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Arte per l’Umanità
La mostra consente al visitatore di percorrere un lungo tratto di storia italiana, partendo da un’angolazione del tutto originale: l’analisi del complesso rapporto instauratosi, dal 1886 ai giorni nostri, tra il mondo dell’arte e quello della cooperazione. Un punto di vista apparentemente molto settoriale ma che, a sorpresa, si rivela privilegiato per l’accesso alla comprensione di momenti decisivi del nostro passato
Comunicato stampa
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Il 20 ottobre si inaugurerà a Ravenna presso il MAR, voluta da Legacoop Ravenna e dalla Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna, la Mostra “Arte per l’Umanità”, promossa dalla Lega Nazionale delle Cooperative nell’ambito della celebrazione del centoventesimo anniversario della sua fondazione. La mostra di Ravenna chiuderà il ciclo di manifestazioni programmato per il centoventesimo anno di Legacoop.
Anniversari come questo normalmente non si festeggiano, soprattutto se con grande solennità si è già festeggiato un centenario. In questo caso, l’eccezione alla consuetudine è pienamente giustificata dalla straordinaria importanza che l’ultimo ventennio ha avuto nella storia della cooperazione italiana. Parliamo infatti di anni brevi e cruciali, durante i quali il movimento cooperativo è riuscito a conquistare posizioni di vertice nella vita economica e sociale del Paese.
La mostra consente al visitatore di percorrere un lungo tratto di storia italiana, partendo da un’angolazione del tutto originale: l’analisi del complesso rapporto instauratosi, dal 1886 ai giorni nostri, tra il mondo dell’arte e quello della cooperazione. Un punto di vista apparentemente molto settoriale ma che, a sorpresa, si rivela privilegiato per l’accesso alla comprensione di momenti decisivi del nostro passato.
“Arte per l’Umanit” è dunque una rassegna idonea a solleticare la curiosità di un vasto pubblico di appassionati oltre che a suscitare l’interesse di storici e critici dell’arte, un interesse d’obbligo se si considera che l’argomento del rapporto tra arte e cooperazione trova in questa sede la sua prima organica trattazione.
Il curatore della mostra si è addentrato su un terreno di studio, per larga parte inesplorato, imbattendosi in una materia ricca e al di sopra delle aspettative. Numerosi gli argomenti trattati e gli spunti anche solo sollevati e destinati ad innescare nuove e più approfondite analisi. Dalla ricerca che la mostra e il catalogo documentano emerge la testimonianza della ricchezza che ha caratterizzato il rapporto, lungo il corso di 120 anni, fra arte e cooperazione italiana.
Per i primi braccianti e muratori, birocciai e carpentieri leggere e scrivere non era solo un segno distintivo, rappresentava elevazione sociale e conoscenza: un segno di distinzione.
Principi fondamentali della cooperazione che perseguiva, anche in quella primissima e fragile fase storica, l’elevazione culturale dell’individuo, sul cammino dell’emancipazione sociale.
Nascono luoghi d’aggregazione, come le case del popolo, di spettacolo e divertimento non soltanto aperti ai soci, ma anche all’ intera comunità che vive nei borghi rurali, dove la “Cooperativa” (la cuperativa) è luogo di discussione e confronto sociale.
Cooperative di imbianchini e decoratori, ceramisti e restauratori, falegnami e mosaicisti, si sviluppano in una terra fertile, ricca di esperienze e forte di consolidate tradizioni.
La cooperazione ha valorizzato e sostenuto la cultura e l’espressività artistica, in una sorta di “mecenatismo”, aperto ai segni innovativi che l’arte è capace di imprimere, spesso con dirompente efficacia.
Alcune di quelle opere, i bei dipinti delle campagne e pinete ravennati, rappresentano ragguardevoli “contrassegni del tempo” e mostrano il raggiungimento di uno “status”.
Il “bello” poteva così appartenere anche a ceti fino a pochi anni prima subalterni.
L’arte acquista la dignità del lavoro e sostiene un ruolo conquistato a fatica, che viene mostrato non senza pudiche reticenze.
