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Ariel Soulè / Simon Toparovsky – Qui, del dicibile
Un percorso visivo e simbolico fatto di pitture, parole, tracce, sculture, suoni, luci, voci
Comunicato stampa
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Un percorso visivo e simbolico fatto di pitture, parole, tracce, sculture, suoni, luci, voci. Una mostra internazionale, pensata come omaggio a Napoli e alla sua capacità estrema a raccontare e a raccontarsi. Gli artisti sono Ariel Soulè e Simon Toparovsky: insieme conducono, già da qualche anno, la propria sperimentazione combinando pittura e scultura in un unicum originale e di grande suggestione. Il lavoro riconducibile alla prassi dell’installazione produce nuovi percorsi di senso e storie ulteriori. La location prescelta è la trecentesca chiesa di Santa Maria dell’Incoronata. L’installazione – site specific - interpreterà le sette trame archetipiche di Christopher Booker: la rinascita, l’ascesi, l’avventura, il viaggio, il mostro, la commedia, la tragedia. La mostra, curata da Cynthia Penna, è promossa dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali di Napoli.
L’idea
Il progetto artistico di Soulè e Toparovsky trova il suo fondamento concettuale nella felice unione del versetto di R.M. Rilke “Qui del dicibile è il tempo, qui la sua Patria”, tratto dalla nona elegia delle Poesie Duinesi, con la teoria di Christopher Booker secondo cui tutte le storie raccontabili dall’umanità possono essere contenute e ridotte a sette canovacci fondamentali da cui tutto il resto discende. Nel versetto di Rilke il “Qui” assume una connotazione spazio/temporale riferita alla funzione dell’essere nell’universo e al significato filosofico dell’esistenza; nella presente installazione i due artisti operano una trasposizione del “Qui” rilkiano da una connotazione filosofica di ricerca esistenziale, ad una connotazione piu’ specificamente localizzante del “Qui” come luogo fisico identificato nella citta’ di Napoli come fucina inesauribile di racconti, miti e affabulazioni, legandosi così direttamente alla teoria del Booker.
Perché Napoli
Napoli come luogo privilegiato di tutti i racconti, le leggende, i miti; luogo ove tutte le storie dell’universo acquistano realtà e vita. Da Virgilio a Boccaccio, da Campanella a Bruno, da Leopardi a Goethe e più recentemente ai Troisi, ai De Filippo, ai De Crescenzo , tutti i grandi affabulatori della storia hanno trovato ispirazione per i loro racconti in questo luogo fascinoso, misterico e magico.
“Napoli come il luogo ove passa tutto il “dicibile” del mondo e nulla viene disperso, anzi tutto viene trattenuto ed elaborato”, scrive la curatrice Cynthia Penna.
“Significare” Napoli e la sua irripetibile antropologia procura ancor oggi una percezione e una modalità del raccontare uniche. E’ proprio questa città dai mille e violenti contrasti ad attrarre i due artisti che esprimono tutto ciò attraverso un nuovo “mondo” e un nuovo “modo” di fare arte: una totale, intima, metafisica fusione tra pittura e scultura che fonda un ordine linguistico nuovo in cui le opere devono essere lette unitariamente e non hanno più senso separatamente.
L’installazione
L’installazione è un percorso attraverso le sette trame archetipiche di Christopher Booker:
* La Rinascita ovvero all’inferno e ritorno
Il miracolo del ritorno alla luce
* L’Ascesi
La scoperta di una nuova identità
* L’Avventura
La ricerca di sé
* Il Viaggio
Proiettati in una dimensione sconosciuta
* Il Mostro
Quando il debole sconfigge la minaccia
* La Commedia
Tutto è bene quel che finisce bene
* La Tragedia
Sopraffatti da una passione che devasta
Un filo attraversa le opere e le collega: è il “Qui” materializzato, che rappresenta e unisce, raccogliendole in sé, tutte le possibili storie dell’universo. E’ la Storia Universale dell’umanità che si esprime e si dipana in tutte le sue manifestazioni di bene, di male, di disperazione, di violenza, di coraggio, di rinascita. La centralità della rappresentazione è data da una visione dell’Umanità che supera le difficoltà dell’esistenza, sublimando il “male” ed estrapolando da esso la positività del vivere. La metafora della vita che si ripete nell’esperienza quotidiana di ognuno di noi e si dipana proprio nei 7 basic plots, ma che attraversa “il mostro” per trasformarsi irrimediabilmente in nuova linfa vitale in continuo divenire.
Gli artisti
Ariel Soulè è nato a Buenos Aires nel 1952, oggi vive e lavora tra Milano e Los Angeles; le sue opere sono state esposte nelle principali strutture internazionali private e pubbliche tra cui il Grand Palais di Parigi (1982), il Palazzo di Diamanti a Ferrara (1992), il Palazzo del Quirinale a Roma (2003) e la Reggia di Caserta (2004).
