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Arthur Duff – Flat all the way down
Studio la Città dedica la sala principale del suo spazio espositivo ad Arthur Duff, con una mostra che, a partire dal 18 marzo 2017, presenta al pubblico una selezione dei suoi più recenti lavori, dai laser alle nuove opere annodate a parete, fino agli inediti lavori neon
Comunicato stampa
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ARTHUR DUFF
FLAT ALL THE WAY DOWN
opening 18 marzo 2017, ore 11:30
Periodo espositivo:
18 marzo - 10 giugno 2017
Studio la Città dedica la sala principale del suo spazio espositivo ad Arthur Duff, con una mostra che, a partire dal 18 marzo 2017, presenta al pubblico una selezione dei suoi più recenti lavori, dai laser alle nuove opere annodate a parete, fino agli inediti lavori neon.
L’esposizione, dal titolo Flat all the way down, trae origine da una distorsione dell'espressione inglese: "Turtles all the way down”, metafora estremizzata dell’idea che la terra piatta poggi sulla schiena di una tartaruga. Ma chi sostiene la tartaruga? "Easy, it’s turtles all the way down! / Facile, ci sono tartarughe fino in fondo!", questa la risposta paradossale all’aneddoto, secondo cui il mondo sia in realtà sostenuto da una catena senza fine di tartarughe più grandi. Si tratta di un detto popolare molto simile a quello italiano dell’uovo e della gallina, pensato come rompicapo logico utilizzato per enfatizzare la futilità di un discorso o, in alternativa, l'incapacità di giungere a una conclusione concreta. Nell’intenzione di Duff, ‘Flat’ amplifica il delirio, ma per paradosso lo rende concreto. Sono queste interazioni che l’artista va cercando nell’utilizzo di parole e di materiali, interrogandosi sul suo essere “autore” di un oggetto e sulla sua conseguente influenza sul mondo circostante.
Come spesso accade nella poetica di Duff, i lavori in mostra mirano a dislocare le nozioni di spazio e significato, giocando con la nostra percezione di fisicità così come si utilizzano i classici elementi della scultura, dove il linguaggio e la condizione umana sono messi in discussione ed espressi in un giocoso, ma allo stesso tempo impegnato, pesante, gravoso, modo di avvicinarsi all’arte e al suo mondo.
Che si tratti di un intreccio di fili annodati come un universo di particelle, di un raggio laser che fa emergere il testo dallo spazio, di parole scritte a neon su primordiali rocce laviche, tutto riconduce sempre al tema della trasformazione, della percezione e del ruolo del linguaggio visivo all’interno del contesto sociale. Il testo si fa immagine e l’immagine diventa testo, facendo sì che il confine tra i due risulti indistinto.
Per citare Marco Mancassola in un testo scritto per il catalogo della mostra Borrowing You, a Castelfranco Veneto: ciò che Arthur ci svela, qui, è che ogni nostro atto di comunicazione ci impone di ‘prendere in prestito’ qualcosa o qualcuno. Per parlare agli altri dobbiamo prenderli in prestito. Senza uno schermo costituito dagli altri, non riconosceremmo le nostre stesse parole. Prendiamo in prestito, siamo presi in prestito. Siamo lo schermo addosso al quale gli altri proiettano il loro discorso. Pensiamo che il nostro muro serva a difenderci, in realtà serve ad attrarre più fatalmente l’altro: il quale si avvicina, curioso, come davanti a uno specchio.
Arthur Duff (Wiesbaden, Germania 1973).
Dopo aver vissuto negli Stati Uniti, patria dei genitori, e in Korea, Germania, Giappone si stabilisce in Italia. Attualmente vive e lavora Vicenza. Dalla fine degli anni novanta è presente come artista visivo nella scena dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Nel 2010 è vincitore del premio 2% al MACRO di Roma con il progetto ROPE. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi lavori a scala urbana tra cui: Spin Series al complesso monumentale Santo Spirito in Sassia di Roma nel 2010, Borrowing You a Castelfranco Veneto nel 2008 e in occasione della mostra Transparency (Arthur Duff, Jenny Holzer, Julian Opie, Jaume Plensa, Stephan Reusse, Ulla Rauter) Public Art in Prague, per la presidenza Europea della Repubblica Ceca del 2009. Recentemente ha inoltre partecipato a diverse collettive tra cui: La Finestra sul Cortile. Scorci di collezioni private, alla GAM di Milano nel 2017, The Muse, presso il Whanki Museum di Seoul nel 2016, Proportio, Palazzo Fortuny Venezia nel 2015, Temi & Variazioni, Scrittura e Spazio alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia nel 2011, La parola nell'arte. Ricerche d'avanguardia nel '900. Dal Futurismo ad oggi attraverso le Collezioni del Mart, al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel 2007, la XIV Quadriennale di Roma (sezione stranieri), alla Galleria Nazionale D’Arte Moderna di Roma nel 2005 e al Palazzo delle Libertà, Centro d’Arte Contemporanea Le Papesse a Siena nel 2003.
Ha collaborato inoltre con il progetto didattico della Cassa Fondazione di Risparmio di Modena, Scuola di Guggenheim, UniManagement, C4 ed è attualmente docente di Installazione Multimediali e Biennio specialistico di Scultura all'Accademia di Belle Arti di Perugia.
