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Arrivi e Partenze 2012: Mediterraneo
Grande l’impatto emotivo, oltre che estetico, dei lavori esposti dagli oltre25 artisti protagonisti di questa edizione, provenienti da 17 Paesi di 3 diversi continenti. Molte delle opere hanno una profonda valenza politica e civile, e diverse di queste hanno un rapporto interattivo con il pubblico
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ARRIVI E PARTENZE 2012:
MEDITERRANEO
III edizione
pittura, disegno, installazione, fotografia, video, performance
15 giugno > 2 settembre 2012
(a cura di Elettra Stamboulis, con la collaborazione di Maria Rita Bentini, Sabina
Ghinassi, Lorenza Pignatti, white.fish.tank)
Inaugurazione venerdì 15 giugno 2012 (ore 18.00)
Mole Vanvitelliana e altri luoghi-Ancona
Artisti:
Adelita Husni-Bey Italia/Libia - Alban Muja Kosovo
Almudena Lobera Spagna - /barbaragurrieri/group Italia
Bisan Abu Eisheh Palestina
Borjana Mrdja Bosnia – Clio Casadei Italia - Danilo Correale Italia
Dor Guez Israele - Ganzeer Egitto - Héla Lamine Tunisia-
Isabella Mara, Camilla Monga, Serena Porrati, Mariagiulia Serantoni,
Domenico Stranieri, Ramona Zordini Italia- Jovana Komnenić Serbia
Marco Strappato Italia - Mary Zygouri Grecia - Mito Gegič Slovenia
Nilbar Gϋreş Turchia - Noemie Goudal Francia
Ortographe Italia – Julien Tiberi Francia
Randa Mirza Libano -Riccardo Clementi Italia – Valerio Nicolai Italia
Wafa Hourani Palestina
Yael Plat Israele - Younes Baba Ali Marocco
Zoulikha Bouabdellah Algeria
Venerdì 15 giugno 2012 (ore 18.00) si inaugura nella Mole Vanvitelliana (Banchina Giovanni Da
Chio, 28) e in altri luoghi della città di Ancona, la terza edizione del progetto di arte contemporanea
Arrivi e Partenze, promosso dal Fondo Mole con la collaborazione dell'Assessorato alla cultura del
Comune di Ancona e il sostegno del Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della
gioventù e della Regione Marche.
1
Sede naturale del progetto è la città di Ancona, che per la sua posizione baricentrica tra Europa e
Mediterraneo, è il luogo ideale per la confluenza di personalità creative, che nascono da Paesi diversi.
Le mostre e gli eventi del progetto sono ospitati nella Mole Vanvitelliana, cittadella fortificata ed ex
Lazzaretto a pochi passi dal porto, luogo che negli ultimi anni è diventato il centro di produzione artistica
della città. Arrivi e partenze si configura come premessa e punto di partenza per la Biennale de la
Méditerranée, che si terrà ad Ancona nel 2013.
Arrivi e Partenze, che prosegue per tutta l’estate fino al 2 settembre, è la terza tappa di un progetto
artistico dedicato agli artisti under 35 che, dopo aver presentato, nelle passate edizioni, le più
significative esperienze artistiche in Italia e in Europa, si allarga ora allo spazio del Mediterraneo.
I giovani artisti provenienti dai diversi Paesi, sono stati selezionati sulla base della loro produzione
(pittura, disegno, installazione, fotografia, video e performance) su un fil di lana che ha avuto come
bussola e cardine la lettura sociale e l'intervento artistico di stampo estetico – politico. Si compone
così un mosaico fatto di dissonanze, rotture, assenze e qualche incontro, che ha come caratteristica
distintiva unificante un linguaggio, che parla il codice della contemporaneità. Le traiettorie individuali
degli artisti e delle artiste invitati, sono accomunati quindi da una stessa langue: il che non significa che
essi siano tessere che compongono un unico mosaico. La scelta della curatrice Elettra Stamboulis si
è concentrata su artisti che pongono l'accento sulla geografia intesa non come dispositivo, ma come
strumento di conoscenza e rappresentazione: il confine fisico, il paesaggio percepito e rappresentato, il
disegno di luoghi dell'anima, i destini incrociati e spesso conflittuali che non possono essere taciuti in una
ideologia falsamente armonica, di un Mediterraneo non pacificato. Nelle opere esposte abita la nostalgia e
l'assenza, il rifiuto del pensiero unico, la volontà dello svelamento, ma anche spesso l'ironia, che appunto
disvela e scommette sul futuro.
Grande l’impatto emotivo, oltre che estetico, dei lavori esposti dagli oltre 25 artisti protagonisti di questa
edizione, provenienti da 17 Paesi di 3 diversi continenti. Molte delle opere hanno una profonda valenza
politica e civile, e diverse di queste hanno un rapporto interattivo con il pubblico.
Alla mostra centrale della Mole, saranno affiancati una serie di eventi che prevedono l'apertura
straordinaria di Porta Pia con Porta Pia | open academy and residence (un progetto ideato da Ljudmilla
Socci e promosso dall'associazione white.fish.tank con la collaborazione di Andrea Bruciati) con residenze
e atelier d'artista: da una parte viene proposto il percorso espositivo, nato dalla collaborazione con le
Accademie di Belle Arti della Regione Marche, che vuole generare spunti di confronto tra gli studenti e gli
artisti invitati a partecipare alla rassegna. Dall'altra viene predisposta una sezione di approfondimento
che vede la partecipazione degli artisti Marco Strappato, Valerio Nicolai e Julien Tiberi in un rapporto
stretto con le curatrici Eva Comuzzi, Alice Ginaldi e Silvia Colaiacomo, per la realizzazione di una mostra
site specific che favorisca una progettualita “aperta” - dal locale al globale – verso molteplici letture e
prospettive.
Quattro le sezioni in cui sono state divise le opere degli artisti in mostra, che lavorano su tematiche e nodi
di significato differenti, ma sempre intrecciati fra loro.
