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ARTE IN MEMORIA 7
In occasione del Giorno della Memoria 2013, domenica 20 gennaio 2013 torna nella Sinagoga di Ostia Antica l’appuntamento biennale con Arte in memoria, la rassegna di arte contemporanea di respiro internazionale, a cura di Adachiara Zevi, organizzata dall’Associazione Culturale arteinmemoria
Comunicato stampa
Segnala l'evento
n occasione del Giorno della Memoria 2013, domenica 20 gennaio 2013 torna nella Sinagoga di Ostia Antica l'appuntamento biennale con Arte in
memoria, la rassegna di arte contemporanea di respiro internazionale, a cura di Adachiara Zevi, organizzata dall'Associazione Culturale arteinmemoria.
La mostra, alla sua settima edizione, è promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e dalla Direzione Generale per il
Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La mostra si avvale del patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del sostegno di: Ambasciata d'Israele in Italia, American Academy in
Rome, galleria Giacomo Guidi a Roma, galleria Suzy Shammah a Milano.
Gli artisti invitati ad intervenire quest'anno sono: Alice Cattaneo, Sigalit Landau, Hidetoshi Nagasawa, Michael Rakowitz.
Come per le edizioni precedenti, le opere sono realizzate appositamente per la Sinagoga di Ostia Antica, la più antica Sinagoga d'Occidente risalente al I
sec. d.C., parte dell'area archeologica degli Scavi di Ostia.
L'idea prende avvio dall'iniziativa promossa dalla Sinagoga di Stommeln, in provincia di Colonia, sopravvissuta al nazismo, dove dal 1990 ogni anno un
artista è invitato a creare un lavoro originale per il luogo.
Arte in memoria partecipa al Giorno della Memoria, istituito dai Parlamenti europei nella data di apertura dei cancelli di Auschwitz, con la convinzione che
un progetto sulla memoria non debba attestarsi a un livello meramente simbolico e commemorativo, ma trovare una continuità nel tempo, impegnando
ogni volta artisti diversi a cimentarsi con un tema così drammaticamente attuale e con un luogo così significativo dal punto di vista storico, artistico e
simbolico.
Il presupposto teorico e critico di ARTE IN MEMORIA è che la nostra cultura sia allo stesso tempo ossessionata dalla memoria e catturata dalla dinamica
distruttiva dell'oblio. Perché la memoria delle tragedie trascorse, recenti e in atto non si risolva nelle commemorazioni e nei discorsi rituali di un giorno,
ARTE IN MEMORIA coinvolge la comunità degli artisti perché trasformi un luogo di culto in luogo di cultura, ripopolandolo con visioni ispirate alla storia
ma radicate nell'attualità.
Il catalogo di ARTE IN MEMORIA 7 sarà pubblicato a conclusione della mostra. Bilingue e graficamente conforme ai precedenti, conterrà un saggio della
curatrice e le immagini delle opere esposte nella Sinagoga di Ostia dal 20 gennaio al 13 aprile 2013.
A memoria dell'iniziativa e come abbrivio di una possibile collezione di opere d'arte contemporanea in un sito archeologico, al termine dell'esposizione
del 2002 hanno donato il loro lavoro gli artisti Sol LeWitt e Gal Weinstein cui si è aggiunta, con l'edizione del 2005, la donazione del lavoro dell'artista
portoghese Pedro Cabrita Reis e, a conclusione di quella del 2011, il lavoro di Liliana Moro.
Le opere, in dialogo permanente con le rovine, sono visibili dalla strada che collega gli Scavi di Ostia all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Il sito web www.arteinmemoria.com/arteinmemoria, realizzato da Giovanni D'Ambrosio e Paolo La Farina, documenta interamente le prime sei edizioni:
gli intenti, il sito, gli artisti, con le biografie e le opere, i cataloghi relativi a ogni edizione, la rassegna stampa.
SCHEDA INFORMATIVA
Mostra: ARTE IN MEMORIA 7
Enti Promotori: Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte
Contemporanea, Assessorato alle Politiche Culturali delle Provincie di Roma e del Municipio Roma XIII.
Ideazione e cura: Adachiara Zevi
Direzione e Coordinamento Architettonico: Angelo Pellegrino, Danilo de Girolamo
Comunicazione e Promozione SSBAR: Rosanna Friggeri - Sandra Terranova
Organizzazione: Associazione Culturale arteinmemoria.