DESCRIZIONE DELLA MOSTRA
Non solo quadri e sculture per raccontare i risultati dell’indagine, ma anche un catalogo, edito da Skira, che potrà essere usato come testo di riferimento per chiunque in futuro vorrà occuparsi dell’argomento. L’esposizione vera e propria è suddivisa in tre sezioni: due di carattere storico, una dedicata al fenomeno del collezionismo e mecenatismo cooperativo.
I Sezione: 1886-1922
“Vedrem l’arte a poco a poco ingentilire i costumi e penetrare nelle officine del fabbro, del legnaiolo, del marmista...”. In questi termini si esprime il pittore Augusto Mussini in un articolo pubblicato nel 1891. Una frase emblematica di idee largamente diffuse in seno agli ambienti artistici della seconda metà dell’Ottocento, gli anni di avvio del processo di emancipazione della classe operaia e dell’invenzione della cooperazione come forma di auto organizzazione del mondo del lavoro.
Emblematica della vitalità del fenomeno cooperativo è anche la grande tela dipinta da Mussini nel 1890, non casualmente collocata ad aprire il percorso della mostra. Si tratta del ritratto del “Gruppo di componenti la Cooperativa Pittori di Reggio Emilia”, una realtà cooperativa di storica importanza ancora operativa con il nome di Tecton S.c.r.l.. Il dipinto svolge inoltre il compito di introdurre il tema delle peculiarità che connotano il rapporto arte-cooperazione rispetto ai legami instauratisi in quegli anni tra gli artisti e le altre organizzazioni della classe sociale emergente: il sindacato e il Partito Socialista. La cooperazione infatti non si limitò a chiedere agli artisti di porsi al servizio di un ideale facendosi interpreti e comunicatori, ma offrì loro la possibilità di servirsi della forma cooperativa di lavoro per produrre in condizioni di maggiori garanzie professionali e libertà espressiva.
Una possibilità della quale si avvalse anche Carlo Carrà, grande protagonista dell’arte italiana del Novecento, presente in mostra con l’Allegoria del Lavoro, dipinto commissionato dalla Cooperativa Pittori e Imbiancatori di Milano, di cui Carrà era all’epoca direttore artistico, per essere esposto all’Esposizione Universale di Milano del 1906. Una vetrina eccezionale per presentare un’opera-manifesto della classe operaia e artigiana.
II Sezione: 1945-1980
Nel dopoguerra l’alleanza tra lavoratori ed intellettuali si rinsalda. La sezione raccoglie alcune testimonianze del rapporto che il movimento cooperativo ha intessuto con gli artisti per favorire un diretto contatto con i lavoratori; fra queste esperienze rivestono una significativa importanza quelle fatte negli anni cinquanta e negli anni settanta, rispettivamente, dalla Cooperativa braccianti di Mezzano, e dalla Cooperativa braccianti di Sant’Alberto. È proprio per queste esperienze che la mostra è in condizione di esporre opere di Saro Mirabella, Augusto Murer e Sergio Vacchi.
In occasione della mostra che si inaugurerà al MAR, La Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna ha potuto acquisire un nucleo di disegni realizzati da Saro Mirabella durante il suo soggiorno a Mezzano nel 1951 e che per la prima volta vengono proposti al visitatore, accompagnati da un catalogo curato sempre da Luigi Martini proprio su quella esperienza di rapporto fra arte e braccianti mezzanesi.
Appartengono a quel periodo anche esperienze in cui è la flessibilità della forma cooperativa a venire incontro agli artisti, offrendo soluzioni per poter produrre e proporre il loro lavoro in un momento in cui le risorse pubbliche sono tutte rivolte alla ricostruzione dell’apparato produttivo. Utilizzano ad esempio la forma cooperativa due opere rilevanti della cinematografia italiana del dopoguerra: Achtung Banditi! e Cronache di poveri amanti, firmate da Carlo Lizzani.
Dopo il ’68 nascono in cooperativa fenomeni che hanno profondamente inciso sul costume nel nostro passato più recente, un esempio fra tutti le radio libere.
