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Arte profumi sapori – Giuseppe Buongiorno
Il progetto Arte, profumi, sapori, curato da Realtà Non Ordinaria, è giunto al suo undicesimo appuntamento. Questa volta sarà presentato un artista che con i suoi lavori mette a dura prova le nostre coscienze, il nostro senso della morale e dell’etica.
Comunicato stampa
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Il progetto Arte, profumi, sapori, curato da Realtà Non Ordinaria, è giunto al suo undicesimo appuntamento. Partiti nel 2006, sono state finora organizzate dieci esposizioni, rivelatesi occasioni di scambio, ricerca, esplorazione delle più diverse forme di espressione artistica, che hanno celebrato la Creatività così come si manifesta in ogni ambito della nostra vita quotidiana, al servizio della mente e dello spirito, ma anche del nostro corpo e dei nostri sensi. Arte, quindi, nel senso più ampio del termine, accostata alla cucina e agli ottimi vini dell’Azienda Vitivinicola Biologica Marina Sgubin di Scriò.
Questa volta sarà presentato un artista che con i suoi lavori mette a dura prova le nostre coscienze, il nostro senso della morale e dell’etica. Opere “difficili”, nonostante l’apparente giocosità, che attraverso un linguaggio simbolico pieno di rimandi ed accostamenti, ci pongono di fronte alle profonde contraddizioni del nostro essere uomini del XXI secolo, secolo di libertà e di cooperazione tra i popoli, che a volte nasconde però enormi ingiustizie e prevaricazioni.
Anche il 12 settembre, tuttavia, non mancherà il nostro consueto momento di piacere: dopo la presentazione delle opere, prevista per le 11.00, chi vorrà fermarsi a pranzo potrà assaporare una selezione delle appetitose ricette di Daniela e nonna Teresa, rigorosamente a base di ingredienti di stagione e accompagnate dai vini più adatti ad ogni piatto.
A prima vista i lavori di Giuseppe Bongiorno appaiono divertenti: quelle figurine ritagliate che interagiscono tra loro e sembrano giocare con i vuoti, attraverso cui filtra lo spazio circostante che diventa così parte dell’opera; quel colore spesso caldo e acceso, a volte irriverente; il forte senso di movimento, destra e sinistra, dentro e fuori, che coinvolge lo spettatore in modo dinamico.
Poi ci si sofferma a guardarle meglio, queste opere: plastiche e tridimensionali (è riduttivo chiamarle “pitture”), favolistiche e trasognate, ci accompagnano con una leggerezza apparente a riflettere su temi che leggeri non sono, fornendo una diversa chiave di lettura, rendendoli a volte di più facile comprensione, senza però mai banalizzarli.
Osservando bene si scovano rimandi ad altri lavori; si scoprono delle immagini ricorrenti, dei simboli: appartenenti alla cultura occidentale e a quella orientale, al presente e al passato, dall’origine della civiltà fino ai giorni nostri, ai testi sacri e alla letteratura o all’arte, si mescolano e dialogano tra loro facendo percepire una forte spiritualità, non appartenente ad alcuna fede bensì universale e laica. A volte sono simboli della nostra quotidianità, oggetti conosciuti facenti parte dell’immaginario collettivo che acquistano un nuovo significato quando l’artista li utilizza per raccontare, denunciare, ricordare.
Molti sono i riferimenti a fatti di attualità: i massacri di Beslan, gli attentati di Londra, il caso di Piergiorgio Welby, sono ricordati in modo allusivo e mai retorico. No ethical state, ad esempio, ha come protagonista Eluana Englaro: in stato vegetativo per 17 anni, suscitò un ampio dibattito in Italia tra chi era d’accordo e chi no ad interrompere l’alimentazione artificiale che la teneva in vita. Un caso doloroso, cui presero parte le Istituzioni (le due colonne tra le quali la ragazza, nutrita con un imbuto, sembra essere imprigionata), la Chiesa (le scarpette rosse del Papa), i politici (le scarpe con tacco, simbolo di tutti quei capi di stato che dalle loro altezze artificiali calpestano i diritti altrui), la televisione (la corona-antenna, simbolo della manipolazione delle menti?). Un problema etico, si disse: Bongiorno è convinto che l’etica sia importante, necessaria, ma che non debba diventare autoritaria, preda di partiti o religioni che se ne approprierebbero per imporre la propria autorità e le proprie idee in suo nome mettendo così in pericolo la stessa democrazia.
Queste opere ci spingono a pensare, il loro significato non è mai immediato, sono pregne di denuncia e critica: critiche alla violenza, alla guerra, al maschilismo, all’ipocrisia e al vuoto formalismo di una Chiesa che sembra aver perso la propria strada, a tutte le forme di intolleranza e prevaricazione, a tutto ciò che lede il diritto di libertà dell’individuo.
Quella di Buongiorno è una critica colta, mai vuota, che con arguzia ed ironia accompagna lo spettatore verso una riflessione che vada oltre il semplice godimento estetico. E’ un commento alla condizione umana del nostro secolo, di tutti i secoli, e comunica una prepotente speranza di unione, ricerca di armonia: pieno e vuoto, maschile e femminile, bene e male, luce ed ombra, non sono altro che diversi aspetti di una stessa universalità. Basterebbe riconoscere questo, probabilmente, per arrivare a quella condizione di pace universale da sempre bramata dall’umanità.