Inaugurazione: domenica 20 gennaio 2013, ore 11.00
Durata mostra: 20 gennaio - 13 aprile 2013
Orario ingresso Mostra:
dal 20 gennaio al 15 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 15.30
dal 16 febbraio al 15 marzo dalle ore 11.00 alle ore 16.00
dal 16 marzo all'ultima domenica di marzo dalle ore 11.00 alle ore 16.30
dall'ultima domenica di marzo al 13 aprile dalle ore 11.00 alle ore 18.15
Orario ingresso agli Scavi di Ostia:
dal martedì alla domenica dalle ore 8.30
Lunedì chiuso
Ingresso alla Mostra:
la mostra si inserisce nel percorso di visita agli Scavi
Ingresso agli Scavi di Ostia : intero euro 6,50; ridotto euro 3,25
Come Arrivare: linea ferroviaria urbana dalla stazione di Porta San Paolo; fermata Ostia Antica.
In automobile: Via del Mare (uscita n.28 del GRA); via Cristoforo Colombo fino a Castel Fusano, dove si incontra il bivio per Ostia Antica
Parcheggio: custodito e a pagamento esterno all'area archeologica, nei pressi della biglietteria
Informazioni:
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Sede di Ostia
tel. 06 56358003 - 06 56368099
Per ulteriori informazioni e materiale fotografico:
Ufficio stampa
Novella Mirri e Maria Bonmassar
Tel. 335-6077971 ; ufficiostampa@novellamirri.it
Tel. 335-490311 ; maria.bonmassar@gmail.com
Alice Cattaneo
Opere in mostra
Untitled 2013
Ferro, vernice, dimensioni variabili
Untitled 2013
Ferro, vernice, 150x200x150 cm circa
Una serie di forme geometriche uguali bianche sono disposte a terra nell’area del vestibolo della
Sinagoga di Ostia Antica. Si tratta di ritagli sottili di ferro che creano una superficie leggermente
sospesa rispetto al pavimento originale. Trasmettono l’idea di un passaggio lieve, sospeso: scenario
che riporta a una meditazione figurata della vita interiore, dove il ritmo personale interno si misura
con quello esterno in una dimensione fluttuante.
Una sottile striscia di ferro dipinta di bianco avvolge, come se fosse un ritaglio di scotch, una
delle quattro colonne principali nel punto in cui si accosta a una trave dell’edicola. Questo piccolo
elemento rende visibile una connessione inattesa tra spazio e tempo, dando rilievo a un’ insolita
vicinanza tra elementi architettonici che raccontano le conformazioni della Sinagoga succedutesi nel
tempo.
Nota biografiche
Alice Cattaneo è nata a Milano dove vive e lavora. Ha studiato Environmental Art alla Glasgow
School of Art in Scozia e ha conseguito un MFA in Scultura presso il San Francisco Art Institute in
California. La sua prima mostra personale in Italia e’ del 2005 presso la Galleria Suzy Shammah.
Successivamente espone alla Galleria Analix Forever di Ginevra (2006), alla Ikon Gallery di
Birmingham (2007), al Museo d'Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli (2008) e alla Galerie
Stadtpark di Krems in Austria dove partecipa ad una bipersonale con Fred Sandback (2012).
Tra le sue mostre collettive si segnalano Italics, Italian Art between Tradition and Revolution,
Palazzo Grassi, Venezia; XV Quadriennale di Roma (2008); Musée d'Art Moderne de Saint-Étienne
Métropole (2009); Terre Vulnerabili, Hangar Bicocca, Milano; Negotiations, Today Art Museum,
Beijing (2010). Nel 2011 partecipa ad Arte essenziale, un progetto di Federico Ferrari, Collezione
Maramotti, Reggio Emilia / Frankfurter Kunstverein, Francoforte. Nel 2012 espone in Cina in
occasione della IV Triennale di Guangzhou.
“La precarietà è il tratto distintivo di Alice Cattaneo, che nel suo caso, a differenza di altri artisti che
sposano questo linguaggio, si fa programmatica. Con un'ostinata tensione verso l'ignoto di oggetti
che a malapena stanno in piedi, Cattaneo smonta il principio costruttivo dell'installazione. Lo stesso
segno di incertezza aggredisce la morfologia semantica dei suoi video, popolati come sono da
equivoci, cortocircuiti visivi, alterazioni del senso” (Adriana Polveroni).
Il lavoro di Alice Cattaneo indaga i concetti di memoria e di spazio mettendo in relazione situazioni
immaginate ed esperienza diretta. Nelle sue installazioni, geometrie essenziali ridisegnano lo spazio
per definire un luogo apparentemente vulnerabile, dove la dissoluzione della forma sfida la perdita
di gravità.
