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Arte francescana tra Montefeltro e Papato. Committenze artistiche 1234-1528
la mostra nasce dal recente ritrovamento del vasto ciclo di affreschi (per un totale di 100 mq) della quarta decade del Trecento, conservato a Cagli nella Chiesa di San Francesco: la più antica chiesa francescana delle Marche che, dopo un lugo restauro, riapre in questa occasione al pubblico
Comunicato stampa
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La mostra “Arte francescana tra Montefeltro e Papato. Committenze artistiche 1234-1528”
nasce dal recente ritrovamento del vasto ciclo di affreschi (per un totale di 100 mq) della quarta decade del Trecento, conservato a Cagli nella Chiesa di San Francesco: la più antica chiesa francescana delle Marche che, dopo un lugo restauro, riapre in questa occasione al pubblico.
Promossa da Comune di Cagli (Assessorato per i Beni Culturali e Monumentali) e Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche, in collaborazione con Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Milano, Regione Marche (Assessorato Beni e Attività Culturali), Provincia di Pesaro e Urbino (Assessorato Attività Culturali e Assessorato Beni Culturali) e inoltre con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, prodotta e organizzata da Arthemisia, la mostra è allestita a Cagli nelle due sedi della Chiesa di San Francesco e di Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, dal 24 marzo al 1 luglio 2007.
La mostra, a cura di Lorenza Mochi Onori, si compone di circa settanta opere e di numerosi documenti pergamenacei.
La mostra si incentra sul ritrovato ciclo di affreschi trecenteschi e si completa con opere trasferite a Milano nel 1811 e poi a Roma, per dare una lettura il più possibile completa di questo mirabile tempio precocemente eretto a ridosso della Flaminia, uno dei tracciati dei pellegrini per Roma e per Assisi.
La chiesa cagliese, edificata nel 1234 probabilmente a seguito della conoscenza diretta di San Francesco da parte di alcuni cittadini che si imbarcarono ad Ancona per la V Crociata (lo testimonia una pergamena conservata nell’Archivio Storico del Comune), appariva fino alla seconda metà del Cinquecento come un autentico scrigno d’arte: l’intera abside poligonale mirabilmente affrescata e al di sopra dell’altar maggiore, collocato fino al 1572 nella parete di fondo absidale, vi era il grande polittico che l’Alunno da Foligno firma e data nel 1465.
Lo smontaggio recente del catino ottocentesco ha consentito di riportare alla luce il sovrastante catino medioevale con gli affreschi che erano ancora in larga parte ricoperti da uno strato di calce apportato nel 1579 per le pressanti motivazioni sanitarie dettate dai timori di peste.
Ora gli affreschi svelano una fulgente cromia e al visitatore è concesso di ammirarli con gli occhi dell’uomo del Cinquecento. Paradossalmente infatti l’occultamento del 1579 ha salvato gli affreschi da restauri errati e dal decorso del tempo. Tale rimozione non ha peraltro alterato il ritmo interno dell’aula e della stessa decorazione ottocentesca del presbiterio che ora funge da montatura alla gemma preziosa costituita dagli affreschi della quarta decade del Trecenti. Il livello qualitativo dell’opera, dove chiari sono gli influssi della pittura senese dei fratelli Lorenzetti, ha portato gli studiosi a considerarla infatti come il capolavoro assoluto di Mello da Gubbio, attivo tra il 1330 e il 1360.
Tale influsso della pittura senese per il tramite di Mello da Gubbio, asserisce Alessandro Marchi, è assai intenso nelle raffigurazioni dei profeti e della scena della probabile Maddalena. Questo legame è ribadito in maniera sottile, assai più dalla qualità pittorica e dalla sapiente orchestrazione del colore, nelle figure principali degli apostoli. Volutamente concentrati in una mimica solenne di gesti, che la precisa impostazione dei troni amplifica e contiene ad un tempo, senza concessioni a preziosismi o in farciture, concorrendo così ad una datazione assai alta nel Trecento, quando era ancor vivo e pressante l’insegnamento giottesco, soprattutto nella vicina Umbria.
