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Arte e impegno – Gerardo Di Fiore
un incontro con l’artista Gerardo Di Fiore, primo degli incontri periodici con artisti che riesaminano, per mezzo di fotografie, diapositive e filmati, il percorso del loro lavoro che si confronta con le tematiche politiche e sociali
Comunicato stampa
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L’esperienza del “Sociale” a Napoli riconosce il suo antefatto immediato nelle istallazioni in piazza del Natale del 1970, un’iniziativa che al fianco di Gerardo Di Fiore vede cimentarsi altri cinque importanti artisti napoletani (C. Alfano, R. Barisani, C. Di Ruggiero, M. Persico, G. Pisani). Due anni dopo Di Fiore entra a far parte della “Galleria Inesistente”, ricoprendo un ruolo di primo piano in azioni come le due con i leoni di gesso o quella del filo di cotone verde. Nel 1976, essendo con A. Pedicini, G. Pedicini, C. Rezzuti ed E. Ruotolo tra i fondatori dell’“A/Social group”, conduce con questo collettivo una serie di azioni nel contesto dell’Ospedale Psichiatrico “Frullone”. Un filmato di tale esperienza è poi presentato alla Biennale di Venezia dello stesso anno. In quell’occasione Venezia costituisce anche il teatro per una nuova azione in tempo reale con allusioni alla condizione di alienazione patita dai reclusi negli istituti di salute mentale.
La parabola dell’attività nel “Sociale” di Di Fiore si compie attraverso le successive aggregazioni dell’“Open Laboratory” e del “Laboratorio Tre”. Sotto l’etichetta dell’“Open Laboratory”, nel giugno del 1978, questi infatti, insieme a C. De Falco, E. Viaggiano, G. Pedicini, G. Rosamilia, è tra i promotori di un’azione dalle marcate connotazioni antropologiche intitolata Un tempio per Cavriago. L’anno seguente (1979) Di Fiore, Di Falco e Viaggiano danno vita a “Laboratorio Tre” che subito si rende protagonista a Martina Franca di due interventi che riflettono sulla storia, la società e la cultura dell’Italia meridionale: Simbiosi ed Obelisco. Differenti sono le istanze affrontate dal gruppo a Gubbio con l’azione Il lupo cerca Francesco (1979), ove il lupo diviene metafora di tutto ciò che è corruzione, vizio, immoralità, contrapposto alla purezza e alla rettitudine di Francesco. I santi uccideranno i Papi (1980), presentata al Centro internazionale di Brera a Milano, si colloca sulla linea del discorso intrapreso l’anno precedente.
L’aprirsi del nuovo decennio, comunque, segna anche per Di Fiore, come per molti altri, la fine dell’esperienza del “Sociale” ed il ritorno alla produzione individuale di “oggetti”. “Ritornare ad una pratica individuale, in un certo qual modo privata”, spiega l’artista nel 1982, “non ha il valore di sconfessione: significa a questo punto rivedersi nello specchio del doppio lavoro, ritrovare la propria identità operativa, facendo ritorno in se stessi con l’esperienza acquisita. Soltanto grazie ad essa è possibile non perdersi come Narciso nella contemplazione della propria immagine. E’ a partire da tale consapevolezza che sono tornato all’uso della gommapiuma, ritenendola particolarmente congeniale al mio lavoro, sia per le seduzioni estetiche, sia per la valenza, la cifra simbolica e allusiva, che copre in sé, nel suo prodotto tecnologico.”
La parabola dell’attività nel “Sociale” di Di Fiore si compie attraverso le successive aggregazioni dell’“Open Laboratory” e del “Laboratorio Tre”. Sotto l’etichetta dell’“Open Laboratory”, nel giugno del 1978, questi infatti, insieme a C. De Falco, E. Viaggiano, G. Pedicini, G. Rosamilia, è tra i promotori di un’azione dalle marcate connotazioni antropologiche intitolata Un tempio per Cavriago. L’anno seguente (1979) Di Fiore, Di Falco e Viaggiano danno vita a “Laboratorio Tre” che subito si rende protagonista a Martina Franca di due interventi che riflettono sulla storia, la società e la cultura dell’Italia meridionale: Simbiosi ed Obelisco. Differenti sono le istanze affrontate dal gruppo a Gubbio con l’azione Il lupo cerca Francesco (1979), ove il lupo diviene metafora di tutto ciò che è corruzione, vizio, immoralità, contrapposto alla purezza e alla rettitudine di Francesco. I santi uccideranno i Papi (1980), presentata al Centro internazionale di Brera a Milano, si colloca sulla linea del discorso intrapreso l’anno precedente.
L’aprirsi del nuovo decennio, comunque, segna anche per Di Fiore, come per molti altri, la fine dell’esperienza del “Sociale” ed il ritorno alla produzione individuale di “oggetti”. “Ritornare ad una pratica individuale, in un certo qual modo privata”, spiega l’artista nel 1982, “non ha il valore di sconfessione: significa a questo punto rivedersi nello specchio del doppio lavoro, ritrovare la propria identità operativa, facendo ritorno in se stessi con l’esperienza acquisita. Soltanto grazie ad essa è possibile non perdersi come Narciso nella contemplazione della propria immagine. E’ a partire da tale consapevolezza che sono tornato all’uso della gommapiuma, ritenendola particolarmente congeniale al mio lavoro, sia per le seduzioni estetiche, sia per la valenza, la cifra simbolica e allusiva, che copre in sé, nel suo prodotto tecnologico.”
14
giugno 2006
Arte e impegno – Gerardo Di Fiore
14 giugno 2006
incontro - conferenza
Location
CORTECCIAMOTORIA
Napoli, Via Dei Pellegrini, 5, (Napoli)
Napoli, Via Dei Pellegrini, 5, (Napoli)
Vernissage
14 Giugno 2006, ore 18.30
Autore
Curatore