Sigalit Landau
Opera in mostra
“Holes Roles Pillars and Poles”, 2013
cm 228 x 60 (width) x 96 (depth)
14 cilindri di marmo
marmo bianco di Carrara
piattaforma di accaio: cm 100x80x1
“Un pezzo di marmo. Alto, eretto ed estraneo alle rovine della sinagoga e al luogo dell’antica Ostia.
Girando intorno, si scopre che i cilindri sono stati trapanati nella profondità del pezzo. Sono stati
rimossi e adagiati sul terreno. 11 pali/pilastri di contenuto-massa sono stati consumati, svuotati.
Segni di autoconsunzione, un sacrificio che ha consentito il viaggio della forma. La pista segnata
da questi cilindri funzionanti/funzionali imita l’antica tecnica di trasporto di elementi e materiali
architettonici pesanti evocando così una lunga allegoria perduta” (Landau)
Nota biografica
Sigalit Landau è nata a Gerusalemme nel 1969. Ha studiato alla Bezalel Academy of Art and
Design di Gerusalemme tra il 1990 e il 1995. Nello stesso periodo ha partecipato a un programma
di scambio tra studenti trascorrendo un semestre alla Cooper Union School of Art and Design
di New York. Dopo aver vissuto molti anni a Londra, si è stabilita a Tel Aviv dove attualmente
vive e lavora. Ha esposto in numerose personali e collettive, in spazi pubblici e privati: in Israele
(Israel Museum di Gerusalemme, Tel Aviv Museum of Art, Haifa Museum of Art, Herzliya Museum
of Art); negli Stati Uniti (The Armory Show a New York nel 2005, MoMA di New York nel 2008);
a Documenta X a Kassel nel 1997, a Madrid, Edinburgo, Berlino, Mosca, Vienna e, in Italia, al
Padiglione israeliano alla Biennale di Venezia del 1997 e del 2011.
Landau lavora con media diversi – disegno, scultura, video e performance – per creare lavori
e installazioni ora isolate ora a formare interi ambienti. Lavori estremamente complessi che
affrontano tematiche sociali, umanitarie ed ecologiche come l’emarginazione, l’esilio, la relazione
tra vittime e carnefici, tra decadenza e crescita. Poichè gran parte del suo lavoro concerne la
condizione umana, la figura (spesso lei stessa) è un motivo chiave. Utilizzando sale, zucchero,
carta, bronzo, marmo e oggetti ready-made, Landau crea installazioni di grandi dimensioni che
trasformano radicalmente lo spazio in cui si collocano.
HIDETOSHI NAGASAWA
Opera in mostra
“Porta di Davide”, 2013
tre colonne alte cm 2,60
tre travi
marmo bianco di Carrara
Tre colonne triangolari di marmo bianco disposte a triangolo sorreggono una trave triangolare dello
stesso materiale, ma più lunga, a fungere da copertura. Ogni colonna è tagliata ma in un punto
diverso una dall’altra: la rotazione della parte superiore su quella inferiore disegna una Stella di
Davide, di ardua e discreta identificazione.
L’opera, suggerisce Nagasawa, ricorda “Pozzo nel cielo” del 2002: tre colonne di marmo quadrate,
una diversa dall’altra, sorreggono altrettante travi di legno incrociate e più sottili cui è appeso
precariamente un triangolo di marmo bianco vuoto diversamente ruotato rispetto a quello costituito
dalle colonne poggiate a terra.
Nota biografica
Nato a Tonei in Manciuria nel 1940, vive e lavora a Milano dal 1967.
Laureatosi in architettura a Tokyo nel 1963, decide di partire tre anni dopo per un lungo viaggio in
bicicletta che lo porta fino a Milano, dove si stabilisce nel 1967.
Dal 1970 Nagasawa espone in importanti gallerie private e spazi istituzionali. Tra le mostre
personali si segnalano quelle presso: Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (1988), Villa delle
Rose - Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna (1993), Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca,
Palma di Maiorca (1996), Toyama Memorial Museum, Kawajima, Kawagoe City Art Museum,
Kawagoe, The Museum of Modern Art, Saitama, The National Museum of Art, Osaka e Nagasaki
Prefectural Art Museum, Nagasaki (2009).
Tra le collettive, si segnalano le numerose partecipazioni alla Biennale di Venezia e a Documenta,
Kassel (1992).
