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Arte in Umbria nell’Ottocento – Puristi, Nazareni e Romantici
Oltre trecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, arredi e suppellettili, dislocate in sei prestigiose sedi espositive, restituiscono la fisionomia culturale e artistica di una regione che, nel corso del XIX secolo, si qualifica come centro non marginale del dibattito sulle arti, permeabile agli orientamenti del gusto e dello stile nel più ampio contesto artistico italiano ed europeo
Comunicato stampa
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L’esposizione, frutto dell’iniziativa della Consulta delle Fondazioni delle Casse di Risparmio umbre e del conseguente progetto di ricerca promosso dall’Università degli Studi di Perugia (Facoltà di Scienze della Formazione – Facoltà di Lettere e Filosofia), l’Università della Tuscia (Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali) e l’Accademia di Belle Arti di Perugia, propone un’ampia e organica rassegna, in gran parte inedita, dell’Arte in Umbria dal Neoclassicismo all’Art Nouveau.
Oltre trecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, arredi e suppellettili, dislocate in sei prestigiose sedi espositive, restituiscono la fisionomia culturale e artistica di una regione che, nel corso del XIX secolo, si qualifica come centro non marginale del dibattito sulle arti, permeabile agli orientamenti del gusto e dello stile nel più ampio contesto artistico italiano ed europeo.
Vivace crocevia di artisti anche stranieri, l’Umbria è nell’Ottocento terra d’elezione per i grandi paesaggisti alla ricerca del “sublime” e per quei pittori e teorici che ne privilegiano il binomio arte-spiritualità, identificandola come scrigno di una tradizione esemplare nel programmatico recupero dei “primitivi”. A catalizzare la varietà di tendenze e a proporne una coerente sintesi l’Accademia di Belle Arti di Perugia è per tutto il secolo fecondo laboratorio di idee non soltanto per maestri e allievi, ma anche per letterati e uomini di cultura che animano un confronto capace di valicare gli orizzonti regionali.
Curata da Francesco Federico Mancini (professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna nell’Università di Perugia) e Caterina Zappia (professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea nell’Università di Perugia), la mostra si snoda nelle sei città ove hanno sede le Fondazioni delle Casse di Risparmio umbre (Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Spoleto, Terni) e consente di ricostruire analiticamente l’evoluzione della storia artistica umbra nel XIX secolo, ponendo l’accento sulle importanti interazioni che si stabiliscono tra l’Umbria, i centri maggiori come Roma e Firenze, i circuiti internazionali.
“Dal Neoclassicismo alla Restaurazione” è ospitata a Palazzo Trinci a Foligno. La sezione propone dipinti e disegni che documentano la pittura religiosa in Umbria negli ultimi decenni del Settecento e nei primi anni della Restaurazione − nell’orbita della cultura artistica romana (Cades, Unterberger, Corvi) −, il neoclassicismo e la pittura di storia (Wicar, Camuccini), i capolavori nati dalle “passeggiate in Umbria” (Granet).
Duplice è l’opportunità offerta dalla mostra allestita a Perugia a Palazzo Baldeschi al Corso (di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia). In questo spazio espositivo, di per sé parte integrante del percorso sull’Ottocento per la presenza degli affreschi realizzati da Mariano Piervittori nel 1856, una selezione di opere illustra “Puristi, Nazareni e Romantici”. Assai precoce è l’affermazione del Purismo in Umbria grazie alla presenza di Minardi all’Accademia di Perugia tra il 1819 e il 1822, così come significativo è il contributo degli artisti tedeschi di stanza in Umbria, primo tra tutti Overbeck, protagonisti della scena culturale regionale su cui lasciano un’impronta destinata a perdurare ben oltre la metà del secolo.
Gli anni del Romanticismo e delle battaglie risorgimentali trovano spazio ad Orvieto a Palazzo Coelli (di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto). Celentano e Faruffini sono i numi tutelari di questo nucleo di opere, articolato in quattro sottosezioni e pensato per documentare un periodo assai denso di realizzazioni: le grandi imprese decorative di palazzi e teatri (Bruschi, Brugnoli, Piervittori) sono infatti coeve alla più intensa stagione della pittura di storia degli anni postunitari (Faruffini e Rossi Scotti), ma anche alle molteplici declinazioni del naturalismo nella pittura di interni, nel ritratto, nella pittura di genere, nel paesaggio (Detti, Tassi, Angelini).