RAPPRESENTAZIONI DEL POTERE
Diventato noto per la realizzazione dei graffiti sui muri de Il Cairo durante i giorni della rivoluzione, il
gruppo Ganzeer (Egitto) realizza nel capoluogo marchigiano un grande murales, che andrà ad ampliare
la “collezione” all'aperto della città che già comprende lavori di Blu, Paper Resistance, Ericailcane, e
molti altri. Ancora un’artista ispirata dai fatti della primavera araba, Héla Lamine (Tunisia) usa il
cibo, tecnica artistica e metaforica, per presentare Nous ne Mangerons plus de ce Pains là (2011), una
graffiante serie di sette immagini, dedicata al presidente Zine El Abidine Ben Ali, icona nazionale di
un regime parassitario e duraturo, che il virus della rivoluzione ha eclissato rapidamente. Il materiale
di partenza dell’opera è il pane (il 14 gennaio il popolo gridava contro il dittatore uno slogan sul
pane) imbevuto d'acqua, con cui è stata creata una sagoma neo-pop del tutto fisica. L'immagine di
ZABA “decaduto” si è così decomposta giorno dopo giorno, producendo muffe e deformazioni. Il declino
sotto gli occhi dello spettatore è frutto dell'implacabile esattezza digitale dello scanner, la fotografia
sembra così complice del riaffiorare dalle rovine, del volto del potere.
L'eticità del gioco come modalità liberatoria e strumento cognitivo indispensabile è il tema del lavoro
di Adelita Husni-Bey (Italia-Libia), ispirato alle teorie del pedagogista anarchico spagnolo Francisco
Ferrer i Guàrdia, che nella sua Escuela Moderna aveva posto come base l'antiautoritarismo e la libera
espressione dell'individuo. I due lavori in esposizione ad Ancona- I want the sun I want e Postcards from
desert Island - fanno parte del progetto A Holiday from rules. Il primo è un video, girato all’interno di
una scuola francese senza muri interni; mentre il secondo è un’installazione, creata sull’esperienza di un
workshop dell’artista, che ha richiesto agli alunni dell’École Vitruve di Parigi, educati secondo i principi
2
di non competitività e collaborazione, di creare un loro mondo: il risultato è stato spiazzante, grazie
all’autonomia creativa dei ragazzi.
Randa Mirza (Libano), fotografa e video maker, formatasi tra Beirut e Parigi, rivolge la sua attenzione
ai contesti urbani e sociali, ai conflitti e alle situazioni di cambiamento, alle questioni di genere, per
comprendere la complessità della realtà, legata ai luoghi, alla storia, alla politica. L’opera Beirutopia è
una serie di grandi fotografie (80 x 100) esposte nella capitale libanese alla fine del 2011, un progetto
di resistenza attraverso la fotografia. Con il suo obbiettivo, nelle strade di Beirut, Mirza ha indagato
il processo di ricostruzione della città dopo il conflitto, confrontandolo con l'immaginario collettivo
trasformatosi attraverso la fiction, che accompagna questo stesso processo. La Beirut del futuro simulata
e raccontata nei tabelloni pubblicitari delle Compagnie immobiliari, è una città illusoria, così come lo
stile di vita standardizzato che l'affianca, induce a sognare qualcosa in realtà nelle mani di altri, come il
lusso, il benessere, il confort. L'iperrealismo di queste immagini è la pelle artificiale della città che l'artista
solleva a tratti, rivelandone l'illusione, con l'arma sottile della fotografia.
Mary Zygouri (Grecia) presenta ZOOPOETICS-ZOOPOLITICS, tre video-performance dal forte impatto
visivo: Symbiosis (2007), Decadenza (2008) e Long Live the King (2010), al centro allegorie politiche
con precisi riferimenti letterari o storici: Borges, Thomas Mann, il Re Sole. L'azione si svolge in spazi
estremi: le reazioni del pubblico, così come degli animali coinvolti (10.000 galline o un elefante), sono
imprevedibili. Attraverso interventi pubblici, aperti alla reazione dello spazio pubblico urbano, Zygouri
affronta problematiche legate alla crisi dell’identità individuale e sociale nel mondo contemporaneo.
Wafa Hourani (Palestina) ha come cifra stilistica l'ironia, che però non preclude visioni apocalittiche.
L'opera Darwin was a Palestinian, esposta per la prima volta ad Ancona, prevede una nuova forma di
mutazione genetica, dovuta alla teoria evoluzionistica: perché, per superare i muri, “giorno per giorno il
collo dei palestinesi crebbe e divenne più lungo. Allungarono la mano, tentarono di dare un'occhiata ai
loro cari, di sentire l'odore del terreno sul lato opposto, di ascoltare il mare e sentire la sabbia. Quanto più
hanno perduto, quanto più si sono evoluti. Ridete pure, ma cominciamo a sembrare strani ai vostri occhi.
E naturalmente saremo arroganti, perché questi colli lunghi vi faranno sentire molto piccoli”.
La ricerca artistica di Nilbar Güreş (Turchia) ha una profonda valenza politica, orientandosi soprattutto
sull’identità di genere e sulla questione femminile, attraverso linguaggi che vanno dalla fotografia, al
disegno, dal video al collage, fino alla performance vera e propria. L’artista turca mutua dalla realtà
situazioni ed esperienze, che mettono in evidenza le limitazioni di genere ed in maniera anche ironica,
cercano di dare risposte e strategie per superare la vulnerabilità e le discriminazioni quotidiane.
PASSATO/ PASSARE
Dor Guez (Israele) artista arabo - israeliano, attraverso fotografia, video ed installazioni, indaga
questioni riguardanti la multiculturalità e le identità, come risultato del molteplice. Partendo dalla sua
famiglia arabo- cristiana, ha uno sguardo in cui etica ed estetica coincidono, con esiti dichiaratamente
politici. Due le opere in mostra: il video Subaru Mercedes, e l’installazione Scanograms #2, September
2011, Government of Palestine, Passport, El Monayer Family, before 1948 del 2011. Il video Subaru
Mercedes è un’intervista ad un membro della famiglia dell’artista, Sami Monayer, che si definisce
appartenente a “a minority within minority” (una minoranza nella minoranza), arabo/cristiano/israeliano/
palestinese. In Scanograms #2, Guez propone la visione di nove oggetti di legno, che presentano ognuno
una pagina di passaporti palestinesi del periodo del mandato britannico, risalenti a prima della fondazione
di Israele. Negli oggetti sono riportate scritte in arabo, recuperate dall’artista dopo ricerche d’archivio:
sono scritte in egiziano, siriaco, libanese ed evocano un Medio Oriente molto più libero e fluido come
confini, convivenze e radici etniche di quello che conosciamo oggi.