Il lavoro di Nagasawa è fortemente segnato dalla sua esperienza biografica e dal tema del viaggio,
come dimostra il persistere dell’immagine della barca. Formatosi a contatto con artisti come
Enrico Castellani e Luciano Fabro, Nagasawa si lega subito alle poetiche “oltre il quadro” e al
concettualismo. Nel suo lavoro l’indagine sullo spazio si lega a quella sulla materia attraverso
l’esplorazione del concetto di limite. Dal 1972 realizza grandi opere scultoree in oro, marmo e
bronzo, dove fonde elementi mitici e religiosi. Agli anni ottanta risale la creazione di ambienti nei
quali prevalgono l'idea della sospensione e il tentativo di creare opere "antigravitazionali", mentre
dagli anni novanta è preponderante il tema del giardino, concepito come organismo vivente in
relazione osmotica con il contesto.
MICHAEL RAKOWITZ
Opera in mostra
“Geniza per Ostia”, 2013
Il lavoro creato per la sinagoga di Ostia trae spunto dalla condizione di profondo dolore vissuta da
Rakowitz a causa della grave malattia che ha colpito sua madre, cui è legatissimo personalmente
e intellettualmente: a lei deve la passione precoce per la poesia e la scelta di diventare artista.
Emigrata con la famiglia da Baghdad nel ’56 alla volta degli Stati Uniti, ha continuato a mantenere
viva e a trasmettere al figlio la cultura e la tradizione irachena-ebraica-araba. Quando nel ’91 è
scoppiata la Guerra del Golfo, tra il paese dove i suoi nonni si erano rifugiati e quello dal quale
erano fuggiti, Rakowitz ha sentito che l’intera cultura della sua famiglia era minacciata e che
il suo dovere di artista era di salvaguardarla. “Come un museo minacciato dalla guerra, come
le biblioteche minacciate dagli iconoclasti e dal fuoco, ho visto nella malattia di mia madre una
minaccia per il passato e il futuro di una intera cultura”. Per questo, ha collezionato per anni
frammenti di Torah irachene, libri di preghiere, bicchieri per la preghiera del sabato danneggiati e
altri oggetti religiosi, pensando di costruire un archivio della storia ebraica irachena. “In realtà, mi
sembra di aver costruito solo una gheniza”, una sorta di deposito, generalmente nella sinagoga,
destinato a questi oggetti religiosi prima di ricevere degna sepoltura. Se seppellire è nascondere,
mettere a giacere e a riposare nella terra, “per Arte in Memoria propongo di seppellire il mio archivio
nel terreno della sinagoga di Ostia. E’ un modo per dire addio alle cose che hanno bisogno di
riposare, che è la cosa più difficile da fare mentre si cerca di rimanere vivi”.
Nota biografica
Nato a Great Neck, New York, nel 1973, Rakowitz vive e lavora a Chicago.
Ebreo, di madre irachena, si diploma in belle arti e nel 1998 consegue un master in Science in
Visual Studies presso il Massachusetts Institute of Technology. Nel 2003 vince il premio Dena
Foundation for Contemporary Art. Dal 2006 è Associate Professor presso il dipartimento Arts,
Theory and Practice della Northwestern University, a Evanston (Illinois).
Tra le mostre personali si segnalano quelle presso: P.S.1 Contemporary Art Center, New York
(2000), Queens Museum of Art, New York (2003), Tate Modern, Londra (2010).
Tra le collettive, la partecipazione a dOCUMENTA (13), Kassel (2012).
I suoi progetti si definiscono spesso come site-specific, perché motivati sempre da una situazione
storica, sociale o architettonica, implicante generalmente esclusione o assenza. Tra i più noti,
“paraSite”, consiste nell'appropriazione del sistema di ventilazione esterno degli edifici, il HVAC
(Heating, Ventilation, Air Conditioning), da parte dei senza tetto, per gonfiare e riscaldare rifugi
provvisori, costruiti con materiali riciclati e deperibili come i sacchi di plastica per l'immondizia.
Il lavoro di Rakowitz è spesso dedicato alla vita quotidiana degli individui in contesti marginali o alle culture minacciate dalla guerra e dalla persecuzione razziale. What Dust Will Rise?, presentato a Kassel in occasione di dOCUMENTA (13), stabilisce una connessione fra la distruzione delle statue
di Bamiyan, in Afghanistan, e la distruzione di libri avvenuta nell’incendio del Fridericianum a Kassel nel 1941, in seguito a un bombardamento.
memoria, la rassegna di arte contemporanea di respiro internazionale, a cura di Adachiara Zevi, organizzata dall'Associazione Culturale arteinmemoria.
La mostra, alla sua settima edizione, è promossa dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma e dalla Direzione Generale per il
Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La mostra si avvale del patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del sostegno di: Ambasciata d'Israele in Italia, American Academy in
Rome, galleria Giacomo Guidi a Roma, galleria Suzy Shammah a Milano.
