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Armodio – Divertissements
La galleria ripresenta una mostra personale di Armodio, artista che unisce una grande vena umoristica e surreale ad una tecnica di esecuzione straordinaria. Saranno esposte una trentina di opere tra tempere, tecniche miste e disegni, rappresentative del percorso artistico del pittore piacentino.
Comunicato stampa
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La Galleria Stefano Forni è lieta di informare che Sabato 15 Dicembre 2007 alle ore 17 si inaugura la mostra personale di Armodio.
A distanza di alcuni anni dalla sua ultima personale in Piazza Cavour e dalla mostra “Foppiani, Armodio e Bertè” dedicata alla “Scuola di Piacenza” la galleria ripresenta una mostra personale di Armodio, artista che unisce una grande vena umoristica e surreale ad una tecnica di esecuzione straordinaria. Saranno esposte una trentina di opere tra tempere, tecniche miste e disegni, rappresentative del percorso artistico del pittore piacentino.
“[…] le fragili creature di carta paiono essere state create apposta per assecondare la vocazione fantastica del pittore, diventano materia grezza perché egli possa imbastire teatrini assurdi ed aerei. Uccelli meccanici si aggrappano con le loro unghie a questi tomi, e fanno buona guardia perché nessuno ardisca consultarli; fulmini finti si scaricano su un dorso, riuscendo a bruciacchiare davvero l’angolo di un libro; e spesso foglietti bianchi svolazzano al di sopra di questi volumi, ansiosi di reinserirsi all’interno o appena liberatisi, e spesso forme ambigue, uova o fagioli, sfidano le leggi della gravità. […] Come nell’opera di Gustavo Foppiani, colui che è stato in qualche modo maestro di Armodio, non c’è compiacimento nella crudeltà con cui in questi quadri viene registrata la mancanza di senso del mondo. Dietro gli apparenti divertimenti di una fantasia inesauribile, dietro il beffardo cinismo, non è difficile leggere l’ansia malinconica per l’incomprensibilità delle cose.”
Stefano Fugazza
“È in questo spirito di giocosa immaginazione istigata dalla percezione delle forme nel reale, è in questa fanciullesca gioia del ricrearle ricreandosi, del dis-creare senza distruggere o stravolgere, che risiede la vena lirica più autentica e originale di Armodio. […] In fondo la pittura di Armodio vuole dare una soluzione a un'ardita scommessa, coniugare il più raffinato e cosciente dei magisteri artigianali (la tecnica della tempera, la prospettiva rinascimentale, il calligrafismo dei miniatori orientali, il formalismo figurativo del Novecento) con la più "primitiva" delle immaginazioni creative. Armodio è un Morandi che si sforza di pensare alla natura morta, mai così viva e imprevedibile come nelle sue mani, quasi avesse la testa di Rousseau il Doganiere. È una sorta di "buon selvaggio" che si serve del più abile e maturo dei pennelli per esprimere la più anti-intellettuale delle visioni del mondo. Non so se tutto ciò sia surrealismo, metafisica o realismo magico. So che è Armodio, inconfondibilmente.”
Vittorio Sgarbi
Armodio, il cui vero nome è Vilmore Schenardi, è nato a Piacenza il 4 Ottobre 1938, dove attualmente vive e lavora. Tra il 1951 ed il 1952 frequenta l'Istituto Gazzola di Piacenza, pur non riconoscendovi grande importanza. Ben altro peso avrà lo Studio Spazzali o “Scuola di Piacenza”, dove il giovane apprende nuove tecniche, trovando una propria identità e creatività. Nel 1954 abbandona il laboratorio di Spazzali e si trasferisce con Foppiani in uno scantinato dove si concentra sulla pittura; dopo aver cambiato studio, si unisce anche Carlo Berté. Il grande successo per Armodio arriverà quando Lily Shepley riuscirà a vendere le sue opere negli Stati Uniti. Nel 1972 espone con successo le sue opere a Bruxelles. La fama di Armodio lievita e, dopo un fruttuoso soggiorno a Parigi torna in Italia conquistando sempre più mostre a lui intitolate.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Giorgio Soavi, Vittorio Sgarbi, Marco Vallora, Marilena Pasquali, Patrick Waldberg, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Claudia Gian Ferrari, Rossana Bossaglia, Stéphane Reyh.