La fotografia è il mezzo artistico dell’artista bosniaca Borjana Mrdja, il cui lavoro è realizzato attraverso
lo stretto contatto con il pubblico e la relazione con il proprio corpo. Il corpo è il confine e il confine
diviene corpo, come in The Border, in cui la ferita presente sulla mano dell'artista viene messa a confronto
con i confini della Bosnia nel 2010. Confini labili anch'essi, quanto quelli di una ferita che pian piano
cambia forma, si assottiglia e segue il passaggio del tempo.
Al passato che non passa si ispira anche Playing House. The Shoe, opera esposta per la prima volta del
palestinese Bisan Abu-Eisheh. Per tre anni, a partire dal 2008, l'artista ha raccolto oggetti e frammenti
nelle case demolite a Gerusalemme appartenenti a Palestinesi, li ha racchiusi in teche da museo, in
didascalia ha evidenziato la data di demolizione della casa e il numero di persone, che vivevano in quel
luogo; ad essi ha affiancato un video dell'esplosione di un grande edificio a Beit Hanina, nei sobborghi
est di Gerusalemme, e alcuni documenti delle demolizioni in cui si danno le ragioni burocratiche e si
addebitano i costi delle demolizioni ai proprietari. Con un finale toccante che racconta l'irreparabile.
Zoulika Bouabdellah (Algeria), figlia del regista algerino Hassen Bouabdellah e della storica dell’arte
Malika Dorbani, è cresciuta in Algeria, ma ha studiato in Francia. Il suo lavoro è mosso da una riflessione
3
sugli stereotipi culturali e sociali del mondo arabo e di quello occidentale: il ruolo femminile e quello
maschile. In mostra tre lavori, che raccontano la sua poetica di artista di confine: alcuni disegni della
serie Hobb (amore in arabo), una scultura in alluminio, e smalti su carta della serie Genie Lady, ispirata
ad “Arita Hanem”, un cult movie sentimentale arabo del 1948.
Danilo Correale (Italia) presenta una "traccia residuale" di un progetto fortemente orientato alla
nostalgia del futuro, come Istanbul Symphony: in Story Crafter appaiono gli arcaici operai della fabbrica
di cimbali, utilizzati per la performance della sinfonia istanbuliota, che mostrano, descrivono e raccontano
l'unicità delle loro produzioni artigianali. Operai e strumenti unici sono i testimoni di un mondo che sembra
scomparire.
Valerio Nicolai (Italia) principalmente pittore, lavora anche con la scultura, l'installazione site-specific,
il disegno e la fotografia. L'opera di Valerio Nicolai è espressione della forza primigenia della pittura:
urgenza espressiva e stimolo intellettuale. La pittura è per lui strumento privilegiato di indagine, mezzo di
riflessione, diario segreto di racconti.
Julien Tiberi (Francia), disegnatore solido e raffinato, con disinvoltura estrema Tiberi saccheggia la
storia del disegno. Storia, letteratura e scienza si impastano e ridefiniscono nell'appropriazione di stili
differenti, all’interno di uno scenario narrativo verosimile attraverso cui siamo invitati a riflettere sulle
nozioni di origine e originale. Maneggiando tecniche di epoche diverse, Tiberi inscena una documentazione
apparentemente anacronistica, attraverso la quale decifra una realtà tuttavia molto contemporanea, e
quasi impone nuove regole per una “fantascienza” del presente.
NOMINARE / SOGNARE
L’artista Alban Muja (Kosovo) si interroga sul senso della nominazione, dell'identità molteplice e
transitoria, con una verve particolarmente ironica. La tradizione di nominare i bambini con i nomi dei
familiari defunti si è interrotta, aprendo nuove strade. Su questa tematica, tra i suoi lavori in mostra,
l’opera fotografica Tonys (2010), dove sono ritratti bambini kosovari chiamati “Tony” in onore del premier
inglese Tony Blair, che sostenne con vigore l'indipendenza del Kosovo.
Jovana Komnenić (Serbia) lavora sugli slittamenti di codice ed è una disegnatrice di grande
raffinatezza. Il lavoro esposto, Book of dreams, è il risultato di un progetto nato a New York nel 2008, in
cui l’artista ha raccolto, disegnato e trascritto decine di sogni di abitanti di New York e, nell’ambito della
personale alla Galleria Elektrika di Pancevo, ha coinvolto i visitatori della mostra in alcune sedute di sogni
diurni semiguidati. Una sorta di work in progress che ha avuto lo scopo di addensare la molteplicità e le
tangenze, gli incroci dell’immaginario contemporaneo sotto l’incipit I had a dream.
Noemie Goudal (Francia) artista dalla particolare vocazione romantica, attraverso il medium fotografico,
costruisce landscapes fittizi in equilibrio tra natura e luoghi antropizzati: spazi altri nei quali ciò che è
solo, sia esso archeologia rurale, industriale o appartenente al paesaggio, trova una sua armonia poetica,
dolcemente estetizzante, attraverso lo slittamento di codici, diventando scena di fabulae contemporanee,
nelle quali abbandonarsi ad una sorta di suggestioni.
Mito Gegič (Slovenia) ha scelto come media espressivo la pittura, rivestendola di un abito digitale e
scegliendo soggetti - come quelli relativi al mondo della caccia e dei cacciatori- che si connettono con la
memoria (topografica, culturale, sociale), raffreddandone la visualizzazione, grazie alla frammentazione
dell’immagine riportata su nastri da tape recorder.