Gli artisti invitati ad intervenire quest'anno sono: Alice Cattaneo, Sigalit Landau, Hidetoshi Nagasawa, Michael Rakowitz.
Come per le edizioni precedenti, le opere sono realizzate appositamente per la Sinagoga di Ostia Antica, la più antica Sinagoga d'Occidente risalente al I
sec. d.C., parte dell'area archeologica degli Scavi di Ostia.
L'idea prende avvio dall'iniziativa promossa dalla Sinagoga di Stommeln, in provincia di Colonia, sopravvissuta al nazismo, dove dal 1990 ogni anno un
artista è invitato a creare un lavoro originale per il luogo.
Arte in memoria partecipa al Giorno della Memoria, istituito dai Parlamenti europei nella data di apertura dei cancelli di Auschwitz, con la convinzione che
un progetto sulla memoria non debba attestarsi a un livello meramente simbolico e commemorativo, ma trovare una continuità nel tempo, impegnando
ogni volta artisti diversi a cimentarsi con un tema così drammaticamente attuale e con un luogo così significativo dal punto di vista storico, artistico e
simbolico.
Il presupposto teorico e critico di ARTE IN MEMORIA è che la nostra cultura sia allo stesso tempo ossessionata dalla memoria e catturata dalla dinamica
distruttiva dell'oblio. Perché la memoria delle tragedie trascorse, recenti e in atto non si risolva nelle commemorazioni e nei discorsi rituali di un giorno,
ARTE IN MEMORIA coinvolge la comunità degli artisti perché trasformi un luogo di culto in luogo di cultura, ripopolandolo con visioni ispirate alla storia
ma radicate nell'attualità.
Il catalogo di ARTE IN MEMORIA 7 sarà pubblicato a conclusione della mostra. Bilingue e graficamente conforme ai precedenti, conterrà un saggio della
curatrice e le immagini delle opere esposte nella Sinagoga di Ostia dal 20 gennaio al 13 aprile 2013.
A memoria dell'iniziativa e come abbrivio di una possibile collezione di opere d'arte contemporanea in un sito archeologico, al termine dell'esposizione
del 2002 hanno donato il loro lavoro gli artisti Sol LeWitt e Gal Weinstein cui si è aggiunta, con l'edizione del 2005, la donazione del lavoro dell'artista
portoghese Pedro Cabrita Reis e, a conclusione di quella del 2011, il lavoro di Liliana Moro.
Le opere, in dialogo permanente con le rovine, sono visibili dalla strada che collega gli Scavi di Ostia all'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Il sito web www.arteinmemoria.com/arteinmemoria, realizzato da Giovanni D'Ambrosio e Paolo La Farina, documenta interamente le prime sei edizioni:
gli intenti, il sito, gli artisti, con le biografie e le opere, i cataloghi relativi a ogni edizione, la rassegna stampa.
SCHEDA INFORMATIVA
Mostra: ARTE IN MEMORIA 7
Enti Promotori: Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte
Contemporanea, Assessorato alle Politiche Culturali delle Provincie di Roma e del Municipio Roma XIII.
Ideazione e cura: Adachiara Zevi
Direzione e Coordinamento Architettonico: Angelo Pellegrino, Danilo de Girolamo
Comunicazione e Promozione SSBAR: Rosanna Friggeri - Sandra Terranova
Organizzazione: Associazione Culturale arteinmemoria.
Inaugurazione: domenica 20 gennaio 2013, ore 11.00
Durata mostra: 20 gennaio - 13 aprile 2013
Orario ingresso Mostra:
dal 20 gennaio al 15 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 15.30
dal 16 febbraio al 15 marzo dalle ore 11.00 alle ore 16.00
dal 16 marzo all'ultima domenica di marzo dalle ore 11.00 alle ore 16.30
dall'ultima domenica di marzo al 13 aprile dalle ore 11.00 alle ore 18.15
Orario ingresso agli Scavi di Ostia:
dal martedì alla domenica dalle ore 8.30
Lunedì chiuso
Ingresso alla Mostra:
la mostra si inserisce nel percorso di visita agli Scavi
Ingresso agli Scavi di Ostia : intero euro 6,50; ridotto euro 3,25
Come Arrivare: linea ferroviaria urbana dalla stazione di Porta San Paolo; fermata Ostia Antica.
