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Arte da sfogliare
Da Miró a Giacometti, da Calvino a Prévert, in mostra alla Kasa i contributi originali dei principali artisti e scrittori del ‘900 che, tra il 1946 e il 1982, hanno collaborato alla mitica rivista parigina “Derrière le miroir”.
Comunicato stampa
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Può capitare che per toccare con mano le opere di artisti come Joan Miró, Alexander Calder, Saul Steinberg e Valerio Adami, non serva andare nei musei o bussare alle porte delle gallerie: a volte basta sfogliare una rivista, se questa può vantare la collaborazione dei più importanti pittori, scultori e scrittori del secondo Novecento. Stiamo parlando di Derrière le miroir - DLM, per gli amici-, la rivista pubblicata dalla mitica Galleria Maeght di Parigi dal 1946 al 1982. Grazie ai suoi oltre 250 numeri (circa 6 all’anno, senza una periodicità fissa) ha rappresentato uno straordinario modo di portare arte di primissimo ordine a un pubblico più vasto dei soli acquirenti delle opere.
È una storia importante, che si inizia a scrivere grazie ad Aimé Maeght, collezionista e mercante d’arte che nel 1945 apre la sua galleria in Rue de Téhéran, in una Parigi culla di un’irripetibile stagione di creatività artistica e letteraria; e proprio tra gli artisti che Maeght rappresenta ed espone ci sono alcuni dei nomi più importanti dell’arte del Novecento: Henri Matisse, Alexander Calder, Georges Braque, Marc Chagall, Alberto Giacometti e Joan Miró solo per citarne alcuni. Questi stessi artisti sono quelli con cui Maeght collaborerà per dare vita alla rivista e anche, insieme alla moglie Marguerite, alla Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence, inaugurata nel 1964 e ancora oggi sede di una delle più importanti collezioni europee di arte del Novecento.
Una rivista nata in un contesto così vivace e unico non può che rifletterne le caratteristiche: i numeri di Derrière le miroir, tutti rigorosamente monografici, sono illustrati con copie di alcune opere degli artisti in mostra presso la Galleria alternate a litografie originali composte e stampate per l’occasione. In un’epoca in cui i cataloghi delle mostre erano in genere brochure senza pretese, quelli di DLM erano un unicum per spettacolarità, cura della stampa, originalità delle opere. Come i numeri dedicati a Valerio Adami, unico artista italiano presente. D’altronde, dire italiano nel suo caso è una semplificazione: Adami è cittadino del mondo, gran viaggiatore, amico di artisti, scrittori e intellettuali di tutto il pianeta. Tra i suoi molti recapiti, Parigi, insieme a Meina, è quello che ricorre più spesso. E la Galerie Maeght un porto sicuro, dove espone spesso a partire dal 1970. Il suo tratto inconfondibile, che deve molto alla pop art, lo ha reso popolarissimo, in Francia e altrove e si ritrova tutto nelle vivaci litografie esposte alla Kasa.
Ma non basta. Ogni pubblicazione diviene una sorta di catalogo in cui all’apparato critico sono sostituiti interventi dei più importanti scrittori del tempo, da Prévert a Calvino, da Queneau a Sartre: ciascuno di questi autori realizza un testo ad hoc per l’artista di riferimento, testimoniando così un’epoca d’oro in cui arte e letteratura andavano a braccetto. I contributi testuali meritano infatti uno spazio a parte, per importanza dei nomi e per autonomia letteraria. Basterà nominare Jacques Prévert che dedica una poesia all’artista Alexander Calder noto nel mondo soprattutto per i suoi mobiles, esposti letteralmente ovunque, oggetto da sempre di imitazioni di ogni tipo (anche nell’allestimento in questa mostra!). Definito “orologiaio del vento”, “scultore del tempo” e paragonato, insieme al suo lavoro, alla Tour Eiffel: “Mobile en haut / stabile en bas / telle est la tour Eiffel / Calder est comme elle.”