Simon Toparovsky è nato a Filadelfia nel 1951, oggi vive e lavora tra Los Angeles e Milano; le sue opere sono state esposte nelle principali strutture internazionali private e pubbliche tra cui il Centre Pompidou di Parigi (1979) il Queens Museum di New York (1981), l’Hersmus Haus di Basilea (1990) e la Nuova Cattedrale di Los Angeles (2004)
L’idea
Il progetto artistico di Soulè e Toparovsky trova il suo fondamento concettuale nella felice unione del versetto di R.M. Rilke “Qui del dicibile è il tempo, qui la sua Patria”, tratto dalla nona elegia delle Poesie Duinesi, con la teoria di Christopher Booker secondo cui tutte le storie raccontabili dall’umanità possono essere contenute e ridotte a sette canovacci fondamentali da cui tutto il resto discende. Nel versetto di Rilke il “Qui” assume una connotazione spazio/temporale riferita alla funzione dell’essere nell’universo e al significato filosofico dell’esistenza; nella presente installazione i due artisti operano una trasposizione del “Qui” rilkiano da una connotazione filosofica di ricerca esistenziale, ad una connotazione piu’ specificamente localizzante del “Qui” come luogo fisico identificato nella citta’ di Napoli come fucina inesauribile di racconti, miti e affabulazioni, legandosi così direttamente alla teoria del Booker.
Perché Napoli
Napoli come luogo privilegiato di tutti i racconti, le leggende, i miti; luogo ove tutte le storie dell’universo acquistano realtà e vita. Da Virgilio a Boccaccio, da Campanella a Bruno, da Leopardi a Goethe e più recentemente ai Troisi, ai De Filippo, ai De Crescenzo , tutti i grandi affabulatori della storia hanno trovato ispirazione per i loro racconti in questo luogo fascinoso, misterico e magico.
“Napoli come il luogo ove passa tutto il “dicibile” del mondo e nulla viene disperso, anzi tutto viene trattenuto ed elaborato”, scrive la curatrice Cynthia Penna.
“Significare” Napoli e la sua irripetibile antropologia procura ancor oggi una percezione e una modalità del raccontare uniche. E’ proprio questa città dai mille e violenti contrasti ad attrarre i due artisti che esprimono tutto ciò attraverso un nuovo “mondo” e un nuovo “modo” di fare arte: una totale, intima, metafisica fusione tra pittura e scultura che fonda un ordine linguistico nuovo in cui le opere devono essere lette unitariamente e non hanno più senso separatamente.
L’installazione
L’installazione è un percorso attraverso le sette trame archetipiche di Christopher Booker:
* La Rinascita ovvero all’inferno e ritorno
Il miracolo del ritorno alla luce
* L’Ascesi
La scoperta di una nuova identità
* L’Avventura
La ricerca di sé
* Il Viaggio
Proiettati in una dimensione sconosciuta
* Il Mostro
Quando il debole sconfigge la minaccia
* La Commedia
Tutto è bene quel che finisce bene
* La Tragedia
Sopraffatti da una passione che devasta
Un filo attraversa le opere e le collega: è il “Qui” materializzato, che rappresenta e unisce, raccogliendole in sé, tutte le possibili storie dell’universo. E’ la Storia Universale dell’umanità che si esprime e si dipana in tutte le sue manifestazioni di bene, di male, di disperazione, di violenza, di coraggio, di rinascita. La centralità della rappresentazione è data da una visione dell’Umanità che supera le difficoltà dell’esistenza, sublimando il “male” ed estrapolando da esso la positività del vivere. La metafora della vita che si ripete nell’esperienza quotidiana di ognuno di noi e si dipana proprio nei 7 basic plots, ma che attraversa “il mostro” per trasformarsi irrimediabilmente in nuova linfa vitale in continuo divenire.
Gli artisti
Ariel Soulè è nato a Buenos Aires nel 1952, oggi vive e lavora tra Milano e Los Angeles; le sue opere sono state esposte nelle principali strutture internazionali private e pubbliche tra cui il Grand Palais di Parigi (1982), il Palazzo di Diamanti a Ferrara (1992), il Palazzo del Quirinale a Roma (2003) e la Reggia di Caserta (2004).
Simon Toparovsky è nato a Filadelfia nel 1951, oggi vive e lavora tra Los Angeles e Milano; le sue opere sono state esposte nelle principali strutture internazionali private e pubbliche tra cui il Centre Pompidou di Parigi (1979) il Queens Museum di New York (1981), l’Hersmus Haus di Basilea (1990) e la Nuova Cattedrale di Los Angeles (2004)
10
maggio 2007
Ariel Soulè / Simon Toparovsky – Qui, del dicibile
Dal 10 maggio al 20 giugno 2007
arte contemporanea
Location
CHIESA DI SANTA MARIA DELL’INCORONATA
Napoli, Via Medina, 19, (Napoli)
Napoli, Via Medina, 19, (Napoli)
Orario di apertura
10.00 – 19.00 (chiuso domenica e festivi)
Sito web
www.quideldicibile.com
Autore
Curatore