In automobile: Via del Mare (uscita n.28 del GRA); via Cristoforo Colombo fino a Castel Fusano, dove si incontra il bivio per Ostia Antica
Parcheggio: custodito e a pagamento esterno all'area archeologica, nei pressi della biglietteria
Informazioni:
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Sede di Ostia
tel. 06 56358003 - 06 56368099
Per ulteriori informazioni e materiale fotografico:
Ufficio stampa
Novella Mirri e Maria Bonmassar
Tel. 335-6077971 ; ufficiostampa@novellamirri.it
Tel. 335-490311 ; maria.bonmassar@gmail.com
Alice Cattaneo
Opere in mostra
Untitled 2013
Ferro, vernice, dimensioni variabili
Untitled 2013
Ferro, vernice, 150x200x150 cm circa
Una serie di forme geometriche uguali bianche sono disposte a terra nell’area del vestibolo della
Sinagoga di Ostia Antica. Si tratta di ritagli sottili di ferro che creano una superficie leggermente
sospesa rispetto al pavimento originale. Trasmettono l’idea di un passaggio lieve, sospeso: scenario
che riporta a una meditazione figurata della vita interiore, dove il ritmo personale interno si misura
con quello esterno in una dimensione fluttuante.
Una sottile striscia di ferro dipinta di bianco avvolge, come se fosse un ritaglio di scotch, una
delle quattro colonne principali nel punto in cui si accosta a una trave dell’edicola. Questo piccolo
elemento rende visibile una connessione inattesa tra spazio e tempo, dando rilievo a un’ insolita
vicinanza tra elementi architettonici che raccontano le conformazioni della Sinagoga succedutesi nel
tempo.
Nota biografiche
Alice Cattaneo è nata a Milano dove vive e lavora. Ha studiato Environmental Art alla Glasgow
School of Art in Scozia e ha conseguito un MFA in Scultura presso il San Francisco Art Institute in
California. La sua prima mostra personale in Italia e’ del 2005 presso la Galleria Suzy Shammah.
Successivamente espone alla Galleria Analix Forever di Ginevra (2006), alla Ikon Gallery di
Birmingham (2007), al Museo d'Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli (2008) e alla Galerie
Stadtpark di Krems in Austria dove partecipa ad una bipersonale con Fred Sandback (2012).
Tra le sue mostre collettive si segnalano Italics, Italian Art between Tradition and Revolution,
Palazzo Grassi, Venezia; XV Quadriennale di Roma (2008); Musée d'Art Moderne de Saint-Étienne
Métropole (2009); Terre Vulnerabili, Hangar Bicocca, Milano; Negotiations, Today Art Museum,
Beijing (2010). Nel 2011 partecipa ad Arte essenziale, un progetto di Federico Ferrari, Collezione
Maramotti, Reggio Emilia / Frankfurter Kunstverein, Francoforte. Nel 2012 espone in Cina in
occasione della IV Triennale di Guangzhou.
“La precarietà è il tratto distintivo di Alice Cattaneo, che nel suo caso, a differenza di altri artisti che
sposano questo linguaggio, si fa programmatica. Con un'ostinata tensione verso l'ignoto di oggetti
che a malapena stanno in piedi, Cattaneo smonta il principio costruttivo dell'installazione. Lo stesso
segno di incertezza aggredisce la morfologia semantica dei suoi video, popolati come sono da
equivoci, cortocircuiti visivi, alterazioni del senso” (Adriana Polveroni).
Il lavoro di Alice Cattaneo indaga i concetti di memoria e di spazio mettendo in relazione situazioni
immaginate ed esperienza diretta. Nelle sue installazioni, geometrie essenziali ridisegnano lo spazio
per definire un luogo apparentemente vulnerabile, dove la dissoluzione della forma sfida la perdita
di gravità.
Sigalit Landau
Opera in mostra
“Holes Roles Pillars and Poles”, 2013
cm 228 x 60 (width) x 96 (depth)
14 cilindri di marmo
marmo bianco di Carrara
piattaforma di accaio: cm 100x80x1
“Un pezzo di marmo. Alto, eretto ed estraneo alle rovine della sinagoga e al luogo dell’antica Ostia.
Girando intorno, si scopre che i cilindri sono stati trapanati nella profondità del pezzo. Sono stati
rimossi e adagiati sul terreno. 11 pali/pilastri di contenuto-massa sono stati consumati, svuotati.