All’interno della chiesa, sono eccezionalmente esposti in occasione della mostra alcune tavole del citato Polittico dell’Alunno da Foligno (1430-1502) proveniente dalla Pinacoteca di Brera, e le pale di Simone Cantarini (1612-1648) e di Federico Barocci (1535-1612) provenienti da Milano e Roma. Opere queste che tornarno ad essere temporaneamente visibili a distanza di quasi due secoli nella loro collocazione originaria. Gli oggetti del tesoro della chiesa e soprattutto le pergamene dell’Archivio Segreto (l’odierno Archivio Storico Comunale) un tempo conservati nelle sagrestie saranno per la prima volta facilmente fuibili nelle sale di Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli. Tra i documenti vi sono anche gli atti con relativi sigilli degli imperatori svevi (come il diploma di Federico II e il documento assolutorio del figlio Enrico).
Nell’antistante monumentale Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, anch’esso riaperto in questa occasione dopo un complesso intervento di restauro, sono in mostra opere, un tempo presenti a Cagli, che attengono le diverse fondazioni francescane attive in città (quelle delle Clarisse, dei Cappuccini e degli Osservanti), quali le tavole di Fra' Carnevale e i dipinti di Paolo Piazza e Sebastiano Conca, e inoltre opere provenienti dalle chiese francescane delle custodie Feretrana e Fanese, che corrispondono all’incirca all’odierna Provincia di Pesaro e Urbino.
La mostra consente inoltre una riflessione sui legami che nella pittura del Trecento intercorrono tra Cagli (dove oltre a Mello da Gubbio è in quel periodo attivo il Maestro di Monte Martello, in particolare nel Santuario di Santa Maria delle Stelle), Gubbio (con Guido Palmerucci e soprattutto Mello da Gubbio) e Fabriano (con il Maestro di Campodonico).
Uno spazio didattico è infine dedicato al restauro della chiesa di San Francesco: le scoperte inerenti la fabbrica duecentesca, con le modalità costruttive dell’ edificio, e i passaggi che hanno portato a svelare il ciclo di affreschi attribuiti a Mello da Gubbio.
nasce dal recente ritrovamento del vasto ciclo di affreschi (per un totale di 100 mq) della quarta decade del Trecento, conservato a Cagli nella Chiesa di San Francesco: la più antica chiesa francescana delle Marche che, dopo un lugo restauro, riapre in questa occasione al pubblico.
Promossa da Comune di Cagli (Assessorato per i Beni Culturali e Monumentali) e Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche, in collaborazione con Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Milano, Regione Marche (Assessorato Beni e Attività Culturali), Provincia di Pesaro e Urbino (Assessorato Attività Culturali e Assessorato Beni Culturali) e inoltre con la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, prodotta e organizzata da Arthemisia, la mostra è allestita a Cagli nelle due sedi della Chiesa di San Francesco e di Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, dal 24 marzo al 1 luglio 2007.
La mostra, a cura di Lorenza Mochi Onori, si compone di circa settanta opere e di numerosi documenti pergamenacei.
La mostra si incentra sul ritrovato ciclo di affreschi trecenteschi e si completa con opere trasferite a Milano nel 1811 e poi a Roma, per dare una lettura il più possibile completa di questo mirabile tempio precocemente eretto a ridosso della Flaminia, uno dei tracciati dei pellegrini per Roma e per Assisi.
La chiesa cagliese, edificata nel 1234 probabilmente a seguito della conoscenza diretta di San Francesco da parte di alcuni cittadini che si imbarcarono ad Ancona per la V Crociata (lo testimonia una pergamena conservata nell’Archivio Storico del Comune), appariva fino alla seconda metà del Cinquecento come un autentico scrigno d’arte: l’intera abside poligonale mirabilmente affrescata e al di sopra dell’altar maggiore, collocato fino al 1572 nella parete di fondo absidale, vi era il grande polittico che l’Alunno da Foligno firma e data nel 1465.
Lo smontaggio recente del catino ottocentesco ha consentito di riportare alla luce il sovrastante catino medioevale con gli affreschi che erano ancora in larga parte ricoperti da uno strato di calce apportato nel 1579 per le pressanti motivazioni sanitarie dettate dai timori di peste.