OGGETTI SCOMPARSI / LUOGHI MENTALI
Yael Plat (Israele) ha studiato in Israele e in Italia e lavora sull’arte di relazione, sul concetto d’identità
e di limite, geografico, culturale, sociale. Le interessano gli spazi delle persone e spesso nei suoi progetti
entra l’intervento diretto del pubblico. L’opera in mostra è No Entry, una porta, un passaggio che separa,
nomina e definisce l'identità di chi resta fuori e di chi può entrare: “No woman, no dogs, no hebrew, no
arab, no gypsy, no black, no poor, no chinese, no people like you”.
Diversi inoltre i lavori in mostra che utilizzano il mezzo sonoro, come nell’opera di Clio Casadei (Italia),
che presenta Tu nello spazio sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa, un audiolibro di
112 pagine e 11 minuti di traccia audio, testimonianza narrativa di un percorso artistico, che nasce da un
progetto legato alla città di Istanbul, a cui molti degli artisti invitati sono in qualche modo legati, e che
conferma quanto la capitale culturale dell'odierna Turchia, costituisca uno snodo ineludibile nella pratica
artistica del Mediterraneo.
Dispositivi sonori che cancellano il segno fisico come nel Carillon Erinnerung, un progetto di ascolto
musicale, che funziona come un gioco matematico per indagare le relazioni tra numeri e musica, del
collettivo Orthographe (Italia Angela Longo e Alessandro Panzavolta), gruppo costantemente nomade
tra teatro sperimentale, arte visiva e azione quasi dadaista. Gli Orthographe espongono in mostra anche
un gioco da tavolo, dal titolo Cobain Affaire Sessions, che funziona come una performance collettiva,
4
dove il pubblico viene coinvolto come giocatore nelle diverse sessioni, che si svolgono in una giornata;
l’obbiettivo: risolvere un enigma, grazie all’aiuto di indizi audio-video.
I sei artisti Isabella Mara, Camilla Monga, Serena Porrati, Mariagiulia Serantoni, Domenico
Stranieri, Ramona Zordini (Italia) presentano, nella cornice dell’ Atelier dell'Arco Amoroso in piazza
del Plebiscito, la videoinstallazione interattiva TouchStories, una serie di racconti individuali che hanno in
comune la storia e la geografia contemporanea del Mediterraneo. Una delle più antiche tradizioni narrative
– la narrazione nella sua primitiva oralità – viene presentata come un linguaggio contemporaneo, grazie
alla tecnologia multimediale utilizzata. L'installazione è caratterizzata da scenari narrativi diversi, che
consentono l'integrazione delle distinte sensibilità dei sei artisti con le loro competenze e la creazione di
una dimensione interattiva. Il pubblico ha infatti un ruolo attivo nel processo di creazione delle storie. Il
progetto è inoltre aperto ad ulteriori collaborazioni con altri artisti, che potranno aggiungere nuove storie
e codici di espressione.
Almudena Lobera (Spagna) utilizza moltissimo il disegno, oltre all'installazione e la performance.
Il suo campo di indagine prediletto è il rapporto tra rappresentazione e realtà, specchio e oggetto
ipoteticamente reale, follia e suo immaginario. Fortemente influenzata dal surrealismo, Lobera opera
una propria ricreazione di un almanacco visivo in Manual de la imagen mental, che dialoga con lo
spettatore, invitandolo ironicamente a creare la propria immagine mentale, utilizzando una serie di
gesti disegnati. Younes Baba Ali (Marocco) ha un percorso estremamente vario, da sound, video and
Interactive Art, a fotografia ed installazione. Lavora sulla molteplicità dei codici contemporanei e sulla loro
complessità, trovando punti di debolezza e crisi. Il lavoro in mostra, Untitled Landscape, è una sorta di
teatro interattivo nel quale è messo in scena, con l’intervento del pubblico, l’inquinamento del paesaggio
contemporaneo del Marocco: diversi sacchi della spazzatura, intrappolati in rami d’arancio sono mossi dal
vento provocato da tre ventilatori, azionati da un sensore che avverte la presenza del pubblico.
/barbaragurrieri/group (Italia), gruppo artistico siciliano formato nel 2002 da Barbara Gurrieri ed
Emanuele Tuminelli. I loro progetti nascono dalla necessità di indagare le dinamiche sociali e le relazioni
interpersonali contemporanee, attraverso media artistici. Partendo da un contesto locale come quello della
Sicilia, exemplum di secolari coesistenze culturali, etniche, linguistiche, elaborano progetti che riflettono
un pensiero che da estetico diventa etico e politico, ironico e profondo. I lavori in mostra dal titolo Figure,
appartengono ad un progetto nel quale gli artisti indagano, partendo dalle tecniche di pronto soccorso,
sulla necessità di affidarsi gli uni agli altri in una relazione, lontana dal soggettivismo contemporaneo.
Marco Strappato (Italia) mira ad attivare un processo di riposizionamento continuo del senso e dello
sguardo nei confronti dell’immagine. FakeLake è un progetto in progress che sviluppa una riflessione
sul concetto di immaginario in epoca contemporanea, prendendo avvio da uno scatto fotografico, in cui
un bacino lacustre appare denso ed impenetrabile. Il paesaggio, immune da posizionamenti storici o
geografici, si colloca in un territorio di frontiera tra il reale e il virtuale, tra il naturale e l’artificiale. Per
la mostra, l'artista presenta gli sviluppi del progetto, che si arricchisce di tre nuovi cicli di collage. Con
Route to Elsewhere, la giustapposizione dei ritagli fotografici imposta un orizzonte possibile, né reale né
verosimile, ma è nei passaggi tra le immagini che si rende palpabile lo spaesamento e il viaggio verso
l’altrove.
Catalogo Giuda edizioni
Ingresso libero
Info: tel. 071 222 50 38
Ufficio stampa Nazionale
Pepita Promoters
tel. 051.2919805 cell. 347.2105801
email: info@pepitapromoters.com
www.pepitapromoters.com
Email: domitilla.vallemani@comune.ancona.it
Sito: www.arriviepartenzemediterraneo.it
Orari: Dal martedì alla domenica dalle 18 alle 22.