Segni di autoconsunzione, un sacrificio che ha consentito il viaggio della forma. La pista segnata
da questi cilindri funzionanti/funzionali imita l’antica tecnica di trasporto di elementi e materiali
architettonici pesanti evocando così una lunga allegoria perduta” (Landau)
Nota biografica
Sigalit Landau è nata a Gerusalemme nel 1969. Ha studiato alla Bezalel Academy of Art and
Design di Gerusalemme tra il 1990 e il 1995. Nello stesso periodo ha partecipato a un programma
di scambio tra studenti trascorrendo un semestre alla Cooper Union School of Art and Design
di New York. Dopo aver vissuto molti anni a Londra, si è stabilita a Tel Aviv dove attualmente
vive e lavora. Ha esposto in numerose personali e collettive, in spazi pubblici e privati: in Israele
(Israel Museum di Gerusalemme, Tel Aviv Museum of Art, Haifa Museum of Art, Herzliya Museum
of Art); negli Stati Uniti (The Armory Show a New York nel 2005, MoMA di New York nel 2008);
a Documenta X a Kassel nel 1997, a Madrid, Edinburgo, Berlino, Mosca, Vienna e, in Italia, al
Padiglione israeliano alla Biennale di Venezia del 1997 e del 2011.
Landau lavora con media diversi – disegno, scultura, video e performance – per creare lavori
e installazioni ora isolate ora a formare interi ambienti. Lavori estremamente complessi che
affrontano tematiche sociali, umanitarie ed ecologiche come l’emarginazione, l’esilio, la relazione
tra vittime e carnefici, tra decadenza e crescita. Poichè gran parte del suo lavoro concerne la
condizione umana, la figura (spesso lei stessa) è un motivo chiave. Utilizzando sale, zucchero,
carta, bronzo, marmo e oggetti ready-made, Landau crea installazioni di grandi dimensioni che
trasformano radicalmente lo spazio in cui si collocano.
HIDETOSHI NAGASAWA
Opera in mostra
“Porta di Davide”, 2013
tre colonne alte cm 2,60
tre travi
marmo bianco di Carrara
Tre colonne triangolari di marmo bianco disposte a triangolo sorreggono una trave triangolare dello
stesso materiale, ma più lunga, a fungere da copertura. Ogni colonna è tagliata ma in un punto
diverso una dall’altra: la rotazione della parte superiore su quella inferiore disegna una Stella di
Davide, di ardua e discreta identificazione.
L’opera, suggerisce Nagasawa, ricorda “Pozzo nel cielo” del 2002: tre colonne di marmo quadrate,
una diversa dall’altra, sorreggono altrettante travi di legno incrociate e più sottili cui è appeso
precariamente un triangolo di marmo bianco vuoto diversamente ruotato rispetto a quello costituito
dalle colonne poggiate a terra.
Nota biografica
Nato a Tonei in Manciuria nel 1940, vive e lavora a Milano dal 1967.
Laureatosi in architettura a Tokyo nel 1963, decide di partire tre anni dopo per un lungo viaggio in
bicicletta che lo porta fino a Milano, dove si stabilisce nel 1967.
Dal 1970 Nagasawa espone in importanti gallerie private e spazi istituzionali. Tra le mostre
personali si segnalano quelle presso: Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (1988), Villa delle
Rose - Galleria Comunale d’Arte Moderna, Bologna (1993), Fundació Pilar i Joan Miró a Mallorca,
Palma di Maiorca (1996), Toyama Memorial Museum, Kawajima, Kawagoe City Art Museum,
Kawagoe, The Museum of Modern Art, Saitama, The National Museum of Art, Osaka e Nagasaki
Prefectural Art Museum, Nagasaki (2009).
Tra le collettive, si segnalano le numerose partecipazioni alla Biennale di Venezia e a Documenta,
Kassel (1992).
Il lavoro di Nagasawa è fortemente segnato dalla sua esperienza biografica e dal tema del viaggio,
come dimostra il persistere dell’immagine della barca. Formatosi a contatto con artisti come
Enrico Castellani e Luciano Fabro, Nagasawa si lega subito alle poetiche “oltre il quadro” e al
concettualismo. Nel suo lavoro l’indagine sullo spazio si lega a quella sulla materia attraverso
l’esplorazione del concetto di limite. Dal 1972 realizza grandi opere scultoree in oro, marmo e
bronzo, dove fonde elementi mitici e religiosi. Agli anni ottanta risale la creazione di ambienti nei
quali prevalgono l'idea della sospensione e il tentativo di creare opere "antigravitazionali", mentre
dagli anni novanta è preponderante il tema del giardino, concepito come organismo vivente in
relazione osmotica con il contesto.