FLAT ALL THE WAY DOWN
opening 18 marzo 2017, ore 11:30
Periodo espositivo:
18 marzo - 10 giugno 2017
Studio la Città dedica la sala principale del suo spazio espositivo ad Arthur Duff, con una mostra che, a partire dal 18 marzo 2017, presenta al pubblico una selezione dei suoi più recenti lavori, dai laser alle nuove opere annodate a parete, fino agli inediti lavori neon.
L’esposizione, dal titolo Flat all the way down, trae origine da una distorsione dell'espressione inglese: "Turtles all the way down”, metafora estremizzata dell’idea che la terra piatta poggi sulla schiena di una tartaruga. Ma chi sostiene la tartaruga? "Easy, it’s turtles all the way down! / Facile, ci sono tartarughe fino in fondo!", questa la risposta paradossale all’aneddoto, secondo cui il mondo sia in realtà sostenuto da una catena senza fine di tartarughe più grandi. Si tratta di un detto popolare molto simile a quello italiano dell’uovo e della gallina, pensato come rompicapo logico utilizzato per enfatizzare la futilità di un discorso o, in alternativa, l'incapacità di giungere a una conclusione concreta. Nell’intenzione di Duff, ‘Flat’ amplifica il delirio, ma per paradosso lo rende concreto. Sono queste interazioni che l’artista va cercando nell’utilizzo di parole e di materiali, interrogandosi sul suo essere “autore” di un oggetto e sulla sua conseguente influenza sul mondo circostante.
Come spesso accade nella poetica di Duff, i lavori in mostra mirano a dislocare le nozioni di spazio e significato, giocando con la nostra percezione di fisicità così come si utilizzano i classici elementi della scultura, dove il linguaggio e la condizione umana sono messi in discussione ed espressi in un giocoso, ma allo stesso tempo impegnato, pesante, gravoso, modo di avvicinarsi all’arte e al suo mondo.
Che si tratti di un intreccio di fili annodati come un universo di particelle, di un raggio laser che fa emergere il testo dallo spazio, di parole scritte a neon su primordiali rocce laviche, tutto riconduce sempre al tema della trasformazione, della percezione e del ruolo del linguaggio visivo all’interno del contesto sociale. Il testo si fa immagine e l’immagine diventa testo, facendo sì che il confine tra i due risulti indistinto.
Per citare Marco Mancassola in un testo scritto per il catalogo della mostra Borrowing You, a Castelfranco Veneto: ciò che Arthur ci svela, qui, è che ogni nostro atto di comunicazione ci impone di ‘prendere in prestito’ qualcosa o qualcuno. Per parlare agli altri dobbiamo prenderli in prestito. Senza uno schermo costituito dagli altri, non riconosceremmo le nostre stesse parole. Prendiamo in prestito, siamo presi in prestito. Siamo lo schermo addosso al quale gli altri proiettano il loro discorso. Pensiamo che il nostro muro serva a difenderci, in realtà serve ad attrarre più fatalmente l’altro: il quale si avvicina, curioso, come davanti a uno specchio.
Arthur Duff (Wiesbaden, Germania 1973).
Dopo aver vissuto negli Stati Uniti, patria dei genitori, e in Korea, Germania, Giappone si stabilisce in Italia. Attualmente vive e lavora Vicenza. Dalla fine degli anni novanta è presente come artista visivo nella scena dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Nel 2010 è vincitore del premio 2% al MACRO di Roma con il progetto ROPE. Negli ultimi anni ha realizzato numerosi lavori a scala urbana tra cui: Spin Series al complesso monumentale Santo Spirito in Sassia di Roma nel 2010, Borrowing You a Castelfranco Veneto nel 2008 e in occasione della mostra Transparency (Arthur Duff, Jenny Holzer, Julian Opie, Jaume Plensa, Stephan Reusse, Ulla Rauter) Public Art in Prague, per la presidenza Europea della Repubblica Ceca del 2009. Recentemente ha inoltre partecipato a diverse collettive tra cui: La Finestra sul Cortile. Scorci di collezioni private, alla GAM di Milano nel 2017, The Muse, presso il Whanki Museum di Seoul nel 2016, Proportio, Palazzo Fortuny Venezia nel 2015, Temi & Variazioni, Scrittura e Spazio alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia nel 2011, La parola nell'arte. Ricerche d'avanguardia nel '900. Dal Futurismo ad oggi attraverso le Collezioni del Mart, al Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto nel 2007, la XIV Quadriennale di Roma (sezione stranieri), alla Galleria Nazionale D’Arte Moderna di Roma nel 2005 e al Palazzo delle Libertà, Centro d’Arte Contemporanea Le Papesse a Siena nel 2003.
Ha collaborato inoltre con il progetto didattico della Cassa Fondazione di Risparmio di Modena, Scuola di Guggenheim, UniManagement, C4 ed è attualmente docente di Installazione Multimediali e Biennio specialistico di Scultura all'Accademia di Belle Arti di Perugia.
18
marzo 2017
Arthur Duff – Flat all the way down
Dal 18 marzo al 10 giugno 2017
arte contemporanea
Location
STUDIO LA CITTA’ TEMPORARY SPACE
Milano, Via Giovanni Enrico Pestalozzi, 4, (Milano)
Milano, Via Giovanni Enrico Pestalozzi, 4, (Milano)
Orario di apertura
martedì - sabato, ore 9-13 e 15-19
Vernissage
18 Marzo 2017, ore 11.30
Autore