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Armin Boehm – Chiffon Rouge
Nella sua nuova mostra, Chiffon Rouge, Armin Boehm persevera con l’idea di un vuoto che circonda l’uomo colto e prosegue le sua analisi sulla sottile linea tra l’esistenza e la non esistenza così come l’investigazione delle aree di confine sociali e scientifiche, punti di partenza dei suoi dipinti.
Comunicato stampa
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La sottile linea tra l’esistenza e la non esistenza così come l’investigazione delle aree di confine sociali e scientifiche sono i punti di partenza dei dipinti di Armin Boehm. I suoi concetti visivi spesso alludono ai movimenti letterari d’avanguardia dell’inizio del ventesimo secolo, egli riporta in luce la questione della definizione e della contestualizzazione del genere umano e del suo pensiero e la attualizza attraverso la pittura. Nella sua pratica fatta di composizioni, l’artista crea degli scenari dove la materialità dei motivi dipinti evolve nella stratificazione della forma, del colore e degli elementi di collage. Qui Armin rievoca, dissolve o prescinde il carattere figurativo di un’immagine contestualmente al processo in cui lo dipinge. Esistenza e scomparsa si manifestano sia nella consistenza delle superfici che nello spazio pittorico dei suoi dipinti. Cosi, Boehm fa sì che la questione delle possibilità intrinseche a un’immagine diventi il soggetto del suo dipinto.
Nella sua nuova mostra Chiffon Rouge Armin Boehm persevera con l’idea di un vuoto che circonda l’uomo colto, già tema della sua mostra precedente ed ora valorizzato con un concetto di carattere nichilista.
Il titolo della mostra è tratto dal romanzo di Ernst Jünger del 1939, Auf den Marmorklippen (sulle scogliere di marmo) che descrive una sommossa all’interno di una società fittizia. Jünger descrive la caduta di una società intellettualmente e tecnicamente molto sviluppata, e sono proprio la discontinuità e la vulnerabilità insite in un moderno e ramificato modo di pensare che Boehm esprime alternando nei suoi dipinti figurazione e simbolismo. Il suo linguaggio visivo, grafico e a volte astratto, si focalizza su eventi specifici ed è reminiscente di un vocabolario del modernismo, ma nello stesso tempo fa in modo che i suoi soggetti ci sembrino eterni nella loro alienazione e indeterminatezza.
Armin Boehm descrive lo spazio ed il comportamento umano come una texture ibrida, e così la contemplazione avviene da diverse prospettive nello schiudersi dei vari piani spaziali del suo immaginario, unificando l’introspezione e la visione aerea di una scena. Come l’effetto traslucido dello chiffon, i dipinti di Armin Boehm allo stesso tempo rivelano e celano il soggetto che rappresentano. I loro temi comprendono il ritirarsi in uno spazio intimo, ma contemporaneamente rendono pubblico questo spazio privato collocandolo sul supporto pittorico. Le rappresentazioni visive di Boehm di un atteggiamento di chiusura interiore del soggetto sono di nuovo contrastate dal modo in cui sono espresse, diventando sempre più scultoree e sporgendo grazie al ritirarsi dell’immagine in superficie. Con la tecnica del collage, Boehm congiunge frammenti di pittura, stoffa, carta o sostanze metalliche dai cui emergono i suoi soggetti, materializzandosi come scolpiti nello spazio concreto. La visione articolata di Armin Boehm oscilla tra l’emergenza, presenza ed assenza, proprio come i soggetti delle sue pitture che sfidano il tangibile.
Christina Irrgang
Nella sua nuova mostra Chiffon Rouge Armin Boehm persevera con l’idea di un vuoto che circonda l’uomo colto, già tema della sua mostra precedente ed ora valorizzato con un concetto di carattere nichilista.
Il titolo della mostra è tratto dal romanzo di Ernst Jünger del 1939, Auf den Marmorklippen (sulle scogliere di marmo) che descrive una sommossa all’interno di una società fittizia. Jünger descrive la caduta di una società intellettualmente e tecnicamente molto sviluppata, e sono proprio la discontinuità e la vulnerabilità insite in un moderno e ramificato modo di pensare che Boehm esprime alternando nei suoi dipinti figurazione e simbolismo. Il suo linguaggio visivo, grafico e a volte astratto, si focalizza su eventi specifici ed è reminiscente di un vocabolario del modernismo, ma nello stesso tempo fa in modo che i suoi soggetti ci sembrino eterni nella loro alienazione e indeterminatezza.
Armin Boehm descrive lo spazio ed il comportamento umano come una texture ibrida, e così la contemplazione avviene da diverse prospettive nello schiudersi dei vari piani spaziali del suo immaginario, unificando l’introspezione e la visione aerea di una scena. Come l’effetto traslucido dello chiffon, i dipinti di Armin Boehm allo stesso tempo rivelano e celano il soggetto che rappresentano. I loro temi comprendono il ritirarsi in uno spazio intimo, ma contemporaneamente rendono pubblico questo spazio privato collocandolo sul supporto pittorico. Le rappresentazioni visive di Boehm di un atteggiamento di chiusura interiore del soggetto sono di nuovo contrastate dal modo in cui sono espresse, diventando sempre più scultoree e sporgendo grazie al ritirarsi dell’immagine in superficie. Con la tecnica del collage, Boehm congiunge frammenti di pittura, stoffa, carta o sostanze metalliche dai cui emergono i suoi soggetti, materializzandosi come scolpiti nello spazio concreto. La visione articolata di Armin Boehm oscilla tra l’emergenza, presenza ed assenza, proprio come i soggetti delle sue pitture che sfidano il tangibile.
Christina Irrgang
15
marzo 2011
Armin Boehm – Chiffon Rouge
Dal 15 marzo al 04 maggio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA FRANCESCA MININI
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Milano, Via Massimiano, 25, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11 - 19:30
Vernissage
15 Marzo 2011, ore 19
Autore