Anche il formato, grande e di immediato impatto, è pensato per lasciare massima libertà agli artisti. Ogni numero è infatti composto da pagine sfascicolabili in cui le litografie e le riproduzioni delle opere sono presentate in maniera sempre unica e originale: in alcuni casi le immagini riempiono la pagina con i loro colori e le loro forme astratte, in altri vengono stampate su fogli ripiegati che rivelano il contenuto poco a poco, in altri ancora si fondono con il testo che le accompagna. È facile dunque comprendere come questa caratteristica renda oggi molto difficile trovare numeri completi di Derrière le miroir, poiché gli appassionati lettori non avranno certo resistito all’idea di appendere nelle stanze di casa alcune di queste opere d’arte su carta! A questo va aggiunta poi la scarsa diffusione della rivista in Italia: se, per la predominanza di autori rilevanti per la cultura poetica d’oltralpe, non è difficile trovarne qualche numero in circolazione in Francia ma anche in Germania e in Inghilterra, la presenza dei soli Adami e Calvino come rappresentanti del nostro Paese l’ha resa una pubblicazione da noi molto poco nota. Ecco quindi che la mostra alla Kasa dei Libri rappresenta un’occasione imperdibile per poter ammirare molti di questi numeri nella loro interezza.
Come quello dedicato a uno dei mostri sacri dell’arte del Novecento, Georges Braque, fondatore del cubismo insieme a Picasso. Presente sulla rivista fin dai suoi esordi (il suo primo fascicolo è il n. 4), la accompagna nel tempo con continui contributi; l’ultimo, che noi esponiamo, è del 1963, poco prima della morte. L'anno successivo DLM gli dedicherà un triplo fascicolo commemorativo, con omaggi di tutti i principali artisti del secolo. Per accompagnare degnamente l’avanguardia cubista di Braque, si fa avanti un altro innovatore della parola, il poeta surrealista René Char, che nel numero 25/26 del 1950 compone un testo ad hoc. Un altro pezzo da novanta è Marc Chagall, di cui in mostra documentiamo il primo fascicolo, del 1950, quando l’artista, ebreo, è appena tornato dall'esilio negli Stati Uniti, e l’ultimo, del 1981. È uno degli ospiti più assidui della Galleria e di conseguenza anche la sua presenza in DLM è corposa, con oltre dieci fascicoli monografici, che ne fanno il nome più frequente dopo Joan Miró. Proprio l’artista catalano è il più presente in DLM, con 14 fascicoli personali (di cui 7 doppi e due tripli), ma anche con partecipazioni a tutti i numeri in cui convivono artisti diversi. In mostra gli dedichiamo una parete, ma potrebbero essere due, tre, cinque... e tutte con la stessa ispirazione felice, libertaria. In uno di questi suoi splendidi e strabordanti numeri illustrati viene affiancato ad un testo originale dello scrittore premio Nobel Claude Simon, che racconta di una serie di lavori dell’artista: non una descrizione puntuale ma un’evocazione per immagini poetiche, in linea con lo spirito della rivista. E poi ancora Guillaume Apollinaire su Derain e Chagall, il filosofo Michel Foucault sul pittore francese Rebeyrolle e il nostro Italo Calvino con Quattro favole d’Esopo per Valerio Adami, una più ispirata e ingegnosa dell’altra.
Esplorando le centinaia di fascicoli esposti si ha l’occasione anche di imbattersi in artisti meno noti nel nostro Paese o meno conosciuti dal grande pubblico, come Isamu Noguchi, scultore nippo-americano, oppure Pierre Tal-Coat, ben noto in Francia come fondatore della corrente del tachisme. È lui che collabora, tra l’altro, alla realizzazione del grande mosaico all’ingresso della Fondazione di Saint Paul de Vence, a cui lavora insieme a Joan Miró e Raoul Ubac (anche quest’ultimo tra gli artisti legati alla galleria e alla rivista). Non solo pittori, compaio anche nomi come quello del giapponese Shūsaku Arakawa, studioso di matematica e medicina, architetto, che ha prodotto opere d’arte influenzate dalla sua formazione scientifica.