Sabato e domenica ore 10 -13/18-22
MEDITERRANEO
III edizione
pittura, disegno, installazione, fotografia, video, performance
15 giugno > 2 settembre 2012
(a cura di Elettra Stamboulis, con la collaborazione di Maria Rita Bentini, Sabina
Ghinassi, Lorenza Pignatti, white.fish.tank)
Inaugurazione venerdì 15 giugno 2012 (ore 18.00)
Mole Vanvitelliana e altri luoghi-Ancona
Artisti:
Adelita Husni-Bey Italia/Libia - Alban Muja Kosovo
Almudena Lobera Spagna - /barbaragurrieri/group Italia
Bisan Abu Eisheh Palestina
Borjana Mrdja Bosnia – Clio Casadei Italia - Danilo Correale Italia
Dor Guez Israele - Ganzeer Egitto - Héla Lamine Tunisia-
Isabella Mara, Camilla Monga, Serena Porrati, Mariagiulia Serantoni,
Domenico Stranieri, Ramona Zordini Italia- Jovana Komnenić Serbia
Marco Strappato Italia - Mary Zygouri Grecia - Mito Gegič Slovenia
Nilbar Gϋreş Turchia - Noemie Goudal Francia
Ortographe Italia – Julien Tiberi Francia
Randa Mirza Libano -Riccardo Clementi Italia – Valerio Nicolai Italia
Wafa Hourani Palestina
Yael Plat Israele - Younes Baba Ali Marocco
Zoulikha Bouabdellah Algeria
Venerdì 15 giugno 2012 (ore 18.00) si inaugura nella Mole Vanvitelliana (Banchina Giovanni Da
Chio, 28) e in altri luoghi della città di Ancona, la terza edizione del progetto di arte contemporanea
Arrivi e Partenze, promosso dal Fondo Mole con la collaborazione dell'Assessorato alla cultura del
Comune di Ancona e il sostegno del Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della
gioventù e della Regione Marche.
1
Sede naturale del progetto è la città di Ancona, che per la sua posizione baricentrica tra Europa e
Mediterraneo, è il luogo ideale per la confluenza di personalità creative, che nascono da Paesi diversi.
Le mostre e gli eventi del progetto sono ospitati nella Mole Vanvitelliana, cittadella fortificata ed ex
Lazzaretto a pochi passi dal porto, luogo che negli ultimi anni è diventato il centro di produzione artistica
della città. Arrivi e partenze si configura come premessa e punto di partenza per la Biennale de la
Méditerranée, che si terrà ad Ancona nel 2013.
Arrivi e Partenze, che prosegue per tutta l’estate fino al 2 settembre, è la terza tappa di un progetto
artistico dedicato agli artisti under 35 che, dopo aver presentato, nelle passate edizioni, le più
significative esperienze artistiche in Italia e in Europa, si allarga ora allo spazio del Mediterraneo.
I giovani artisti provenienti dai diversi Paesi, sono stati selezionati sulla base della loro produzione
(pittura, disegno, installazione, fotografia, video e performance) su un fil di lana che ha avuto come
bussola e cardine la lettura sociale e l'intervento artistico di stampo estetico – politico. Si compone
così un mosaico fatto di dissonanze, rotture, assenze e qualche incontro, che ha come caratteristica
distintiva unificante un linguaggio, che parla il codice della contemporaneità. Le traiettorie individuali
degli artisti e delle artiste invitati, sono accomunati quindi da una stessa langue: il che non significa che
essi siano tessere che compongono un unico mosaico. La scelta della curatrice Elettra Stamboulis si
è concentrata su artisti che pongono l'accento sulla geografia intesa non come dispositivo, ma come
strumento di conoscenza e rappresentazione: il confine fisico, il paesaggio percepito e rappresentato, il
disegno di luoghi dell'anima, i destini incrociati e spesso conflittuali che non possono essere taciuti in una
ideologia falsamente armonica, di un Mediterraneo non pacificato. Nelle opere esposte abita la nostalgia e
l'assenza, il rifiuto del pensiero unico, la volontà dello svelamento, ma anche spesso l'ironia, che appunto
disvela e scommette sul futuro.
Grande l’impatto emotivo, oltre che estetico, dei lavori esposti dagli oltre 25 artisti protagonisti di questa
edizione, provenienti da 17 Paesi di 3 diversi continenti. Molte delle opere hanno una profonda valenza
politica e civile, e diverse di queste hanno un rapporto interattivo con il pubblico.
Alla mostra centrale della Mole, saranno affiancati una serie di eventi che prevedono l'apertura
straordinaria di Porta Pia con Porta Pia | open academy and residence (un progetto ideato da Ljudmilla
Socci e promosso dall'associazione white.fish.tank con la collaborazione di Andrea Bruciati) con residenze
e atelier d'artista: da una parte viene proposto il percorso espositivo, nato dalla collaborazione con le
Accademie di Belle Arti della Regione Marche, che vuole generare spunti di confronto tra gli studenti e gli
artisti invitati a partecipare alla rassegna. Dall'altra viene predisposta una sezione di approfondimento
che vede la partecipazione degli artisti Marco Strappato, Valerio Nicolai e Julien Tiberi in un rapporto
stretto con le curatrici Eva Comuzzi, Alice Ginaldi e Silvia Colaiacomo, per la realizzazione di una mostra
site specific che favorisca una progettualita “aperta” - dal locale al globale – verso molteplici letture e
prospettive.
Quattro le sezioni in cui sono state divise le opere degli artisti in mostra, che lavorano su tematiche e nodi
di significato differenti, ma sempre intrecciati fra loro.
RAPPRESENTAZIONI DEL POTERE
Diventato noto per la realizzazione dei graffiti sui muri de Il Cairo durante i giorni della rivoluzione, il
gruppo Ganzeer (Egitto) realizza nel capoluogo marchigiano un grande murales, che andrà ad ampliare
la “collezione” all'aperto della città che già comprende lavori di Blu, Paper Resistance, Ericailcane, e
molti altri. Ancora un’artista ispirata dai fatti della primavera araba, Héla Lamine (Tunisia) usa il
cibo, tecnica artistica e metaforica, per presentare Nous ne Mangerons plus de ce Pains là (2011), una
graffiante serie di sette immagini, dedicata al presidente Zine El Abidine Ben Ali, icona nazionale di
un regime parassitario e duraturo, che il virus della rivoluzione ha eclissato rapidamente. Il materiale
di partenza dell’opera è il pane (il 14 gennaio il popolo gridava contro il dittatore uno slogan sul
pane) imbevuto d'acqua, con cui è stata creata una sagoma neo-pop del tutto fisica. L'immagine di
ZABA “decaduto” si è così decomposta giorno dopo giorno, producendo muffe e deformazioni. Il declino
sotto gli occhi dello spettatore è frutto dell'implacabile esattezza digitale dello scanner, la fotografia
sembra così complice del riaffiorare dalle rovine, del volto del potere.