III Sezione: il collezionismo cooperativo
Negli ultimi venti anni la nascita di imprese cooperative di rilevante peso economico ha introdotto un nuovo capitolo nella storia del rapporto arte-cooperazione, quello del collezionismo e mecenatismo d’impresa. A partire dagli anni ’90 l’impresa privata italiana ha destinato discrete risorse finanziarie all’acquisto di opere d’arte e al sostegno di iniziative culturali. Le grandi aziende cooperative hanno cercato di porre questa consuetudine al servizio dei valori cooperativi, a cominciare dalla crescita culturale degli associati e dalla valorizzazione del territorio di appartenenza.
La terza sezione della mostra espone opere provenienti dalle più significative tra le collezioni finora censite. Protagonisti della piccola ma preziosa raccolta di Legacoop Nazionale sono alcuni tra i maestri della pittura italiana del dopoguerra, mentre sull’arte modenese dell’800 si concentra l’interesse di Assicoop Modena. Acquistano arte contemporanea Ccpl, Assicura,Coopsette e Unipol, con una predilezione per gli artisti del territorio. Ancora arte contemporanea per le interessanti raccolte di Ancc-Coop e del movimento cooperativo ravennate, ed esperienze molto speciali per Coop Murri e Coop Ceramica di Imola. Coop Murri, una delle più importanti cooperative di abitazione italiane, acquista e commissiona opere d’arte da inserire all’interno dei suoi interventi edilizi, mentre le ceramiche della collezione Coop Ceramica Imola hanno la particolarità di essere state progettate da grandi maestri ma realizzate presso gli stabilimenti aziendali dagli artigiani della cooperativa.
Sezione Video
Questa sezione racchiude, attraverso una proposta di produzioni video, alcune testimonianze, delle innumerevoli attività in atto e in piccola parte proposte in catalogo, che documentano come la cooperazione produca arte, conservazione dei beni artistici, iniziativa culturale nei giorni nostri. Le esperienze proposte sono quelle di: Cooperativa Mosaicisti di Ravenna, Cooperativa Ricerca sul Territorio e Ecomuseo del Litorale Romano, Cooperativa Archeologia di Firenze, Teatro Socjale di Piangipane e Fattoria “Guiccioli” di Mandriole (Casa ove morì Anita Garibaldi).
Anniversari come questo normalmente non si festeggiano, soprattutto se con grande solennità si è già festeggiato un centenario. In questo caso, l’eccezione alla consuetudine è pienamente giustificata dalla straordinaria importanza che l’ultimo ventennio ha avuto nella storia della cooperazione italiana. Parliamo infatti di anni brevi e cruciali, durante i quali il movimento cooperativo è riuscito a conquistare posizioni di vertice nella vita economica e sociale del Paese.
La mostra consente al visitatore di percorrere un lungo tratto di storia italiana, partendo da un’angolazione del tutto originale: l’analisi del complesso rapporto instauratosi, dal 1886 ai giorni nostri, tra il mondo dell’arte e quello della cooperazione. Un punto di vista apparentemente molto settoriale ma che, a sorpresa, si rivela privilegiato per l’accesso alla comprensione di momenti decisivi del nostro passato.
“Arte per l’Umanit” è dunque una rassegna idonea a solleticare la curiosità di un vasto pubblico di appassionati oltre che a suscitare l’interesse di storici e critici dell’arte, un interesse d’obbligo se si considera che l’argomento del rapporto tra arte e cooperazione trova in questa sede la sua prima organica trattazione.
Il curatore della mostra si è addentrato su un terreno di studio, per larga parte inesplorato, imbattendosi in una materia ricca e al di sopra delle aspettative. Numerosi gli argomenti trattati e gli spunti anche solo sollevati e destinati ad innescare nuove e più approfondite analisi. Dalla ricerca che la mostra e il catalogo documentano emerge la testimonianza della ricchezza che ha caratterizzato il rapporto, lungo il corso di 120 anni, fra arte e cooperazione italiana.
Per i primi braccianti e muratori, birocciai e carpentieri leggere e scrivere non era solo un segno distintivo, rappresentava elevazione sociale e conoscenza: un segno di distinzione.