Insomma, con la mostra Arte da sfogliare esponiamo in maniera libera e fruibile, come abitudine della Kasa, materiali che poco si vedono in giro e grazie ai quali poter ricostruire una stagione mitica per l’arte e la letteratura che, in poco meno di 40 anni, ha saputo lasciare un segno nella nostra cultura.
È una storia importante, che si inizia a scrivere grazie ad Aimé Maeght, collezionista e mercante d’arte che nel 1945 apre la sua galleria in Rue de Téhéran, in una Parigi culla di un’irripetibile stagione di creatività artistica e letteraria; e proprio tra gli artisti che Maeght rappresenta ed espone ci sono alcuni dei nomi più importanti dell’arte del Novecento: Henri Matisse, Alexander Calder, Georges Braque, Marc Chagall, Alberto Giacometti e Joan Miró solo per citarne alcuni. Questi stessi artisti sono quelli con cui Maeght collaborerà per dare vita alla rivista e anche, insieme alla moglie Marguerite, alla Fondazione Maeght di Saint-Paul de Vence, inaugurata nel 1964 e ancora oggi sede di una delle più importanti collezioni europee di arte del Novecento.
Una rivista nata in un contesto così vivace e unico non può che rifletterne le caratteristiche: i numeri di Derrière le miroir, tutti rigorosamente monografici, sono illustrati con copie di alcune opere degli artisti in mostra presso la Galleria alternate a litografie originali composte e stampate per l’occasione. In un’epoca in cui i cataloghi delle mostre erano in genere brochure senza pretese, quelli di DLM erano un unicum per spettacolarità, cura della stampa, originalità delle opere. Come i numeri dedicati a Valerio Adami, unico artista italiano presente. D’altronde, dire italiano nel suo caso è una semplificazione: Adami è cittadino del mondo, gran viaggiatore, amico di artisti, scrittori e intellettuali di tutto il pianeta. Tra i suoi molti recapiti, Parigi, insieme a Meina, è quello che ricorre più spesso. E la Galerie Maeght un porto sicuro, dove espone spesso a partire dal 1970. Il suo tratto inconfondibile, che deve molto alla pop art, lo ha reso popolarissimo, in Francia e altrove e si ritrova tutto nelle vivaci litografie esposte alla Kasa.
Ma non basta. Ogni pubblicazione diviene una sorta di catalogo in cui all’apparato critico sono sostituiti interventi dei più importanti scrittori del tempo, da Prévert a Calvino, da Queneau a Sartre: ciascuno di questi autori realizza un testo ad hoc per l’artista di riferimento, testimoniando così un’epoca d’oro in cui arte e letteratura andavano a braccetto. I contributi testuali meritano infatti uno spazio a parte, per importanza dei nomi e per autonomia letteraria. Basterà nominare Jacques Prévert che dedica una poesia all’artista Alexander Calder noto nel mondo soprattutto per i suoi mobiles, esposti letteralmente ovunque, oggetto da sempre di imitazioni di ogni tipo (anche nell’allestimento in questa mostra!). Definito “orologiaio del vento”, “scultore del tempo” e paragonato, insieme al suo lavoro, alla Tour Eiffel: “Mobile en haut / stabile en bas / telle est la tour Eiffel / Calder est comme elle.”
Anche il formato, grande e di immediato impatto, è pensato per lasciare massima libertà agli artisti. Ogni numero è infatti composto da pagine sfascicolabili in cui le litografie e le riproduzioni delle opere sono presentate in maniera sempre unica e originale: in alcuni casi le immagini riempiono la pagina con i loro colori e le loro forme astratte, in altri vengono stampate su fogli ripiegati che rivelano il contenuto poco a poco, in altri ancora si fondono con il testo che le accompagna. È facile dunque comprendere come questa caratteristica renda oggi molto difficile trovare numeri completi di Derrière le miroir, poiché gli appassionati lettori non avranno certo resistito all’idea di appendere nelle stanze di casa alcune di queste opere d’arte su carta! A questo va aggiunta poi la scarsa diffusione della rivista in Italia: se, per la predominanza di autori rilevanti per la cultura poetica d’oltralpe, non è difficile trovarne qualche numero in circolazione in Francia ma anche in Germania e in Inghilterra, la presenza dei soli Adami e Calvino come rappresentanti del nostro Paese l’ha resa una pubblicazione da noi molto poco nota. Ecco quindi che la mostra alla Kasa dei Libri rappresenta un’occasione imperdibile per poter ammirare molti di questi numeri nella loro interezza.