Nicoletta Consentino, giornalista
Luglio 2010
Questa volta sarà presentato un artista che con i suoi lavori mette a dura prova le nostre coscienze, il nostro senso della morale e dell’etica. Opere “difficili”, nonostante l’apparente giocosità, che attraverso un linguaggio simbolico pieno di rimandi ed accostamenti, ci pongono di fronte alle profonde contraddizioni del nostro essere uomini del XXI secolo, secolo di libertà e di cooperazione tra i popoli, che a volte nasconde però enormi ingiustizie e prevaricazioni.
Anche il 12 settembre, tuttavia, non mancherà il nostro consueto momento di piacere: dopo la presentazione delle opere, prevista per le 11.00, chi vorrà fermarsi a pranzo potrà assaporare una selezione delle appetitose ricette di Daniela e nonna Teresa, rigorosamente a base di ingredienti di stagione e accompagnate dai vini più adatti ad ogni piatto.
A prima vista i lavori di Giuseppe Bongiorno appaiono divertenti: quelle figurine ritagliate che interagiscono tra loro e sembrano giocare con i vuoti, attraverso cui filtra lo spazio circostante che diventa così parte dell’opera; quel colore spesso caldo e acceso, a volte irriverente; il forte senso di movimento, destra e sinistra, dentro e fuori, che coinvolge lo spettatore in modo dinamico.
Poi ci si sofferma a guardarle meglio, queste opere: plastiche e tridimensionali (è riduttivo chiamarle “pitture”), favolistiche e trasognate, ci accompagnano con una leggerezza apparente a riflettere su temi che leggeri non sono, fornendo una diversa chiave di lettura, rendendoli a volte di più facile comprensione, senza però mai banalizzarli.
Osservando bene si scovano rimandi ad altri lavori; si scoprono delle immagini ricorrenti, dei simboli: appartenenti alla cultura occidentale e a quella orientale, al presente e al passato, dall’origine della civiltà fino ai giorni nostri, ai testi sacri e alla letteratura o all’arte, si mescolano e dialogano tra loro facendo percepire una forte spiritualità, non appartenente ad alcuna fede bensì universale e laica. A volte sono simboli della nostra quotidianità, oggetti conosciuti facenti parte dell’immaginario collettivo che acquistano un nuovo significato quando l’artista li utilizza per raccontare, denunciare, ricordare.
Molti sono i riferimenti a fatti di attualità: i massacri di Beslan, gli attentati di Londra, il caso di Piergiorgio Welby, sono ricordati in modo allusivo e mai retorico. No ethical state, ad esempio, ha come protagonista Eluana Englaro: in stato vegetativo per 17 anni, suscitò un ampio dibattito in Italia tra chi era d’accordo e chi no ad interrompere l’alimentazione artificiale che la teneva in vita. Un caso doloroso, cui presero parte le Istituzioni (le due colonne tra le quali la ragazza, nutrita con un imbuto, sembra essere imprigionata), la Chiesa (le scarpette rosse del Papa), i politici (le scarpe con tacco, simbolo di tutti quei capi di stato che dalle loro altezze artificiali calpestano i diritti altrui), la televisione (la corona-antenna, simbolo della manipolazione delle menti?). Un problema etico, si disse: Bongiorno è convinto che l’etica sia importante, necessaria, ma che non debba diventare autoritaria, preda di partiti o religioni che se ne approprierebbero per imporre la propria autorità e le proprie idee in suo nome mettendo così in pericolo la stessa democrazia.
Queste opere ci spingono a pensare, il loro significato non è mai immediato, sono pregne di denuncia e critica: critiche alla violenza, alla guerra, al maschilismo, all’ipocrisia e al vuoto formalismo di una Chiesa che sembra aver perso la propria strada, a tutte le forme di intolleranza e prevaricazione, a tutto ciò che lede il diritto di libertà dell’individuo.
Quella di Buongiorno è una critica colta, mai vuota, che con arguzia ed ironia accompagna lo spettatore verso una riflessione che vada oltre il semplice godimento estetico. E’ un commento alla condizione umana del nostro secolo, di tutti i secoli, e comunica una prepotente speranza di unione, ricerca di armonia: pieno e vuoto, maschile e femminile, bene e male, luce ed ombra, non sono altro che diversi aspetti di una stessa universalità. Basterebbe riconoscere questo, probabilmente, per arrivare a quella condizione di pace universale da sempre bramata dall’umanità.
Nicoletta Consentino, giornalista
Luglio 2010
12
settembre 2010
Arte profumi sapori – Giuseppe Buongiorno
Dal 12 settembre al 12 ottobre 2010
arte contemporanea
Location
AZIENDA VITIVINICOLA BIOLOGICA MARINA SGUBIN
Dolegna Del Collio, Frazione Scriò, 13, (Gorizia)
Dolegna Del Collio, Frazione Scriò, 13, (Gorizia)
Orario di apertura
Chiuso il mercoledì
Vernissage
12 Settembre 2010, ore 11
Sito web
www.realtano.it
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