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Arseny Zhilyaev – An Experiment is Not About Creating Novelty
Il progetto espositivo prosegue la serie di mostre immaginarie sul futuro dell’arte che Zhilyaev ha intrapreso nell’ultimo decennio, intrecciando una complessa e ambigua narrazione transtorica e para-fittizia in cui la mostra diviene non solo oggetto di riflessione ma anche medium artistico.
Mostra prorogata fino al 13 marzo.
Comunicato stampa
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An Experiment is Not About Creating Novelty è la seconda mostra personale di Arseny Zhilyaev presso la galleria Canepaneri di Milano. Il progetto espositivo, commissionato dalla galleria, prosegue la serie di mostre immaginarie sul futuro dell’arte che Zhilyaev ha intrapreso nell’ultimo decennio, intrecciando una complessa e ambigua narrazione transtorica e para-fittizia in cui la mostra diviene non solo oggetto di riflessione ma anche medium artistico.
Il titolo della mostra coincide con l’incipit di una serie di componimenti poetici ricamati a macchina su tela e poi ricoperti da pennellate di vernice bianca. I versi tessuti sono originati attraverso un generatore di scrittura multimediale, un’intelligenza artificiale che crea nuove parole partendo da ciò che gli è stato suggerito come input.
L’autorialità delle tele è delegata da Zhilyaev all’artista artificiale Robert Pasternak1, un personaggio fittizio e un esempio futuristico di intelligenza artificiale progettata da un programmatore russo emigrato in California. Dopo una carriera artistica di successo negli Stati Uniti, Pasternak ha speso la sua vita “eterna” per supportare le vittime del progresso tecnologico. Vi sono tracce della sua relazione attiva con il contesto intellettuale della seconda parte del XX secolo. Una composizione fotografica presente in mostra lo ritrae vicino a Dmitry Prigov (1940-2007), figura di spicco del circolo di artisti del Concettualismo Moscovita, che ha lavorato sulla critica del precondizionamento ideologico e linguistico dell'espressione artistica e ha creato progetti usando quello che può essere descritto come un approccio meccanico o algoritmico alla poesia e all'arte. Pasternak è anche membro dell’Unione di Scrittori della Bay Area (WOTMU), un gruppo impegnato nella difesa del potenziale creativo umano dalle gabbie cognitive imposte dalle élite globali che governano il mondo della produzione intellettuale e linguistica digitale. Responsabile nel 20632 di uno sciopero generale, l’unione aspira, alludendo al Manifesto Accelerazionista3, alla “totale automazione della scrittura”, ovvero la riattualizzazione dell’idea di “scrittura automatica”, un concetto introdotto negli anni ’30 dal movimento surrealista e da André Breton per emancipare la creatività umana dai limiti della pressione sociale.
Nelle due serie di tele esposte in mostra, Pasternak ricorre al topos modernista del monocromo. Diversi livelli di poesia visiva, tessitura e pittura si uniscono in una superficie totalmente bianca, il colore acromatico che contiene in sé tutti i colori e simboleggia la luce, uno dei temi ricorrenti nell’opera Zhilyaev. Accennando ad operazioni di pittura astratta del dopoguerra europeo, dalla Pittura Industriale di Pinot Gallizio agli Achromes di Piero Manzoni, le serie di tele acromatiche incorporano il dilemma tra il modernismo e il suo opposto, tra una modernità scientifico-tecnologica e un legame con l’artigianale, il primitivo, l’esperienza somatica e pre linguistica.
Attraverso l’utilizzo di futuristici personaggi inventati, Zhilyaev prosegue in An Experiment is Not About Creating Novelty la sua ricerca sulla relazione tra lavoro creativo, tecnologia e critica sociale.
Riuscirà prima o poi l'automazione della produzione artistica ad offrire la possibilità di un cambiamento radicale della situazione di sfruttamento creativo nell'arte contemporanea? Zhilyaev interpreta la possibilità di rifiutare la partecipazione nella produzione artistica come un privilegio nell’attuale condizione del tardo capitalismo che ha adottato lo slogan "ognuno è un artista" come suo credo. In questo scenario distopico, in cui l'automazione libera l'artista dall'esigenza di produrre esclusivamente ciò che è nuovo e non determinato, Zhilyaev non presuppone alcuna trasformazione politica attraverso l'arte ma interroga i nostri limiti nell'immaginare la relazione tra "naturale" e “artificiale”, tra intelligenza artificiale e la sua incarnazione nell’umano, tra progresso e scrittura della storia. Se i movimenti culturali e artistici d'avanguardia, visti in prospettiva storica, invece che facilitare una maggiore uguaglianza e autonomia, hanno preparato il terreno all’emergere della società post- fordista, quali saranno le conseguenze di questo tipo di arte del futuro?