Come quello dedicato a uno dei mostri sacri dell’arte del Novecento, Georges Braque, fondatore del cubismo insieme a Picasso. Presente sulla rivista fin dai suoi esordi (il suo primo fascicolo è il n. 4), la accompagna nel tempo con continui contributi; l’ultimo, che noi esponiamo, è del 1963, poco prima della morte. L'anno successivo DLM gli dedicherà un triplo fascicolo commemorativo, con omaggi di tutti i principali artisti del secolo. Per accompagnare degnamente l’avanguardia cubista di Braque, si fa avanti un altro innovatore della parola, il poeta surrealista René Char, che nel numero 25/26 del 1950 compone un testo ad hoc. Un altro pezzo da novanta è Marc Chagall, di cui in mostra documentiamo il primo fascicolo, del 1950, quando l’artista, ebreo, è appena tornato dall'esilio negli Stati Uniti, e l’ultimo, del 1981. È uno degli ospiti più assidui della Galleria e di conseguenza anche la sua presenza in DLM è corposa, con oltre dieci fascicoli monografici, che ne fanno il nome più frequente dopo Joan Miró. Proprio l’artista catalano è il più presente in DLM, con 14 fascicoli personali (di cui 7 doppi e due tripli), ma anche con partecipazioni a tutti i numeri in cui convivono artisti diversi. In mostra gli dedichiamo una parete, ma potrebbero essere due, tre, cinque... e tutte con la stessa ispirazione felice, libertaria. In uno di questi suoi splendidi e strabordanti numeri illustrati viene affiancato ad un testo originale dello scrittore premio Nobel Claude Simon, che racconta di una serie di lavori dell’artista: non una descrizione puntuale ma un’evocazione per immagini poetiche, in linea con lo spirito della rivista. E poi ancora Guillaume Apollinaire su Derain e Chagall, il filosofo Michel Foucault sul pittore francese Rebeyrolle e il nostro Italo Calvino con Quattro favole d’Esopo per Valerio Adami, una più ispirata e ingegnosa dell’altra.
Esplorando le centinaia di fascicoli esposti si ha l’occasione anche di imbattersi in artisti meno noti nel nostro Paese o meno conosciuti dal grande pubblico, come Isamu Noguchi, scultore nippo-americano, oppure Pierre Tal-Coat, ben noto in Francia come fondatore della corrente del tachisme. È lui che collabora, tra l’altro, alla realizzazione del grande mosaico all’ingresso della Fondazione di Saint Paul de Vence, a cui lavora insieme a Joan Miró e Raoul Ubac (anche quest’ultimo tra gli artisti legati alla galleria e alla rivista). Non solo pittori, compaio anche nomi come quello del giapponese Shūsaku Arakawa, studioso di matematica e medicina, architetto, che ha prodotto opere d’arte influenzate dalla sua formazione scientifica.
Insomma, con la mostra Arte da sfogliare esponiamo in maniera libera e fruibile, come abitudine della Kasa, materiali che poco si vedono in giro e grazie ai quali poter ricostruire una stagione mitica per l’arte e la letteratura che, in poco meno di 40 anni, ha saputo lasciare un segno nella nostra cultura.
19
gennaio 2022
Arte da sfogliare
Dal 19 gennaio al 20 marzo 2022
arte moderna
Location
KASA DEI LIBRI
Milano, Largo Aldo De Benedetti, 4, (Milano)
Milano, Largo Aldo De Benedetti, 4, (Milano)
Orario di apertura
Tutti i giorni, ore 15-19
Sito web
Autore
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