzonomachia, rinvenuta alla fine del Settecento nella riva del Po, presso la città romana di Industria – Monteu da Po (Provincia di Torino).
La mostra di Torino riprende quella in corso con grande successo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli che si concluderà il 2 ottobre: e la completa, oltre che con un nuovo, apposito allestimento, con l’esposizione delle argenterie d’età romana conservate nel Museo torinese: il Tesoro di Marengo e il vasellame appartenente alle collezioni sabaude d’antichità greco-romane.
L’accostamento tra i reperti pompeiani e i preziosi oggetti torinesi offre al visitatore la possibilità di ricostruire un percorso ideale che, da Pompei alle collezioni del Museo Archeologico di Napoli alle collezioni del Museo di Antichità di Torino abbraccia più di tre secoli di storia del grande artigianato artistico antico e introduce alla formazione del gusto e del collezionismo moderni.
Con questa iniziativa la Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo intende contribuire non solo a diffondere la conoscenza di oggetti di indubbio pregio artistico e significato storico, ma anche a valorizzare le raccolte del Museo di Antichità di Torino che, inserito nel circuito espositivo cittadino di alto livello, potrà godere di una fruizione pubblica più ampia.
Gli Argenti da Pompei
I ritrovamenti di argenterie, rinvenute presso i corpi delle vittime dell’eruzione, in contesti domestici tra le suppellettili delle case più abbienti o conservati in luoghi giudicati sicuri sono annotati nella storia degli scavi sia di Pompei che del suo suburbio: si tratta quasi sempre di interessanti e pregiati esemplari di vasellame per bere (argentum potorium) e di vasellame per mangiare (argentum escarium) o di oggetti legati alle abitudini quotidiane più raffinate, come specchi o utensili da toeletta, appartenenti a quella produzione di argenteria che si colloca cronologicamente tra l’età di Silla e il 79 d.C.
L’ampia varietà funzionale e formale documentata si traduce anche nel vasto differenziarsi quantitativo della composizione dei servizi d’argento presentati in Mostra, che va da un paio di recipienti alle centinaia di pezzi che compongono i tesori.
I 260 pezzi provenienti da Pompei documentano come lo stretto rapporto tra ceto del proprietario e sfarzo si declinasse nella proprietà di servizi del genere, divenuti simboli di stato e, come tali, ambiti da quasi tutte le classi sociali.
Aiutano a definire un articolato quadro di insieme i numerosi affreschi ed il ninfeo in pasta vitrea presentati in Mostra, suggerendo all’immaginario del visitatore la ricostruzione dello spazio fisico all’interno del quale gli argenti erano utilizzati nonché le modalità dell’utilizzo stesso.
Gli Argenti del Museo di Antichità di Torino
Il Tesoro di Marengo
La storia moderna di questo Tesoro inizia nel 1928, in località Spinetta Marengo, presso Alessandria, nelle cui campagne venne casualmente rinvenuto interrato in una fossa. Il complesso occupa un posto preminente nell’argenteria della piena età romana: la presenza del bellissimo busto, in grandezza naturale, dell’imperatore Lucio Vero fornisce un temine per la datazione alla seconda metà del II secolo d.C.
L’eterogeneità qualitativa, funzionale e cronologica del materiale, il luogo e le condizioni di conservazione al momento del ritrovamento lasciano ipotizzare che anche in questo caso – come per gli argenti da Pompei – sia stato un evento particolare (la fuga precipitosa dopo un saccheggio o, al contrario, il tentativo di preservarli dalla razzia) - a garantirne la conservazione ed il successivo recupero.
I 20 oggetti presentati in mostra sono probabilmente pertinenti - assieme ad altri frammenti minori, non esposti – ad un edifico di culto, al cui apparato decorativo potrebbe appartenere una fascia decorata a rilievo con un teoria di divinità e del cui materiale votivo farebbe parte un’iscrizione votiva a Fortuna Melior.
Gli argenti delle collezioni sabaude
Alle collezioni museali derivate dalle raccolte antiquarie della dinastia Savoia, costituite fin dal Cinquecento, appartiene un gruppo di quindici vasi (un vassoio ovale, patere con manico e coppe) quasi tutti decorati a incisione e a sbalzo con motivi figurati e vegetali di origine ellenistica, rielaborati da artisti argentieri tra il I e il II/III secolo d.C. Di origine sconosciuta, questi vasi trovano in parte confronti in argenti romani coevi delle province transalpine (Gallia e Germania). Ad essi si aggiunge una pregevole coppa decorata a sbalzo con raffigurazione di Amazzonomachia, rinvenuta alla fine del Settecento nella riva del Po, presso la città romana di Industria – Monteu da Po (Provincia di Torino).
24
ottobre 2006
Argenti. Pompei, Napoli, Torino
Dal 24 ottobre 2006 al 04 febbraio 2007
arte antica
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
MUSEO DI ANTICHITA’
Torino, Via Xx Settembre, 88 c, (Torino)
Torino, Via Xx Settembre, 88 c, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 9.30–19.30
Vernissage
24 Ottobre 2006, ore 18.30
Editore
ELECTA
Ufficio stampa
ELECTA