L'eticità del gioco come modalità liberatoria e strumento cognitivo indispensabile è il tema del lavoro
di Adelita Husni-Bey (Italia-Libia), ispirato alle teorie del pedagogista anarchico spagnolo Francisco
Ferrer i Guàrdia, che nella sua Escuela Moderna aveva posto come base l'antiautoritarismo e la libera
espressione dell'individuo. I due lavori in esposizione ad Ancona- I want the sun I want e Postcards from
desert Island - fanno parte del progetto A Holiday from rules. Il primo è un video, girato all’interno di
una scuola francese senza muri interni; mentre il secondo è un’installazione, creata sull’esperienza di un
workshop dell’artista, che ha richiesto agli alunni dell’École Vitruve di Parigi, educati secondo i principi
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di non competitività e collaborazione, di creare un loro mondo: il risultato è stato spiazzante, grazie
all’autonomia creativa dei ragazzi.
Randa Mirza (Libano), fotografa e video maker, formatasi tra Beirut e Parigi, rivolge la sua attenzione
ai contesti urbani e sociali, ai conflitti e alle situazioni di cambiamento, alle questioni di genere, per
comprendere la complessità della realtà, legata ai luoghi, alla storia, alla politica. L’opera Beirutopia è
una serie di grandi fotografie (80 x 100) esposte nella capitale libanese alla fine del 2011, un progetto
di resistenza attraverso la fotografia. Con il suo obbiettivo, nelle strade di Beirut, Mirza ha indagato
il processo di ricostruzione della città dopo il conflitto, confrontandolo con l'immaginario collettivo
trasformatosi attraverso la fiction, che accompagna questo stesso processo. La Beirut del futuro simulata
e raccontata nei tabelloni pubblicitari delle Compagnie immobiliari, è una città illusoria, così come lo
stile di vita standardizzato che l'affianca, induce a sognare qualcosa in realtà nelle mani di altri, come il
lusso, il benessere, il confort. L'iperrealismo di queste immagini è la pelle artificiale della città che l'artista
solleva a tratti, rivelandone l'illusione, con l'arma sottile della fotografia.
Mary Zygouri (Grecia) presenta ZOOPOETICS-ZOOPOLITICS, tre video-performance dal forte impatto
visivo: Symbiosis (2007), Decadenza (2008) e Long Live the King (2010), al centro allegorie politiche
con precisi riferimenti letterari o storici: Borges, Thomas Mann, il Re Sole. L'azione si svolge in spazi
estremi: le reazioni del pubblico, così come degli animali coinvolti (10.000 galline o un elefante), sono
imprevedibili. Attraverso interventi pubblici, aperti alla reazione dello spazio pubblico urbano, Zygouri
affronta problematiche legate alla crisi dell’identità individuale e sociale nel mondo contemporaneo.
Wafa Hourani (Palestina) ha come cifra stilistica l'ironia, che però non preclude visioni apocalittiche.
L'opera Darwin was a Palestinian, esposta per la prima volta ad Ancona, prevede una nuova forma di
mutazione genetica, dovuta alla teoria evoluzionistica: perché, per superare i muri, “giorno per giorno il
collo dei palestinesi crebbe e divenne più lungo. Allungarono la mano, tentarono di dare un'occhiata ai
loro cari, di sentire l'odore del terreno sul lato opposto, di ascoltare il mare e sentire la sabbia. Quanto più
hanno perduto, quanto più si sono evoluti. Ridete pure, ma cominciamo a sembrare strani ai vostri occhi.
E naturalmente saremo arroganti, perché questi colli lunghi vi faranno sentire molto piccoli”.
La ricerca artistica di Nilbar Güreş (Turchia) ha una profonda valenza politica, orientandosi soprattutto
sull’identità di genere e sulla questione femminile, attraverso linguaggi che vanno dalla fotografia, al
disegno, dal video al collage, fino alla performance vera e propria. L’artista turca mutua dalla realtà
situazioni ed esperienze, che mettono in evidenza le limitazioni di genere ed in maniera anche ironica,
cercano di dare risposte e strategie per superare la vulnerabilità e le discriminazioni quotidiane.
PASSATO/ PASSARE
Dor Guez (Israele) artista arabo - israeliano, attraverso fotografia, video ed installazioni, indaga
questioni riguardanti la multiculturalità e le identità, come risultato del molteplice. Partendo dalla sua
famiglia arabo- cristiana, ha uno sguardo in cui etica ed estetica coincidono, con esiti dichiaratamente
politici. Due le opere in mostra: il video Subaru Mercedes, e l’installazione Scanograms #2, September
2011, Government of Palestine, Passport, El Monayer Family, before 1948 del 2011. Il video Subaru
Mercedes è un’intervista ad un membro della famiglia dell’artista, Sami Monayer, che si definisce
appartenente a “a minority within minority” (una minoranza nella minoranza), arabo/cristiano/israeliano/
palestinese. In Scanograms #2, Guez propone la visione di nove oggetti di legno, che presentano ognuno
una pagina di passaporti palestinesi del periodo del mandato britannico, risalenti a prima della fondazione
di Israele. Negli oggetti sono riportate scritte in arabo, recuperate dall’artista dopo ricerche d’archivio:
sono scritte in egiziano, siriaco, libanese ed evocano un Medio Oriente molto più libero e fluido come
confini, convivenze e radici etniche di quello che conosciamo oggi.