Principi fondamentali della cooperazione che perseguiva, anche in quella primissima e fragile fase storica, l’elevazione culturale dell’individuo, sul cammino dell’emancipazione sociale.
Nascono luoghi d’aggregazione, come le case del popolo, di spettacolo e divertimento non soltanto aperti ai soci, ma anche all’ intera comunità che vive nei borghi rurali, dove la “Cooperativa” (la cuperativa) è luogo di discussione e confronto sociale.
Cooperative di imbianchini e decoratori, ceramisti e restauratori, falegnami e mosaicisti, si sviluppano in una terra fertile, ricca di esperienze e forte di consolidate tradizioni.
La cooperazione ha valorizzato e sostenuto la cultura e l’espressività artistica, in una sorta di “mecenatismo”, aperto ai segni innovativi che l’arte è capace di imprimere, spesso con dirompente efficacia.
Alcune di quelle opere, i bei dipinti delle campagne e pinete ravennati, rappresentano ragguardevoli “contrassegni del tempo” e mostrano il raggiungimento di uno “status”.
Il “bello” poteva così appartenere anche a ceti fino a pochi anni prima subalterni.
L’arte acquista la dignità del lavoro e sostiene un ruolo conquistato a fatica, che viene mostrato non senza pudiche reticenze.
DESCRIZIONE DELLA MOSTRA
Non solo quadri e sculture per raccontare i risultati dell’indagine, ma anche un catalogo, edito da Skira, che potrà essere usato come testo di riferimento per chiunque in futuro vorrà occuparsi dell’argomento. L’esposizione vera e propria è suddivisa in tre sezioni: due di carattere storico, una dedicata al fenomeno del collezionismo e mecenatismo cooperativo.
I Sezione: 1886-1922
“Vedrem l’arte a poco a poco ingentilire i costumi e penetrare nelle officine del fabbro, del legnaiolo, del marmista...”. In questi termini si esprime il pittore Augusto Mussini in un articolo pubblicato nel 1891. Una frase emblematica di idee largamente diffuse in seno agli ambienti artistici della seconda metà dell’Ottocento, gli anni di avvio del processo di emancipazione della classe operaia e dell’invenzione della cooperazione come forma di auto organizzazione del mondo del lavoro.
Emblematica della vitalità del fenomeno cooperativo è anche la grande tela dipinta da Mussini nel 1890, non casualmente collocata ad aprire il percorso della mostra. Si tratta del ritratto del “Gruppo di componenti la Cooperativa Pittori di Reggio Emilia”, una realtà cooperativa di storica importanza ancora operativa con il nome di Tecton S.c.r.l.. Il dipinto svolge inoltre il compito di introdurre il tema delle peculiarità che connotano il rapporto arte-cooperazione rispetto ai legami instauratisi in quegli anni tra gli artisti e le altre organizzazioni della classe sociale emergente: il sindacato e il Partito Socialista. La cooperazione infatti non si limitò a chiedere agli artisti di porsi al servizio di un ideale facendosi interpreti e comunicatori, ma offrì loro la possibilità di servirsi della forma cooperativa di lavoro per produrre in condizioni di maggiori garanzie professionali e libertà espressiva.
Una possibilità della quale si avvalse anche Carlo Carrà, grande protagonista dell’arte italiana del Novecento, presente in mostra con l’Allegoria del Lavoro, dipinto commissionato dalla Cooperativa Pittori e Imbiancatori di Milano, di cui Carrà era all’epoca direttore artistico, per essere esposto all’Esposizione Universale di Milano del 1906. Una vetrina eccezionale per presentare un’opera-manifesto della classe operaia e artigiana.
II Sezione: 1945-1980
Nel dopoguerra l’alleanza tra lavoratori ed intellettuali si rinsalda. La sezione raccoglie alcune testimonianze del rapporto che il movimento cooperativo ha intessuto con gli artisti per favorire un diretto contatto con i lavoratori; fra queste esperienze rivestono una significativa importanza quelle fatte negli anni cinquanta e negli anni settanta, rispettivamente, dalla Cooperativa braccianti di Mezzano, e dalla Cooperativa braccianti di Sant’Alberto. È proprio per queste esperienze che la mostra è in condizione di esporre opere di Saro Mirabella, Augusto Murer e Sergio Vacchi.