A distanza di alcuni anni dalla sua ultima personale in Piazza Cavour e dalla mostra “Foppiani, Armodio e Bertè” dedicata alla “Scuola di Piacenza” la galleria ripresenta una mostra personale di Armodio, artista che unisce una grande vena umoristica e surreale ad una tecnica di esecuzione straordinaria. Saranno esposte una trentina di opere tra tempere, tecniche miste e disegni, rappresentative del percorso artistico del pittore piacentino.
“[…] le fragili creature di carta paiono essere state create apposta per assecondare la vocazione fantastica del pittore, diventano materia grezza perché egli possa imbastire teatrini assurdi ed aerei. Uccelli meccanici si aggrappano con le loro unghie a questi tomi, e fanno buona guardia perché nessuno ardisca consultarli; fulmini finti si scaricano su un dorso, riuscendo a bruciacchiare davvero l’angolo di un libro; e spesso foglietti bianchi svolazzano al di sopra di questi volumi, ansiosi di reinserirsi all’interno o appena liberatisi, e spesso forme ambigue, uova o fagioli, sfidano le leggi della gravità. […] Come nell’opera di Gustavo Foppiani, colui che è stato in qualche modo maestro di Armodio, non c’è compiacimento nella crudeltà con cui in questi quadri viene registrata la mancanza di senso del mondo. Dietro gli apparenti divertimenti di una fantasia inesauribile, dietro il beffardo cinismo, non è difficile leggere l’ansia malinconica per l’incomprensibilità delle cose.”
Stefano Fugazza
“È in questo spirito di giocosa immaginazione istigata dalla percezione delle forme nel reale, è in questa fanciullesca gioia del ricrearle ricreandosi, del dis-creare senza distruggere o stravolgere, che risiede la vena lirica più autentica e originale di Armodio. […] In fondo la pittura di Armodio vuole dare una soluzione a un'ardita scommessa, coniugare il più raffinato e cosciente dei magisteri artigianali (la tecnica della tempera, la prospettiva rinascimentale, il calligrafismo dei miniatori orientali, il formalismo figurativo del Novecento) con la più "primitiva" delle immaginazioni creative. Armodio è un Morandi che si sforza di pensare alla natura morta, mai così viva e imprevedibile come nelle sue mani, quasi avesse la testa di Rousseau il Doganiere. È una sorta di "buon selvaggio" che si serve del più abile e maturo dei pennelli per esprimere la più anti-intellettuale delle visioni del mondo. Non so se tutto ciò sia surrealismo, metafisica o realismo magico. So che è Armodio, inconfondibilmente.”
Vittorio Sgarbi
Armodio, il cui vero nome è Vilmore Schenardi, è nato a Piacenza il 4 Ottobre 1938, dove attualmente vive e lavora. Tra il 1951 ed il 1952 frequenta l'Istituto Gazzola di Piacenza, pur non riconoscendovi grande importanza. Ben altro peso avrà lo Studio Spazzali o “Scuola di Piacenza”, dove il giovane apprende nuove tecniche, trovando una propria identità e creatività. Nel 1954 abbandona il laboratorio di Spazzali e si trasferisce con Foppiani in uno scantinato dove si concentra sulla pittura; dopo aver cambiato studio, si unisce anche Carlo Berté. Il grande successo per Armodio arriverà quando Lily Shepley riuscirà a vendere le sue opere negli Stati Uniti. Nel 1972 espone con successo le sue opere a Bruxelles. La fama di Armodio lievita e, dopo un fruttuoso soggiorno a Parigi torna in Italia conquistando sempre più mostre a lui intitolate.
Di lui hanno scritto, tra gli altri, Giorgio Soavi, Vittorio Sgarbi, Marco Vallora, Marilena Pasquali, Patrick Waldberg, Maurizio Fagiolo Dell’Arco, Claudia Gian Ferrari, Rossana Bossaglia, Stéphane Reyh.
15
dicembre 2007
Armodio – Divertissements
Dal 15 dicembre 2007 al 24 gennaio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA STEFANO FORNI
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Bologna, Piazza Cavour, 2, (Bologna)
Orario di apertura
dal Martedì al Sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.30
Vernissage
15 Dicembre 2007, ore 17
Autore