La fotografia è il mezzo artistico dell’artista bosniaca Borjana Mrdja, il cui lavoro è realizzato attraverso
lo stretto contatto con il pubblico e la relazione con il proprio corpo. Il corpo è il confine e il confine
diviene corpo, come in The Border, in cui la ferita presente sulla mano dell'artista viene messa a confronto
con i confini della Bosnia nel 2010. Confini labili anch'essi, quanto quelli di una ferita che pian piano
cambia forma, si assottiglia e segue il passaggio del tempo.
Al passato che non passa si ispira anche Playing House. The Shoe, opera esposta per la prima volta del
palestinese Bisan Abu-Eisheh. Per tre anni, a partire dal 2008, l'artista ha raccolto oggetti e frammenti
nelle case demolite a Gerusalemme appartenenti a Palestinesi, li ha racchiusi in teche da museo, in
didascalia ha evidenziato la data di demolizione della casa e il numero di persone, che vivevano in quel
luogo; ad essi ha affiancato un video dell'esplosione di un grande edificio a Beit Hanina, nei sobborghi
est di Gerusalemme, e alcuni documenti delle demolizioni in cui si danno le ragioni burocratiche e si
addebitano i costi delle demolizioni ai proprietari. Con un finale toccante che racconta l'irreparabile.
Zoulika Bouabdellah (Algeria), figlia del regista algerino Hassen Bouabdellah e della storica dell’arte
Malika Dorbani, è cresciuta in Algeria, ma ha studiato in Francia. Il suo lavoro è mosso da una riflessione
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sugli stereotipi culturali e sociali del mondo arabo e di quello occidentale: il ruolo femminile e quello
maschile. In mostra tre lavori, che raccontano la sua poetica di artista di confine: alcuni disegni della
serie Hobb (amore in arabo), una scultura in alluminio, e smalti su carta della serie Genie Lady, ispirata
ad “Arita Hanem”, un cult movie sentimentale arabo del 1948.
Danilo Correale (Italia) presenta una "traccia residuale" di un progetto fortemente orientato alla
nostalgia del futuro, come Istanbul Symphony: in Story Crafter appaiono gli arcaici operai della fabbrica
di cimbali, utilizzati per la performance della sinfonia istanbuliota, che mostrano, descrivono e raccontano
l'unicità delle loro produzioni artigianali. Operai e strumenti unici sono i testimoni di un mondo che sembra
scomparire.
Valerio Nicolai (Italia) principalmente pittore, lavora anche con la scultura, l'installazione site-specific,
il disegno e la fotografia. L'opera di Valerio Nicolai è espressione della forza primigenia della pittura:
urgenza espressiva e stimolo intellettuale. La pittura è per lui strumento privilegiato di indagine, mezzo di
riflessione, diario segreto di racconti.
Julien Tiberi (Francia), disegnatore solido e raffinato, con disinvoltura estrema Tiberi saccheggia la
storia del disegno. Storia, letteratura e scienza si impastano e ridefiniscono nell'appropriazione di stili
differenti, all’interno di uno scenario narrativo verosimile attraverso cui siamo invitati a riflettere sulle
nozioni di origine e originale. Maneggiando tecniche di epoche diverse, Tiberi inscena una documentazione
apparentemente anacronistica, attraverso la quale decifra una realtà tuttavia molto contemporanea, e
quasi impone nuove regole per una “fantascienza” del presente.
NOMINARE / SOGNARE
L’artista Alban Muja (Kosovo) si interroga sul senso della nominazione, dell'identità molteplice e
transitoria, con una verve particolarmente ironica. La tradizione di nominare i bambini con i nomi dei
familiari defunti si è interrotta, aprendo nuove strade. Su questa tematica, tra i suoi lavori in mostra,
l’opera fotografica Tonys (2010), dove sono ritratti bambini kosovari chiamati “Tony” in onore del premier
inglese Tony Blair, che sostenne con vigore l'indipendenza del Kosovo.
Jovana Komnenić (Serbia) lavora sugli slittamenti di codice ed è una disegnatrice di grande
raffinatezza. Il lavoro esposto, Book of dreams, è il risultato di un progetto nato a New York nel 2008, in
cui l’artista ha raccolto, disegnato e trascritto decine di sogni di abitanti di New York e, nell’ambito della
personale alla Galleria Elektrika di Pancevo, ha coinvolto i visitatori della mostra in alcune sedute di sogni
diurni semiguidati. Una sorta di work in progress che ha avuto lo scopo di addensare la molteplicità e le
tangenze, gli incroci dell’immaginario contemporaneo sotto l’incipit I had a dream.
Noemie Goudal (Francia) artista dalla particolare vocazione romantica, attraverso il medium fotografico,
costruisce landscapes fittizi in equilibrio tra natura e luoghi antropizzati: spazi altri nei quali ciò che è
solo, sia esso archeologia rurale, industriale o appartenente al paesaggio, trova una sua armonia poetica,
dolcemente estetizzante, attraverso lo slittamento di codici, diventando scena di fabulae contemporanee,
nelle quali abbandonarsi ad una sorta di suggestioni.
Mito Gegič (Slovenia) ha scelto come media espressivo la pittura, rivestendola di un abito digitale e
scegliendo soggetti - come quelli relativi al mondo della caccia e dei cacciatori- che si connettono con la
memoria (topografica, culturale, sociale), raffreddandone la visualizzazione, grazie alla frammentazione
dell’immagine riportata su nastri da tape recorder.
OGGETTI SCOMPARSI / LUOGHI MENTALI
Yael Plat (Israele) ha studiato in Israele e in Italia e lavora sull’arte di relazione, sul concetto d’identità
e di limite, geografico, culturale, sociale. Le interessano gli spazi delle persone e spesso nei suoi progetti
entra l’intervento diretto del pubblico. L’opera in mostra è No Entry, una porta, un passaggio che separa,
nomina e definisce l'identità di chi resta fuori e di chi può entrare: “No woman, no dogs, no hebrew, no
arab, no gypsy, no black, no poor, no chinese, no people like you”.
