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art in court
Un tribunale può sembrare un luogo inconsueto dove proporre arte, ma l’arte per sua natura deve rompere gli schemi e portare le proprie proposte
Comunicato stampa
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Un tribunale può sembrare un luogo inconsueto dove proporre arte, ma l’arte per sua natura deve rompere gli schemi e portare le proprie proposte dov’è la gente, perché l’arte è per la gente, e in questo luogo la gente c’è ed è viva, un brulicare continuo che forma immagini e colori che si muovono e si modificano continuamente nelle sale delle udienze e nei corridoi, toghe ed ermellini, zelanti cancellieri, giovani procuratori in cerca di affermazioni professionali, uomini in divisa, pubblico che ha necessità di frequentare questo luogo e chi è li spinto da curiosità morbose, tutto si muove rapidamente perché la nostra società è la società dell’efficienza… ma improvvisamente tutto rallenta, i passi si fanno più felpati, sembra quasi che i piedi non tocchino terra per assenza di gravità. Che cosa è successo, le pareti hanno perso il loro anonimo grigiore, si sono riempite di colori, di forme, sembra quasi che tutta l’umanità, che fino a quel momento si muoveva si accalcava e formava i colori e le forme, si sia improvvisamente trasferita sulle pareti che hanno perso la loro abituale funzione di contenitori di messaggi, ormai non più avvisi o dispacci di qualche cancelliere, ma solo opere di un gruppo d’artisti che è voluto uscire dai consueti schemi dei luoghi preposti all’arte e coraggiosamente affrontare un pubblico che potrebbe essere distratto, ma non lo è.
Il “ luogo tribunale” con i suoi grandi spazi comuni, i lunghi corridoi, le aule delle udienze e gli uffici dei funzionari, sembra improvvisamente riempirsi di vita diversa, poiché già il “luogo tribunale” è vita: tutta l’attività umana è vita e anche là dove si amministra la giustizia, segno di civiltà, e non esiste civiltà evoluta dove cultura e vita quotidiana non percorrano insieme le tappe di un’esistenza
Il percorso è eterogeneo, ogni artista propone se stesso attraverso un linguaggio cromatico e segnico che scaturisce dalla propria ricerca, non è una corrente, ma è fluire d’idee che s’intrecciano, si scontrano e si fondono.
Il visitatore può rimanere sorpreso ma anche sconcertato nell’osservare la diversità di linguaggio, di stile e tecnica esecutiva, ogni artista si muove liberamente utilizzando superfici e colori, materiali inerti che improvvisamente vivono sotto lo stimolo creatore dell’artista, come uno scrittore utilizza sintassi e costruzioni poetiche, perché in fondo ogni costruzione espressiva che sia artistico – pittorica o letteraria o musicale, è fatta di segni e simboli che servono a stimolare l’interesse del visitatore che si vede costretto a decodificare, secondo i propri parametri culturali ciò che altri hanno deciso di proporre.
L’arte nasce dall’arte, nessun’opera d’arte è totalmente autonoma, e pochissime sono nate dall’osservazione diretta della natura, anche una figura disegnata o lo studio di un campo di grano, richiedono termini di riferimento, e poiché l’occhio e la mente umana non sono mai interamente vergini, si può affermare che mnemonicamente ci si rifà a dei precedenti che hanno lasciato una traccia nella nostra memoria visiva.
L’artista spesso agisce d’impulso, creare immagini è un atto d’energia come creare musica o scrivere un libro, è un atto d’amore verso l’umanità, è condividere con gli altri, farli partecipi delle proprie idee, delle proprie fantasie, delle proprie ansie e delle gioie.
La storia dell’arte, nel suo affascinante percorso, annovera gruppi d’artisti che s’identificarono per appartenenza nazionale, per ideologia, credo religioso o per corrente, ma è anche vero che le cosiddette correnti sono state degli steccati all’interno dei quali molti artisti si sono spesso trovati invischiati, vincolati a schemi voluti dalla critica o dal mercato; tuttavia non sempre la creatività è stata repressa, spesso c’è voluto del coraggio che non sempre ha pagato, ma, anzi, molte volte ha reso emarginati perché non in linea con il capriccio della moda del momento.
L’artista, quello con l’A maiuscola, è uno sperimentatore, una persona che non si sente soddisfatta di ciò che ha realizzato, che vuole sempre provare qualcosa di nuovo, che decide di scolpire, di dipingere di creare figurativo oggi e astratto domani, di usare l’olio e poi l’acrilico di alzarsi al mattino e di riempire una tela di rossi papaveri, mentre il mattino dopo intervenendo su di una tela di juta decide di frantumarne la trama con un punteruolo o di bruciarla, ma…soprattutto non si preoccupa se le sue opere trovano acquirenti o estimatori, perché produrre cultura non vuol dire produrre ciò che il mercato richiede, ma ciò che liberamente l’ingegno umano ha deciso di fare in piena libertà, ed è a questo punto che nasce il vero artista.
Il gruppo che si propone, opera in piena libertà, autonomamente senza che i rispettivi linguaggi influenzino l’altro, senza che si senta l’esigenza di avere una linea di condotta comune, un filo conduttore, ognuno si muove liberamente, ma nel frattempo si muovono all’unisono verso un punto comune d’arrivo, far conoscere le proprie opere, e la novità che alberga in ognuno di loro.