Ora gli affreschi svelano una fulgente cromia e al visitatore è concesso di ammirarli con gli occhi dell’uomo del Cinquecento. Paradossalmente infatti l’occultamento del 1579 ha salvato gli affreschi da restauri errati e dal decorso del tempo. Tale rimozione non ha peraltro alterato il ritmo interno dell’aula e della stessa decorazione ottocentesca del presbiterio che ora funge da montatura alla gemma preziosa costituita dagli affreschi della quarta decade del Trecenti. Il livello qualitativo dell’opera, dove chiari sono gli influssi della pittura senese dei fratelli Lorenzetti, ha portato gli studiosi a considerarla infatti come il capolavoro assoluto di Mello da Gubbio, attivo tra il 1330 e il 1360.
Tale influsso della pittura senese per il tramite di Mello da Gubbio, asserisce Alessandro Marchi, è assai intenso nelle raffigurazioni dei profeti e della scena della probabile Maddalena. Questo legame è ribadito in maniera sottile, assai più dalla qualità pittorica e dalla sapiente orchestrazione del colore, nelle figure principali degli apostoli. Volutamente concentrati in una mimica solenne di gesti, che la precisa impostazione dei troni amplifica e contiene ad un tempo, senza concessioni a preziosismi o in farciture, concorrendo così ad una datazione assai alta nel Trecento, quando era ancor vivo e pressante l’insegnamento giottesco, soprattutto nella vicina Umbria.
All’interno della chiesa, sono eccezionalmente esposti in occasione della mostra alcune tavole del citato Polittico dell’Alunno da Foligno (1430-1502) proveniente dalla Pinacoteca di Brera, e le pale di Simone Cantarini (1612-1648) e di Federico Barocci (1535-1612) provenienti da Milano e Roma. Opere queste che tornarno ad essere temporaneamente visibili a distanza di quasi due secoli nella loro collocazione originaria. Gli oggetti del tesoro della chiesa e soprattutto le pergamene dell’Archivio Segreto (l’odierno Archivio Storico Comunale) un tempo conservati nelle sagrestie saranno per la prima volta facilmente fuibili nelle sale di Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli. Tra i documenti vi sono anche gli atti con relativi sigilli degli imperatori svevi (come il diploma di Federico II e il documento assolutorio del figlio Enrico).
Nell’antistante monumentale Palazzo Berardi Mochi-Zamperoli, anch’esso riaperto in questa occasione dopo un complesso intervento di restauro, sono in mostra opere, un tempo presenti a Cagli, che attengono le diverse fondazioni francescane attive in città (quelle delle Clarisse, dei Cappuccini e degli Osservanti), quali le tavole di Fra' Carnevale e i dipinti di Paolo Piazza e Sebastiano Conca, e inoltre opere provenienti dalle chiese francescane delle custodie Feretrana e Fanese, che corrispondono all’incirca all’odierna Provincia di Pesaro e Urbino.
La mostra consente inoltre una riflessione sui legami che nella pittura del Trecento intercorrono tra Cagli (dove oltre a Mello da Gubbio è in quel periodo attivo il Maestro di Monte Martello, in particolare nel Santuario di Santa Maria delle Stelle), Gubbio (con Guido Palmerucci e soprattutto Mello da Gubbio) e Fabriano (con il Maestro di Campodonico).
Uno spazio didattico è infine dedicato al restauro della chiesa di San Francesco: le scoperte inerenti la fabbrica duecentesca, con le modalità costruttive dell’ edificio, e i passaggi che hanno portato a svelare il ciclo di affreschi attribuiti a Mello da Gubbio.
24
marzo 2007
Arte francescana tra Montefeltro e Papato. Committenze artistiche 1234-1528
Dal 24 marzo al 10 luglio 2007
arte antica
Location
CHIESA DI SAN FRANCESCO
Cagli, Piazza San Francesco, (Pesaro E Urbino)
Cagli, Piazza San Francesco, (Pesaro E Urbino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle ore 16 alle ore 20
mattina aperto su prenotazione
sabato, domenica, festivi dalle ore 10.30 alle ore 19.30
lunedì chiuso
Vernissage
24 Marzo 2007, ore 10.30
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
ARTHEMISIA
Autore
Curatore