Diversi inoltre i lavori in mostra che utilizzano il mezzo sonoro, come nell’opera di Clio Casadei (Italia),
che presenta Tu nello spazio sei il parametro, il limite massimo, la fine della mia corsa, un audiolibro di
112 pagine e 11 minuti di traccia audio, testimonianza narrativa di un percorso artistico, che nasce da un
progetto legato alla città di Istanbul, a cui molti degli artisti invitati sono in qualche modo legati, e che
conferma quanto la capitale culturale dell'odierna Turchia, costituisca uno snodo ineludibile nella pratica
artistica del Mediterraneo.
Dispositivi sonori che cancellano il segno fisico come nel Carillon Erinnerung, un progetto di ascolto
musicale, che funziona come un gioco matematico per indagare le relazioni tra numeri e musica, del
collettivo Orthographe (Italia Angela Longo e Alessandro Panzavolta), gruppo costantemente nomade
tra teatro sperimentale, arte visiva e azione quasi dadaista. Gli Orthographe espongono in mostra anche
un gioco da tavolo, dal titolo Cobain Affaire Sessions, che funziona come una performance collettiva,
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dove il pubblico viene coinvolto come giocatore nelle diverse sessioni, che si svolgono in una giornata;
l’obbiettivo: risolvere un enigma, grazie all’aiuto di indizi audio-video.
I sei artisti Isabella Mara, Camilla Monga, Serena Porrati, Mariagiulia Serantoni, Domenico
Stranieri, Ramona Zordini (Italia) presentano, nella cornice dell’ Atelier dell'Arco Amoroso in piazza
del Plebiscito, la videoinstallazione interattiva TouchStories, una serie di racconti individuali che hanno in
comune la storia e la geografia contemporanea del Mediterraneo. Una delle più antiche tradizioni narrative
– la narrazione nella sua primitiva oralità – viene presentata come un linguaggio contemporaneo, grazie
alla tecnologia multimediale utilizzata. L'installazione è caratterizzata da scenari narrativi diversi, che
consentono l'integrazione delle distinte sensibilità dei sei artisti con le loro competenze e la creazione di
una dimensione interattiva. Il pubblico ha infatti un ruolo attivo nel processo di creazione delle storie. Il
progetto è inoltre aperto ad ulteriori collaborazioni con altri artisti, che potranno aggiungere nuove storie
e codici di espressione.
Almudena Lobera (Spagna) utilizza moltissimo il disegno, oltre all'installazione e la performance.
Il suo campo di indagine prediletto è il rapporto tra rappresentazione e realtà, specchio e oggetto
ipoteticamente reale, follia e suo immaginario. Fortemente influenzata dal surrealismo, Lobera opera
una propria ricreazione di un almanacco visivo in Manual de la imagen mental, che dialoga con lo
spettatore, invitandolo ironicamente a creare la propria immagine mentale, utilizzando una serie di
gesti disegnati. Younes Baba Ali (Marocco) ha un percorso estremamente vario, da sound, video and
Interactive Art, a fotografia ed installazione. Lavora sulla molteplicità dei codici contemporanei e sulla loro
complessità, trovando punti di debolezza e crisi. Il lavoro in mostra, Untitled Landscape, è una sorta di
teatro interattivo nel quale è messo in scena, con l’intervento del pubblico, l’inquinamento del paesaggio
contemporaneo del Marocco: diversi sacchi della spazzatura, intrappolati in rami d’arancio sono mossi dal
vento provocato da tre ventilatori, azionati da un sensore che avverte la presenza del pubblico.
/barbaragurrieri/group (Italia), gruppo artistico siciliano formato nel 2002 da Barbara Gurrieri ed
Emanuele Tuminelli. I loro progetti nascono dalla necessità di indagare le dinamiche sociali e le relazioni
interpersonali contemporanee, attraverso media artistici. Partendo da un contesto locale come quello della
Sicilia, exemplum di secolari coesistenze culturali, etniche, linguistiche, elaborano progetti che riflettono
un pensiero che da estetico diventa etico e politico, ironico e profondo. I lavori in mostra dal titolo Figure,
appartengono ad un progetto nel quale gli artisti indagano, partendo dalle tecniche di pronto soccorso,
sulla necessità di affidarsi gli uni agli altri in una relazione, lontana dal soggettivismo contemporaneo.
Marco Strappato (Italia) mira ad attivare un processo di riposizionamento continuo del senso e dello
sguardo nei confronti dell’immagine. FakeLake è un progetto in progress che sviluppa una riflessione
sul concetto di immaginario in epoca contemporanea, prendendo avvio da uno scatto fotografico, in cui
un bacino lacustre appare denso ed impenetrabile. Il paesaggio, immune da posizionamenti storici o
geografici, si colloca in un territorio di frontiera tra il reale e il virtuale, tra il naturale e l’artificiale. Per
la mostra, l'artista presenta gli sviluppi del progetto, che si arricchisce di tre nuovi cicli di collage. Con
Route to Elsewhere, la giustapposizione dei ritagli fotografici imposta un orizzonte possibile, né reale né
verosimile, ma è nei passaggi tra le immagini che si rende palpabile lo spaesamento e il viaggio verso
l’altrove.
Catalogo Giuda edizioni
Ingresso libero
Info: tel. 071 222 50 38
Ufficio stampa Nazionale
Pepita Promoters
tel. 051.2919805 cell. 347.2105801
email: info@pepitapromoters.com
www.pepitapromoters.com
Email: domitilla.vallemani@comune.ancona.it
Sito: www.arriviepartenzemediterraneo.it
Orari: Dal martedì alla domenica dalle 18 alle 22.
Sabato e domenica ore 10 -13/18-22
15
giugno 2012
Arrivi e Partenze 2012: Mediterraneo
Dal 15 giugno al 02 settembre 2012
fotografia
arte contemporanea
disegno e grafica
arte contemporanea
disegno e grafica
Location
MOLE VANVITELLIANA
Ancona, Banchina Giovanni Da Chio, 28, (Ancona)
Ancona, Banchina Giovanni Da Chio, 28, (Ancona)
Orario di apertura
Dal martedì alla domenica dalle 18 alle 22. Sabato e domenica ore 10 -13/18-22
Vernissage
15 Giugno 2012, ore 18
Ufficio stampa
PEPITA PROMOTERS
Autore
Curatore