L’artista vuol meravigliare, affascinare e sconvolgere, tenta di essere accettato, ma si sente lusingato anche quando è rifiutato o peggio ancora ghettizzato.
Tutto questo è motore, il motore che muove l’arte, un’arte che non può essere comoda, deve necessariamente essere scomoda per attirare l’attenzione dell’uomo preso dalla quotidianità che lo distrae e spesso gli fa perdere le cose migliori che la vita gli offre.
Gerardo Gelardi
Il “ luogo tribunale” con i suoi grandi spazi comuni, i lunghi corridoi, le aule delle udienze e gli uffici dei funzionari, sembra improvvisamente riempirsi di vita diversa, poiché già il “luogo tribunale” è vita: tutta l’attività umana è vita e anche là dove si amministra la giustizia, segno di civiltà, e non esiste civiltà evoluta dove cultura e vita quotidiana non percorrano insieme le tappe di un’esistenza
Il percorso è eterogeneo, ogni artista propone se stesso attraverso un linguaggio cromatico e segnico che scaturisce dalla propria ricerca, non è una corrente, ma è fluire d’idee che s’intrecciano, si scontrano e si fondono.
Il visitatore può rimanere sorpreso ma anche sconcertato nell’osservare la diversità di linguaggio, di stile e tecnica esecutiva, ogni artista si muove liberamente utilizzando superfici e colori, materiali inerti che improvvisamente vivono sotto lo stimolo creatore dell’artista, come uno scrittore utilizza sintassi e costruzioni poetiche, perché in fondo ogni costruzione espressiva che sia artistico – pittorica o letteraria o musicale, è fatta di segni e simboli che servono a stimolare l’interesse del visitatore che si vede costretto a decodificare, secondo i propri parametri culturali ciò che altri hanno deciso di proporre.
L’arte nasce dall’arte, nessun’opera d’arte è totalmente autonoma, e pochissime sono nate dall’osservazione diretta della natura, anche una figura disegnata o lo studio di un campo di grano, richiedono termini di riferimento, e poiché l’occhio e la mente umana non sono mai interamente vergini, si può affermare che mnemonicamente ci si rifà a dei precedenti che hanno lasciato una traccia nella nostra memoria visiva.
L’artista spesso agisce d’impulso, creare immagini è un atto d’energia come creare musica o scrivere un libro, è un atto d’amore verso l’umanità, è condividere con gli altri, farli partecipi delle proprie idee, delle proprie fantasie, delle proprie ansie e delle gioie.
La storia dell’arte, nel suo affascinante percorso, annovera gruppi d’artisti che s’identificarono per appartenenza nazionale, per ideologia, credo religioso o per corrente, ma è anche vero che le cosiddette correnti sono state degli steccati all’interno dei quali molti artisti si sono spesso trovati invischiati, vincolati a schemi voluti dalla critica o dal mercato; tuttavia non sempre la creatività è stata repressa, spesso c’è voluto del coraggio che non sempre ha pagato, ma, anzi, molte volte ha reso emarginati perché non in linea con il capriccio della moda del momento.
L’artista, quello con l’A maiuscola, è uno sperimentatore, una persona che non si sente soddisfatta di ciò che ha realizzato, che vuole sempre provare qualcosa di nuovo, che decide di scolpire, di dipingere di creare figurativo oggi e astratto domani, di usare l’olio e poi l’acrilico di alzarsi al mattino e di riempire una tela di rossi papaveri, mentre il mattino dopo intervenendo su di una tela di juta decide di frantumarne la trama con un punteruolo o di bruciarla, ma…soprattutto non si preoccupa se le sue opere trovano acquirenti o estimatori, perché produrre cultura non vuol dire produrre ciò che il mercato richiede, ma ciò che liberamente l’ingegno umano ha deciso di fare in piena libertà, ed è a questo punto che nasce il vero artista.
Il gruppo che si propone, opera in piena libertà, autonomamente senza che i rispettivi linguaggi influenzino l’altro, senza che si senta l’esigenza di avere una linea di condotta comune, un filo conduttore, ognuno si muove liberamente, ma nel frattempo si muovono all’unisono verso un punto comune d’arrivo, far conoscere le proprie opere, e la novità che alberga in ognuno di loro.
L’artista vuol meravigliare, affascinare e sconvolgere, tenta di essere accettato, ma si sente lusingato anche quando è rifiutato o peggio ancora ghettizzato.
Tutto questo è motore, il motore che muove l’arte, un’arte che non può essere comoda, deve necessariamente essere scomoda per attirare l’attenzione dell’uomo preso dalla quotidianità che lo distrae e spesso gli fa perdere le cose migliori che la vita gli offre.
Gerardo Gelardi
15
novembre 2003
art in court
Dal 15 al 30 novembre 2003
arte contemporanea
Location
CASA DI TOLLERANZA
Milano, Via Francesco Ingegnoli, 17, (Milano)
Milano, Via Francesco Ingegnoli, 17, (Milano)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
15 Novembre 2003, 18.30 - 21.00