La mostra di Terni (nel palazzo Montani Leoni che è sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni), ultimo segmento dell’itinerario espositivo sulla pittura, si pone in ideale continuità con quella di Orvieto per aprire quindi alle istanze del nuovo secolo. Una scelta di opere dei maggiori artisti operanti in Umbria dal 1870 al primo conflitto mondiale (Bruschi, Brugnoli, Notte, Crema) documenta il graduale passaggio dal severo imperativo purista alle poetiche del vero, alle suggestioni simboliste e alle eleganti formulazioni Liberty. Alla fine del secolo, nel clima di rinnovato interesse per la spiritualità francescana, l’Umbria torna ad essere meta privilegiata anche di artisti stranieri. In questa sede sono così raccolte opere di Denis, Serra, Costa, accanto a quelle di pittori umbri che, assecondando un flusso di segno opposto, si allontanano dalla terra natale per inserirsi nel circuito della committenza e del mercato internazionali (Detti, Calcagnadoro, Campriani).
La sezione “Scultura” è esposta nel trecentesco edificio già sede dell’ex Museo Civico di Spoleto. In gran parte inedita, la scelta delle opere si articola in sei nuclei tematici che consentono di ripercorrere, in un’antologia di personalità e tendenze, lo sviluppo del linguaggio plastico dal classicismo di Canova e Thorvaldsen, sino alle morbide sensualità liberty (Rosignoli, Storelli, D’Amore) attraverso il naturalismo dei ritratti (Galletti, Dupré), il purismo della produzione sacra, il raccolto intimismo della scultura cimiteriale o l’enfasi dei monumenti celebrativi (Dupré, Quattrini).
Un’accattivante ricostruzione di ambienti e atmosfere ottocentesche è infine allestita a Palazzo Vitelli a Città di Castello, dove una variegata selezione di arredi e suppellettili rivelano una ben strutturata tradizione regionale anche nel settore delle arti applicate. Così, accanto ai capolavori dei tessuti e della ceramica (Gubbio, Deruta, Gualdo Tadino), da sempre vanto dell’artigianato umbro, si affiancano le virtuosistiche creazioni di ebanisteria (è qui presentato, tra gli altri, il celebre Stipo per la corona di Vittorio Emanuele di Alessandro Monteneri conservato a palazzo Pitti a Firenze), delle vetrate (Moretti), delle oreficerie, della miniatura e della editoria. Una sala è interamente dedicata alla complessa personalità di Elia Volpi (1858-1938), pittore, restauratore, antiquario, mecenate e colto collezionista tifernate.
A complemento delle sei sezioni espositive sono suggeriti, in un’agile guida che integra il Catalogo generale della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale, alcuni “Itinerari dell’800 in Umbria” alla scoperta di architetture, cicli decorativi, complessi monumentali (teatri, ville, palazzi pubblici e privati, cimiteri) che costituiscono un ricchissimo, in parte misconosciuto, museo “diffuso”.
Oltre trecento opere, tra dipinti, sculture, disegni, arredi e suppellettili, dislocate in sei prestigiose sedi espositive, restituiscono la fisionomia culturale e artistica di una regione che, nel corso del XIX secolo, si qualifica come centro non marginale del dibattito sulle arti, permeabile agli orientamenti del gusto e dello stile nel più ampio contesto artistico italiano ed europeo.
Vivace crocevia di artisti anche stranieri, l’Umbria è nell’Ottocento terra d’elezione per i grandi paesaggisti alla ricerca del “sublime” e per quei pittori e teorici che ne privilegiano il binomio arte-spiritualità, identificandola come scrigno di una tradizione esemplare nel programmatico recupero dei “primitivi”. A catalizzare la varietà di tendenze e a proporne una coerente sintesi l’Accademia di Belle Arti di Perugia è per tutto il secolo fecondo laboratorio di idee non soltanto per maestri e allievi, ma anche per letterati e uomini di cultura che animano un confronto capace di valicare gli orizzonti regionali.
Curata da Francesco Federico Mancini (professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna nell’Università di Perugia) e Caterina Zappia (professore associato di Storia dell’Arte Contemporanea nell’Università di Perugia), la mostra si snoda nelle sei città ove hanno sede le Fondazioni delle Casse di Risparmio umbre (Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia, Spoleto, Terni) e consente di ricostruire analiticamente l’evoluzione della storia artistica umbra nel XIX secolo, ponendo l’accento sulle importanti interazioni che si stabiliscono tra l’Umbria, i centri maggiori come Roma e Firenze, i circuiti internazionali.
“Dal Neoclassicismo alla Restaurazione” è ospitata a Palazzo Trinci a Foligno. La sezione propone dipinti e disegni che documentano la pittura religiosa in Umbria negli ultimi decenni del Settecento e nei primi anni della Restaurazione − nell’orbita della cultura artistica romana (Cades, Unterberger, Corvi) −, il neoclassicismo e la pittura di storia (Wicar, Camuccini), i capolavori nati dalle “passeggiate in Umbria” (Granet).