In occasione della mostra che si inaugurerà al MAR, La Federazione delle Cooperative della Provincia di Ravenna ha potuto acquisire un nucleo di disegni realizzati da Saro Mirabella durante il suo soggiorno a Mezzano nel 1951 e che per la prima volta vengono proposti al visitatore, accompagnati da un catalogo curato sempre da Luigi Martini proprio su quella esperienza di rapporto fra arte e braccianti mezzanesi.
Appartengono a quel periodo anche esperienze in cui è la flessibilità della forma cooperativa a venire incontro agli artisti, offrendo soluzioni per poter produrre e proporre il loro lavoro in un momento in cui le risorse pubbliche sono tutte rivolte alla ricostruzione dell’apparato produttivo. Utilizzano ad esempio la forma cooperativa due opere rilevanti della cinematografia italiana del dopoguerra: Achtung Banditi! e Cronache di poveri amanti, firmate da Carlo Lizzani.
Dopo il ’68 nascono in cooperativa fenomeni che hanno profondamente inciso sul costume nel nostro passato più recente, un esempio fra tutti le radio libere.
III Sezione: il collezionismo cooperativo
Negli ultimi venti anni la nascita di imprese cooperative di rilevante peso economico ha introdotto un nuovo capitolo nella storia del rapporto arte-cooperazione, quello del collezionismo e mecenatismo d’impresa. A partire dagli anni ’90 l’impresa privata italiana ha destinato discrete risorse finanziarie all’acquisto di opere d’arte e al sostegno di iniziative culturali. Le grandi aziende cooperative hanno cercato di porre questa consuetudine al servizio dei valori cooperativi, a cominciare dalla crescita culturale degli associati e dalla valorizzazione del territorio di appartenenza.
La terza sezione della mostra espone opere provenienti dalle più significative tra le collezioni finora censite. Protagonisti della piccola ma preziosa raccolta di Legacoop Nazionale sono alcuni tra i maestri della pittura italiana del dopoguerra, mentre sull’arte modenese dell’800 si concentra l’interesse di Assicoop Modena. Acquistano arte contemporanea Ccpl, Assicura,Coopsette e Unipol, con una predilezione per gli artisti del territorio. Ancora arte contemporanea per le interessanti raccolte di Ancc-Coop e del movimento cooperativo ravennate, ed esperienze molto speciali per Coop Murri e Coop Ceramica di Imola. Coop Murri, una delle più importanti cooperative di abitazione italiane, acquista e commissiona opere d’arte da inserire all’interno dei suoi interventi edilizi, mentre le ceramiche della collezione Coop Ceramica Imola hanno la particolarità di essere state progettate da grandi maestri ma realizzate presso gli stabilimenti aziendali dagli artigiani della cooperativa.
Sezione Video
Questa sezione racchiude, attraverso una proposta di produzioni video, alcune testimonianze, delle innumerevoli attività in atto e in piccola parte proposte in catalogo, che documentano come la cooperazione produca arte, conservazione dei beni artistici, iniziativa culturale nei giorni nostri. Le esperienze proposte sono quelle di: Cooperativa Mosaicisti di Ravenna, Cooperativa Ricerca sul Territorio e Ecomuseo del Litorale Romano, Cooperativa Archeologia di Firenze, Teatro Socjale di Piangipane e Fattoria “Guiccioli” di Mandriole (Casa ove morì Anita Garibaldi).
20
ottobre 2007
Arte per l’Umanità
Dal 20 ottobre al 09 dicembre 2007
arte moderna e contemporanea
Location
MAR – MUSEO D’ARTE DELLA CITTA’
Ravenna, Via Di Roma, 13, (Ravenna)
Ravenna, Via Di Roma, 13, (Ravenna)
Editore
SKIRA
Autore
Curatore