Il titolo della mostra coincide con l’incipit di una serie di componimenti poetici ricamati a macchina su tela e poi ricoperti da pennellate di vernice bianca. I versi tessuti sono originati attraverso un generatore di scrittura multimediale, un’intelligenza artificiale che crea nuove parole partendo da ciò che gli è stato suggerito come input.
L’autorialità delle tele è delegata da Zhilyaev all’artista artificiale Robert Pasternak1, un personaggio fittizio e un esempio futuristico di intelligenza artificiale progettata da un programmatore russo emigrato in California. Dopo una carriera artistica di successo negli Stati Uniti, Pasternak ha speso la sua vita “eterna” per supportare le vittime del progresso tecnologico. Vi sono tracce della sua relazione attiva con il contesto intellettuale della seconda parte del XX secolo. Una composizione fotografica presente in mostra lo ritrae vicino a Dmitry Prigov (1940-2007), figura di spicco del circolo di artisti del Concettualismo Moscovita, che ha lavorato sulla critica del precondizionamento ideologico e linguistico dell'espressione artistica e ha creato progetti usando quello che può essere descritto come un approccio meccanico o algoritmico alla poesia e all'arte. Pasternak è anche membro dell’Unione di Scrittori della Bay Area (WOTMU), un gruppo impegnato nella difesa del potenziale creativo umano dalle gabbie cognitive imposte dalle élite globali che governano il mondo della produzione intellettuale e linguistica digitale. Responsabile nel 20632 di uno sciopero generale, l’unione aspira, alludendo al Manifesto Accelerazionista3, alla “totale automazione della scrittura”, ovvero la riattualizzazione dell’idea di “scrittura automatica”, un concetto introdotto negli anni ’30 dal movimento surrealista e da André Breton per emancipare la creatività umana dai limiti della pressione sociale.
Nelle due serie di tele esposte in mostra, Pasternak ricorre al topos modernista del monocromo. Diversi livelli di poesia visiva, tessitura e pittura si uniscono in una superficie totalmente bianca, il colore acromatico che contiene in sé tutti i colori e simboleggia la luce, uno dei temi ricorrenti nell’opera Zhilyaev. Accennando ad operazioni di pittura astratta del dopoguerra europeo, dalla Pittura Industriale di Pinot Gallizio agli Achromes di Piero Manzoni, le serie di tele acromatiche incorporano il dilemma tra il modernismo e il suo opposto, tra una modernità scientifico-tecnologica e un legame con l’artigianale, il primitivo, l’esperienza somatica e pre linguistica.
Attraverso l’utilizzo di futuristici personaggi inventati, Zhilyaev prosegue in An Experiment is Not About Creating Novelty la sua ricerca sulla relazione tra lavoro creativo, tecnologia e critica sociale.
Riuscirà prima o poi l'automazione della produzione artistica ad offrire la possibilità di un cambiamento radicale della situazione di sfruttamento creativo nell'arte contemporanea? Zhilyaev interpreta la possibilità di rifiutare la partecipazione nella produzione artistica come un privilegio nell’attuale condizione del tardo capitalismo che ha adottato lo slogan "ognuno è un artista" come suo credo. In questo scenario distopico, in cui l'automazione libera l'artista dall'esigenza di produrre esclusivamente ciò che è nuovo e non determinato, Zhilyaev non presuppone alcuna trasformazione politica attraverso l'arte ma interroga i nostri limiti nell'immaginare la relazione tra "naturale" e “artificiale”, tra intelligenza artificiale e la sua incarnazione nell’umano, tra progresso e scrittura della storia. Se i movimenti culturali e artistici d'avanguardia, visti in prospettiva storica, invece che facilitare una maggiore uguaglianza e autonomia, hanno preparato il terreno all’emergere della società post- fordista, quali saranno le conseguenze di questo tipo di arte del futuro?
30
gennaio 2020
Arseny Zhilyaev – An Experiment is Not About Creating Novelty
Dal 30 gennaio al 13 marzo 2020
arte contemporanea
Location
C+N Gallery CANEPANERI
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 48, (Milano)
Orario di apertura
lunedì 10/13 - 14/17,
martedì – venerdì 10/13 – 14/18
Vernissage
30 Gennaio 2020, h 18
Autore
Curatore
Autore testo critico