Duplice è l’opportunità offerta dalla mostra allestita a Perugia a Palazzo Baldeschi al Corso (di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia). In questo spazio espositivo, di per sé parte integrante del percorso sull’Ottocento per la presenza degli affreschi realizzati da Mariano Piervittori nel 1856, una selezione di opere illustra “Puristi, Nazareni e Romantici”. Assai precoce è l’affermazione del Purismo in Umbria grazie alla presenza di Minardi all’Accademia di Perugia tra il 1819 e il 1822, così come significativo è il contributo degli artisti tedeschi di stanza in Umbria, primo tra tutti Overbeck, protagonisti della scena culturale regionale su cui lasciano un’impronta destinata a perdurare ben oltre la metà del secolo.
Gli anni del Romanticismo e delle battaglie risorgimentali trovano spazio ad Orvieto a Palazzo Coelli (di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto). Celentano e Faruffini sono i numi tutelari di questo nucleo di opere, articolato in quattro sottosezioni e pensato per documentare un periodo assai denso di realizzazioni: le grandi imprese decorative di palazzi e teatri (Bruschi, Brugnoli, Piervittori) sono infatti coeve alla più intensa stagione della pittura di storia degli anni postunitari (Faruffini e Rossi Scotti), ma anche alle molteplici declinazioni del naturalismo nella pittura di interni, nel ritratto, nella pittura di genere, nel paesaggio (Detti, Tassi, Angelini).
La mostra di Terni (nel palazzo Montani Leoni che è sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni), ultimo segmento dell’itinerario espositivo sulla pittura, si pone in ideale continuità con quella di Orvieto per aprire quindi alle istanze del nuovo secolo. Una scelta di opere dei maggiori artisti operanti in Umbria dal 1870 al primo conflitto mondiale (Bruschi, Brugnoli, Notte, Crema) documenta il graduale passaggio dal severo imperativo purista alle poetiche del vero, alle suggestioni simboliste e alle eleganti formulazioni Liberty. Alla fine del secolo, nel clima di rinnovato interesse per la spiritualità francescana, l’Umbria torna ad essere meta privilegiata anche di artisti stranieri. In questa sede sono così raccolte opere di Denis, Serra, Costa, accanto a quelle di pittori umbri che, assecondando un flusso di segno opposto, si allontanano dalla terra natale per inserirsi nel circuito della committenza e del mercato internazionali (Detti, Calcagnadoro, Campriani).
La sezione “Scultura” è esposta nel trecentesco edificio già sede dell’ex Museo Civico di Spoleto. In gran parte inedita, la scelta delle opere si articola in sei nuclei tematici che consentono di ripercorrere, in un’antologia di personalità e tendenze, lo sviluppo del linguaggio plastico dal classicismo di Canova e Thorvaldsen, sino alle morbide sensualità liberty (Rosignoli, Storelli, D’Amore) attraverso il naturalismo dei ritratti (Galletti, Dupré), il purismo della produzione sacra, il raccolto intimismo della scultura cimiteriale o l’enfasi dei monumenti celebrativi (Dupré, Quattrini).
Un’accattivante ricostruzione di ambienti e atmosfere ottocentesche è infine allestita a Palazzo Vitelli a Città di Castello, dove una variegata selezione di arredi e suppellettili rivelano una ben strutturata tradizione regionale anche nel settore delle arti applicate. Così, accanto ai capolavori dei tessuti e della ceramica (Gubbio, Deruta, Gualdo Tadino), da sempre vanto dell’artigianato umbro, si affiancano le virtuosistiche creazioni di ebanisteria (è qui presentato, tra gli altri, il celebre Stipo per la corona di Vittorio Emanuele di Alessandro Monteneri conservato a palazzo Pitti a Firenze), delle vetrate (Moretti), delle oreficerie, della miniatura e della editoria. Una sala è interamente dedicata alla complessa personalità di Elia Volpi (1858-1938), pittore, restauratore, antiquario, mecenate e colto collezionista tifernate.
A complemento delle sei sezioni espositive sono suggeriti, in un’agile guida che integra il Catalogo generale della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale, alcuni “Itinerari dell’800 in Umbria” alla scoperta di architetture, cicli decorativi, complessi monumentali (teatri, ville, palazzi pubblici e privati, cimiteri) che costituiscono un ricchissimo, in parte misconosciuto, museo “diffuso”.
22
settembre 2006
Arte in Umbria nell’Ottocento – Puristi, Nazareni e Romantici
Dal 22 settembre 2006 al 07 gennaio 2007
arte moderna
Location
PALAZZO BALDESCHI AL CORSO
Perugia, Corso Pietro Vannucci, (Perugia)
Perugia, Corso Pietro Vannucci, (Perugia)
Orario di apertura
dal 23 settembre al 5 novembre: tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00
dal 6 novembre all'8 dicembre: sabato e domenica dalle 10.00 alle 18.00
dal 9 dicembre al 7 gennaio: tutti i giorni dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30
Vernissage
22 Settembre 2006, ore 18
Sito web
consulta.fondazioniumbre.it
Editore
SILVANA EDITORIALE
Ufficio stampa
CIVITA
Autore
Curatore