MICHAEL RAKOWITZ
Opera in mostra
“Geniza per Ostia”, 2013
Il lavoro creato per la sinagoga di Ostia trae spunto dalla condizione di profondo dolore vissuta da
Rakowitz a causa della grave malattia che ha colpito sua madre, cui è legatissimo personalmente
e intellettualmente: a lei deve la passione precoce per la poesia e la scelta di diventare artista.
Emigrata con la famiglia da Baghdad nel ’56 alla volta degli Stati Uniti, ha continuato a mantenere
viva e a trasmettere al figlio la cultura e la tradizione irachena-ebraica-araba. Quando nel ’91 è
scoppiata la Guerra del Golfo, tra il paese dove i suoi nonni si erano rifugiati e quello dal quale
erano fuggiti, Rakowitz ha sentito che l’intera cultura della sua famiglia era minacciata e che
il suo dovere di artista era di salvaguardarla. “Come un museo minacciato dalla guerra, come
le biblioteche minacciate dagli iconoclasti e dal fuoco, ho visto nella malattia di mia madre una
minaccia per il passato e il futuro di una intera cultura”. Per questo, ha collezionato per anni
frammenti di Torah irachene, libri di preghiere, bicchieri per la preghiera del sabato danneggiati e
altri oggetti religiosi, pensando di costruire un archivio della storia ebraica irachena. “In realtà, mi
sembra di aver costruito solo una gheniza”, una sorta di deposito, generalmente nella sinagoga,
destinato a questi oggetti religiosi prima di ricevere degna sepoltura. Se seppellire è nascondere,
mettere a giacere e a riposare nella terra, “per Arte in Memoria propongo di seppellire il mio archivio
nel terreno della sinagoga di Ostia. E’ un modo per dire addio alle cose che hanno bisogno di
riposare, che è la cosa più difficile da fare mentre si cerca di rimanere vivi”.
Nota biografica
Nato a Great Neck, New York, nel 1973, Rakowitz vive e lavora a Chicago.
Ebreo, di madre irachena, si diploma in belle arti e nel 1998 consegue un master in Science in
Visual Studies presso il Massachusetts Institute of Technology. Nel 2003 vince il premio Dena
Foundation for Contemporary Art. Dal 2006 è Associate Professor presso il dipartimento Arts,
Theory and Practice della Northwestern University, a Evanston (Illinois).
Tra le mostre personali si segnalano quelle presso: P.S.1 Contemporary Art Center, New York
(2000), Queens Museum of Art, New York (2003), Tate Modern, Londra (2010).
Tra le collettive, la partecipazione a dOCUMENTA (13), Kassel (2012).
I suoi progetti si definiscono spesso come site-specific, perché motivati sempre da una situazione
storica, sociale o architettonica, implicante generalmente esclusione o assenza. Tra i più noti,
“paraSite”, consiste nell'appropriazione del sistema di ventilazione esterno degli edifici, il HVAC
(Heating, Ventilation, Air Conditioning), da parte dei senza tetto, per gonfiare e riscaldare rifugi
provvisori, costruiti con materiali riciclati e deperibili come i sacchi di plastica per l'immondizia.
Il lavoro di Rakowitz è spesso dedicato alla vita quotidiana degli individui in contesti marginali o alle culture minacciate dalla guerra e dalla persecuzione razziale. What Dust Will Rise?, presentato a Kassel in occasione di dOCUMENTA (13), stabilisce una connessione fra la distruzione delle statue
di Bamiyan, in Afghanistan, e la distruzione di libri avvenuta nell’incendio del Fridericianum a Kassel nel 1941, in seguito a un bombardamento.
20
gennaio 2013
ARTE IN MEMORIA 7
Dal 20 gennaio al 13 aprile 2013
arte contemporanea
Location
SINAGOGA DI OSTIA ANTICA
Roma, Viale Dei Romagnoli, 717, (Roma)
Roma, Viale Dei Romagnoli, 717, (Roma)
Biglietti
ngresso agli Scavi di Ostia : intero euro 6,50; ridotto euro 3,25
Orario di apertura
Orario ingresso Mostra: dal 20 gennaio al 15 febbraio dalle ore 11.00 alle ore 15.30; dal 16 febbraio al 15 marzo dalle ore 11.00 alle ore 16; dal 16 marzo all'ultima domenica di marzo dalle ore 11.00 alle ore 16.30; dall'ultima domenica di marzo al 13 aprile dalle ore 11.00 alle ore 18.15. Orario ingresso agli Scavi di Ostia:
dal martedì alla domenica dalle ore 8.30 Lunedì chiuso
Vernissage
20 Gennaio 2013, ore 11
Ufficio stampa
NOVELLA MIRRI
Autore
Curatore